La vita quotidiana di un imprenditore di successo non può essere definita da un unico schema o ritmo. Nel mondo degli affari, dove l'improvvisazione e l'agilità sono essenziali, ogni giorno è un'opportunità per affrontare sfide, prendere decisioni rapide e trarre vantaggio dalle situazioni che si presentano. Questo approccio, che potrebbe sembrare caotico a chi non è abituato alla velocità e alla fluidità del mondo degli affari, è per me la chiave del successo. Non è questione di accumulare denaro, ma di trovare la giusta combinazione tra opportunità e tempismo.

Non esistono settimane tipo nella mia vita. Ogni giorno può riservare sorprese, ma la routine di base rimane incredibilmente simile: sveglia all'alba, lettura dei giornali e analisi delle notizie per capire come l'ambiente economico e finanziario stia cambiando. Quando arrivo in ufficio, è subito il momento di immergersi nelle trattative, fare telefonate e partecipare a riunioni che raramente superano i quindici minuti. Non c'è mai abbastanza tempo per le pause e raramente un giorno passa senza che superi le cinquanta chiamate. La mia attività non si ferma mai: lavoro fino a tarda notte e anche durante i fine settimana.

Non porto mai con me una valigetta, né mi piace seguire un programma troppo rigido. L'imprenditorialità richiede spazio per l'improvvisazione, per cogliere ogni occasione al volo. Ogni trattativa, ogni accordo, viene gestito come una forma d'arte. La negoziazione è il mio campo preferito, e che si tratti di acquisizioni, alleanze strategiche o investimenti immobiliari, ciò che mi motiva non è l'importo finale, ma il processo stesso.

Ad esempio, poche settimane fa ho avviato l'acquisto di azioni della Holiday Inns. Il titolo era in quel momento a poco più di 50 dollari, e oggi possiedo poco più di un milione di azioni. Cosa accadrà? Potrei acquisire il controllo dell'azienda se il prezzo delle azioni continua a salire, oppure decidere di vendere il mio pacchetto per un guadagno rapido. Tuttavia, l'incertezza è sempre parte integrante di ogni operazione, e il mio obiettivo non è solo guadagnare, ma anche osservare come le aziende mal gestite lottano per mantenere una facciata di indipendenza, che spesso non è altro che il desiderio di conservare i propri posti di lavoro.

Il valore di un buon consiglio in questo contesto è immenso. L’imprenditore non è solo un gestore di risorse economiche, ma anche un consulente e un punto di riferimento per altri nel settore. È il caso di Abraham Hirschfeld, un noto sviluppatore immobiliare che desidera entrare nel mondo della politica. Anche se non è adatto a ricoprire ruoli pubblici, continua a cercare indicazioni per come orientarsi. Ogni sua mossa politica potrebbe sembrare una mossa vincente per lui, ma a volte il vero successo risiede nel capire dove non investire il proprio tempo.

Non bisogna mai sottovalutare la potenza della rete di contatti e alleanze, che è fondamentale tanto quanto la capacità di analizzare dati e tendenze economiche. Ogni incontro, ogni chiamata, ogni decisione apparentemente piccola può avere un impatto enorme sul risultato finale. Gli affari non sono solo numeri, ma relazioni costruite sulla fiducia e sul reciproco interesse.

Le operazioni, inoltre, non si limitano solo al mercato finanziario o agli immobili. La capacità di saper riconoscere un’opportunità, come nel caso di alcuni progetti di ristrutturazione che ho seguito personalmente, può trasformarsi in una mossa che non solo porta profitti, ma cambia il volto di una città o di un quartiere. Quando ho ristrutturato l’hotel Grand, ad esempio, la mia visione era chiara: portare un nuovo lustro in un’area che sembrava ormai dimenticata. E quando ho avviato il progetto per ristrutturare il Wollman Rink a Central Park, l’obiettivo non era solo riaprire un luogo pubblico, ma restituire a New York una delle sue icone più amate.

La gestione delle risorse finanziarie è solo una parte dell'equazione. Le grandi decisioni si fanno sulla base di un attento studio della situazione attuale, con un occhio rivolto al futuro. Non bisogna mai fermarsi a pensare troppo a lungo a ciò che è stato fatto, perché la velocità con cui si devono prendere le decisioni è fondamentale. La chiave di tutto è la capacità di imparare dal passato, ma non restare bloccati in esso. Ogni nuovo giorno è un’opportunità per fare qualcosa di ancora più grande.

Per chi aspira a entrare nel mondo degli affari, è fondamentale sviluppare una mente flessibile e pronta ad affrontare l’imprevisto. Le trattative non sono solo un modo per guadagnare, ma un’opportunità per crescere, apprendere e plasmare il futuro. Essere pronti a cambiare direzione quando necessario, senza perdere di vista l'obiettivo finale, è ciò che distingue un buon imprenditore da uno mediocre.

La mentalità dell'imprenditore di successo non si ferma mai. La crescita è continua, e le opportunità, se ben sfruttate, sono infinite.

Come si può sfidare un monopolio come la NFL senza distruggersi?

La mossa di spostare la stagione della USFL all’autunno, in diretta competizione con la NFL, non fu frutto di un impulso, ma il risultato di un calcolo strategico su due possibili scenari. Nel primo, almeno una delle tre grandi reti televisive americane avrebbe potuto offrirci un contratto sostanzioso per la trasmissione autunnale. Questo avrebbe fornito alla lega una base economica e mediatica per crescere fino a competere ad armi pari con la NFL. Il secondo scenario, meno desiderabile ma comunque strategico, prevedeva il rifiuto collettivo delle reti, timorose di irritare il monopolio NFL. In quel caso, le basi per una causa antitrust sarebbero state forti: il rifiuto di trasmettere un prodotto valido per proteggere un concorrente dominante.

Un rischio, certo. Ma ogni decisione strategica che mira al cambiamento reale implica il rischio di fallimento. Se la causa si fosse conclusa con un verdetto favorevole e con un risarcimento—triplicato come previsto dalla legge antitrust americana—la USFL avrebbe ottenuto la liquidità necessaria per consolidare la propria posizione. Oppure, come già accaduto anni prima con la AFL, la NFL avrebbe potuto optare per un accordo extragiudiziale per evitare l’umiliazione in tribunale.

Fin dall’inizio, non nascosi la mia intenzione. Chiunque mi intervistasse sapeva esattamente quale fosse la mia visione: non avevo acquistato i New Jersey Generals per partecipare a una lega minore confinata alla primavera. L’autunno era il campo di battaglia, il momento in cui si concentravano i grandi ascolti televisivi, l’interesse del pubblico e le vere opportunità economiche. Dopo uno sciopero dei giocatori che aveva lasciato il pubblico frustrato, la NFL era vulnerabile. Puntare sui migliori talenti in scadenza di contratto e sui nuovi campioni universitari era non solo possibile, ma necessario.

Ciò che non avevo previsto, però, era la fragilità strutturale di molti dei miei partner nella lega. Alcuni, come Al Taubman, Myles Tanenbaum, Billy Dunavaut e Fred Bullard, avevano sia i mezzi finanziari sia la mentalità competitiva. Ma la maggioranza temeva lo scontro diretto con la NFL e preferiva la sicurezza marginale della primavera alla possibilità di costruire qualcosa di realmente competitivo. E in ogni impresa collettiva, la forza si misura sempre sull’anello più debole.

Nel frattempo, la priorità era rivitalizzare i Generals, una squadra che aveva chiuso la stagione con quattro vittorie e quattordici sconfitte, ignorata dalla stampa nonostante la vicinanza a New York. Herschel Walker era una star, ma senza un quarterback la sua potenza restava sterile. Il primo obiettivo fu Brian Sipe, già MVP della NFL. Dopo trattative difficili, lo firmai per $800.000 all’anno. Era un colpo simbolico e strategico: rafforzava i Generals e indeboliva la NFL.

Nel giro di pochi mesi, seguì una serie di acquisizioni mirate. Gary Barbaro, All-Pro dei Kansas City Chiefs, fu il primo, poi Kerry Justin dai Seattle Seahawks, e due linebacker dai San Francisco 49ers: Willie Harper e Bobby Leopold. Per proteggere Sipe, arrivò Dave Lapham da Cincinnati. L’operazione più emblematica fu però quella con Lawrence Taylor, il miglior linebacker della NFL, che firmò un contratto “futuro” da 3,25 milioni di dollari valido dal 1988. Non importava che non potesse giocare subito: il messaggio era chiaro. Nessun giocatore della NFL era intoccabile. La risposta dei Giants fu immediata: un’estensione contrattuale di sei anni per 6,55 milioni. Per liberarlo dal contratto con i Generals, la squadra fu costretta a pagarmi una penale di $750.000.

Anche l’offerta fatta a Don Shula, celebre allenatore dei Miami Dolphins, ebbe un effetto simile. Anche se le trattative saltarono per una sua richiesta di un appartamento alla Trump Tower, la mossa lo aiutò a ottenere un adeguamento salariale dalla sua squadra. L’obiettivo non era solo costruire una squadra vincente, ma dimostrare alla NFL e al pubblico che la USFL aveva i mezzi e la volontà di giocare per vincere.

È importante capire che la costruzione di una lega professionistica non può prescindere da una visione collettiva coerente e dalla disponibilità di risorse. L’ambizione isolata è sterile senza un ecosistema che la sostenga. I dirigenti senza appetito per il rischio, le strategie difensive basate sull’austerità e la paura dello scontro diretto sono elementi corrosivi che paralizzano qualsiasi impresa innovativa. Una nuova lega non può prosperare se è amministrata da chi non ha mai realmente creduto nella possibilità della vittoria.

Come una Mossa Fuori dal Comune: Doug Flutie e l'Ascensione della USFL

Il 3 gennaio 1985, la USFL (United States Football League) ha tenuto il suo terzo draft per selezionare i migliori giocatori delle università. Nonostante i Generals avessero mostrato progressi significativi, con un record di 9-5 e una media di oltre 40.000 spettatori a partita, molte altre squadre stavano lottando con bilanci precari. Era chiaro che la lega aveva bisogno di un'iniezione di vitalità, e la mia soluzione fu mirata a uno degli atleti più interessanti di quel periodo: Doug Flutie, il quarterback di Boston College.

Flutie aveva appena concluso la sua carriera universitaria con una delle giocate più spettacolari della storia del college football. Nell'ultima partita contro l'Università di Miami, in diretta nazionale, aveva lanciato un passaggio di 50 yard all'ultimo secondo, regalando a Boston College una vittoria memorabile per 47-45. Questa giocata, che sarebbe presto diventata un'icona del football, elevò Flutie a leggenda, un "fenomeno" del quale i media non potevano fare a meno di parlare.

Non solo le sue capacità sportive erano fuori dal comune, ma anche la sua immagine rispondeva perfettamente alle esigenze della USFL. Doug era bello, eloquente e audace—un personaggio che i giornalisti amavano seguire. C'era però un ostacolo: i Generals avevano già un quarterback molto valido, Brian Sipe. Inoltre, Flutie non era un gigante come molti dei suoi colleghi, con i suoi 170 cm e 77 kg che lo rendevano un po' fuori dallo standard fisico della NFL, dove la maggior parte dei difensori erano ben più alti e pesanti.

Nonostante queste difficoltà, decisi di seguire il mio istinto. Sipe era un giocatore di grande talento, ma a 35 anni le sue migliori stagioni erano probabilmente alle spalle. Flutie, al contrario, aveva ancora una carriera davanti e il potenziale per diventare il volto della lega, anche se solo dal punto di vista mediatico. La sua presenza avrebbe sicuramente incrementato le vendite dei biglietti e migliorato l'immagine della USFL, altrimenti in difficoltà.

Il 5 febbraio, firmammo Flutie per un contratto quinquennale da oltre un milione di dollari all'anno, un accordo che personalmente garantii. Non amavo prendere questo tipo di rischi, ma sapevo che un talento come Flutie avrebbe voluto delle certezze prima di unirsi a una lega con problemi finanziari. Se la USFL fosse fallita, avrei potuto comunque vendere il suo contratto a una squadra della NFL.

Il 6 febbraio, risolsi il problema di Sipe trasferendolo ai Jacksonville Bulls. Non avrei permesso che un quarterback ben pagato restasse seduto in panchina mentre Flutie iniziava la sua avventura. Il debutto di Doug arrivò il 24 febbraio contro i Birmingham Stallions. Nonostante un inizio lento, Flutie mostrò il suo valore, concludendo la partita con una prestazione straordinaria che quasi portò i Generals alla vittoria, segnando tre touchdown nell'ultimo quarto. Il gioco, trasmesso da ABC, attirò un pubblico di 9 milioni di spettatori, quasi il doppio rispetto alla stagione precedente.

L'inizio della stagione del 1985 rappresentò un momento cruciale per la lega. In quel primo fine settimana, due eventi segnalarono il futuro della USFL. Jim Kelly dei Houston Gamblers fece un'esibizione straordinaria, lanciando per 574 yard e cinque touchdown, dimostrando di essere all'altezza dei migliori quarterback della NFL. Ma c'era anche una brutta notizia: Brian Sipe, che aveva debuttato con i Jacksonville Bulls, subì un infortunio alla spalla che sembrava metterlo fuori gioco per il resto della stagione, se non per la sua carriera.

Il 10 marzo, i Generals disputarono la loro partita casalinga contro gli LA Express, una delle partite più emozionanti della stagione. Con oltre 60.000 spettatori sugli spalti, l'attesissimo incontro tra Flutie e Steve Young, l'altro quarterback di punta della USFL, non deluse le aspettative. Entrambi i giocatori offrirono performance spettacolari, ma alla fine i Generals trionfarono, con Flutie che lanciò due touchdown nell'ultimo quarto, dando la vittoria alla sua squadra per 35-24.

Se la stagione 1985 dei Generals si stava dimostrando promettente, la USFL nel suo complesso era tuttavia ancora in difficoltà. La lega soffriva di debolezze interne e divisioni tra i suoi proprietari. Uno degli ostacoli principali fu la figura di John Bassett, proprietario dei Tampa Bay Bandits, che non smise mai di opporsi alla mia visione di spostare la stagione della USFL in autunno. Bassett, malato di cancro, divenne sempre più imprevedibile nelle sue dichiarazioni, culminando in un'intervista televisiva che smascherò come una critica distruttiva al progetto della lega.

Nel frattempo, la questione legale con la NFL avanzava. Se da un lato molti dei proprietari avevano ormai abbandonato la speranza di vincere la causa antitrust, io ero determinato a continuare la lotta. Il nostro avvocato, Harvey Myerson, esperto di diritto antitrust, riteneva che avessimo una solida possibilità di vincere. La sua attitudine combattiva mi dava speranza che la lega potesse avere ancora un futuro.

Nonostante tutte le difficoltà, una delle poche note positive per la USFL fu la performance straordinaria di Herschel Walker, che finalmente trovò il suo spazio nel gioco. Dopo le prime settimane in cui non veniva utilizzato adeguatamente, Walker esplose nelle successive partite, battendo il record di yard corse in una stagione e portando la squadra a nuove vette.

La USFL aveva ancora molte sfide da affrontare, ma con la presenza di giocatori come Flutie, Kelly e Young, la lega aveva almeno una speranza di sopravvivenza, seppur con le sue contraddizioni interne e le difficoltà finanziarie. Il futuro, comunque, era tutto da scrivere.