Jeannie Pepper, una delle figure più emblematiche del porno degli anni '80, ha scelto di vestire il ruolo di una "voodoo girl" nei suoi film, sfidando i tradizionali stereotipi di sessualità nera con una performance che mescolava ironia, gioco e potere. Indossando una gonna di paillettes che sembrava più adatta a una festa hawaiana che a una cerimonia voodoo, e truccata con un maquillage pesante che richiamava la cultura pop degli anni '80, Jeannie non si limitava a eseguire un ruolo, ma lo reinterpretava, infondendo in esso una complessità che andava oltre la superficialità della figura della "negra esotica". La sua performance, più che una semplice riproduzione di un cliché, diventava un atto di rivendicazione erotica, di autogoverno sessuale.
Anche Angel Kelly, sua contemporanea e pioniera della rappresentanza nera nel porno, si trovò a confrontarsi con la stessa realtà: nonostante il suo desiderio di farsi vedere come una figura glamour, sensuale e bella, la sua carriera veniva spesso intrappolata nei recinti della sessualità nera stereotipata. La pressione a interpretare il ruolo di una "voodoo woman", come nel caso del film Welcome to the Jungle, la costringeva a fare scelte che non riflettevano pienamente la sua identità o la sua visione della sessualità nera. Nonostante ciò, Angel, come Jeannie, cercava di agire all'interno di queste strutture limitanti, infondendo nelle sue performance desideri e poteri che rispecchiavano una visione più complessa di sé stessa.
La sessualità nera nelle produzioni pornografiche è spesso un campo di battaglia per la negoziazione dell'autodeterminazione e della rappresentazione. Le donne nere, in particolare, si trovano a fare i conti con una narrativa che le relega a oggetti del desiderio erotico, ma spesso scelgono di riaffermare la propria autonomia. Una delle modalità con cui queste attrici cercano di sfuggire alla morsa di questa rappresentazione razzista e riduttiva è quella di amplificare o sovvertire il cliché. Così, attraverso l'adozione di ruoli esotici e carichi di magia, come nel caso di Jeannie, o rifiutando categoricamente i ruoli che non sentono propri, come fece Angel, queste donne cercano di ridefinire il proprio corpo e la propria sessualità, portando alla luce una versione più ricca e variegata della loro esperienza.
La "sovranità erotica", concetto che Jeannie incarna nelle sue performance, rappresenta una resistenza sottile ma potente contro le strutture oppressive che determinano la sessualità nera. Non si tratta solo di una rivendicazione del piacere sessuale, ma di un processo che include la capacità di agire al di fuori delle aspettative razziali, di soggettivarsi attraverso il piacere e l'autonomia erotica, e di ricreare il proprio corpo come un territorio di desiderio e potere. Sebbene le difficoltà economiche e politiche degli anni '80, come quelle imposte dalle politiche di Ronald Reagan, abbiano influito sul lavoro di queste attrici, la loro capacità di negoziare e manipolare le immagini di sé è un atto di resistenza quotidiana.
Le storie che le attrici nere raccontano nel porno sono spesso conflittuali, tra l'accettazione dei ruoli imposti e il desiderio di andare oltre. La loro capacità di agire come soggetti che resistono ai limiti imposti dalla pornografia mainstream non è mai semplice, ma è sempre radicata nella realtà delle loro esperienze quotidiane, segnata dalla discriminazione e dalla violenza strutturale. Nelle performance, queste donne si appropriano degli stereotipi per manipolarli, trasformandoli da strumenti di oppressione a mezzi di rivendicazione e autodeterminazione.
Nel contesto della pornografia, la sovranità erotica delle donne nere non è solo un atto individuale, ma un movimento collettivo che sfida le nozioni tradizionali di sessualità e desiderio. Queste attrici, pur riconoscendo i limiti e le difficoltà del loro lavoro, si rifiutano di essere ridotte a semplici oggetti di piacere: cercano, invece, di conquistare uno spazio in cui la sessualità nera possa essere vista come complessa, gioiosa e sovversiva. In un contesto in cui le donne nere sono spesso rappresentate solo come "esotiche" o "selvagge", la loro capacità di riprendersi queste immagini e di ricrearle a propria immagine e somiglianza è una dichiarazione di potere e resistenza.
La riflessione sulla sessualità e l'autonomia delle donne nere nel porno non è un fenomeno isolato, ma si inserisce in un contesto sociale e culturale più ampio. Le questioni razziali, le lotte per l'autodeterminazione e la negoziazione della propria identità di fronte agli stereotipi sono temi che continuano a influenzare e definire la realtà di queste donne. Laddove l'industria pornografica tende a esaltare la sessualità nera come oggetto per il piacere degli altri, le attrici nere, come Jeannie e Angel, cercano di restituire a se stesse il controllo sulle proprie immagini e sul proprio corpo, sfidando i confini imposti dalla cultura dominante.
La lotta di queste donne non si limita alla resistenza contro i ruoli stereotipati, ma riguarda anche la costruzione di nuovi racconti che possano finalmente riflettere la ricchezza e la complessità delle esperienze di vita delle donne nere. Sia che si tratti di affrontare il peso delle aspettative razziali o di sfidare la logica economica dell'industria pornografica, la loro azione rappresenta un tentativo di affermare un nuovo tipo di libertà e di autonomia, in un mondo che troppo spesso le ha marginalizzate e ridotte a semplici oggetti di desiderio.
Come le donne hanno trasformato il movimento del lavoro in America: una prospettiva storica
Nel corso della storia americana, le donne hanno svolto un ruolo cruciale nel movimento del lavoro, spingendo per i diritti sociali e politici, spesso controcorrente rispetto alle strutture di potere dominanti. Fin dai primi anni coloniali, le donne hanno partecipato alle lotte per migliori condizioni di lavoro e per l'emancipazione da un sistema che le relegava principalmente a ruoli domestici e subordinati. Tuttavia, è solo con l'avvento del movimento sindacale del XIX secolo che le donne hanno cominciato a guadagnare visibilità e potere, sia all'interno delle fabbriche che nei contesti più ampi della politica lavorativa.
Le prime agitazioni femminili nel campo del lavoro si concentravano principalmente sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche tessili, dove molte donne erano impiegate in ambienti di lavoro pericolosi e sottopagati. Le operai tessili, che costituivano la maggior parte della forza lavoro femminile, furono tra le prime a lottare per miglioramenti significativi, come l'abolizione delle lunghe ore di lavoro e l'introduzione di una paga più equa. Tuttavia, queste prime battaglie furono ostacolate da un sistema sociale che vedeva le donne come figure marginali, le cui aspirazioni economiche e politiche erano spesso ignorate.
La lotta delle donne nel movimento del lavoro non si limitò alla richiesta di salari più alti e condizioni migliori. Durante il XIX secolo, molte di loro si impegnarono anche per un cambiamento più radicale nelle strutture di classe e di genere, spingendo per una riorganizzazione sociale che includeva una maggiore libertà sessuale e la protezione delle lavoratrici dalla violenza domestica e sessuale. In questo contesto, è importante comprendere come il movimento del lavoro femminile fosse interconnesso con la lotta per i diritti civili, per il suffragio e per una nuova visione della sessualità e del corpo femminile.
A partire dal XX secolo, la presenza delle donne nei sindacati e nei movimenti di lavoro si intensificò, in particolare nei settori dell'istruzione, della sanità e dei servizi. Le donne lavoratrici iniziarono a rivendicare una rappresentanza più significativa all'interno dei sindacati, e alcune di esse assunsero ruoli di leadership. La lotta per l'uguaglianza di genere, tuttavia, rimase una battaglia parallela, dove molte donne affrontarono resistenze sia interne al movimento sindacale che nelle istituzioni politiche e legali. La lotta per il diritto di voto, la parità salariale e la lotta contro le discriminazioni sessuali diventarono così pilastri fondamentali delle agende politiche di molte attiviste.
Nel contesto più ampio, il movimento del lavoro femminile si inseriva in una visione progressista della società che vedeva il lavoro non solo come una questione economica, ma anche come una questione morale e culturale. Le donne, più di qualsiasi altro gruppo sociale, riuscirono a mettere in discussione le gerarchie tradizionali di classe e di sesso, sfidando le convenzioni riguardanti la "naturale" divisione dei ruoli tra uomini e donne.
Per una lettura approfondita, è fondamentale comprendere il modo in cui le lotte delle donne lavoratrici furono modellate da fattori esterni come il razzismo, le disuguaglianze etniche e la sessualizzazione della loro forza lavoro. Le donne di colore, in particolare, si trovarono a dover affrontare una duplice discriminazione: da un lato come lavoratrici e dall'altro come donne di razza non bianca. La loro esperienza nel movimento del lavoro fu complessa, poiché spesso si scontravano con un sistema che non solo marginalizzava il loro contributo al lavoro, ma neppure riconosceva la loro partecipazione politica e sociale.
Il movimento delle donne e il lavoro, quindi, non devono essere visti come due entità separate. Piuttosto, le esperienze delle lavoratrici devono essere comprese come parte di una più ampia lotta per la giustizia sociale e politica, dove il corpo femminile, la sessualità e il lavoro si intrecciano in modi che sfidano le strutture di potere e di dominazione esistenti. In questa prospettiva, è utile studiare come le lotte delle donne nel contesto del lavoro possano gettare luce su questioni più ampie di disuguaglianza sociale, economica e politica, e come questi movimenti continuano a evolversi nel contesto del moderno attivismo globale.
Il Corpo Nascosto: Rappresentazione, Razza e Sesso nella Cultura Contemporanea
Il corpo femminile, nell’ambito della rappresentazione visiva e culturale, ha sempre assunto un ruolo centrale, spesso percepito attraverso la lente della sessualizzazione e dell’oggettivazione. Questo processo, seppur tradizionalmente legato alle dinamiche di genere, si intreccia con un'altra dimensione altrettanto complessa: quella della razza. Nella cultura occidentale, la rappresentazione delle donne nere e di altre donne di colore si è configurata storicamente come il prodotto di una narrativa esclusivamente definita dal potere bianco, una narrativa che ha cercato di ridurre e controllare la femminilità nera attraverso stereotipi dannosi, se non apertamente violenti.
Nel contesto della pornografia, come si evince da numerosi studi, la rappresentazione del corpo nero ha visto una progressiva appropriazione, ma anche una paradossale marginalizzazione. L'industria del sesso, che da sempre ha avuto una relazione controversa con la rappresentazione del corpo femminile, ha incluso, nel corso degli anni, una serie di immagini e narrazioni che, pur mostrando il corpo nero come oggetto di desiderio, hanno sistematicamente ignorato le specifiche realtà socio-politiche e culturali che definiscono l’identità di queste donne. La sessualizzazione delle donne nere, in particolare, non è mai avvenuta in un vuoto, ma sempre connessa a dinamiche razziali, politiche e storiche che meritano un'analisi attenta e complessa.
Nel contesto della pornografia e della cultura popolare, l’immagine della donna nera spesso subisce una parodia, dove l'intensificazione della sessualità e la sua esibizione pubblica diventano una forma di resistenza, ma anche un processo di continuo sfruttamento. Quest’immagine di donna, sempre pronta a essere oggettivata, non è solo una figura sessuale, ma una costruzione storica che riflette e perpetua il controllo coloniale, la schiavitù e la segregazione. In molti casi, la sessualità delle donne nere è stata associata a una natura animale, primitiva, quasi istintiva, cosa che ha permesso alla società di escluderle da una piena partecipazione alla vita culturale, sociale e politica.
Allo stesso modo, la razza diventa uno strumento attraverso cui la pornografia moderna continua a riprodurre e consolidare le disuguaglianze. Non solo la donna nera è una figura che vive sotto l’ombra di un’esotizzazione riduttiva, ma anche il corpo maschile nero è stato, ed è tuttora, usato per soddisfare fantasie esotiche e predatorie. Tuttavia, non tutte le rappresentazioni sono puramente deformanti. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito ad un crescente interesse per una pornografia più consapevole, dove le voci delle donne nere, le loro esperienze e la loro sessualità sono rappresentate in modo più complesso e sfumato. La critica femminista e nera, in questo senso, ha cercato di ridisegnare i confini della rappresentazione sessuale, rifiutando le etichette stereotipiche e promuovendo una maggiore agency per le donne di colore nel contesto della loro propria sessualità.
Al di là della pornografia, la cultura cinematografica e televisiva ha rispecchiato, e spesso amplificato, questi temi, con il fenomeno della "blaxploitation" negli anni '70 come uno degli esempi più significativi. Film che ritraevano donne nere come eroine sessuali, indipendenti e audaci, ma pur sempre inquadrate attraverso il filtro della sessualizzazione e del "dangerousness". Questo tipo di rappresentazione non è mai stata completamente liberatoria, ma ha offerto comunque uno spazio per una visibilità che, per decenni, è stata negata.
Le donne nere e le altre donne di colore continuano a lottare per il diritto a una rappresentazione più giusta, che non sia limitata dalla dialettica del desiderio o dalla logica del dominio sessuale. In molte circostanze, è emersa una consapevolezza crescente che il controllo della propria immagine non può più essere lasciato nelle mani di coloro che definiscono e limitano ciò che è "appropriato" o "accettabile". Il corpo femminile, e in particolare quello delle donne nere, merita un'interpretazione che rispetti la molteplicità delle loro esperienze, desideri e lotte.
L'inclusione delle donne nere in spazi che storicamente le hanno marginalizzate, come l'industria pornografica, non può essere semplicemente vista come un atto di "empowerment", ma deve essere intesa come parte di un processo di riconoscimento e di giustizia sociale che deve trascendere le logiche di sfruttamento. È fondamentale che l’analisi della sessualità nera non si limiti al semplice esame della sua rappresentazione in un contesto erotico, ma si allarghi a considerare la sua storia, le sue implicazioni politiche e la sua capacità di sfidare le strutture di potere che continuano a opprimere le donne nere a livello globale.
L'importanza di una visione critica delle rappresentazioni sessuali e razziali nella pornografia e nella cultura popolare, nonché di una riflessione continua sul tipo di sessualità che viene normalizzata, è cruciale per comprendere la relazione tra razza, genere e sessualità nel mondo contemporaneo. Solo affrontando queste interconnessioni con consapevolezza si potrà costruire una società più giusta, che non riduca la complessità dei corpi e delle identità a meri oggetti di desiderio o di oppressione.
La pornografia nera e la costruzione del desiderio: il concetto di "Soul Porn"
La pornografia nera, durante il periodo dei diritti civili, è emersa come una forma di espressione sessuale che rifletteva sia le tensioni sociali che i cambiamenti nel contesto politico e culturale. Con una base crescente di consumatori di pornografia nera, lo sguardo del maschio bianco ha continuato a determinare le fantasie rappresentate nella maggior parte dei media pornografici, in un periodo in cui la sessualità nera era fetishizzata da un lato con eccitazione, dall'altro con paura. Questo fenomeno si inserisce nel contesto delle politiche resistenti che gli afroamericani stavano affermando, quando il corpo nero, oggetto di oggettivazione, si scontrava con una soggettività nera radicalizzata, che stava cercando di affermare una nuova identità. In tale contesto, la pornografia nera ha cominciato a riflettere e a rispondere a un desiderio di riscatto, di visibilità e di autonomia.
Il termine "soul porn" descrive l'aspetto assertivo della sessualità nera che emerge nell'economia rappresentativa della pornografia in questo periodo. Con "soul porn" si intende sia come le persone nere interagivano con la pornografia e come si esprimevano al suo interno, sia come la fascinazione dei bianchi per la sessualità nera veniva rappresentata attraverso l'iconografia del "soul". I bianchi, pur appropriandosi e commodificando la sessualità nera, avevano anche un pubblico di riferimento che si identificava con queste immagini, ma allo stesso tempo i neri cominciavano a lanciare le proprie sessualità, creando una propria cultura erotica che non passava più inosservata. Ciò si rifletteva in un'abbondante produzione di materiali erotici, musica, spettacoli e performance che coinvolgevano artisti e comici afroamericani come Lottie the Body e Jean Idelle. La sessualità nera, purtroppo, non veniva pienamente espressa al di là dei confini della pornografia.
Le identità sessuali nere, ovviamente, erano scolpite in modi diversi, soprattutto lungo le linee di genere. I desideri sessuali degli uomini neri hanno avuto un impatto visibile nel plasmare alcuni tipi di media pornografici, come le riviste, i film in loop e le pellicole a lunga durata. Tuttavia, per le donne nere, pur essendo presenti nel panorama erotico, mancava ancora la possibilità di incidere in modo determinante sulla commercializzazione della propria sessualità. Le donne nere in porno, pur avendo il potere di intervenire nel loro modo di rappresentarsi come performer, rimanevano in gran parte senza nome, perse nel dimenticatoio, come accadeva per molte di esse. Tuttavia, un’eccezione significativa fu Desiree West, una delle prime attrici pornografiche afroamericane a guadagnare notorietà e a svolgere ruoli importanti in film pornografici popolari. Desiree è oggi ricordata come una delle icone più significative dell'epoca del "soul porn". Con il suo fisico sinuoso, il suo Afro riccio e il suo atteggiamento audace, Desiree West divenne un simbolo per molte donne nere che cercavano di imporsi nel mondo della pornografia. Sebbene non ottenesse mai ruoli da protagonista, la sua abilità nell’offrire un erotismo crudo ed energico la fece diventare un'icona, sebbene relegata a ruoli secondari accanto ad attori bianchi. Questa marginalizzazione delle attrici nere nel porno non deve essere ignorata: la loro sessualità veniva razzializzata e sfruttata per un mercato di pornografia interrazziale, in cui il desiderio per i corpi neri veniva presentato come una sorta di fantasia esotica, ma mai come un’autentica espressione di soggettività.
La pornografia in questo periodo non solo ha mostrato la lotta contro la marginalizzazione, ma ha anche inciso nel processo di costruzione e negoziazione delle identità sessuali nere. Il concetto di "soul", che emerge nella cultura nera, gioca un ruolo centrale in questa dinamica. Il "soul" è, infatti, una forza che supera il linguaggio e si manifesta in un corpo che rappresenta e racconta la storia di un popolo. Come ha definito la "Regina del Soul" Aretha Franklin, "Soul è nero", e come scrive Lerone Bennett, il "soul" è l'espressione metaforica dell'essere nero, unendo elementi culturali, politici e estetici in un'unica forza che si proietta attraverso la musica, la danza e, inevitabilmente, anche la pornografia.
Negli anni '60 e '70, il soul ha rappresentato non solo un momento di riscatto per la comunità afroamericana, ma anche una manifestazione di sfida e celebrazione del corpo nero. Questo periodo di radicalizzazione culturale, con il suo motto "Black is Beautiful", ha ridefinito le frontiere del desiderio e della visibilità. Tuttavia, in questa evoluzione del desiderio, la pornografia nera ha avuto un ruolo ambivalente: mentre le donne nere e gli uomini neri cercavano di esprimere la propria sessualità, venivano anche ridotti a oggetti di un mercato che li vedeva ancora come esotici, diversi e separati dalla "normalità" della sessualità bianca.
Oltre a ciò, è fondamentale notare che l'inclusione della sessualità nera nel contesto della pornografia non si è mai limitata alla sola rappresentazione visiva. La sessualità nera, come altri aspetti della cultura nera, è sempre stata permeata da una storia di lotte e di resistenza, che continuano a influenzare la percezione del corpo nero nella società. In questo senso, la pornografia nera, pur restando uno spazio di oggettivazione, ha avuto anche il potere di trasformare le dinamiche di potere attraverso la visibilità e l'affermazione del corpo nero, anche se in modo complesso e contraddittorio. La ricerca di una propria autonomia erotica, anche nel contesto di un'industria che sfruttava il corpo nero per i propri scopi, dimostra l'importanza di capire come il desiderio e la sessualità nera abbiano sempre avuto una dimensione politica, che merita di essere analizzata in profondità.
Come l'industria pornografica ha modellato il mercato e la rappresentazione della sessualità nera
Nel corso degli anni '90, l'industria pornografica ha trovato un potente alleato nella musica hip hop, in particolare nel Gangsta Rap, e ha sviluppato una narrativa che ha avuto profonde implicazioni per la rappresentazione delle donne nere. I produttori, in particolare Christian Mann, hanno colto l'opportunità di integrare riferimenti alla cultura nera mainstream per dare un nuovo orientamento al mercato del porno, mirando in modo specifico alla sessualità nera.
Un esempio emblematico è la serie My Baby Got Back, dove le copertine dei video erano progettate per esaltare il corpo delle donne nere, focalizzandosi principalmente sulle loro caratteristiche posteriori. Questi dettagli estetici, apparentemente innocenti, avevano un impatto significativo sul modo in cui il corpo delle donne nere veniva consumato e rappresentato nell'ambito pornografico. Le donne, ritratte sempre di spalle e guardando con sguardi ammiccanti, sembravano invitare lo spettatore a una visione erotica orientata esclusivamente su un desiderio sessuale fisico.
Il fenomeno del ghetto porn, che emulava le atmosfere del "ghetto" e della cultura da strada, ha preso piede negli anni successivi. Le produzioni pornografiche di questo tipo utilizzavano ambientazioni che evocavano la povertà, la violenza, il crimine e la prostituzione, riflettendo le dinamiche di lotta e sopravvivenza nel contesto urbano e nero. Questo sottogenere, pur non implicando violenza esplicita nei contenuti sessuali, creava un'immagine stereotipata della sessualità nera come qualcosa di esclusivamente degradante e sfruttato, costruendo attorno ad essa un vero e proprio mercato di consumo.
La pornografia ghetto, con il suo uso di narrazioni che descrivono donne nere come prostitute o come "oggetti" di sfruttamento sessuale, è diventata un riflesso distorto della realtà sociale e politica della comunità nera. Ma ciò che distingue questo genere è la sua capacità di integrare e manipolare una cultura che, sebbene radicata nella sofferenza e nella lotta, è stata trasformata in un oggetto di consumo per il pubblico bianco. A partire dalla metà degli anni '90, e ancora di più nei primi anni 2000, i temi e le rappresentazioni del "ghetto" e dei suoi stereotipi si sono fatti prepotentemente spazio nelle produzioni pornografiche, creando una sorta di "turismo sessuale" che non solo sfruttava le immagini di donne nere ma anche quelle di uomini neri, spesso ritratti come "gangster" o "pimp" (protettori). Il pubblico di riferimento, spesso composto da giovani bianchi dei sobborghi, cercava in queste rappresentazioni una fuga dalla monotonia della vita suburbana, un'avventura perversa che promuoveva l'immaginario di una sessualità "esotica" e "pericolosa".
Tuttavia, nonostante l'industria pornografica abbia alimentato queste fantasie, è importante notare che le vite dei neri, in particolare quelle dei neri della classe lavoratrice, vanno ben oltre i confini del ghetto. Il ghetto, pur essendo stigmatizzato socialmente e segregato economicamente, possiede una simbologia ricca e complessa che si intreccia con le lotte per il riconoscimento politico e sociale, ma anche con la nostalgia di un passato che definisce la comunità nera in modo più sfumato. In questo spazio, la sessualità nera non è solo un oggetto di sfruttamento, ma anche una risorsa economica e psicologica, in cui il corpo nero, sia maschile che femminile, trova forme di espressione e di scambio che riflettono la resistenza e il desiderio di autonomia.
Al di fuori della pornografia ghetto, esistono anche altre arene in cui la sessualità nera si esprime in maniera visibile, come i club di spogliarello. Questi luoghi hanno acquisito una crescente importanza, sia come spazi di consumo sessuale che come simboli culturali, come dimostra il video musicale di Nelly, Tip Drill. La presenza delle danzatrici nei video musicali e nelle produzioni pornografiche crea un ponte tra il mondo della musica rap e la pornografia, suggerendo una simbiosi tra il consumo sessuale e la performance pubblica. Le danzatrici, descritte come vere e proprie acrobate sessuali, diventano oggetti di desiderio ma anche protagoniste di un mercato dove la loro abilità nelle performance è collegata al potere maschile, che in molti casi viene associato alla figura del protettore.
In questo contesto, l'immagine della sessualità nera non è semplicemente una riproduzione della realtà, ma una costruzione complessa che implica desideri, lotte e simboli legati alla razza, al potere e alla marginalizzazione. Comprendere questa dinamica aiuta a decifrare non solo il modo in cui la pornografia si relaziona con la cultura popolare, ma anche come quest'ultima utilizzi e manipoli le immagini per creare significati e identità. La sessualità nera, così come rappresentata nelle produzioni pornografiche, non è un fenomeno che esiste isolato, ma è intrinsecamente legato alla storia di oppressione e di lotta per l'autodeterminazione delle persone di colore, specialmente negli Stati Uniti.
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