Nel contesto della politica estera americana, la visione di Trump sulla competizione globale si distingue per il suo pragmatismo e per la sua convinzione che l'America debba trionfare sugli altri paesi. Contrariamente ad una visione progressista che idealizza una fratellanza internazionale, Trump considera la competizione tra le nazioni come un terreno di confronto dove ogni paese deve lottare per primeggiare. La Cina, per esempio, ha cercato in modo silente di minare gli interessi americani attraverso strategie economiche, mentre l'Iran ha cercato di ottenere un'arma nucleare per perseguire le sue ambizioni imperiali, tutto ciò camuffato sotto il velo di un regime apparentemente rispettoso dei trattati internazionali. Trump, in questo scenario, denuncia le umiliazioni internazionali subite sotto l'amministrazione Obama, sostenendo che queste esperienze abbiano ridotto il rispetto che altre nazioni provano per l'America. Nonostante il suo approccio sembri scontroso e diretto, molte delle sue osservazioni riecheggiano i temi trattati nei Federalist Papers, che offrono una cornice più ampia per comprendere le dinamiche di potere e grandezza nazionale.

Publius, nel trattare la grandezza nazionale, contrappone la sua visione dell'America a quella delle nazioni imperiali del passato e del presente. L'Europa, ad esempio, ha raggiunto la sua grandezza imperiale attraverso la guerra e il mercantilismo, una via che non è ancora preclusa, come dimostra la Cina con la sua colonizzazione mercantile in Africa e la sua politica aggressiva nel Mar Cinese Meridionale. Tuttavia, la grandezza nazionale, per Publius, non deve essere confusa con la grandezza individuale, tipica delle antiche repubbliche, che valorizzava le virtù e le ambizioni di singoli individui, come i grandi uomini dell'antica Roma. La grandezza di Roma, pur essendo un modello di grandezza umana, portò inevitabilmente a divisioni interne e conflitti che non potevano favorire la felicità del popolo americano.

Publius ritiene che la modernità, rappresentata dalla repubblica americana, non debba fare affidamento sulle virtù individuali di grandi uomini, ma su un sistema che subordini le passioni individuali al bene comune. La nuova unione che egli propone è quella di una nazione stabile e prospera, che moltiplica la propria ricchezza attraverso il commercio. Questo spirito commerciale, che diventa la principale forza trainante dell'America, si traduce anche in una potenza militare che si sviluppa non per dominare gli altri, ma per difendere l'indipendenza e l'autosufficienza del paese.

I Federalist Papers, specialmente negli articoli 11 e 12, esplorano come la grandezza dell'America emerga da una politica commerciale prospera, piuttosto che da guerre o conquiste. Publius riconosce che la prosperità non è solo un fine in sé, ma un mezzo per garantire l'indipendenza nazionale. L'America, per essere grande, deve fare affidamento su un "spirito di intraprendenza" che è una risorsa inestimabile e in continua espansione, capace di alimentare la ricchezza e il potere della nazione. Questo spirito è il principale vantaggio competitivo dell'America, una risorsa che la distingue dalle altre nazioni e la rende capace di conquistare, attraverso il commercio e l'innovazione, non solo l'emisfero ma anche il mondo intero.

L'idea di Publius è che la nazione americana debba liberare le energie umane, in modo simile a come la scienza moderna sfrutta le forze naturali per soddisfare i desideri umani. Tuttavia, non si tratta solo di profitto privato; il fine di questa liberazione è il benessere collettivo della nazione. Publius riconosce che l'avidità è la forza motrice di questa energia commerciale, ma l'America ha il vantaggio di incanalare questa passione verso scopi produttivi, a differenza di altre nazioni dove la ricerca del potere è legata alla conquista di popoli. La libertà di commercio e l'assenza di restrizioni sul libero scambio all'interno degli Stati Uniti permettono a ogni individuo di partecipare alla crescita della nazione, dove i diritti di proprietà e la protezione governativa garantiscono che gli sforzi individuali siano premiati.

La grandezza dell'America, quindi, non è il risultato di un'aspirazione individuale o imperiale, ma di un sistema che favorisce la prosperità collettiva attraverso il commercio, creando una società che, pur essendo fondata su principi repubblicani, trova nella sua economia la forza per difendere la propria autonomia. Questa visione di grandezza, ispirata dalle idee di Publius, può sembrare distante da quella degli imperi tradizionali, ma è anche una risposta alle sfide del mondo moderno, dove la potenza economica e commerciale diventa l'elemento fondamentale per mantenere la stabilità e il rispetto internazionale.

Inoltre, è fondamentale comprendere che la vera forza di una nazione non risiede solo nella sua capacità di produrre ricchezza, ma nella sua abilità di gestire questa ricchezza in modo che contribuisca al benessere collettivo. Il commercio e la prosperità non sono fini a sé stessi, ma mezzi per costruire una società che non dipende dalle conquiste militari o dalle guerre imperiali, ma che si fonda su un sistema economico che permette a ogni individuo di realizzare il proprio potenziale nel rispetto delle leggi e della giustizia sociale.

Che cosa rende un’azione veramente onorevole?

L’onore non è mai semplicemente uno strumento: implica il riconoscimento di un valore come fine in sé, non come mezzo per qualcos’altro. È in questa distinzione che risiede la differenza tra ciò che è utile e ciò che è onorevole. Spesso, infatti, l’atto onorevole si manifesta proprio laddove esso si rivela più scomodo, più rischioso, più distante da ogni calcolo di convenienza. La sua forza nasce dal suo radicamento in un ordine di valori che trascende l’utile, un ordine condiviso, tramandato, e dunque sociale. L’origine sociale di ogni valore, e quindi di ogni fine ultimo, è ciò che Max Weber chiama carisma.

Il carisma non è soltanto una qualità personale, ma la dimensione sociale attraverso cui una comunità riconosce e pone i propri fini supremi. Esso è la forma concreta della razionalità sostanziale, quella che conferisce senso all’agire umano. Non riguarda soltanto la politica, benché la politica sia l’arena privilegiata dove i conflitti di valore si manifestano con maggiore intensità; il carisma, al contrario, permea ogni attività che i suoi partecipanti considerano portatrice di un significato intrinseco. Così, la religione può trasformare il lavoro in vocazione; un’impresa economica, come accadde con la Apple sotto Steve Jobs, può diventare un’esperienza quasi mistica; e l’arte, quando è vissuta come scopo ultimo dell’esistenza, si fa essa stessa forma di carisma.

Per Weber, ogni attività umana si giustifica solo se trova in sé la propria ragione d’essere. Anche la scienza, che pretende di offrire risposte oggettive, non può fondare razionalmente il proprio senso: essa può solo dirci come dominare tecnicamente la vita, ma non se ciò abbia davvero senso. Il disincanto del mondo moderno, prodotto dalla razionalizzazione scientifica, ha reso esplicita questa verità: la natura non ordina i valori, non ne stabilisce la gerarchia. Le credenze illuministiche nel potere salvifico della Ragione non sono state altro che l’ultima grande forma di incantamento carismatico. Persino la Rivoluzione francese, nella sua glorificazione della Ragione, è stata una manifestazione del carisma che si traveste di razionalità.

Il carisma istituzionalizzato rappresenta l’evoluzione di questo processo: è l’energia originaria del carisma trasformata in cultura, in sistema di valori consolidati, in norme e istituzioni che ne incarnano lo spirito. Gli Stati Uniti, nella loro identità di democrazia costituzionale, sono un esempio paradigmatico di tale trasformazione: la sacralità delle libertà civili, la legittimità delle elezioni libere, la divisione dei poteri sono forme di carisma cristallizzato nella struttura stessa dello Stato. In questo senso, la cultura è carisma sedimentato, la memoria di un’energia che un tempo era viva, rivoluzionaria, e che ora regola il comportamento collettivo.

Tuttavia, ogni volta che le certezze culturali vengono sospese, ogni volta che la tradizione si svuota e l’obbedienza diventa mero riflesso, il carisma può riemergere nella sua forma originaria e dirompente. La rivoluzione, intesa come rottura dell’ordine