Il dolore muscolare ad insorgenza ritardata (DOMS) è una condizione che può verificarsi nei cani sottoposti a esercizi terapeutici intensivi. Questo fenomeno è causato da micro-lesioni nelle cellule muscolari, particolarmente in cani non abituati a esercizi ad alta intensità con contrazioni eccentriche dei muscoli. Quando il muscolo subisce questo tipo di sollecitazione, si verificano dolore durante il movimento, gonfiore muscolare, rigidità e ridotta propriocezione, che a lungo andare abbassano la forza contrattile del muscolo, diminuendo di conseguenza la performance atletica (Smith, 1991). DOMS generalmente si manifesta 24-48 ore dopo l’esercizio, e può persistere per 4-5 giorni, limitando temporaneamente le capacità motorie del cane.

Nel trattamento del DOMS, gli studi umani suggeriscono l’uso di terapie come la crioterapia, la vibrazione terapeutica, l’ultrasuono terapeutico e il massaggio per alleviare il dolore e favorire il recupero (Nahon et al., 2021). La considerazione di modifiche nei tipi o nell'intensità degli esercizi può essere utile per prevenire il riacutizzarsi di DOMS, adattando gradualmente il carico fisico in base alla risposta del cane.

Un programma di esercizi terapeutici completo deve includere vari aspetti per consentire al cane di tornare alle attività quotidiane, sport o lavoro. L’età e le capacità fisiche del paziente devono essere presi in considerazione. Ad esempio, i cuccioli non devono essere sottoposti a esercizi altamente traumatici mentre sono ancora in fase di sviluppo, mentre gli esercizi per cani anziani dovrebbero concentrarsi più su stabilizzazione e equilibrio, affinché possano continuare a svolgere le loro attività giornaliere senza rischio di lesioni (Ramos & Otto, 2022).

Controllo neuromuscolare e coordinazione

Il controllo neuromuscolare è la capacità del corpo di dirigere il movimento grazie all'interazione tra il sistema motorio e quello sensoriale, attivando muscoli agonisti, antagonisti, sinergici e stabilizzatori. La coordinazione riguarda la tempistica e l'intensità dell'attivazione muscolare, che consente movimenti specifici e fluidi. Lesioni o patologie possono compromettere questo controllo, e l'esercizio terapeutico aiuta i cani a recuperare questa funzionalità, utilizzando tecniche che migliorano il sincronismo muscolare. Gli atleti umani, ad esempio, migliorano le loro prestazioni riducendo il rischio di infortuni attraverso esercizi che stimolano il sistema nervoso, come attività di coordinazione, equilibrio e agilità (Akbar et al., 2022). Questo principio può essere applicato anche durante la riabilitazione dei cani.

Stabilità e recupero muscolare

La stabilità, essenziale per il movimento funzionale, è ottenuta grazie all’attivazione dei muscoli stabilizzatori dinamici, come il muscolo sovraspinato della spalla, e dei stabilizzatori passivi come la capsula articolare. Quando la stabilità non è ottimale, si creano compensazioni che possono portare a danni patologici. Un piano terapeutico per il recupero deve concentrarsi sul rafforzamento dei muscoli antigravitazionali che supportano la postura eretta, dei muscoli centrali che mantengono la forza del tronco e dei muscoli che assistono i movimenti attivi per il recupero delle transizioni funzionali (ad esempio, dal sdraiato al stando in piedi). È fondamentale rafforzare il cane attraverso tutti i movimenti funzionali, non solo nel mantenere la postura eretta.

Equilibrio e postura

La postura rappresenta la posizione del corpo nello spazio, che può essere statica, come nel mantenere la posizione da stante, o dinamica, come nel mantenere l'equilibrio durante le attività quotidiane. L’equilibrio viene mantenuto grazie all’interazione dei sistemi visivo, vestibolare, muscoloscheletrico e cutaneo (Carini et al., 2017). Le alterazioni posturali sono comuni nei pazienti in riabilitazione. Si può osservare un aumento della flessione delle articolazioni a causa di debolezza o dolore, o una maggiore estensione di altre articolazioni per compensare il dolore, il che può compromettere ulteriormente la funzionalità muscolare.

Considerazioni aggiuntive

La guarigione completa di un cane dopo un infortunio muscolare o articolare dipende da vari fattori, tra cui la gravità del danno tissutale, la presenza di cicatrici e l’approccio adottato durante la riabilitazione. È cruciale che il piano terapeutico includa un progressivo aumento del carico fisico, che deve essere gestito in modo tale da evitare sovraccarichi dannosi. Il ritorno alle attività pre-infortunio deve avvenire gradualmente, tenendo conto dei tempi di recupero specifici per ogni tipo di tessuto e per la condizione fisica del cane.

Quali sono i benefici della terapia acquatica nella riabilitazione e medicina sportiva canina?

La terapia acquatica rappresenta un approccio terapeutico essenziale per il trattamento e la riabilitazione dei cani, sfruttando le proprietà fisiche uniche dell’acqua per migliorare la funzionalità muscolare e articolare. Essa non è mai un trattamento isolato, ma una parte integrante di un piano di cura completo e personalizzato. Le caratteristiche fisiche dell'acqua, come la galleggiabilità, la densità relativa, la viscosità, la pressione idrostatica, la resistenza idrodinamica e gli effetti termodinamici, giocano un ruolo fondamentale nel determinare l'efficacia di questo trattamento.

L’acqua offre un ambiente in cui il cane può muoversi in modo sicuro, senza gravare eccessivamente sulle articolazioni, riducendo così la compressione articolare. In particolare, l’utilizzo di un tapis roulant acquatico (UWTM) o il lavoro in piscina consente di iniziare il movimento anche nei giorni immediatamente successivi a un infortunio o intervento chirurgico, con un rischio minimo di reinfortunio. Questo aspetto rende la terapia acquatica particolarmente utile per un intervento precoce e sicuro.

Le sessioni di terapia acquatica possono includere esercizi assistiti, di supporto o resistivi, tutti volti a migliorare la mobilità articolare, la forza muscolare e la coordinazione motoria. Gli esercizi assistiti, che avvengono vicino alla superficie dell’acqua, favoriscono l'aumento della flessibilità e della gamma di movimento. Gli esercizi di supporto si svolgono in una direzione perpendicolare alla spinta verso l'alto della galleggiabilità o paralleli al fondo della piscina, mentre gli esercizi resistivi contrastano la forza della galleggiabilità, spostando una parte del corpo lontano dalla superficie dell’acqua. Questi ultimi, in particolare, sono utili per incrementare la forza muscolare.

A differenza del semplice nuoto, che si limita a far muovere il cane in acqua senza un intervento diretto del fisioterapista, la terapia acquatica è sempre guidata da un professionista che stimola il movimento corretto delle articolazioni, previene movimenti compensatori e fornisce resistenza a determinati esercizi. Le prove biomeccaniche hanno mostrato che, durante il nuoto, la flessione e l'estensione dell'anca sono limitate senza una stimolazione manuale. Pertanto, l'intervento diretto del clinico è essenziale per l’efficacia della terapia, soprattutto in cani con displasia dell'anca o altre patologie articolari.

La storia dell’utilizzo dell’acqua a scopi terapeutici risale a secoli fa, con testimonianze di utilizzo dell’acqua per la guarigione fin dall’antichità. Negli anni, la medicina umana ha sviluppato tecniche sempre più sofisticate di immersione acquatica, utilizzando l’acqua come strumento di riabilitazione in diverse patologie. Ad esempio, il dottor Charles LeRoy Lowman, nel 1937, pubblicò uno dei primi studi sulla terapia acquatica, dimostrando i benefici biologici dell'immersione.

Gli effetti biologici dell’acqua sono estremamente ampi e riguardano praticamente tutti i sistemi omeostatici del corpo. Questi effetti possono essere immediati o ritardati, ma in entrambi i casi contribuiscono significativamente alla riabilitazione e al recupero funzionale del cane. Il professionista deve valutare i benefici della terapia acquatica in relazione al tempo e ai costi aggiuntivi, ma l’ampio margine di sicurezza terapeutica dell’acqua la rende una delle modalità più sicure e versatili di trattamento.

L'integrazione della terapia acquatica in un programma di riabilitazione offre numerosi vantaggi. In primo luogo, essa riduce il carico sulle articolazioni, consentendo di iniziare il trattamento subito dopo un infortunio o un intervento chirurgico. Poiché l’acqua sostiene il corpo, il rischio di danni aggiuntivi è ridotto, permettendo anche ai pazienti con restrizioni a terra di beneficiare di esercizi terapeutici. Inoltre, l'acqua fornisce una resistenza maggiore rispetto all'aria, che rende gli esercizi più impegnativi per i muscoli senza provocare dolore.

La riduzione del dolore è uno degli effetti principali della terapia acquatica, fondamentale per interrompere il ciclo di atrofia da disuso e progressiva disabilità. In un ambiente acquatico, il movimento diventa più confortevole, permettendo al cane di concentrarsi su esercizi funzionali che sfidano la muscolatura senza causare dolore. L’ambiente acquatico caldo, poi, favorisce il rilassamento muscolare, riducendo spasmi e ipertonicità, migliorando la circolazione sanguigna e diminuendo l'edema.

Gli esercizi di equilibrio possono essere eseguiti prima e più facilmente in acqua rispetto alla terraferma, consentendo interventi precoci per migliorare la forza, l’equilibrio e la coordinazione. La terapia acquatica aumenta anche il metabolismo, contribuendo alla perdita di peso, al rafforzamento dei muscoli e alla riduzione degli effetti negativi dell'immobilità. Studi hanno dimostrato che l'esercizio combinato con una dieta mirata porta a risultati migliori in termini di perdita di peso rispetto alla sola dieta, prevenendo la perdita di massa magra.

L’aumento della gamma di movimento (ROM) è più evidente durante la terapia acquatica rispetto all’esercizio a terra. Studi recenti hanno mostrato che un singolo trattamento di idroterapia può incrementare la lunghezza del passo e la ROM nei cani con displasia del gomito. Inoltre, l'esercizio acquatico è utile anche come modalità di allenamento incrociato per atleti e pazienti, migliorando la capacità aerobica, riducendo il carico articolare, e migliorando le prestazioni e la funzionalità respiratoria.

Le indicazioni principali per la terapia acquatica includono le disfunzioni muscoloscheletriche e ortopediche, la riabilitazione pre- e post-operatoria, l'osteoartrite, le disabilità neurologiche, le malattie cardiopolmonari, e l’allenamento. La terapia acquatica pre-operatoria si concentra sulla familiarizzazione con l’ambiente acquatico, la preparazione fisica e il rafforzamento muscolare, particolarmente utile per i cani troppo giovani per subire interventi chirurgici, ma che possono iniziare a costruire forza muscolare prima dell’operazione.

Che cos'è la Terapia Manipolativa e l'Chiropratica Animale?

La chiropratica è una disciplina che si concentra sul miglioramento della mobilità delle articolazioni ipomobili (incluso ogni tipo di articolazione, non solo quelle vertebrali), che a sua volta migliora le funzioni neurologiche afferenti ed efferenti. Una funzione neurologica corretta è necessaria per il mantenimento di tutte le funzioni corporee, non solo per l'azione muscolare. La chiropratica moderna viene attribuita al dottor Daniel David Palmer, che eseguì il primo aggiustamento nel 1895, regolando la mobilità vertebrale di un paziente.

L'aggiustamento tradizionale è una spinta precisa ad alta velocità e bassa ampiezza (HVLA), simile alla manipolazione di grado V di Maitland (Capitolo 11) nella linea di drive (LOD) o linea di correzione (LOC), secondo la biomeccanica dell'articolazione. La differenza tra mobilizzazione articolare e manipolazione articolare (un aggiustamento) è che durante la mobilizzazione, un'articolazione viene manualmente portata dal suo normale range di movimento (ROM) al suo ROM finale, mentre durante la manipolazione l'articolazione che è stata portata al suo ROM finale viene quindi spinta nello spazio parafisiologico/ROM senza superare i limiti della sua integrità anatomica.

Per eseguire efficacemente la terapia manipolativa, il professionista deve avere una formazione post-laurea specializzata, che includa abilità di palpazione e tecniche di aggiustamento. Con la pratica, il professionista può integrare la biomeccanica, l'anatomia, la neurologia e la fisiologia per determinare la diagnosi differenziale del paziente e gli effetti potenziali di un aggiustamento. Un'anomalia anatomica che richiede un aggiustamento è tradizionalmente chiamata sublussazione, un termine utilizzato per descrivere un'articolazione instabile che non è completamente lussata. Questo termine è molto controverso, in quanto le sublussazioni non sono scientificamente provate e non esiste un consenso su una definizione specifica del termine. Alcune fonti mediche richiedono evidenze radiografiche affinché un'articolazione possa essere qualificata come sublussata. I clinici chiropratici usano spesso il termine sublussazione per le anomalie articolari che non possono essere visualizzate tramite radiografie ma che rispondono a corretti aggiustamenti.

Per esempio, una sublussazione sacroiliaca implica che l'allungamento legamentoso sia stato sufficiente a permettere al ilio di scivolare sul sacro. Una prominenza irregolare su una superficie articolare diventa bloccata su una prominenza dell'altra superficie articolare, i legamenti sono tesi, lo spasmo muscolare riflesso è intenso e il dolore è severo e continuo fino a quando non si ottiene una riduzione. Lo spostamento è così lieve che non può essere riconosciuto nelle radiografie. Il dolore della sublussazione spesso si allevia drammaticamente e improvvisamente con la manipolazione.

La teoria della sublussazione continua ad evolversi. Come parte di questa evoluzione, è stato sviluppato il concetto di "compleesso di sublussazione vertebrale" (VSC). Il VSC descrive i cambiamenti che si verificano a causa dell'ipomobilità dei tessuti e delle articolazioni. È stato suggerito che il termine "ipomobilità" sia più descrittivo rispetto a sublussazione. Una sublussazione o ipomobilità articolare causa una riduzione del ROM articolare, il che porta a un circolo vizioso di riduzione dei segnali afferenti dal sistema nervoso dai recettori (inclusi i fusi muscolari, gli organi tendinei di Golgi, i nocicettori e i meccanocettori articolari) situati nei tessuti circostanti l'articolazione. Questi tessuti comprendono muscoli, tendini, legamenti e la capsula articolare. I recettori forniscono abbondanti informazioni afferenti al sistema nervoso centrale (SNC) sulla posizione dell'articolazione, sulla propriocezione e sul dolore. Di conseguenza, si verifica una diminuzione dei segnali efferenti del sistema nervoso, una riduzione della salute articolare e il possibile dolore articolare. Con l'immobilizzazione articolare, la degenerazione della cartilagine e la contrattura della capsula articolare, soprattutto sul lato flessore della capsula articolare, si verificano cambiamenti (Millis & Levine, 2014).

L'obiettivo della terapia manipolativa è migliorare il ROM articolare, ripristinare la funzione e ridurre il dolore articolare. Poiché la terapia manipolativa è una terapia basata sui recettori, è necessaria una conoscenza funzionale della neurologia. Ogni aggiustamento manuale influenza in qualche modo il sistema nervoso e il clinico dovrebbe comprendere l'impatto neurologico che un aggiustamento può avere sul paziente. La conoscenza dell'anatomia della colonna vertebrale e della funzione neurologica, inclusi i percorsi delle vie motorie e sensoriali e come le informazioni afferenti vengono elaborate e influenzate dagli aggiustamenti chiropratici, può migliorare la diagnosi riabilitativa e i successivi trattamenti.

Le articolazioni formate dalle faccette articolari della colonna vertebrale sono vere articolazioni sinoviali (diartroidali), chiamate articolazioni zigapofisarie, o articolazioni Z. Le capsule articolari delle articolazioni Z presentano una straordinaria concentrazione di innervazione sensoriale, inclusi meccanocettori e terminazioni nervose contenenti sostanza P per la nocicezione. La separazione delle articolazioni Z e la rottura delle aderenze intra-articolari tra di esse sono state ipotizzate come effetti benefici degli aggiustamenti spinali. Ulteriori ricerche hanno dimostrato che l'ipomobilità vertebrale porta a cambiamenti degenerativi delle articolazioni Z, incluse le aderenze all'interno di esse, la cui quantità e gravità dipendono dal tempo. L'informazione sensoriale ricevuta dall'ambiente esterno e dall'interno del corpo viene elaborata e integrata dal SNC per produrre una risposta adeguata. Un aggiustamento di un'articolazione ipomobile aiuta a ripristinare la mobilità e fornisce input sensoriale attraverso il movimento impartito al segmento di movimento. Un segmento di movimento è definito come un'unità funzionale composta da due superfici articolari adiacenti e dai tessuti connettivi che le legano insieme.

Quando si affrontano cambiamenti nella deambulazione o nella mobilità, o si trattano animali sportivi o lavorativi, è essenziale che il clinico possieda una formazione in neuroanatomia, neurologia e abilità manuali per determinare correttamente il livello longitudinale di una lesione neurologica e per applicare in modo efficace la terapia manipolativa. La conoscenza dell'anatomia e della fisiologia della colonna vertebrale e del sistema nervoso periferico, nonché delle modalità in cui le modifiche in questi sistemi possano influenzare il comportamento del paziente, sono competenze fondamentali per un trattamento riabilitativo di successo.

Cosa può causare le tendinopatie del sovraspinato nei cani e come vengono trattate?

Le tendinopatie del sovraspinato nei cani sono patologie comuni che colpiscono principalmente le razze di taglia media e grande, in particolare i cani attivi, come i Labrador Retriever e i Rottweiler. Tra i fattori che contribuiscono all'insorgenza di queste patologie si annoverano l'ipossia, i microtraumi ripetitivi dovuti all'uso eccessivo senza un adeguato rimodellamento, e disturbi metabolici. Studi microvascolari hanno evidenziato aree di ipovascularizzazione nel tendine del sovraspinato nei cani, ma la sua rilevanza rimane sconosciuta. Si ipotizza che l'ipossia cronica possa portare alla trasformazione fibrocartilaginea del tendine. La maggior parte degli studi sulla tendinopatia del sovraspinato indica una scarsa infiammazione nei tendini lesionati, suggerendo che, sebbene l'infiammazione possa svolgere un ruolo iniziale, non contribuisce al progresso della malattia.

Le tendinopatie del sovraspinato possono essere calcifiche o non calcifiche. Tuttavia, il significato clinico della mineralizzazione rimane incerto, poiché non sempre si correla con la zoppia o il dolore. Alcuni studi hanno mostrato che una percentuale di cani zoppicanti presenta mineralizzazioni nel tendine del sovraspinato, ma non è stato possibile stabilire se questa mineralizzazione fosse la causa diretta della zoppia o un effetto dell'uso eccessivo dovuto a cambiamenti biomeccanici nel passo. In ogni caso, la mineralizzazione del tendine sovraspinato è considerata una scoperta incidentale comune e potrebbe non essere clinicamente rilevante. Tuttavia, studi recenti indicano che la prevalenza di mineralizzazione nel tendine sovraspinato sia anche rilevante nei cani non zoppicanti.

Un altro aspetto importante riguarda la relazione tra le tendinopatie del sovraspinato e le lesioni ad altri tendini o articolazioni. Nei cani con tendinopatia del sovraspinato, si osserva frequentemente la presenza di anomalie al gomito o altre lesioni a carico della spalla. Questo evidenzia l'importanza di una valutazione clinica completa per escludere altre patologie concomitanti, che potrebbero influire sul quadro clinico complessivo e sul trattamento.

Le tendinopatie del sovraspinato sono particolarmente comuni nei cani da agility, in cui le sollecitazioni meccaniche intense, come i rapidi cambi di direzione, le decelerazioni improvvise e le contrazioni eccentriche ripetute, possono predisporre alla lesione del tendine. L'uso eccessivo dei muscoli e dei tendini, unitamente a fattori intrinseci ed estrinseci, può portare alla tendinopatia del sovraspinato, mentre altre condizioni concomitanti della parte toracica del corpo, come lesioni al gomito o al legamento gleno-omerale, possono alterare il passo del cane e contribuire al danno del tendine.

La diagnosi di tendinopatia del sovraspinato si basa principalmente sull'anamnesi del cane, che presenta sintomi di zoppia variabili, che vanno da una riduzione della lunghezza del passo fino a una zoppia significativa durante il carico. La sintomatologia si aggrava con l'attività fisica e non risponde generalmente ai trattamenti tradizionali, come il riposo e l'uso di farmaci anti-infiammatori. Durante l'esame fisico, il cane potrebbe mostrare dolore, spasmo muscolare o tensione durante la flessione della spalla e la palpazione diretta del tendine del sovraspinato. Nei casi cronici, può essere evidente anche l'atrofia del muscolo sovraspinato.

Le indagini radiografiche possono rilevare la mineralizzazione vicino all'inserzione del tendine sul tubercolo maggiore, anche se in una bassa percentuale di casi. L'ecografia muscoloscheletrica e la risonanza magnetica sono strumenti migliori per la valutazione dei cambiamenti strutturali e dei danni al tendine sovraspinato, in quanto permettono di osservare in dettaglio l'aumento delle dimensioni del tendine, la disomogeneità delle fibre e la presenza di aree iperecogene o ipoecogene. In alcune situazioni, la risonanza magnetica può confondere la normale disposizione trilaminare del tendine sovraspinato con segni patologici, quindi deve essere interpretata con attenzione.

In alcuni casi, l'artroscopia può essere utilizzata per escludere condizioni concomitanti, sebbene non permetta di visualizzare direttamente il tendine sovraspinato, essendo il tendine extra-articolare. È interessante notare che, poiché il tendine del sovraspinato si trova a pochi millimetri di distanza dal tendine del bicipite, un ingrossamento del tendine sovraspinato può causare impingement sul bicipite, situazione che può essere osservata artroscopicamente.

Il trattamento della tendinopatia del sovraspinato prevede spesso un periodo di restrizione dell'esercizio fisico da 8 a 12 settimane, accompagnato da riabilitazione e trattamenti basati su modalità fisiche, come la fotobiomodulazione e l'ESWT. La terapia biologica, in particolare l'uso di PRP (plasma ricco di piastrine) e di cellule staminali derivate dal tessuto adiposo, ha dimostrato di essere promettente nel trattamento della tendinopatia del sovraspinato. L'iniezione guidata da ecografia di PRP o di concentrato di aspirato midollare nelle lesioni ha prodotto miglioramenti significativi in alcuni casi. Tuttavia, il trattamento chirurgico rimane controverso, in quanto l'obiettivo principale è la rimozione della calcificazione o la resezione del tendine per alleviare la pressione sul tendine del bicipite, ma i risultati sono stati variabili.

Infine, è importante sottolineare che la tendinopatia del sovraspinato può essere la manifestazione di una problematica più ampia che coinvolge il sistema muscoloscheletrico, pertanto è cruciale un'approfondita valutazione clinica e diagnostica, per indirizzare il trattamento verso la causa principale del danno e migliorare il recupero a lungo termine.

Qual è l'evoluzione della medicina sportiva e della riabilitazione canina?

La medicina sportiva e la riabilitazione canina ha visto una rapida evoluzione dal momento in cui il College Americano di Medicina Veterinaria Sportiva e Riabilitazione (ACVSMR) è stato riconosciuto nel 2010 come una specialità veterinaria dalla American Veterinary Medical Association (AVMA). Questa disciplina si concentra sulla diagnosi, il trattamento e la riabilitazione delle lesioni complesse, talvolta multiple, che colpiscono i cani che partecipano a sport, o che svolgono lavori specifici come cani da polizia o da assistenza. Inoltre, numerosi cani conducono una vita molto attiva, giocando, facendo escursioni nel fine settimana o correndo con i loro proprietari. Questi, a loro volta, sperimentano gli effetti a lungo termine dell'usura fisica, simile a quanto accade agli atleti umani.

Un fattore determinante per l'evoluzione di questo campo è stata la contaminazione reciproca di competenze e idee tra la medicina veterinaria e quella umana, a beneficio degli atleti canini. Questo scambio ha contribuito notevolmente all'ampliamento della nostra conoscenza in vari ambiti, tra cui l'ortopedia, la neurologia, la medicina interna, la nutrizione, la fisiologia dell'esercizio fisico e la riabilitazione. L'applicazione delle conoscenze scientifiche provenienti dall'ambito umano ha elevato gli standard di trattamento per i cani, con l'obiettivo di migliorarne la mobilità e la qualità della vita.

Nel corso degli anni, una serie di professionisti altamente qualificati, tra cui veterinari, fisioterapisti e specialisti in riabilitazione, ha contribuito a rafforzare la base teorica e pratica di questa disciplina. L'introduzione di nuovi approcci scientifici e il miglioramento delle tecniche riabilitative hanno portato alla realizzazione di pratiche più efficaci nel trattamento di cani con lesioni ortopediche o neurologiche, nonché nella gestione di disturbi legati all'invecchiamento e all'artrite.

In particolare, il supporto di esperti come Chris Zink e Janet Van Dyke ha permesso di raccogliere e sintetizzare una quantità impressionante di informazioni, mettendo a disposizione una risorsa completa e facilmente accessibile per i professionisti che operano in questo settore. I contributi di 55 autori, tra cui 47 veterinari e 10 professionisti della salute alleati, hanno arricchito questo campo con esperienze pratiche e teorie avanzate.

La medicina sportiva canina non si limita alla cura dei cani da competizione o di quelli in attività lavorativa. L'incremento delle pratiche sportive canine a livello ricreativo, come il gioco di recupero o le passeggiate lunghe, ha reso necessaria una maggiore attenzione alla prevenzione e alla riabilitazione delle lesioni, anche per quei cani che sembrano essere sani ma sono sottoposti a un'usura costante. L'approccio interdisciplinare che combina ortopedia, fisioterapia e riabilitazione sportiva è diventato cruciale per garantire il benessere a lungo termine di questi animali.

Importante è comprendere che, come per gli esseri umani, anche i cani che praticano sport o sono attivi fisicamente possono incorrere in lesioni che richiedono un trattamento tempestivo e appropriato. La capacità di riconoscere i segni precoci di affaticamento o di infortunio può fare la differenza tra un recupero completo e un danno permanente. Un cane che ha subito un infortunio muscolare, per esempio, potrebbe non mostrare sintomi evidenti fino a quando il danno non si è aggravato, rendendo difficile il trattamento.

Infine, è essenziale che i professionisti del settore non solo siano preparati tecnicamente, ma possiedano anche una solida comprensione dei principi di gestione aziendale. La gestione efficace di una clinica o di uno studio di riabilitazione richiede una combinazione di competenze mediche e aziendali, per garantire la qualità del trattamento e la sostenibilità del servizio. Gli approcci innovativi e scientifici devono essere integrati con un'efficace gestione delle risorse, sia umane che finanziarie, per garantire il successo a lungo termine nel trattamento dei cani.

In sintesi, il campo della medicina sportiva e della riabilitazione canina sta evolvendo rapidamente, ma è altrettanto cruciale che ogni professionista nel settore sviluppi una comprensione a 360 gradi delle necessità fisiche e psicologiche degli animali. La cura di un cane atleta non si limita alla gestione delle lesioni, ma implica un approccio preventivo e un monitoraggio costante, finalizzati a mantenere l'animale in condizioni ottimali per tutta la vita. La collaborazione tra specialisti, veterinari, fisioterapisti e proprietari di cani è la chiave per un trattamento efficace, che risponda alle esigenze di salute e benessere del cane a lungo termine.