Le terapie fisiche rappresentano un pilastro importante nella gestione dell’osteoartrite (OA) sia nell’uomo che nel cane, offrendo sollievo dal dolore e migliorando la qualità della vita senza gli effetti collaterali dei farmaci. Tra queste, la fotobiomodulazione (PBM) emerge come una modalità che esercita un potente effetto antinfiammatorio, capace di ridurre il dolore articolare. Studi su cani hanno dimostrato un miglioramento significativo nel comfort dei pazienti dopo trattamenti con PBM, sebbene manchino protocolli terapeutici universalmente accettati. Le linee guida della World Association for Laser Therapy (WALT) raccomandano dosaggi specifici basati su lunghezze d’onda particolari per l’artrosi del ginocchio umano, con possibili adattamenti in base alla pigmentazione del pelo e alla sua lunghezza nei cani. Un approccio interessante è quello di applicare la PBM non solo sull’articolazione, ma anche sui gangli della radice dorsale, diminuendo così la percezione del dolore periferico.
L’uso della terapia extracorporea ad onde d’urto (ESWT) ha mostrato risultati promettenti nel controllo del dolore da displasia dell’anca nei cani, con effetti duraturi fino a tre mesi dopo un ciclo di trattamenti settimanali. Analogamente, anche l’artrosi del gomito sembra rispondere positivamente a protocolli con impulsi ripetuti a distanza di due settimane. La letteratura umana conferma che l’ESWT è superiore rispetto a placebo, corticosteroidi e altre terapie fisiche nell’alleviare il dolore e migliorare la funzione articolare.
L’ultrasuono terapeutico (TUS), pur essendo una tecnica sicura e comunemente utilizzata, non ha ancora acquisito evidenze robuste che ne giustifichino l’impiego routinario nell’OA sia nei cani che nell’uomo. La stimolazione elettrica transcutanea (TENS) ha una comprovata efficacia nel controllo del dolore in generale, ma la sua applicazione specifica nell’artrosi non ha dato risultati convincenti e manca ancora di ricerche dedicate su pazienti canini.
La terapia con campi elettromagnetici pulsati (PEMF) presenta risultati contrastanti: alcune meta-analisi umane riportano miglioramenti nella funzione fisica, ma non nel dolore o rigidità, mentre altre evidenziano una riduzione a breve termine dei sintomi. Nella pratica veterinaria, il PEMF sembra apportare benefici secondo le valutazioni dei proprietari e le osservazioni cliniche, fungendo da trattamento complementare.
L’agopuntura, pur dimostrando efficacia nel ridurre il dolore cronico in generale, ha risultati meno definiti nell’OA, con studi che ne evidenziano esiti contrastanti. L’approccio manuale, molto apprezzato nella medicina umana, manca di ricerche di qualità specifiche per i cani, ma resta un’opzione terapeutica riconosciuta.
L’uso di ortesi è raccomandato per alcune localizzazioni di artrosi, come quella carpale o del ginocchio, offrendo stabilità e supporto funzionale. La modifica dell’ambiente domestico gioca un ruolo cruciale nel miglioramento della vita quotidiana del cane affetto da OA: superfici antiscivolo, l’adeguamento dell’altezza di ciotole e letti, e l’uso di rampe o scale morbide limitano i rischi di cadute e movimenti inappropriati, prevenendo un peggioramento della patologia.
È importante curare dettagli apparentemente minori, come il taglio regolare delle unghie e la rimozione del pelo interdigital, per migliorare la trazione e ridurre il dolore durante la deambulazione. Inoltre, esercizi ad alto impatto come i salti devono essere evitati per non aggravare le condizioni articolari.
Nei casi più avanzati, l’uso di imbragature e ausili per la deambulazione, come carrozzine ortopediche, può mantenere la mobilità e l’autonomia del cane, mentre la chirurgia rimane una risorsa valida in diverse fasi della malattia, sia per prevenire che per correggere danni articolari, con interventi specifici indicati a seconda della gravità e della localizzazione dell’OA.
Oltre alle opzioni terapeutiche specifiche, è fondamentale comprendere che l’approccio alla gestione dell’osteoartrite deve essere multimodale e personalizzato. Il successo del trattamento dipende da una combinazione sinergica di terapie farmacologiche, fisiche e ambientali, oltre a un’attenta valutazione clinica e monitoraggio continuo. La variabilità individuale nella risposta ai trattamenti richiede flessibilità e adattamenti frequenti, sempre con l’obiettivo di migliorare il comfort e la funzionalità del paziente.
Quando e come utilizzare le modalità fisiche nella riabilitazione canina?
Le modalità fisiche utilizzate nella riabilitazione canina rappresentano strumenti preziosi nel trattamento di diverse patologie muscoloscheletriche e neurologiche. L’obiettivo principale di un piano riabilitativo è sempre quello di ottimizzare il recupero funzionale del paziente, e le modalità fisiche, come il calore, il freddo, gli ultrasuoni terapeutici, l’elettrostimolazione e altre, sono fondamentali nell'affiancare le terapie fisiche tradizionali per ottenere i migliori risultati. Quando utilizzate correttamente, queste modalità possono migliorare il flusso sanguigno, ridurre il dolore e l’infiammazione, supportare la guarigione dei tessuti e migliorare la mobilità articolare.
Tuttavia, è importante comprendere che le modalità fisiche non devono mai sostituire altri trattamenti riabilitativi come gli esercizi terapeutici o le tecniche manuali, ma piuttosto complementarle, in modo da massimizzare il potenziale di recupero. La decisione di utilizzare una specifica modalità fisica dipende da un’attenta valutazione dello stato del paziente e dal suo specifico percorso di recupero. Un’analisi approfondita della risposta del cane a ciascuna di queste tecniche è essenziale per determinare quando e come cambiarle, sospenderle o integrarle nel trattamento.
Le modalità fisiche più comunemente utilizzate in riabilitazione canina includono: terapie termiche, ultrasuoni terapeutici (TUS), elettroterapie (stimolazione elettrica neuromuscolare NMES, stimolazione elettrica transcutanea dei nervi TENS, terapia a campi elettromagnetici pulsati PEMF), fotobiomodulazione (PBM) o terapia laser a bassa intensità (LLLT), e la terapia a onde d’urto extracorporee (ESWT). Ogni modalità ha indicazioni specifiche, e la loro applicazione può variare a seconda della fase di riabilitazione, se acuta o cronica, e della tipologia di lesione o condizione del paziente.
Le terapie termiche superficiali, come il freddo e il calore, sono spesso utilizzate per ridurre il gonfiore e il dolore, promuovere la guarigione e migliorare la mobilità. Tra queste, la crioterapia, che sfrutta il freddo per ridurre il metabolismo cellulare e la temperatura dei tessuti, è un metodo efficace per il trattamento delle lesioni acute, poiché riduce l'infiammazione e limita la diffusione del danno tissutale. La crioterapia, che può essere applicata tramite impacchi di ghiaccio o dispositivi che combinano freddo e compressione, è ampiamente utilizzata per trattare danni ai muscoli, tendini e articolazioni nei cani, contribuendo ad alleviare il dolore e migliorare la funzione articolare, come nel caso delle riparazioni chirurgiche dei legamenti crociati.
Le evidenze scientifiche supportano l'uso della crioterapia in contesti riabilitativi per cani che hanno subito lesioni acute. Diversi studi hanno mostrato che l'applicazione di impacchi freddi o di compressione fredda porta a una significativa riduzione della temperatura dei tessuti e a una diminuzione del gonfiore, con un impatto positivo sul recupero post-operatorio, specialmente in seguito a interventi chirurgici come la riparazione del legamento crociato. In alcuni casi, l’associazione tra crioterapia e compressione può anche favorire un miglior ritorno alla mobilità del cane, riducendo l'infiammazione e accelerando il processo di riabilitazione.
Tuttavia, non è sempre semplice stabilire quando e come utilizzare le modalità fisiche. L’analisi costante delle risposte del cane e la personalizzazione del piano riabilitativo sono fondamentali per ottimizzare l’efficacia di ogni trattamento. La scelta della modalità fisica dipende dalla fase della lesione, dallo stato generale di salute del cane, e dal tipo di patologia in corso.
Ad esempio, se si considera la fase acuta di una lesione, la crioterapia è molto utile per ridurre l'infiammazione, ma una volta che la fase acuta è superata, potrebbe essere più indicato l'uso di altre modalità come il calore o la stimolazione elettrica, per stimolare la circolazione sanguigna e promuovere la guarigione tissutale. È quindi essenziale un monitoraggio costante per adattare le modalità fisiche alle esigenze del paziente nel tempo.
Oltre all'applicazione delle modalità fisiche, è altrettanto importante che il terapista abbia una conoscenza approfondita dei principi fisici alla base di ciascuna terapia e comprenda la fisiologia del cane per fare scelte informate. Mentre alcuni trattamenti sono relativamente semplici da applicare, come l’uso del freddo e del calore, altre modalità richiedono una comprensione più dettagliata, come nel caso degli ultrasuoni terapeutici o della terapia a onde d’urto, che implicano specifici parametri di applicazione per essere efficaci. La ricerca in continua evoluzione offre nuove intuizioni, e la consulenza di esperti del settore, così come la revisione della letteratura aggiornata, sono cruciali per garantire che ogni trattamento sia scelto sulla base delle evidenze più recenti.
È importante anche che i terapisti continuino a educare i proprietari degli animali riguardo alla gestione casalinga delle modalità fisiche, in quanto alcune di esse possono essere utilizzate efficacemente come parte di un programma di trattamento domiciliare. Ad esempio, il freddo e il calore sono facilmente applicabili dai proprietari a casa, ma è necessario che vengano seguite precise indicazioni per evitare danni ai tessuti e garantire la sicurezza del cane.
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