Il fenomeno del “cornering” del mercato, o manipolazione dei prezzi di un asset, ha radici antiche e affonda le sue origini in pratiche non sempre limpide. L’esempio storico di Jay Gould e la sua manovra per “angolare” il mercato dell’oro nel 1869 offre uno spunto rilevante per comprendere come simili strategie vengano applicate anche nel moderno mondo delle criptovalute. Mentre le criptovalute sono diventate uno degli asset più discussi nell’ultimo decennio, il comportamento di manipolazione dei mercati, purtroppo, non è cambiato.

Nel caso di Dash, una delle criptovalute di maggiore interesse, l’emissione iniziale di monete ha sollevato sospetti e controversie. Durante i primi 24 ore di trading, una percentuale significativa di monete è stata distribuita, portando molti a domandarsi se tale distribuzione fosse stata un errore casuale o una mossa studiata per favorire un gruppo ristretto di investitori. L'affermazione ufficiale dei fondatori di Dash è stata che un bug software avesse causato l’anomalia. Tuttavia, molti rimangono scettici, sospettando che ci sia stata una deliberata manovra da parte del team di sviluppo per generare un vantaggio ingiusto. Nonostante questo inizio tumultuoso, Dash è riuscita a riprendersi e, nel 2017, si è stabilizzata come una delle prime quattro criptovalute per valore di rete, grazie anche a innovazioni interessanti e a una crescente accettazione mainstream.

Allo stesso modo, si possono osservare fenomeni di inganno anche in proposte di investimento che promettono rendimenti irrealistici, come quelle di alcuni “fondi mutualistici di Bitcoin”. Questi fondi, purtroppo, si rivelano spesso come truffe evidenti, poiché promettono ritorni “garantiti” e si caratterizzano per errori grammaticali e scarsa qualità nelle informazioni fornite. È un chiaro esempio di come la manipolazione della percezione e delle aspettative degli investitori possa spingere gli ignari a investire in proposte fraudolente.

Nel contesto delle criptovalute, si è assistito anche a schemi chiamati “pump and dump”, in cui gruppi di investitori coordinati manipolano i prezzi di un asset, gonfiandoli artificialmente, per poi venderlo velocemente realizzando profitti a danno di chi acquista sull’entusiasmo del momento. Questi schemi sono facilitati dalla natura decentralizzata delle criptovalute, che rende difficile per le autorità intervenire efficacemente. In queste situazioni, è fondamentale che gli investitori sviluppino un’acutezza critica per discernere tra una vera opportunità di mercato e una manipolazione del mercato.

Un altro esempio storico di manipolazione di mercato è quello di Jay Gould, che nel 1869 tentò di “angolare” il mercato dell’oro negli Stati Uniti. L’oro, all'epoca, era considerato una valuta di riferimento per gli scambi internazionali, e il prezzo dell'oro negli Stati Uniti era determinato in gran parte dalle operazioni del governo federale. Gould, coinvolto anche nel settore ferroviario con la Erie Railroad, mirava a spingere il prezzo dell'oro verso l'alto per provocare una svalutazione della valuta e favorire le sue attività commerciali. Per riuscirci, manipolò sia i membri del governo che le operazioni del mercato, riuscendo a ottenere, attraverso il suo alleato Abel Corbin, la promessa che il governo non avrebbe venduto le riserve auree. Ciò causò una situazione di scarsità sul mercato e fece lievitare il prezzo dell'oro.

Tuttavia, quando il governo degli Stati Uniti si accorse della manipolazione, l’effetto fu devastante: il prezzo dell’oro cadde drasticamente, rovinando moltissimi investitori che avevano partecipato, ignari, alla speculazione orchestrata da Gould e dai suoi alleati. Questo episodio è passato alla storia come il “Black Friday” dell’oro, un monito sulla pericolosità di certe manovre speculative.

In un contesto più moderno, i “cornering” nel mercato delle criptovalute non sono affatto una novità. Sebbene le tecnologie blockchain abbiano rivoluzionato il modo in cui vengono gestiti gli asset digitali, la manipolazione dei mercati attraverso l’utilizzo di fondi enormi e tecniche di pump and dump rimane una minaccia costante per gli investitori. È fondamentale, per chiunque entri nel mondo delle criptovalute, comprendere i meccanismi di mercato e essere consapevoli del rischio di essere vittima di truffe o manipolazioni.

Sebbene le criptovalute come Dash abbiano intrapreso un percorso di recupero e abbiano ottenuto una posizione di rilievo nel panorama degli asset digitali, il comportamento speculativo e la manipolazione dei mercati rimangono un rischio intrinseco di questo nuovo paradigma finanziario. È imperativo che gli investitori sviluppino una comprensione profonda delle dinamiche del mercato e degli strumenti disponibili, in modo da evitare di cadere preda di false promesse e operazioni fraudolente.

La lezione che emerge dalla storia delle manipolazioni finanziarie, dal caso di Gould alla vicenda di Dash, è che l'educazione e l'attenzione ai dettagli sono cruciali. Gli investitori devono essere sempre vigili e in grado di riconoscere le bandiere rosse che segnalano manipolazioni dei mercati, siano esse criptovalute o altri asset finanziari. Non basta affidarsi alle promesse di ritorni facili o alla fiducia nelle persone che gestiscono gli investimenti. La trasparenza e l’integrità sono la chiave per un investimento consapevole e sicuro in un mondo che, spesso, nasconde insidie dietro ogni angolo.

L'approvazione dell'ETF su Bitcoin: Impatti sul Mercato e Prospettive Future

Nel gennaio del 2017, Spencer Bogart, analista di Needham & Company, espresse l'opinione che l'introduzione di un ETF (Exchange-Traded Fund) su Bitcoin avrebbe avuto un impatto profondo sul valore della criptovaluta. Secondo Bogart, un ETF su Bitcoin avrebbe potuto attirare circa 300 milioni di dollari nei suoi primi giorni di attività, con conseguente aumento significativo del prezzo del Bitcoin. A tal punto che, prima della decisione della SEC (Securities and Exchange Commission), il prezzo di Bitcoin salì notevolmente, alimentato dall'anticipazione di un'afflusso di capitali.

Tuttavia, la decisione della SEC, presa il 10 marzo 2017, non fu quella sperata. La proposta dell'ETF dei Winklevoss venne respinta dalla Commissione, che sottolineò come i mercati di Bitcoin fossero "non regolamentati" e come mancassero gli accordi necessari tra gli scambi di Bitcoin e l'exchange che avrebbe dovuto listare l'ETF. La SEC fece riferimento alla mancanza di "accordi di condivisione della sorveglianza" tra la Bats Exchange, la piattaforma prevista per l'ETF, e le borse dove Bitcoin sarebbe stato acquistato per supportare l'ETF stesso. Secondo la SEC, un ETF che negozia prodotti basati su beni come Bitcoin necessitava di specifici accordi con i mercati di derivati legati alla criptovaluta per prevenire atti fraudolenti o manipolazioni.

La reazione del mercato fu immediata: il prezzo di Bitcoin scese drasticamente, da oltre 1.250 dollari a meno di 1.000 dollari in pochi minuti, per poi risalire velocemente. La notizia della bocciatura divenne terreno fertile per i critici che, come spesso accade in situazioni di incertezze, decretarono la fine di Bitcoin. Tuttavia, ciò che molti non avevano previsto era la resilienza della criptovaluta. Dopo la flessione iniziale, Bitcoin tornò sopra i 1.200 dollari, dimostrando che il mercato delle criptovalute, per quanto volatile, continuava a crescere.

La bocciatura dell'ETF dei Winklevoss non fu un caso isolato. Nel luglio 2016, la SEC aveva già respinto una proposta di ETF su Bitcoin avanzata da SolidX Partners. Tuttavia, in quel caso, SolidX aveva proposto una copertura assicurativa di 125 milioni di dollari contro possibili furti o hacking dei Bitcoin, ma nonostante ciò la proposta fu comunque respinta.

Nel frattempo, esistono già alcuni strumenti finanziari che offrono esposizione a Bitcoin, sebbene non siano ETF veri e propri. Ad esempio, ARK Invest, una delle principali società di gestione di fondi, ha creato fondi come l'ARKW e l'ARKK che includono Bitcoin come parte di un portafoglio di azioni tecnologiche in crescita. Questi fondi non sono ETF dedicati esclusivamente a Bitcoin, ma offrono comunque una via per gli investitori tradizionali di ottenere esposizione alla criptovaluta.

Al di fuori degli Stati Uniti, altre soluzioni per l’esposizione a Bitcoin sono state sviluppate, come gli Exchange-Traded Notes (ETN). In Svezia, XBT Provider ha lanciato ETN su Bitcoin, approvati dalla Financial Supervisory Authority (FSA), ente di regolamentazione svedese. Gli ETN sono strumenti di debito non garantiti che tracciano l'andamento di un indice di mercato, come nel caso del Bitcoin. La differenza principale tra un ETF e un ETN risiede nel fatto che un ETF detiene effettivamente gli asset sottostanti (in questo caso i Bitcoin), mentre un ETN è un titolo di debito che riproduce il valore dell'asset senza possederlo fisicamente. Questo implica un rischio maggiore per gli investitori, poiché dipendono dalla solidità finanziaria dell'emittente dell'ETN.

Nonostante i numerosi ostacoli normativi e le difficoltà di regolamentazione, l'interesse per un ETF su Bitcoin rimane elevato, soprattutto tra gli investitori istituzionali e quelli tradizionali che cercano di accedere al mercato delle criptovalute in modo più strutturato e sicuro. Tuttavia, la strada verso l'approvazione di un ETF su Bitcoin negli Stati Uniti appare lunga, poiché la SEC richiede che vengano implementati meccanismi di sorveglianza adeguati e che i mercati di Bitcoin siano regolamentati.

Oltre alla discussione sull'ETF, è fondamentale per l'investitore comprendere i rischi specifici legati agli asset digitali come Bitcoin. Mentre molte persone sono attratte dalle potenzialità di guadagno offerte dalle criptovalute, il mercato rimane altamente volatile e non privo di rischi legali e normativi. Inoltre, gli investitori dovrebbero essere consapevoli che la mancanza di una regolamentazione uniforme a livello globale può esporli a rischi significativi, soprattutto in un contesto dove le leggi sono in continua evoluzione e i mercati sono soggetti a manipolazioni.

Anche se l'introduzione di un ETF su Bitcoin rappresenterebbe un passo importante verso la mainstreamizzazione della criptovaluta, la vera sfida risiede nel creare un'infrastruttura di mercato che offra sicurezza e trasparenza. Fino a quel momento, il mercato delle criptovalute continuerà a essere un ambiente ad alto rischio, ma anche a alta ricompensa, per chi è disposto ad affrontare le sue incognite.

L'evoluzione degli ICO: Innovazione e Interruzione nei Mercati Finanziari

I cryptoasset sono una forza doppiamente dirompente. Grazie al crowdfunding, le offerte di cryptoasset stanno aprendo la strada a un numero maggiore di investitori medi, che possono così mettersi sullo stesso piano dei venture capitalist. In questo contesto, la struttura di crowdfunding potrebbe, a lungo termine, ridurre la necessità sia dei venture capitalist sia dei mercati dei capitali tradizionali. Ma c'è un ulteriore aspetto che rende questa integrazione di crowdfunding con i cryptoasset ancora più dirompente, e che spinge le offerte di cryptoasset in una nuova lega, completamente separata da piattaforme come Kickstarter.

Joel Monegro, cofondatore di Placeholder Ventures e ex responsabile blockchain di Union Square Ventures (USV), ha condensato brillantemente questa idea in un blog intitolato "Fat Protocols". La sua tesi è la seguente: Il Web è costruito su protocolli come TCP/IP (Transmission Control Protocol/Internet Protocol), HTTP (Hypertext Transfer Protocol) e SMTP (Simple Mail Transfer Protocol), che sono diventati gli standard per il trasferimento delle informazioni attraverso Internet. Tuttavia, questi protocolli sono commodificati, ovvero, pur costituendo la spina dorsale di Internet, sono scarsamente monetizzati. Ciò che viene monetizzato sono le applicazioni sviluppate sopra di essi. Applicazioni come Facebook, Amazon e simili, pur facendo affidamento sui protocolli di base, catturano la maggior parte del valore generato.

Al contrario, nel mondo dei cryptoasset, il protocollo stesso è il protagonista, e la monetizzazione avviene direttamente su di esso, affinché le applicazioni che lo utilizzano possano essere valorizzate. Un esempio lampante è Bitcoin: il protocollo Bitcoin viene monetizzato attraverso l'asset nativo di Bitcoin. Le applicazioni che dipendono da Bitcoin, come Coinbase, OpenBazaar e Purse.io, incrementano il valore di Bitcoin. In altre parole, affinché le applicazioni abbiano valore, il protocollo deve essere in grado di conservare valore. Più il protocollo accumula valore, più la sua base di utenti cresce, e questo processo diventa un circolo virtuoso che alimenta ulteriormente l'espansione del valore del protocollo stesso.

Una volta rilasciati, i protocolli blockchain prendono una vita propria. Mentre alcune di queste tecnologie sono supportate da fondazioni come Ethereum Foundation o Zcash Foundation, i protocolli in sé non sono aziende. Non hanno bilanci, flussi di cassa né azionisti a cui rispondere. Le fondazioni esistono principalmente per offrire supporto organizzativo e una struttura di governance, ma il valore del protocollo non dipende direttamente da queste entità. Inoltre, essendo progetti open-source, chiunque possieda le competenze necessarie può contribuire allo sviluppo del protocollo. I protocolli stessi non necessitano di mercati finanziari tradizionali per finanziare la loro crescita, poiché creano ecosistemi economici autoreferenziali: più il protocollo viene utilizzato, più il valore degli asset nativi cresce, attirando a sua volta sempre più utenti.

Gli sviluppatori del protocollo possono anche guadagnare nel lungo termine grazie a società che costruiscono applicazioni sopra il protocollo, beneficiando, talvolta, anche dalla detenzione dell'asset nativo sin dalla sua nascita. Questo approccio sfida il modello tradizionale dei mercati finanziari, in cui le applicazioni sono il motore che guida il valore, mentre i protocolli, qui, sono direttamente legati alla creazione di valore.

L'Initial Coin Offering (ICO) è uno degli strumenti più comuni per il finanziamento di nuovi cryptoasset. Questo termine si riferisce all'uso del crowdfunding per lanciare un nuovo asset digitale, ma la sua applicazione va oltre la creazione di criptovalute, includendo anche la generazione di token e criptocomodities. Nel corso degli ultimi anni, le ICO hanno visto una crescita esponenziale. Un esempio emblematico è l'ICO di Ethereum nel 2014, che ha posto le basi per la creazione della seconda blockchain più utilizzata al mondo, o l'infame ICO di The DAO nel 2016, che ha avuto un impatto significativo sulla percezione pubblica di questi strumenti.

Le ICO sono un processo che parte dalla presentazione pubblica di un progetto, spesso tramite conferenze o piattaforme online come Twitter, Reddit, Medium o Bitcointalk. È fondamentale che l'annuncio del progetto venga seguito dalla pubblicazione di un white paper che contenga dettagli sui fondatori, il team di consulenti e la struttura dell'offerta iniziale. Inoltre, una buona ICO deve consentire agli investitori di contattare facilmente il team fondatore, sia tramite i canali social o attraverso spazi di comunicazione dedicati come Slack o Telegram. La mancanza di informazioni chiare rappresenta un segnale di allarme immediato per gli investitori.

La struttura e la tempistica di un'ICO sono altrettanto cruciali. Ogni ICO ha una data di inizio e di fine prestabilita, e spesso vengono previsti bonus per incentivare gli investimenti anticipati, una strategia che stimola l'acquisto immediato e assicura che l'offerta raggiunga i suoi obiettivi di raccolta. È prassi consigliare che un ICO stabilisca sia un importo minimo che massimo per garantire che il progetto abbia le risorse necessarie per essere sviluppato, ma senza esporre gli investitori a eccessive speculazioni. Ad esempio, l'ICO di The DAO non aveva un limite massimo di raccolta, il che ha portato a una speculazione incontrollata.

Una buona ICO deve anche chiarire come verranno distribuiti i nuovi asset, un aspetto che può determinare la trasparenza del progetto. La distribuzione equa dei token è fondamentale per evitare conflitti di interesse o pratiche scorrette che potrebbero compromettere l'integrità dell'intero ecosistema.

Per un investitore, l'analisi del progetto, della struttura del team e delle dinamiche del mercato diventa ancora più importante in un contesto ICO, dove il valore del progetto è spesso una promessa futura e non un prodotto già esistente. L'approccio deve essere basato su un'attenta valutazione dei rischi, delle opportunità e delle specifiche esigenze che il progetto si propone di soddisfare.

Le ICO, e più in generale l'intero ecosistema dei cryptoasset, rappresentano una rivoluzione nei mercati finanziari, dando spazio a un modello economico e di investimento che sfida le tradizionali logiche di venture capital e mercati azionari. Tuttavia, proprio per la loro natura emergente e altamente speculativa, è fondamentale che gli investitori comprendano appieno i meccanismi alla base di questi strumenti e non si lascino travolgere dalle promesse di facili guadagni. La capacità di comprendere come funzionano i protocolli e come questi possano trasformarsi in valore reale sarà una delle competenze chiave per chiunque voglia navigare con successo in questo spazio.