L’esecuzione di esercizi terapeutici è fondamentale per il rafforzamento del core e il miglioramento del controllo posturale in pazienti con deficit neurologici. Tecniche specifiche mirano a migliorare l'equilibrio, la stabilità e la coordinazione, utilizzando varianti che aumentano progressivamente la difficoltà e la sfida neuromuscolare. Gli esercizi, se eseguiti su superfici instabili o con l'aggiunta di resistenza, diventano strumenti efficaci per potenziare la forza muscolare e favorire il recupero funzionale.
Uno degli esercizi chiave in questo tipo di riabilitazione è la "postura sphinx", in cui il paziente si trova con la colonna vertebrale estesa e le articolazioni degli arti anteriori e posteriori in flessione. Questo esercizio, che aumenta la stabilità centrale, viene reso ancora più impegnativo se eseguito su una superficie instabile. Una variante di questo esercizio è la "postura sit", in cui il paziente si siede mantenendo la colonna in estensione e le articolazioni degli arti pelvici in flessione. Il mantenimento della posizione permette di migliorare il controllo posturale e la mobilità articolare funzionale, in particolare nei pazienti neurologicamente compromessi. Eseguire questo esercizio su una superficie instabile, come un materasso morbido, aumenta notevolmente la difficoltà, rendendolo particolarmente utile nel trattamento di pazienti con deficit motori.
Il passaggio dalla posizione seduta alla posizione in piedi (esercizio "sit-to-stand") è un altro esercizio fondamentale, che stimola il rafforzamento dei muscoli anti-gravità degli arti pelvici. L’esercizio si esegue lanciando un bocconcino per motivare il paziente a estendere gli arti pelvici per alzarsi in piedi, mantenendo immobile la parte anteriore del corpo. Questo movimento contribuisce a sviluppare la forza nei muscoli posteriori, in particolare quelli coinvolti nel movimento eccentrico dalla posizione eretta a quella seduta, migliorando la forza del core e degli arti posteriori. Questo esercizio, purtroppo, può sollecitare eccessivamente il legamento patellare, quindi deve essere eseguito con cautela nei pazienti con problematiche al ginocchio, come la lussazione della rotula.
Un’altra variante, l'esercizio "down-to-stand", inizia dalla posizione "sphinx" e mira a far alzare il cane senza compensazioni posturali, con l'obiettivo di sviluppare la forza di tutti gli arti, sia anteriori che posteriori. L'incremento della difficoltà di questi esercizi può essere fatto aumentando il numero di ripetizioni, eseguendoli su superfici instabili o inclinate, per rendere il movimento più complesso e migliorare il controllo posturale. Inoltre, l’uso della stabilizzazione ritmica, applicando una forza manuale alternata al corpo del paziente, stimola contrazioni muscolari isometriche che migliorano la stabilità.
Quando si lavora con i pazienti, è fondamentale integrare tecniche come il "gait patterning", che prevede il movimento passivo dell’arto attraverso il suo arco di movimento funzionale. Questo esercizio, che può essere eseguito su un tapis roulant o utilizzando sling assistivi, serve a migliorare la coordinazione e la forza muscolare durante il ciclo di deambulazione. L’introduzione di resistenza manuale, tramite bande elastiche o pesi, aiuta a stimolare ulteriormente i muscoli e migliorare la resistenza.
La tecnica di "weight shifting", che coinvolge movimenti da un lato all'altro o dal cranio alla coda, ha lo scopo di migliorare il bilanciamento e la forza attraverso la contrazione isometrica dei muscoli stabilizzatori delle articolazioni. Questo esercizio diventa ancora più efficace se eseguito su superfici instabili. Inoltre, la "perturbazione manuale" e la "perturbazione a rilascio di forza", che implicano l'applicazione di forze variabili per destabilizzare il paziente, sono utili per stimolare il controllo della stabilità, allenando il paziente a reagire rapidamente ai cambiamenti di equilibrio. Questi esercizi sono particolarmente vantaggiosi per i cani con problemi neurologici, post-operatori o geriatrici, che necessitano di una riabilitazione mirata per evitare di cadere o perdere l’equilibrio.
Gli esercizi con bande di resistenza, che applicano una forza leggera intorno al tronco o agli arti, favoriscono il controllo della stabilità e la contrazione muscolare isometrica. La difficoltà può essere aumentata con l'uso di bande più spesse e con l’applicazione di forze maggiori. Similmente, l’esercizio di "bouncing", che prevede la compressione ritmica di un corpo elastico sotto il tronco del paziente, stimola i recettori propriocezionali e migliora la stabilità e la forza muscolare.
Oltre all'esecuzione tecnica di questi esercizi, è essenziale tenere presente che la progressione degli stessi è cruciale per ottenere risultati tangibili. Gli esercizi devono essere adattati alla capacità individuale del paziente, con un incremento graduale della difficoltà, sia in termini di ripetizioni che di complessità del movimento. L’uso di superfici instabili, inclinazioni e l’aggiunta di resistenza sono strumenti che consentono di ottenere miglioramenti significativi nel tempo.
Come Gestire una Pratica di Riabilitazione Veterinaria: Efficienza, Formazione e Sostenibilità
La creazione e la gestione di una pratica di riabilitazione veterinaria indipendente comporta sfide uniche rispetto alla pratica veterinaria tradizionale. L'obiettivo primario di una tale attività è generare abbastanza reddito per coprire i costi fissi come affitto, attrezzature, stipendi del personale, forniture, assicurazioni e licenze, continuando a ottenere un profitto. Le pratiche indipendenti non condividono spese o membri del team con altre parti di una pratica più grande. Queste pratiche possono essere collocate in spazi relativamente piccoli, con una superficie inferiore ai 75 m², oppure in strutture costruite appositamente, che possono arrivare fino a 650-750 m².
Il personale deve essere altamente qualificato e ben organizzato per supportare una pratica indipendente. Pretendere che un veterinario specializzato in riabilitazione o un fisioterapista possa trattare i pazienti senza un adeguato supporto è destinato a fallire. La situazione ideale prevede la divisione del team in due sotto-gruppi: il primo, composto da un veterinario o un fisioterapista certificato in riabilitazione, assistito da un tecnico veterinario e un assistente. Questo team si occupa della valutazione iniziale dei pazienti, formula i piani di trattamento personalizzati, fornisce terapie manuali e monitora i progressi del paziente. Se il professionista è un veterinario, tra i suoi compiti possono esserci anche esami diagnostici come radiografie o ecografie muscoloscheletriche, e interventi più complessi, come l'analisi del fluido sinoviale, biopsie muscolari o nervose, iniezioni intra-articolari per il dolore, o terapie ortobiologiche. Inoltre, i veterinari certificati in agopuntura possono trattare i loro pazienti con un piano di cura integrato.
Il secondo team di trattamento è composto da tecnici veterinari certificati in riabilitazione e assistenti, che si occupano di applicare i piani di trattamento elaborati dal team di valutazione. Questo include esercizi terapeutici, l'uso del tapis roulant subacqueo, modalità fisiche come la terapia a campo elettromagnetico pulsato, la termoterapia, la fotobiomodulazione e lavori sui tessuti molli come massaggi e stretching. Inoltre, il team istruisce il proprietario dell'animale su come eseguire esercizi a casa. La comunicazione tra i due team è cruciale: se il team di trattamento riscontra un problema con il paziente, deve immediatamente informare il clinico responsabile per una rivalutazione e un aggiustamento del piano terapeutico.
La profittabilità di una pratica di riabilitazione aumenta notevolmente se si investe nella formazione continua del personale, aumentando così il numero di pazienti trattati ogni giorno. Un tecnico di riabilitazione certificato può infatti trattare numerosi pazienti nel corso della giornata, a condizione che siano ben supportati e formati adeguatamente. La pratica diventa quindi più efficiente e redditizia, non solo attraverso l’acquisto di attrezzature costose, ma anche migliorando l'uso delle risorse umane.
Molti errori comuni nelle pratiche di riabilitazione nascono dall’approccio superficiale alla gestione dei costi e delle risorse. È un errore comune partire da una pratica di riabilitazione senza aver creato una base solida, partendo magari da una struttura troppo piccola o da un team non adeguatamente formato. Per evitare questo, è fondamentale sviluppare gradualmente la pratica, creando un piccolo ambiente che cresca progressivamente, invece di lanciarsi in un progetto troppo ambizioso fin dall'inizio.
Un altro aspetto importante riguarda l'integrazione dei costi del personale. Nelle pratiche veterinarie tradizionali, si tende a ridurre i costi relativi al personale, con l’obiettivo di abbattere la percentuale di spesa sulle entrate complessive. Tuttavia, nelle pratiche di riabilitazione veterinaria, questa strategia è controproducente. Ridurre troppo i costi del personale può compromettere la qualità del servizio e la sicurezza del trattamento. Le pratiche di riabilitazione necessitano infatti di una forte componente di servizio diretto, con trattamenti che spesso richiedono attenzione individuale per ogni paziente. Di conseguenza, è fondamentale investire nella formazione continua del team e nella gestione adeguata delle risorse per mantenere un buon equilibrio tra spese e profitti.
Le pratiche di riabilitazione non sono semplici estensioni delle tradizionali pratiche veterinarie generali. Non si può trattare una clinica di riabilitazione come una semplice “divisione” di una pratica generale, come potrebbe essere un reparto di toelettatura o pensione per animali. La riabilitazione richiede specialisti e strutture dedicate, e l’approccio deve essere quello di creare una pratica che operi in modo autonomo e con alta professionalità, piuttosto che trattarla come un servizio secondario. Solo in questo modo la riabilitazione potrà essere una fonte stabile di reddito.
Un altro aspetto da considerare, specialmente per chi è agli inizi o sta ampliando una pratica di riabilitazione, è l'importanza di una formazione continua. L’acquisto di attrezzature costose, come un laser di classe IV, è inutile se il personale non ha le competenze per utilizzarle in modo sicuro ed efficace. Investire nella formazione professionale del team, anche attraverso corsi di certificazione o aggiornamenti specialistici, è essenziale per assicurarsi che ogni membro possa operare al massimo del suo potenziale, contribuendo così alla crescita della pratica e alla soddisfazione del cliente.
Quali sono i metodi diagnostici avanzati nella medicina sportiva canina e nella riabilitazione?
L'artroscopia con ago si dimostra una modalità diagnostica altamente efficace per la valutazione delle lesioni meniscali nei cani affetti da rottura del legamento crociato craniale. La possibilità di visualizzare direttamente le strutture intra-articolari offre un vantaggio diagnostico significativo rispetto ad altri strumenti, in particolare per la valutazione dei tessuti molli e della cartilagine. Evers e colleghi hanno documentato una sensibilità del 95% e una specificità del 100% nell'identificazione delle lesioni meniscali, con una durata dell'intervento inferiore rispetto agli studi precedenti. Questo suggerisce che l'artroscopia con ago può costituire una risorsa fondamentale nel follow-up post-chirurgico e nella diagnosi precoce delle complicanze articolari.
Il needlescope, sebbene offra una qualità d'immagine inferiore rispetto all'artroscopia tradizionale, rappresenta un'alternativa meno invasiva, praticabile anche in sedazione e associata a costi e tempi ridotti. Tuttavia, il campo d'azione resta confinato alle strutture intra-articolari, e in base al sospetto clinico possono rendersi necessari ulteriori accertamenti. La diffusione di questa tecnica è ostacolata dalla scarsità di formazione specifica al di fuori dell’ambito chirurgico specialistico. La padronanza delle competenze tecniche, come il corretto posizionamento del paziente, la creazione dei portali, e l'identificazione delle strutture anatomiche e delle alterazioni patologiche, è imprescindibile per evitare traumi iatrogeni, specialmente a livello cartilagineo.
La scintigrafia nucleare, pur essendo una tecnica ben consolidata nell’imaging equino, è meno utilizzata nella pratica veterinaria sui piccoli animali. Ciononostante, il suo potenziale clinico nella localizzazione di zoppie di origine ossea non evidenti radiograficamente è rilevante. È particolarmente utile in presenza di patologie occulte, lesioni ossee nei levrieri da corsa, o malattie come quella del processo coronoideo mediale. A differenza della tomografia computerizzata (CT) e della risonanza magnetica (MRI), la scintigrafia offre una rappresentazione funzionale, piuttosto che strutturale, del tessuto esaminato. Dopo l'iniezione endovenosa di tecnezio-99m-MDP, che si lega selettivamente ai sali di fosfato ossei, una gamma camera registra l’emissione di radiazioni gamma prodotta dal decadimento dell’isotopo. L’intensità dell’accumulo radioattivo riflette l’attività osteoblastica e il flusso sanguigno locale, rendendo visibili le alterazioni patologiche ancor prima che si manifestino modificazioni ossee radiografiche.
Nonostante la procedura sia attuabile con una sedazione leggera e consenta un'analisi dell'intero scheletro in tempi brevi, le restrizioni normative e la gestione dei radiofarmaci ne limitano l'accessibilità clinica. Tuttavia, nei casi complessi o di zoppia non localizzabile con altri mezzi, rappresenta un'opzione diagnostica valida e talvolta insostituibile.
L’elettrodiagnostica completa il quadro delle indagini avanzate nella medicina sportiva canina. Essa include elettromiografia, conduzione nervosa periferica, studi sui riflessi spinali e test di giunzione neuromuscolare. Le tecniche più frequentemente adottate sono l’elettromiografia e gli studi di conduzione motoria. L’elettromiografia permette di valutare l’attività elettrica spontanea, volontaria e da inserzione della membrana cellulare muscolare, contribuendo a distinguere tra miopatie primarie e neuropatie, localizzare la lesione e determinarne la gravità. L’ago-elettrodo, inserito nel muscolo da esaminare, registra l’attività elettrica amplificata, visibile su un oscilloscopio e udibile tramite altoparlante. In condizioni normali, il muscolo a riposo è elettricamente silente; eventuali anomalie si manifestano con segnali specifici al movimento dell’elettrodo o alla contrazione muscolare.
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