Quando si migra un database SQL da un'installazione on-premises verso i servizi cloud di Azure, l'intero processo deve essere pianificato e monitorato attentamente. Azure Data Studio, con l'estensione Azure SQL Migration, è uno degli strumenti principali che semplifica questa migrazione, ma il lavoro non finisce con il trasferimento dei dati. La migrazione implica una serie di fasi critiche che comprendono la configurazione, la gestione delle performance e la sicurezza.
Nella fase iniziale, l'amministratore sceglie la tipologia di destinazione per la migrazione e seleziona i database sorgente da migrare. Successivamente, il sistema richiede l'account Azure e la posizione dell'istanza di SQL Managed. Dopo aver identificato la sorgente e la destinazione, l'amministratore deve scegliere se eseguire una migrazione online o offline e definire la posizione dei file di backup, che possono essere memorizzati su Blob Storage o su una condivisione di rete. Un passaggio importante è la selezione dell'istanza del servizio di migrazione di Azure (DMS), che gestirà la parte cloud della migrazione.
Quando la migrazione è pronta per essere eseguita, è necessario un controllo finale, che include una pagina di riepilogo che consente all'amministratore di esaminare tutte le configurazioni prima di avviare il processo. Un aspetto importante delle migrazioni offline è che il downtime del database inizia non appena il processo di migrazione ha inizio e dura fino al completamento del cutover.
Tuttavia, una volta completata la migrazione, non ci si può fermare. I database migrati devono essere testati per verificare che le performance siano adeguate. È fondamentale confrontare le prestazioni dei database migrati con quelli on-premises, eseguendo test di query identici sia sui database di origine che su quelli di destinazione. Se la performance del cloud è inferiore a quella dei server locali, potrebbe essere necessario un aggiornamento hardware della configurazione cloud per ottimizzare il funzionamento delle applicazioni.
Un'altra fase cruciale della migrazione riguarda i logins SQL. Quando un database viene migrato, gli amministratori devono decidere se creare i logins, i ruoli utente e le autorizzazioni prima o dopo la migrazione. È generalmente preferibile migrare i logins dopo il trasferimento del database per evitare ritardi nei test post-migrazione e per permettere ad Azure di applicare le autorizzazioni direttamente ai database finalizzati.
La sicurezza del database in cloud è altrettanto fondamentale quanto quella dei server on-premises. Gli amministratori devono configurare correttamente le regole del firewall di Azure, che comprendono sia le regole a livello di server che quelle a livello di database, per limitare l'accesso non autorizzato. Microsoft Defender for Azure SQL fornisce una protezione avanzata contro le minacce di sicurezza, mentre lo strumento di valutazione delle vulnerabilità SQL aiuta a identificare e correggere eventuali debolezze nella configurazione.
Infine, la gestione di eventuali errori durante la migrazione è un compito che non può essere trascurato. La pagina dello stato di migrazione su Azure fornisce informazioni in tempo reale sul progresso della migrazione, ma errori come discrepanze nei numeri di versione o problemi di permessi possono verificarsi. Gli amministratori devono essere pronti a risolvere questi problemi, che potrebbero includere la modifica del livello di compatibilità del database o l'assegnazione corretta delle autorizzazioni al servizio di migrazione.
Testare le performance dei database migrati è essenziale per garantire che le applicazioni possano funzionare correttamente nel cloud. Gli amministratori devono assicurarsi che tutte le applicazioni possano accedere ai database senza problemi di connettività e autorizzazioni. La configurazione della sicurezza è altrettanto importante, quindi strumenti come il firewall e Defender devono essere utilizzati per proteggere i dati.
Inoltre, quando si affronta una migrazione così complessa, è fondamentale che gli amministratori non trascurino la gestione post-migrazione. Le modifiche alle strutture delle tabelle, l’adeguamento dei logins e la gestione della sicurezza sono operazioni cruciali per assicurare la continuità operativa e la protezione dei dati nel nuovo ambiente cloud.
Come determinare e monitorare le metriche di performance di un database SQL in Azure
La gestione delle performance di un sistema è una delle operazioni più cruciali per un amministratore di database. Quando si tratta di ambienti virtualizzati, come quelli basati su Azure, il monitoraggio e l'analisi delle metriche di performance sono essenziali per garantire il corretto funzionamento del sistema e per evitare rallentamenti o disservizi. Un approccio preciso e informato alla raccolta e all'interpretazione delle metriche può fare la differenza nella gestione di un ambiente SQL Server, sia su macchine virtuali (VM) che in soluzioni più avanzate come Azure SQL.
Una base di riferimento per la performance di un sistema dovrebbe includere metriche riguardanti le risorse di calcolo, memoria e archiviazione. Su macchine virtuali, strumenti come Performance Monitor consentono di raccogliere metriche direttamente dal sistema operativo e dall'hardware virtualizzato. Se, ad esempio, SQL Server è installato su una VM, l'amministratore avrà la possibilità di selezionare i contatori che meglio riflettono la performance specifica del server SQL, includendo indicatori come il tempo di utilizzo della CPU o la disponibilità di memoria. Questo approccio è utile per comprendere come le risorse del server vengono utilizzate dai processi SQL e come l'efficienza delle risorse impatti le prestazioni generali.
Quando si monitora la performance di SQL Server, una delle aree più critiche riguarda le statistiche di attesa (wait statistics). Queste statistiche tracciano le istanze in cui SQL Server è costretto ad attendere a causa dell'indisponibilità di risorse necessarie, come cicli della CPU, memoria o archiviazione. Monitorando questi dati, un amministratore può identificare i colli di bottiglia all'interno dell'architettura SQL e intraprendere azioni correttive. Le attese elevate potrebbero essere il risultato di picchi nel consumo della CPU, nella mancanza di memoria o nello spazio di archiviazione. Laddove necessario, l'amministratore può considerare di passare a una tier di servizio superiore per fornire maggiore capacità alla CPU o aumentare le risorse di memoria e archiviazione per migliorare le prestazioni complessive.
D'altro canto, se le metriche rivelano che le risorse hardware del server non vengono pienamente sfruttate dal carico di lavoro SQL, potrebbe essere una buona opportunità per ridurre i costi, spostando il server su una tier inferiore, o aumentando il carico di lavoro del database per sfruttare meglio le risorse disponibili.
Azure fornisce una serie di strumenti per monitorare e configurare l'attività e le performance dei database SQL. Ad esempio, nella sezione "Overview" di un database SQL in Azure, gli amministratori possono visualizzare i dati di archiviazione e le metriche principali, comprese le statistiche sulla memoria, il carico della CPU e l'attività di lettura/scrittura. Inoltre, la sezione "Metrics" permette di personalizzare grafici contenenti le metriche selezionate, offrendo una panoramica visiva delle performance.
L'impostazione di avvisi è altrettanto fondamentale: utilizzando la pagina "Alerts", è possibile configurare regole di avviso che inviano notifiche via email quando un determinato valore di metrica supera una soglia predefinita. Questo è particolarmente utile per garantire che eventuali anomalie vengano individuate tempestivamente, evitando che piccoli problemi si trasformino in guasti gravi.
La sezione "Logs" di un database Azure SQL permette, infine, di accedere ai log di Azure, che possono essere interrogati tramite un linguaggio chiamato Kusto. Utilizzando questi log, gli amministratori possono approfondire la causa di determinati problemi, come picchi anomali nelle risorse o malfunzionamenti specifici di un componente del sistema.
Un altro strumento utile per il monitoraggio avanzato è SQL Insights, che consente di monitorare da remoto tutti i prodotti Azure SQL (Azure SQL Database, Azure SQL Managed Instance e Azure VM con SQL Server). Sebbene SQL Insights venga dismesso a partire dal 31 dicembre 2024, i dati raccolti rimarranno disponibili e continueranno a essere utilizzati in scenari di certificazione. Per utilizzare SQL Insights, è necessario creare una macchina virtuale dedicata, configurare un profilo di monitoraggio e connettere i database SQL tramite appositi stringhe di connessione.
Oltre a raccogliere e visualizzare i dati di performance, è altrettanto importante analizzare le metriche in modo approfondito. Non limitarsi a osservare le statistiche in modo superficiale, ma cercare di comprendere le dinamiche dietro ogni valore. Monitorare non solo la capacità di risposta del server, ma anche come l'intera infrastruttura interagisce tra di loro. In alcuni casi, potrebbe essere necessario aggiornare le risorse per mantenere le performance ottimali, mentre in altri potrebbe essere più vantaggioso ridurre l'uso di risorse inutilizzate, riducendo così i costi operativi.
Come Gestire la Manutenzione delle Statistiche e l'Integrità del Database in Azure SQL
La manutenzione delle statistiche e la gestione dell'integrità del database sono attività fondamentali per ogni amministratore SQL. Oltre alla manutenzione degli indici, che è spesso una delle prime cose a cui si pensa per migliorare le performance delle query, le statistiche rappresentano un elemento cruciale nell'ottimizzazione del motore di query di SQL Server, specialmente in un contesto cloud come Azure SQL.
Le tabelle mantengono statistiche sulla distribuzione dei dati all’interno di una colonna. Queste statistiche sono essenziali per il query optimizer, che le utilizza per stimare la cardinalità di una query, ovvero il numero di righe che una query restituirà. Sulla base di queste stime, l'optimizer formula i piani di esecuzione delle query più efficienti. Di default, in Azure SQL Database, l'opzione "Auto Create Statistics" è impostata su TRUE, il che significa che il motore di query crea automaticamente le statistiche delle colonne. Questo permette la creazione di piani di esecuzione efficienti nella maggior parte dei casi. Tuttavia, se l'amministratore desidera ottimizzare un piano di query specifico, o se il Database Engine Tuning Advisor lo suggerisce, è possibile aggiungere statistiche manualmente utilizzando SSMS o il comando CREATE STATISTICS in T-SQL.
Nel caso in cui si utilizzi SSMS, è possibile creare statistiche aggiuntive cliccando con il tasto destro sulla sottocartella "Statistics" di una tabella nel database, selezionando l'opzione "New Statistics" dal menu contestuale e aggiungendo colonne aggiuntive per le quali si desidera creare le statistiche. Allo stesso modo, tramite T-SQL, le statistiche possono essere aggiunte usando la sintassi:
Le statistiche, se ben gestite, permettono al motore di esecuzione delle query di lavorare in modo più efficiente, riducendo i tempi di risposta e migliorando la performance complessiva del sistema.
Un altro compito critico per gli amministratori SQL è il controllo dell'integrità del database. Il comando DBCC CHECKDB è utilizzato per verificare la coerenza del database e la struttura degli oggetti al suo interno. Questo comando permette di rilevare eventuali errori di consistenza e, in alcuni casi, di ripararli. Il controllo dell'integrità può essere un'operazione lunga e che richiede molte risorse, soprattutto per database di grandi dimensioni, ma è fondamentale per garantire che i dati siano sempre corretti e coerenti. La frequenza con cui vengono effettuati questi controlli dipende dalla criticità del database e dalla quantità di transazioni che il sistema gestisce. Per un database con transazioni frequenti, come un database aziendale, è consigliabile eseguire il controllo dell'integrità quotidianamente.
Il comando DBCC CHECKDB include anche altre operazioni, come DBCC CHECKALLOC, che verifica la coerenza della struttura di archiviazione su disco, e DBCC CHECKTABLE, che controlla l'integrità delle pagine di una tabella o vista indicizzata. Se durante il controllo vengono rilevati errori, è possibile tentare di ripararli, sebbene Microsoft suggerisca di farlo solo in caso di emergenza, preferendo sempre ripristinare il database da un backup recente. In alternativa, è possibile usare le opzioni di riparazione del DBCC CHECKDB, come:
-
REPAIR_ALLOW_DATA_LOSS: sostituisce le pagine danneggiate, ma può comportare la perdita di dati.
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REPAIR_REBUILD: esegue riparazioni che non comportano perdita di dati.
Nel caso in cui vengano utilizzate queste opzioni, è fondamentale includere un comando BEGIN TRANSACTION prima dell'esecuzione del comando di riparazione per valutare i risultati e decidere se accettare o annullare le modifiche.
Un altro aspetto cruciale della gestione di Azure SQL Database è la configurazione dell'Automatic Tuning, una funzione che permette di ottimizzare automaticamente gli indici e i piani di esecuzione delle query. Gli amministratori possono configurare il tuning automatico direttamente nel portale di Azure, utilizzando le impostazioni di "Create Index" e "Drop Index", oppure controllando la gestione dei piani di esecuzione con l'opzione "Force Last Good Plan". In alternativa, le stesse opzioni possono essere configurate tramite il comando ALTER DATABASE in T-SQL.
La configurazione dell'hardware e delle risorse del server è un'altra considerazione fondamentale, soprattutto quando SQL Server è eseguito su una macchina virtuale in Azure. Utilizzare una VM con una buona capacità di I/O e dimensioni adeguate per il carico di lavoro SQL è essenziale per ottenere buone prestazioni. La serie Ebdsv5, ad esempio, offre un buon rapporto tra throughput I/O e vCore, rendendola ideale per l'esecuzione di SQL Server su Azure.
Infine, un altro strumento importante per la gestione delle risorse è il Resource Governor, che permette di limitare l'uso delle risorse come CPU, memoria e I/O fisico per le query in entrata, evitando che un singolo processo possa sovraccaricare il sistema e compromettere le prestazioni generali.
Conclusioni Importanti per il Lettore
Sebbene le attività di manutenzione siano di solito percepite come operazioni di routine, è importante comprendere che la gestione corretta delle statistiche, dei controlli di integrità e del tuning automatico ha un impatto diretto sulle prestazioni e sulla stabilità del sistema. Gli amministratori devono essere in grado di adattare la frequenza e la tipologia delle operazioni di manutenzione in base alla criticità dei dati e al carico di lavoro del database. La capacità di intervenire rapidamente e in modo mirato, utilizzando i giusti strumenti e comandi, è essenziale per mantenere un ambiente di database sano e performante.
Come Gestire la Notifica e la Risoluzione dei Problemi nei Lavori di SQL Server Agent
Il SQL Server Agent offre una serie di funzionalità per la gestione e l'automazione dei lavori di SQL Server, tra cui la possibilità di configurare notifiche e allarmi, che possono essere fondamentali per garantire che i processi vengano monitorati e risolti tempestivamente. Le notifiche e gli allarmi sono strumenti essenziali per gli amministratori che desiderano mantenere il controllo sull'integrità del sistema e prevenire il verificarsi di errori o interruzioni nei processi di lavoro.
Le notifiche sono messaggi inviati agli operatori quando un lavoro del SQL Server Agent termina, e ogni lavoro ha una pagina di Notifiche nel suo dialogo delle proprietà. Questi messaggi possono essere inviati tramite email, pagine o registrazioni nel registro eventi di Windows. Le notifiche sono associate a specifici lavori e possono essere configurate per attivarsi in vari scenari: quando un lavoro ha successo, quando fallisce, o quando il lavoro è completato. Tuttavia, molti operatori preferiscono configurare notifiche solo in caso di fallimento, al fine di ridurre il flusso di email e concentrarsi sulle problematiche reali.
Gli allarmi, invece, non sono legati a lavori specifici, ma vengono generati in risposta a determinate condizioni che si verificano nel sistema SQL Server. Questi allarmi possono essere configurati per attivarsi in vari casi, come ad esempio quando si verificano eventi specifici nel registro di SQL Server, quando vengono superati determinati valori nei contatori di performance o quando si verificano eventi WMI (Windows Management Instrumentation). Gli allarmi possono essere configurati per notificare più operatori e, in alcuni casi, eseguire specifici lavori del SQL Server Agent per risolvere la condizione che ha generato l’allarme.
La gestione delle notifiche e degli allarmi è una parte cruciale della strategia di manutenzione di un server SQL, poiché permette di intervenire in modo tempestivo su eventuali problemi e garantire il corretto funzionamento del sistema. Gli amministratori possono inoltre personalizzare ulteriormente il comportamento dei lavori di SQL Server Agent attraverso la configurazione dei passaggi (steps) e delle azioni in caso di successo o fallimento. Ogni passo può essere configurato per continuare anche in caso di errore, o per eseguire azioni specifiche in caso di successo.
Nel caso in cui un lavoro non venga eseguito come previsto, la prima cosa da verificare è se il servizio SQL Server Agent è effettivamente in esecuzione. Utilizzando SQL Server Configuration Manager, gli amministratori possono controllare lo stato del servizio e, se necessario, avviarlo, fermarlo o riavviarlo. Se un lavoro fallisce, potrebbe essere necessario esaminare i dettagli dei passaggi del lavoro. Ogni passo è configurabile e può essere monitorato individualmente. Per esempio, si può decidere di eseguire un passaggio come un utente specifico, invece di utilizzare l'account di servizio predefinito.
Per monitorare l’esecuzione dei lavori, è possibile utilizzare il Job Activity Monitor in SSMS (SQL Server Management Studio), che fornisce informazioni dettagliate sullo stato dei lavori, compreso se hanno avuto successo o meno. L’analisi storica delle esecuzioni di un lavoro può essere utile per diagnosticare eventuali anomalie e identificare pattern ricorrenti.
È importante che gli amministratori abbiano un’adeguata visibilità su questi strumenti di monitoraggio, poiché solo una comprensione completa dei log e delle attività dei lavori consente una risoluzione efficace dei problemi. In caso di fallimento di un lavoro, l'analisi delle cause, come errori di configurazione o di sistema, è fondamentale per evitare che si ripetano in futuro.
Oltre a queste tecniche, l'automazione del deployment delle risorse di database, specialmente in ambienti Azure, è una parte fondamentale della gestione di sistemi complessi. Utilizzare strumenti come i template di Azure Resource Manager (ARM) o script PowerShell permette di automatizzare la creazione e la configurazione di più istanze SQL in modo rapido ed efficiente, riducendo al minimo il rischio di errori manuali.
Per garantire che ogni risorsa venga distribuita correttamente, ARM gestisce l'autenticazione e l'autorizzazione, assicurandosi che solo gli utenti con i permessi adeguati possano effettuare il deployment. Inoltre, l'utilizzo di modelli dichiarativi, come i template ARM in formato JSON, facilita la gestione delle risorse, poiché consente di definire chiaramente le dipendenze e l'ordine di distribuzione delle risorse.
Nel caso di un'architettura complessa, l'utilizzo di ARM assicura che i componenti siano distribuiti nel giusto ordine, riducendo i conflitti e migliorando la coerenza dell'ambiente. L'integrazione di questi strumenti con i flussi di lavoro esistenti consente agli amministratori di mantenere il controllo anche in ambienti altamente dinamici e scalabili, come quelli di Azure.
Tuttavia, la corretta configurazione e gestione dei lavori SQL Server Agent non si limita solo alla risoluzione dei problemi tecnici immediati, ma è anche un aspetto cruciale per il buon funzionamento a lungo termine dell'ambiente IT. Le notifiche tempestive e l'automazione del deployment non solo ottimizzano il tempo degli amministratori, ma riducono anche il rischio di errori critici e migliorano la resilienza complessiva del sistema.
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