Shikoku, la più piccola delle quattro isole principali del Giappone, rappresenta un affascinante mosaico di storia antica, cultura spirituale e paesaggi naturali. Nonostante la sua apparente marginalità rispetto agli eventi principali della storia giapponese, l’isola custodisce testimonianze di un passato ricco, che si riflette nei siti paleolitici, nei kofun e nei templi sparsi sul territorio. La leggenda di Kukai, figura emblematica della cultura giapponese, si intreccia indissolubilmente con il pellegrinaggio degli 88 templi, un percorso spirituale che da oltre mille anni richiama devoti e curiosi, sottolineando l’importanza del legame tra religione, natura e tradizione.

Il Mare Interno di Seto, con le sue acque tranquille e le oltre tremila isole, appare come un paesaggio quasi sospeso nel tempo, dove villaggi di pescatori con case di legno e tetti di ceramica nera evocano epoche lontane. Tra queste isole, Naoshima spicca per la sua rinascita artistica e culturale, trasformata da un ex avamposto industriale desolato a una meta d’avanguardia grazie all’intervento di Soichiro Fukutake e dell’architetto Tadao Ando. Le opere d’arte contemporanea si fondono armoniosamente con l’ambiente naturale, creando un’esperienza estetica che invita alla riflessione sull’interazione tra uomo e natura. L’uso del cemento grezzo da parte di Ando e la semplicità zen delle sue architetture evocano una poetica vicina all’haiku, amplificando il senso di quiete e meditazione che permea l’isola.

Le altre isole principali, come Awaji, Omishima e Shodoshima, offrono scenari che richiamano più il Mediterraneo che il Giappone, grazie ai loro uliveti, agrumeti e villaggi pittoreschi. Questi luoghi sono accessibili tramite ponti, traghetti e crociere, permettendo un’immersione completa in un paesaggio culturale e naturale di grande varietà e bellezza.

Kotohira, con il suo celebre santuario Kotohira-gu, noto come Konpira-san, rappresenta un ulteriore fulcro spirituale. Meta di pellegrinaggi secolari, questo complesso sacro si erge tra le montagne e si raggiunge dopo una salita di 785 gradini, offrendo un’esperienza che unisce fatica fisica e elevazione spirituale. Al suo interno si trovano capolavori di intaglio ligneo e pitture di scuola maruyama, mentre in città si conserva il Kanamaru-za, il teatro Kabuki più antico del Giappone, testimonianza viva della tradizione teatrale giapponese.

Takamatsu, capitale della prefettura di Kagawa, funge da porta d’accesso tra Shikoku e il resto del Giappone, pur mantenendo un’atmosfera locale autentica. I suoi giardini, i mercati e le piccole botteghe testimoniano un equilibrio tra modernità e tradizione, offrendo un punto di partenza ideale per esplorare l’intera regione.

Il paesaggio di Shikoku, dominato da montagne e campagne, è ancora oggi plasmato da un’agricoltura che occupa una quota esigua della popolazione, mentre l’industria automobilistica e tecnologica si sviluppa nei porti lungo il Mare Interno. La coltivazione di mandarini, alghe e perle, insieme alla lavorazione alimentare e chimica, completano il quadro economico, delineando una regione dove modernità e tradizione coesistono in modo complesso e armonioso.

Comprendere Shikoku e il Mare Interno di Seto significa abbracciare una visione del Giappone che non si limita ai grandi centri urbani, ma che valorizza i luoghi di quiete, i simboli spirituali e le opere d’arte contemporanea in dialogo con la natura. La regione invita a una fruizione lenta e riflessiva, in cui il viaggio si fa esperienza sensoriale e culturale profonda.

È fondamentale cogliere che questa parte del Giappone si distingue non solo per la sua bellezza paesaggistica, ma per l’integrazione unica tra passato e presente, natura e arte, spiritualità e quotidianità. La facilità di accesso tramite treni e autobus tra le località permette di vivere questa complessità senza la necessità di un mezzo privato, favorendo un turismo più sostenibile e rispettoso del territorio.

Qual è l'identità unica di Okinawa e come la sua storia ha plasmato la sua cultura contemporanea?

Okinawa, la principale isola dell'arcipelago omonimo, è conosciuta non solo per la sua bellezza naturale, ma anche per la sua cultura unica, che si distingue nettamente da quella del Giappone continentale. In passato chiamata Liu-chiu, l'isola ha assimilato numerose influenze, da quella cinese a quella giapponese, passando attraverso il dominio del Satsuma, creando una civiltà che ha mantenuto caratteristiche distintive nel corso dei secoli. Con l'annessione ufficiale delle isole al Giappone nel 1879, Okinawa si è trasformata nella sede di una nuova prefettura che riuniva 160 isole sotto un'unica amministrazione.

La città di Naha, capoluogo della prefettura, rappresenta il cuore pulsante di Okinawa, unendo tradizione e modernità in un mix dinamico che si riflette nei suoi quartieri, nei negozi e nella vita notturna. Durante la Seconda Guerra Mondiale, l'isola divenne il teatro di sanguinosi combattimenti, culminati con la famosa Battaglia di Okinawa, che portò alla morte di oltre 250.000 persone, tra soldati e civili. Le cicatrici di quel conflitto sono visibili nei numerosi memoriali e siti commemorativi, come il Museo della Pace di Mabuni Hill, che ricorda la sofferenza e il sacrificio di chi vi ha perso la vita.

Oggi, nonostante le devastazioni subite, Okinawa è una città vibrante. I suoi mercati, come quello di Heiwa-dori, evocano la vita che c'era prima della guerra: un labirinto di bancarelle che vendono artigianato locale, cibi esotici e oggetti d'antiquariato. Al contempo, Naha offre anche una vasta gamma di esperienze moderne, da negozi di alta moda a locali notturni illuminati al neon, senza dimenticare le gallerie d'arte e i templi che raccontano la storia dell'isola.

Shuri, antica capitale del Regno di Ryukyu, custodisce le vestigia di un passato ricco e complesso, con il suo castello, le sue porte cerimoniali e i suoi templi che ricordano la grandezza del regno prima dell'annessione giapponese. Sebbene il castello sia stato distrutto durante la guerra, la sua ricostruzione parziale ha restituito alla città una testimonianza di quella magnificenza perduta. Nella città vecchia, il quartiere di Tsuboya conserva le tradizioni della ceramica, dove artigiani locali producono ancora le famose statuette di shisa, leoni protettivi che adornano i tetti delle case tradizionali.

Ma Okinawa non è solo memoria storica e tradizione: la natura stessa dell'isola è una delle sue principali attrazioni. La Grotta di Gyokusendo, con le sue imponenti formazioni di stalattiti, offre un viaggio nel cuore della terra, mentre le spiagge di sabbia bianca come Mibaru e le acque cristalline sono perfette per chi cerca relax o avventura marina. Le isole che circondano Okinawa, come le isole Miyako e Yaeyama, offrono paesaggi mozzafiato, lontano dal trambusto della città, dove la tranquillità e la bellezza naturale prendono il sopravvento.

Tuttavia, è importante non limitarsi a vedere Okinawa solo come una destinazione turistica affascinante o come un luogo di conflitto storico. La sua cultura, intrisa di tradizioni antiche e influenze moderne, è un microcosmo della capacità dell'umanità di adattarsi e reinventarsi. La cucina locale, ad esempio, mescola ingredienti tradizionali con influenze provenienti da tutta l'Asia, e le pratiche culturali, come il Bingata, l'arte della tintura dei tessuti, continuano a essere celebrati e preservati con orgoglio.

In ogni angolo di Okinawa, c'è un incontro di passato e presente, una fusione di influenze che hanno modellato la sua identità. La lotta per mantenere viva la memoria storica, insieme all'evoluzione culturale e al fiorire della modernità, è una testimonianza di resilienza e speranza. Okinawa non è solo un'isola da visitare; è un luogo che invita a comprendere come la storia, la guerra e la cultura possano intrecciarsi in modi complessi ma straordinari.