Le pratiche e gli atteggiamenti esclusivi non sono limitati solo al processo di reclutamento e selezione; una volta entrati nel mondo del lavoro, molte persone si trovano a fare i conti con una cultura che continua a favorire comportamenti discriminatori. Il fenomeno della "cultura inospitale" nel settore STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) è stato ampiamente documentato e ha dimostrato di essere un ostacolo significativo per le donne e le minoranze, spingendole frequentemente a lasciare questi settori.
Studi condotti da sociologi come Jennifer L. Glass e il suo team hanno evidenziato come le donne con lauree avanzate in STEM siano più propense a lasciare il settore rispetto alle loro controparti uomini o alle donne di altre professioni. Il fattore principale che ha spinto molte di loro a fare questa scelta non è stato legato agli orari di lavoro, al salario o alla politica di congedo familiare, ma alla cultura del lavoro che definisce le donne come meno capaci degli uomini, in particolare in contesti scientifici e tecnologici in rapido cambiamento. Le aspettative dei colleghi e dei superiori, basate su convinzioni tradizionali riguardo le competenze delle donne, rendono difficile per molte di esse sopravvivere in un ambiente che non le considera alla pari.
Allo stesso modo, le donne e le minoranze che lavorano in ingegneria sono spesso vittime di maleducazione, atteggiamenti condiscendenti e persino sabotaggio da parte dei superiori. Questo tipo di comportamento, sebbene possa sembrare insignificante quando analizzato singolarmente, ha un impatto cumulativo devastante sulla carriera di chi lo subisce. Gli studi etnografici mostrano che le interazioni sociali in ambienti tecnici spesso riflettono una cultura marcatamente maschile, in cui temi di conversazione, umorismo e reti sociali sono modellati in base a un codice sociale che esclude chi non appartiene al gruppo dominante.
Un esempio lampante di questo fenomeno si riscontra nelle industrie petrolifere e del gas, dove i lavoratori sono spesso esposti a un linguaggio volgare e a battute a sfondo sessuale che mettono a disagio non solo le donne, ma anche le persone di origine non occidentale. Le reti informali che si creano in questi ambienti sono quasi esclusivamente maschili, con poche opportunità per le donne di accedere a posizioni di potere. I responsabili delle decisioni in queste industrie, come nel caso dei geologi, spesso attribuiscono ruoli significativi ai colleghi maschi, mentre le donne si vedono costrette a dimostrare costantemente il proprio valore in modi che mettono in evidenza la loro differenza rispetto agli uomini.
In molti casi, per essere accettate nel gruppo di lavoro, le donne devono conformarsi a modelli di comportamento stereotipicamente maschili. Ciò significa che per essere considerate competenti, molte di loro si sentono obbligate a "fare come i ragazzi", rinunciando alla propria identità e adattandosi a modelli culturali che li marginalizzano. Questa conformità, tuttavia, non è sempre sufficiente: le donne che non rispettano determinate aspettative di comportamento rischiano di essere considerate meno professionali o di essere ignorate durante le riunioni, anche se sono loro le responsabili dei progetti discussi.
Al contrario, ci sono anche testimonianze di donne che riescono a costruire una percezione di competenza all'interno del settore STEM grazie alla loro presentazione come "gender fluid" o a un'identificazione con modelli di comportamento non convenzionali, come nel caso di donne LGBTQ+ in ambito STEM. Queste donne sembrano riuscire a evitare alcune delle microaggressioni riservate alle donne che incarnano ruoli tradizionali e possono integrarsi meglio nel gruppo di lavoro. Questo, però, non significa che la discriminazione sia stata eliminata. Piuttosto, indica che la lotta per l'inclusione può passare anche attraverso l'adattamento a stereotipi che, a lungo andare, si rivelano dannosi.
A queste difficoltà si aggiungono le esperienze di esclusione vissute da molte donne e minoranze, come evidenziato da Rebecca Franklin nello studio sui lavoratori di Silicon Valley. I dipendenti afroamericani, ad esempio, spesso devono affrontare un doppio ostacolo: quello di dimostrare la propria competenza tecnica, ma anche di riuscire a inserirsi in un ambiente sociale dominato da interessi e pratiche che li escludono. Questo fenomeno di "lavoro relazionale" diventa una necessità quotidiana per molti, che investono tempo ed energie per trovare terreno comune con i colleghi non afroamericani, come ad esempio condividere interessi su sport o altre attività sociali. Questo tipo di energia supplementare può diventare insostenibile, portando a un progressivo esaurimento psicologico e, in molti casi, a una decisione di abbandonare il settore.
Infine, è fondamentale sottolineare che la discriminazione sul luogo di lavoro non è solo una questione di scelte individuali o di capacità personali. Si tratta di un fenomeno sistemico che coinvolge la cultura e le strutture di potere presenti all'interno delle organizzazioni. La lotta contro la discriminazione e la promozione della diversità devono partire dalla consapevolezza di queste dinamiche e dall'impegno concreto a cambiare le pratiche di assunzione, di gestione e di promozione. L'inclusività non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche di efficienza e innovazione: un ambiente diversificato è più ricco di idee e più capace di affrontare le sfide complesse del mondo contemporaneo.
Qual è il futuro delle professioni STEM?
Le professioni STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) sono da tempo considerate tra le più promettenti e ben remunerate nel mercato del lavoro. Tuttavia, nonostante l'alta domanda di professionisti in questi settori, esistono sfide strutturali e dinamiche del mercato del lavoro che ne complicano la crescita e la sostenibilità. È fondamentale comprendere la natura di queste professioni, le difficoltà che il sistema educativo incontra nel formare un numero sufficiente di esperti, e le implicazioni a lungo termine di un mercato in continua evoluzione.
Anche se esiste una forte richiesta di laureati STEM da parte delle aziende, la formazione accademica non sempre risponde alle necessità pratiche e specialistiche del mercato. Diversi studi mostrano che, sebbene il numero di laureati in STEM sia in aumento, la qualità dell'istruzione ricevuta non sempre prepara adeguatamente gli studenti a rispondere alle sfide poste dalle aziende. Ad esempio, molte università non offrono percorsi formativi sufficientemente orientati alla pratica, con il risultato che gli studenti spesso si trovano ad affrontare un lungo periodo di adattamento una volta entrati nel mondo del lavoro. Allo stesso modo, il sistema educativo non riesce a sviluppare competenze trasversali necessarie per affrontare le sfide del mondo reale, come il pensiero critico, la comunicazione interpersonale e la capacità di lavorare in team interdisciplinari.
Il divario tra la domanda e l'offerta di professionisti STEM non è solo una questione di numero. Si è osservato che, a dispetto di un apparente "esaurimento" delle risorse umane in questi campi, molti laureati STEM non sono effettivamente impiegati in posizioni specialistiche relative al loro titolo di studio. Un dato sorprendente è che, nonostante l'aumento della domanda, circa il 35% dei laureati in materie scientifiche non lavora nel proprio settore dieci anni dopo la laurea. Questo fenomeno potrebbe essere dovuto alla saturazione di alcune aree, come quella della matematica e delle scienze fisiche, che non sempre offrono sbocchi lavorativi diretti e ben remunerati.
Anche il panorama delle industrie in cui queste competenze sono richieste sta cambiando. Oggi molte aziende al di fuori del settore tecnologico, come la finanza, la sanità e la consulenza, cercano competenze tecniche avanzate, creando così una domanda di professionisti STEM che non è limitata solo ai tradizionali settori dell’ingegneria e della tecnologia. Tuttavia, non tutte le aziende sono preparate ad accogliere questi esperti, non sempre in grado di gestire e integrare competenze altamente specializzate. Questa realtà potrebbe anche essere la causa di un persistente gap tra le competenze acquisite dai laureati e quelle richieste dalle aziende.
Altri studi suggeriscono che, nonostante la promessa di salari elevati, il sistema STEM non garantisce a tutti gli individui un'occupazione stabile o remunerativa. In alcuni casi, i laureati in STEM sono costretti a lavorare in posizioni che non richiedono un alto livello di specializzazione, il che mina la loro soddisfazione professionale e la loro carriera a lungo termine. In più, la variabilità geografica e la disparità tra le regioni aumentano ulteriormente la complessità del mercato del lavoro STEM. Alcune aree, come la Silicon Valley, continuano a offrire opportunità uniche per i professionisti STEM, mentre in altre, la domanda è limitata e le opportunità di crescita professionale sono meno evidenti.
Inoltre, c'è un tema importante che riguarda la diversità di genere e l'inclusione nel mondo STEM. Le donne, pur rappresentando una parte crescente della forza lavoro in questi settori, continuano a incontrare ostacoli legati a disuguaglianze salariali e a una scarsa rappresentanza in ruoli di leadership. Le statistiche rivelano che le donne STEM, pur guadagnando bene, sono spesso meno rappresentate nelle posizioni più alte rispetto ai colleghi maschi, un fenomeno che evidenzia la necessità di politiche aziendali e accademiche più inclusive.
Un ulteriore aspetto critico riguarda il futuro dell'intelligenza artificiale (IA) e delle tecnologie emergenti, che stanno rapidamente trasformando il panorama lavorativo. Le richieste di esperti in IA, apprendimento automatico e data science sono in continua crescita, ma la formazione universitaria non riesce a tenere il passo con la rapidità di evoluzione di queste tecnologie. Molti laureati in STEM si trovano quindi a dover aggiornare costantemente le proprie competenze per rimanere competitivi nel mercato del lavoro, spesso in modo autonomo, senza un adeguato supporto istituzionale.
Infine, il concetto di "pipeline STEM" deve essere riesaminato. Molti studi hanno messo in discussione la visione tradizionale secondo cui una maggiore affluenza di laureati in STEM risolverebbe il problema della carenza di professionisti in questi settori. In realtà, la questione non riguarda solo il numero di laureati, ma la qualità della preparazione, l'adattabilità al mercato e la capacità di affrontare le sfide globali in continua evoluzione.
L'importanza di aggiornamenti e percorsi formativi che rispondano alle esigenze del mercato è fondamentale. Le università devono concentrarsi maggiormente sul fornire ai propri studenti competenze applicabili e interdisciplinari, in modo che possano navigare con successo un ambiente professionale sempre più complesso e interconnesso.

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