Il processo di valutazione delle capacità cognitive di un candidato comporta rischi significativi. Coloro che decidono di esprimersi in merito devono farlo con estrema cautela, consapevoli che non sono privi di pericoli. Il pubblico, inoltre, dovrebbe essere adeguatamente scettico. Si tratta, infatti, di una “discesa pericolosa”. Tuttavia, è molto più saggio cercare di mantenere un equilibrio su questa discesa piuttosto che ignorarne la presenza e vivere nella totale negazione dei rischi potenziali, che non riguardano solo la persona coinvolta ma anche il paese e il mondo intero.

L'intervento in tale ambito è spesso visto come un atto di grande responsabilità, che richiede una valutazione attenta e il riconoscimento che l'incapacità mentale non è una semplice questione di giudizio personale, ma un aspetto che riguarda la funzionalità e la sicurezza di una nazione. Le implicazioni politiche e sociali di un leader incapace di adempiere alle proprie responsabilità sono enormi. Ignorare questo fatto è un errore che può rivelarsi catastrofico, mentre prendere misure per proteggere l'integrità delle istituzioni è essenziale.

David M. Reiss, un esperto di psichiatria che ha dedicato la sua carriera a valutare e trattare centinaia di casi, sottolinea l’importanza di riconoscere i segni precoci di deterioramento cognitivo, specialmente in figure di grande rilevanza politica. La salute mentale di un presidente non è solo una questione privata; essa ha ripercussioni dirette su tutti. In questo contesto, è fondamentale la creazione di meccanismi di verifica che permettano di individuare eventuali problematiche cognitive che potrebbero comprometterne l’efficacia. L'uso delle leggi esistenti, come l'emendamento venticinquesimo della Costituzione americana, fornisce un quadro per gestire eventuali incapacità mentali nei leader, ma resta una questione delicata, dove le implicazioni legali si intrecciano con le percezioni pubbliche e politiche.

Un esempio pratico di questa problematica è stato presentato nel 2016, quando un cittadino della Florida ha intentato una causa per determinare l’incapacità mentale di Donald Trump, candidato alla presidenza degli Stati Uniti. L'azione legale si basava sulla preoccupazione che la sua evidente incapacità cognitiva avrebbe avuto un impatto devastante non solo sul paese, ma anche sul mondo intero. Il cittadino ha compilato una lista di duecento episodi che riteneva riflettessero segni di una grave disfunzione mentale. Sebbene questa lista non fosse in alcun modo una diagnosi medica formale, il cittadino ha ritenuto che fosse un passo necessario per aprire un dibattito su come gestire la salute mentale dei leader eletti.

In questo scenario, la questione del Goldwater Rule, che impedisce agli psicologi e psichiatri di fare diagnosi a distanza su personalità pubbliche, solleva interrogativi importanti. Un avvocato, che non rientra nelle restrizioni imposte dalla regola, potrebbe effettivamente fare una valutazione preliminare e cercare di avviare una procedura legale per determinare l’incapacità mentale di un individuo. Sebbene la legge non preveda che un presidente venga automaticamente rimosso in seguito a una diagnosi di incapacità, una tale determinazione potrebbe comunque influenzare la percezione pubblica e, di conseguenza, il voto popolare.

Nel caso di Trump, la sua campagna elettorale è stata vista da molti come simbolo di una discesa pericolosa per la politica americana. La sua retorica e il suo comportamento hanno sollevato seri dubbi sulla sua capacità di governare, e ciò ha portato a una riflessione più ampia sulla necessità di garantire che i leader politici siano psicologicamente idonei a ricoprire cariche di potere. La narrazione che Trump ha proposto in una delle sue apparizioni pubbliche, quella della "serpente" che morde la donna che l’ha salvata, è emblematica della sua visione del mondo, nella quale le sue politiche verso gli immigrati venivano paragonate a un serpente che, nonostante la compassione ricevuta, ripaga con violenza. Questo esempio non è solo una metafora della politica di Trump, ma anche un ammonimento su come, a volte, i leader non riescano a controllare aspetti dannosi della loro natura, mettendo a rischio la società che dovrebbero proteggere.

In tali situazioni, la legge deve essere preparata ad affrontare il pericolo di un leader psicologicamente compromesso che non è in grado di adempiere ai propri doveri. Questo non implica un attacco politico o un giudizio sulla moralità di un individuo, ma piuttosto la necessità di difendere l’integrità di un sistema democratico che deve rimanere resiliente di fronte a qualsiasi crisi, anche mentale. La legge e le istituzioni devono dunque avere gli strumenti per operare in situazioni in cui l’incapacità di un leader può compromettere il benessere collettivo.

Un’altra considerazione che non va sottovalutata riguarda le implicazioni per la popolazione e la società. La salute mentale di un presidente ha ripercussioni dirette sulla sicurezza nazionale, sulla fiducia nelle istituzioni e sul benessere collettivo. Non si tratta solo di proteggere un individuo dalla propria stessa incapacità, ma di garantire che il sistema politico funzioni in modo che i cittadini possano avere la certezza che le decisioni cruciali siano prese da una persona in grado di valutare correttamente le situazioni e di rispondere alle esigenze della nazione in modo adeguato.

Perché il pericolo è più importante della malattia mentale: la sicurezza della democrazia in gioco

Il concetto di "dannosità" è un tema fondamentale per comprendere i comportamenti e le azioni di una figura pubblica come quella di Donald Trump. Sebbene il dibattito sulla sua salute mentale sia ampiamente discusso, la questione di fondo riguarda la sua capacità di rappresentare una minaccia per la società e la sicurezza pubblica. Questo non implica necessariamente una diagnosi di disturbo mentale, ma piuttosto un'analisi del comportamento pericoloso che potrebbe compromettere la stabilità di una nazione, come nel caso degli Stati Uniti.

La questione dell'etica professionale per i psichiatri è diventata centrale quando due principi contrastanti si sono manifestati nella prassi della professione. Il primo, noto come la "Goldwater rule", stabilisce che i psichiatri non debbano esprimere opinioni pubbliche sulla salute mentale di una persona che non abbiano esaminato personalmente. Il secondo, il "Tarasoff decision", obbliga i professionisti della salute mentale a segnalare pubblicamente i rischi che una persona potrebbe rappresentare per gli altri, anche senza il consenso di quest'ultima. Sebbene il rispetto della privacy del paziente sia un principio fondamentale, la sicurezza pubblica deve prevalere quando vi è un rischio immediato di danno, come dimostra la sentenza Tarasoff del 1976.

Il problema del comportamento pericoloso, quindi, non può essere ridotto a una diagnosi di malattia mentale. L'idea che la violenza sia strettamente legata a disturbi psichiatrici è ampiamente sfatata dalle statistiche: la maggior parte degli atti violenti non è commessa da persone con malattie mentali diagnosticate. Di fatto, solo l'1% dei crimini di omicidio negli Stati Uniti viene attribuito a una difesa di "non colpevolezza per infermità mentale". La maggior parte degli autori di violenza sono dichiarati "sani" dal punto di vista psichiatrico, ma responsabili dei loro atti.

Questa distinzione è cruciale per comprendere la pericolosità di una persona come Donald Trump. Non è rilevante stabilire se egli soffra o meno di un disturbo psichico, ma se il suo comportamento e le sue azioni pongano in pericolo la società. A livello pratico, le evidenze più attendibili sul comportamento di una persona pericolosa non derivano sempre dalle interviste dirette con l'individuo, ma da informazioni provenienti da fonti esterne: familiari, amici, rapporti della polizia, precedenti penali e, nel caso di Trump, anche da registrazioni pubbliche, discorsi e dichiarazioni pubbliche in cui incita o addirittura si vanta di atti di violenza. Questi elementi sono sufficienti per identificare chiaramente un comportamento pericoloso.

Le azioni di Trump, come il suggerire l'uso di armi nucleari in caso di attacco, il difendere l'uso della tortura e l'incitamento alla violenza, vanno ben oltre le parole di un semplice individuo con idee politiche discusse. Si tratta di un comportamento che mina direttamente i principi fondamentali della sicurezza pubblica e della convivenza civile. L'esempio di Hitler, evocato da James Gilligan, ci ricorda come la passività di intellettuali e professionisti durante la ascesa del nazismo abbia contribuito alla tragedia. Non possiamo permetterci di restare silenti di fronte a un leader che, per le sue azioni e parole, dimostra di essere pericoloso per la società.

In questo contesto, la responsabilità dei psichiatri e dei professionisti della salute mentale non è solo di proteggere il singolo paziente, ma anche di considerare il benessere collettivo. La psichiatria non è solo una disciplina clinica, ma una componente fondamentale della medicina preventiva e della salute pubblica. È attraverso l'analisi e la valutazione dei comportamenti pericolosi che possiamo prevenire il caos e la violenza che minacciano le nostre istituzioni democratiche.

Questo approccio non si limita alla diagnosi individuale ma si estende alla protezione della collettività. La pericolosità non dipende dalla malattia mentale, ma dalla capacità di un individuo di minacciare la sicurezza e la coesione della società. L'importanza di agire prima che i danni si manifestino in modo irreparabile è essenziale per garantire la protezione di tutte le persone.

La paura e l'incapacità di responsabilità: l'analisi del comportamento umano in situazioni di trauma e abusi

In ogni essere umano, la paura per la sopravvivenza sovrasta il funzionamento deliberativo e logico del cervello cognitivo (Pasquali, 2006). I bambini esposti a traumi ripetuti tendono a rimanere intrappolati in reazioni "di lotta o fuga", per cui i loro cervelli si abituano a tali risposte e vengono facilmente sopraffatti dalle emozioni legate alla paura (Anda et al., 2006). L'esposizione cronica a queste emozioni porta a comportamenti legati all'ansia, come impulsività, iperattività, irrazionalità, instabilità, impetuosità, scarsa tolleranza alla frustrazione e scarsa concentrazione – caratteristiche che sono evidenti in modo quotidiano in personalità come quella di Trump. Le sue esternazioni incoerenti e confusive potrebbero essere sintomi di un cervello travolto dalla paura, che non riesce nemmeno a formare una frase completa. Per poter essere consapevoli dei propri pensieri, sentimenti ed esperienze, è necessario un certo grado di calma interiore. La consapevolezza di sé dipende dalla capacità di fermarsi e riflettere, di rimanere distaccati dai propri impulsi emotivi.

Le persone che tendono a dare la colpa agli altri, sebbene spesso abili nel nascondere le proprie emozioni, sono profondamente segnate dalla paura. Vivono costantemente in uno stato di panico emotivo, temendo di essere giudicate e trovate indegne. La loro vita diventa una corsa disperata per cercare di sentirsi meglio con sé stesse o, almeno, per proteggersi dal dolore di una vergogna crescente. La vergogna, infatti, spesso si trasforma in rabbia protettiva, come affermato nel noto detto "La rabbia è la guardia del corpo della vergogna". Per gli individui che riversano la colpa sugli altri, una reazione eccessiva di "lotta o fuga" può portare a una rabbia alimentata dalla vergogna e a violenza abusiva. Gli episodi di violenza domestica si verificano solitamente quando l'abusante si sente sfidato, umiliato o rifiutato dal partner. L'incapacità di tollerare la vergogna in modo sano può spingere a scatti di violenza incontrollabili, alimentati da una profonda paura di rifiuto.

La violenza domestica è spesso un'espressione di questa vulnerabilità emotiva. L'incapacità di affrontare la vergogna può portare a esiti estremi come l'omicidio-suicidio quando una relazione sta per finire e l'abusante è costretto ad affrontare l'umiliazione del rifiuto definitivo. Che alcune persone siano disposte a uccidere o addirittura a suicidarsi per evitare di sperimentare tale emozione rivela la potenza devastante della vergogna. Questo quadro di instabilità crescente è preoccupante quando si considera un individuo come Trump, il quale, con l'aumento della pressione legata alla gestione del governo e alle indagini sul suo presunto coinvolgimento con la Russia, potrebbe essere sopraffatto dalla paura, riducendo ulteriormente le sue capacità cognitive e pro-sociali. Le sue azioni potrebbero diventare sempre più volatili e imprevedibili. Relazioni sane richiedono partner che siano calmi, riflessivi e ponderati, non impulsivi e reattivi. Comportamenti basati sulla paura e una totale mancanza di introspezione sono l'opposto di ciò che ci si aspetta da un partner o da un leader affidabile.

La mancanza di responsabilità, che è alla base della personalità di chi riversa la colpa sugli altri, diventa il tratto distintivo e autodistruttivo di questi individui. La difficoltà di introspezione e di riconoscere l'effetto delle proprie azioni è una caratteristica devastante. Accettare la colpa, acquisire consapevolezza, ammettere gli errori e dimostrare pentimento sono azioni che diventano estremamente umilianti per queste persone. In terapia, sembra che un "colpevolizzatore degli altri" cerchi di coprirsi le orecchie e cantare "la-la-la" per evitare di ascoltare la verità. Queste persone rifiutano di essere chiamate a rispondere perché non accettano di assumersi mai la responsabilità delle loro azioni. Questo rifiuto è evidente anche nelle figure di potere, come nel caso di Trump, che ha rifiutato di rivelare le sue dichiarazioni fiscali o di rispettare le normative etiche, comportamento che sottolinea una visione del mondo in cui le regole non si applicano a loro. La mancanza di responsabilità è un elemento chiave che alimenta conflitti nei rapporti, poiché la persona che riversa la colpa sugli altri si rifiuta di ammettere la propria parte, anche quando i fatti sono evidenti. La sua tendenza a minimizzare o giustificare il comportamento danneggia irreparabilmente la fiducia e provoca una frattura nella relazione.

La violenza domestica spesso è accompagnata dalla totale negazione del danno arrecato, con il colpevole che tenta di razionalizzare le sue azioni in modo paradossale. Un abusante ha dichiarato di non aver "pestato" la moglie, pur avendola rinchiusa in un armadio per ore, gettata a terra e minacciata con una pistola. La mancanza di responsabilità è tipica anche dei sociopatici e dei narcisisti, che spesso sono caratterizzati dall'assenza di rimorso, colpa o empatia. La carenza di emozioni prosociali, come compassione, gentilezza e altruismo, rende questi individui incapaci di riconoscere il dolore degli altri o di considerare le loro necessità. Le persone che vivono in ambienti segnati dal trauma, come nel caso di abusi fisici o psicologici, si rifugiano spesso nelle risposte di sopravvivenza ("lotta o fuga"), riducendo la disponibilità a offrire aiuto o addirittura a percepire il bisogno altrui. Un abusante che sostiene di amare il partner, ma che agisce in modo aggressivo, dimostra in realtà una profonda difficoltà emotiva nel gestire la propria paura e vergogna, mettendo i propri bisogni al di sopra di quelli del partner. La lotta per proteggere una fragile immagine di sé dalla vergogna li rende incapaci di considerare gli altri.

L'effetto psicologico di un leader tossico sulla società: il caso Trump

Il problema fondamentale di un governo guidato da una figura come Trump non risiede soltanto nelle sue politiche mal concepite che potrebbero danneggiarci, ma soprattutto nei difetti del suo carattere, che rischiano di normalizzare comportamenti immorali e di incolpare gli altri, incoraggiando un’espressione incontrollata di tali tendenze tra coloro che in passato potevano essere contenuti dalle aspettative di un comportamento socialmente accettabile. La recente crescita di violenze razziali sembra essere un chiaro indicatore di come Trump abbia dato il via libera ai suoi seguaci per agire in modo distruttivo. Così come il trauma di assistere a violenze domestiche danneggia i bambini, un presidente emotivamente immaturo può influire sul futuro di una nazione in termini di comportamento morale, stabilità culturale e benessere psicologico.

I "blamer" esterni – coloro che non ammettono mai le proprie colpe e incolpano sempre gli altri – possono essere limitati solo tramite un’immediata e calma fissazione dei confini e l’enforcement di norme morali e sociali. Senza queste influenze, i blamer esterni crescono in audacia e nella presunzione del loro potere. Approfitteranno di ogni terreno che gli venga concesso. È essenziale resistere, non solo per contenere i comportamenti di Trump, ma anche per dare un segnale ai suoi seguaci che l’abuso psicologico non è accettabile. Purtroppo, ora che milioni di "blamer" esterni sono stati incoraggiati da Trump a comportarsi in modo irresponsabile, potrebbe essere impossibile rimettere il genio nella bottiglia.

In terapia, è comune osservare famiglie in cui un narcisista o un sociopatico non è stato tenuto sotto controllo – a volte per più generazioni – e il risultato è una disfunzione che crea onde di trauma psicologico, tra cui modelli di attaccamento insicuri nei bambini, dipendenze, estraneità e conflitti. Poiché il blamer esterno rifiuta il compromesso e il gioco leale, diventa una lotta di sopravvivenza, dove la logica è "ogni uomo per sé". I membri della famiglia sono frustrati dal dover sempre cedere affinché il blamer esterno possa prendere. Sono esasperati dalle sue menzogne e dal rifiuto di accettare fatti condivisi. Si sentono sempre accusati, mentre il blamer non ammette mai alcun errore. Le vittime di abuso spesso si sentono frustrate, perché, quando cercano di comunicare con l’abusante, le regole del gioco leale non si applicano.

Come paese, stiamo cercando di applicare la legge democratica a Trump. Se Trump rifiuta di seguire le regole, e se i tribunali e il Congresso non lo chiamano a risponderne, i cittadini hanno ben poche opzioni, il che li porterà a sperimentare quella sensazione di impotenza e disperazione tipica di un coniuge abusato. Il compromesso e la reciprocità sono elementi fondamentali nella politica e nelle relazioni sane. I blamer esterni sono inclini ad adottare un atteggiamento di "la mia strada o la strada", come ha fatto Trump con la sua forzata approvazione della sostituzione dell’Affordable Care Act senza alcun dibattito. Se Trump deve avere sempre ragione e vincere a ogni costo, e se vede il dibattito e il compromesso come una sconfitta, questo non lascia alcuna speranza per il futuro delle relazioni del paese con lui.

È comune che un coniuge geloso invii ripetutamente messaggi aggressivi o telefoni incessantemente per ore, facendosi consumare da discussioni sterili. Lo sforzo che ci vuole per gestire un abusante lascia poca energia e tempo per la cura dei figli, la carriera o la cura di sé. In una relazione narcisistica, non rimane nulla da dare dopo le liti. I partner abusati tendono a concentrarsi eccessivamente sulla relazione, invece di lavorare su se stessi, fino a quando la relazione non finisce. Allo stesso modo, dal 2016, gran parte del mondo è in preda al panico, concentrandosi esclusivamente su Trump, incapace di affrontare qualcos’altro se non le sue gaffe e follie. Il mondo sta cercando di rispondere al caos, e ciò lascia poca energia per affrontare le questioni legittime. La visita del primo ministro giapponese ha visto prevalere la discussione sul bizzarro modo di stringere la mano di Trump, oscurando invece trattative commerciali o temi come la Corea del Nord. L’iceberg dell’Antartide che si stacca? Le guerre, i rifugiati, l'Unione Europea in crisi? Questi temi sono stati trattati in modo inadeguato perché il mondo sta cercando di capire il comportamento esibizionista della Casa Bianca. Questo è un potenziale disastro per quei popoli e per quelle questioni ignorate a causa della relazione disfunzionale che abbiamo con questo presidente.

Un vero leader o un coniuge premuroso gestisce i propri comportamenti e le proprie emozioni in modo maturo e temperato. Finché non ci libereremo di questo abusante presidente, il paese avrà sempre meno capacità di concentrarsi su soluzioni per problemi complessi. La decadenza della società e la perdita di civiltà ed empatia probabilmente saranno irreversibili nel breve termine. La nostra unica speranza è che riusciamo a interrompere questa relazione tossica prima che sia troppo tardi e che il paese non si distrugga definitivamente.

L’Integrazione tra Personalità, Potere e Politica: Il Caso di Trump

L'analisi della figura del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump solleva questioni complesse e significative riguardo al suo comportamento, alla sua idoneità a ricoprire l’incarico e al suo rapporto con la Costituzione. In molte delle sue dichiarazioni e azioni, Trump sembra manifestare un'incapacità di riconoscere la distanza tra il suo comportamento e le aspettative legali e costituzionali di chi ricopre un ruolo così alto. In particolare, le sue critiche alle decisioni giudiziarie, gli attacchi ad hominem contro giudici che si occupano di casi che lo vedono imputato, e i commenti che suggeriscono l’interrogatorio di James Comey durante la sua direzione dell'FBI, indicano una disconnessione dai principi legali che dovrebbero governare il suo operato.

Il giudizio di "innocenza per infermità mentale" è una decisione legale che implica una dichiarazione di innocenza, non di patologia psicologica. L'opinione degli esperti in psichiatria o psicologia può essere utile per valutare la possibile patologia, ma non è determinante. Questo suggerisce che la valutazione dell’idoneità di una persona a ricoprire un incarico pubblico non debba essere una questione medica o psicologica, bensì una valutazione legale e politica. Come osservato da James Gilligan in occasione di una conferenza a Yale, "Non si tratta di stabilire se Trump sia mentalmente malato o meno, ma se sia pericoloso". La ricerca sulla salute mentale può essere utile per comprendere il grado di pericolosità, ma non è sufficiente a determinare se una persona sia idonea a ricoprire la carica presidenziale.

La condotta di Trump ha suscitato diverse reazioni, anche tra i conservatori. George Will, per esempio, ha scritto nel Washington Post del 3 maggio 2017 che è urgente per gli americani riflettere sull'incapacità di Trump di pensare e parlare chiaramente. Secondo Will, la sua "incapacità" non sarebbe solo il risultato di una pigrizia intellettuale, ma di una mente non allenata, priva di informazioni e accompagnata da una fiducia in sé a livelli esorbitanti. Trump sembra essere incapace di discernere la verità in mezzo a un'infinità di "fatti" superficiali che si attaccano alla sua mente disordinata. La sua mancanza di consapevolezza della realtà e la sua vulnerabilità ai "fatti" manipolati sono preoccupanti, specialmente quando si considerano i poteri vasti che ha a sua disposizione come comandante in capo delle forze armate e come figura centrale nel sistema di potere degli Stati Uniti.

Anche Charles Krauthammer, il 5 maggio 2017, ha sollevato interrogativi sulle dimensioni psicologiche dell’idoneità di Trump a servire come presidente. Ha descritto la Casa Bianca sotto la sua guida come un caos istituzionale, accentuato da un "caos psichico" che governa la sua mente mutevole. Krauthammer ha espresso preoccupazione per i suoi errori di valutazione, come la minaccia di far pagare alla Corea del Sud un sistema missilistico difensivo e la negoziazione di accordi commerciali, considerandoli errori non forzati che mettono in discussione la capacità di Trump di rispondere adeguatamente a una crisi internazionale, in particolare quando si tratti di questioni urgenti come quella che potrebbe emergere con una telefonata alle 3 del mattino.

La relazione tra la dimensione personale e sociale di un leader ha un impatto fondamentale sulla sua capacità di governare. La nostra cultura tende a porre in opposizione l'aspetto personale e quello sociale, ma la scienza sociale contemporanea tende ad integrare i comportamenti individuali nei contesti culturali e comunitari. Questo approccio è stato confermato da numerosi studi che dimostrano come, ad esempio, vivere in un quartiere caratterizzato solo da fast food e privo di supermercati aumenti significativamente le probabilità di obesità. Allo stesso modo, la violenza comunitaria è associata ad un aumento dei problemi respiratori in molte persone, anche quando vengono controllati altri fattori come l'istruzione e il reddito. L'interazione tra individuo e contesto sociale gioca quindi un ruolo fondamentale nel plasmare comportamenti e salute.

Nel caso di Trump, la sua presunta narcisismo e la sua sensibilità eccessiva agli insulti personali potrebbero erodere le sue connessioni sociali, portandolo a rispondere con aggressività agli affronto. Questo comportamento potrebbe limitare la varietà dei consigli che riceve, a differenza di leader come il presidente Kennedy, che in momenti cruciali come la Crisi dei Missili di Cuba si circondava di consiglieri disposti a criticarlo e a offrirgli punti di vista alternativi. In contrasto, Trump sembra spesso concentrarsi sulla conferma di sé stesso, alimentando una retorica che esalta il suo ruolo di presidente come se fosse il solo detentore del potere assoluto.

Il narcisismo di Trump si manifesta in diversi comportamenti: dalla sua insistenza nell'esagerare il numero di voti ottenuti durante le elezioni, alle sue affermazioni di frodi elettorali quando ha perso il voto popolare, fino alla sua continua esaltazione della sua stessa grandezza, come quando ha minimizzato la gravità di rivelazioni di informazioni top secret ai funzionari russi. L’attenzione maniacale al potere, e il conseguente senso di diritto assoluto che ne scaturisce, sono tratti distintivi di una figura che fatica a riconoscere i limiti imposti dalle istituzioni democratiche.

Questa combinazione di personalità narcisistica e potere assoluto potrebbe spiegare come Trump abbia circondato sé stesso di una cerchia di alleati pronti a tollerare le sue eccentricità in cambio di vantaggi personali, riducendo così il valore delle opinioni critiche che potrebbero arrivare da persone esterne a questa cerchia. La difficoltà di ricevere feedback costruttivi o di ascoltare opinioni diverse potrebbe rivelarsi un ostacolo decisivo, non solo per la sua presidenza, ma anche per la stabilità democratica a lungo termine.