Il derivato direzionale di una funzione è un concetto fondamentale nel calcolo vettoriale, particolarmente utile per studiare la variazione di una funzione lungo una certa direzione nello spazio. In generale, il derivato direzionale di una funzione scalare f(x,y,z,)f(x, y, z, \dots) in una direzione specificata da un vettore unitario u=u1,u2,u3,\mathbf{u} = \langle u_1, u_2, u_3, \dots \rangle è dato dalla proiezione del gradiente della funzione sulla direzione di u\mathbf{u}. Questo concetto è alla base di molte applicazioni pratiche, come nel calcolo del flusso di un campo attraverso una superficie o nel determinare la variazione di una grandezza fisica lungo una direzione arbitraria.

Derivata direzionale in un piano

Prendiamo il caso di una funzione a due variabili come f(x,y)=x2yy2xf(x, y) = x^2y - y^2x. Se vogliamo calcolare il derivato direzionale di questa funzione lungo una direzione specificata, ad esempio nel verso del vettore 2i+6j2\mathbf{i} + 6\mathbf{j}, dobbiamo innanzitutto normalizzare il vettore direzionale, rendendolo un vettore unitario. In seguito, la formula per il derivato direzionale è:

Duf=fuD_{\mathbf{u}} f = \nabla f \cdot \mathbf{u}

dove f=(fx,fy)\nabla f = \left( \frac{\partial f}{\partial x}, \frac{\partial f}{\partial y} \right) è il gradiente della funzione ff, e u\mathbf{u} è il vettore unitario nella direzione di 2i+6j2\mathbf{i} + 6\mathbf{j}.

Calcolando il gradiente di f(x,y)=x2yy2xf(x, y) = x^2y - y^2x:

f=(x(x2yy2x),y(x2yy2x))\nabla f = \left( \frac{\partial}{\partial x} (x^2y - y^2x), \frac{\partial}{\partial y} (x^2y - y^2x) \right)
f=(2xyy2,x22xy)\nabla f = \left( 2xy - y^2, x^2 - 2xy \right)

Una volta trovato il gradiente, il passo successivo consiste nel calcolare il prodotto scalare tra f\nabla f e il vettore direzionale normalizzato. Questo ci darà la variazione della funzione lungo la direzione data.

Derivata direzionale in uno spazio tridimensionale

Nel caso di una funzione a tre variabili, come F(x,y,z)=ln(x2+y2+z2)F(x, y, z) = \ln(x^2 + y^2 + z^2), il calcolo del derivato direzionale segue lo stesso principio. Considerando la direzione di 2i+j+2k-2\mathbf{i} + \mathbf{j} + 2\mathbf{k}, prima normalizziamo il vettore direzionale, poi calcoliamo il gradiente di FF:

F=(xln(x2+y2+z2),yln(x2+y2+z2),zln(x2+y2+z2))\nabla F = \left( \frac{\partial}{\partial x} \ln(x^2 + y^2 + z^2), \frac{\partial}{\partial y} \ln(x^2 + y^2 + z^2), \frac{\partial}{\partial z} \ln(x^2 + y^2 + z^2) \right)

Le derivate parziali di F(x,y,z)F(x, y, z) sono:

F=(2xx2+y2+z2,2yx2+y2+z2,2zx2+y2+z2)\nabla F = \left( \frac{2x}{x^2 + y^2 + z^2}, \frac{2y}{x^2 + y^2 + z^2}, \frac{2z}{x^2 + y^2 + z^2} \right)

Una volta ottenuto il gradiente, si procede come nel caso precedente, calcolando il prodotto scalare tra il gradiente e il vettore unitario direzionale.

Derivata direzionale in un sistema di coordinate curvilinee

Le situazioni più complesse si verificano quando il dominio della funzione è definito in coordinate curvilinee, come le coordinate cilindriche o sferiche. In questi casi, il calcolo del derivato direzionale richiede l’uso di un gradiente che deve essere adeguatamente trasformato nelle nuove coordinate. Le applicazioni di questi concetti sono numerose in fisica, come nel calcolo delle linee di flusso di un campo vettoriale o nella determinazione della velocità di variazione di una grandezza fisica in un sistema curvilineo.

Considerazioni aggiuntive

Quando si calcola il derivato direzionale, è importante tenere a mente che esso fornisce solo una misura della variazione della funzione lungo una direzione specifica, ma non dà informazioni sul comportamento della funzione in direzioni perpendicolari. Inoltre, per funzioni che variano in modo complesso o non lineare, è spesso necessario utilizzare metodi numerici o approssimazioni per calcolare i derivati direzionali in modo efficiente.

Infine, è utile sapere che, oltre al gradiente, altre operazioni vettoriali, come il rotore o la divergenza, sono strettamente legate ai derivati direzionali, e spesso vengono utilizzate per analizzare campi vettoriali e la loro evoluzione nello spazio.

Qual è la forma normale di un'equazione differenziale ordinaria e come viene risolta?

Un'equazione differenziale ordinaria (EDO) può essere rappresentata in diverse forme a seconda della sua complessità e ordine. Quando un'equazione differenziale di ordine n è scritta in una forma particolare, come ad esempio quella ottenuta isolando le derivate, si dice che è stata portata nella forma normale. Questo approccio è fondamentale per la comprensione e la risoluzione delle equazioni differenziali.

Prendiamo come esempio una prima equazione differenziale ordinaria di ordine uno. Supponiamo di avere l'equazione:

dydx=f(x,y)\frac{dy}{dx} = f(x, y)

per la quale la forma normale è semplicemente rappresentata come:

dydx=f(x,y)\frac{dy}{dx} = f(x, y)

In pratica, quando si parla di forma normale, ci si riferisce al tentativo di scrivere l'equazione in modo tale che il termine derivato (come dydx\frac{dy}{dx}) sia isolato, facilitando così l'analisi e la risoluzione dell'EDO. Questo è il primo passo nel processo di soluzione delle equazioni differenziali.

Passando a un esempio di equazione differenziale ordinaria di secondo ordine, consideriamo l'equazione:

yy+6y=0y'' - y' + 6y = 0

Isolando il termine derivato di ordine più alto, otteniamo la forma normale:

y=y6yy'' = y' - 6y

In entrambi gli esempi, abbiamo riscritto le equazioni per separare i termini derivati dalla funzione incognita yy, creando una rappresentazione che può essere trattata più facilmente con metodi di risoluzione appropriati.

Un concetto fondamentale da tenere a mente quando si affrontano le equazioni differenziali è la linearità. Un'EDO si dice lineare rispetto alla variabile yy se la funzione FF (presente nell'equazione) è lineare rispetto a yy, yy', yy'', e così via. Ad esempio, un'equazione differenziale di ordine nn è lineare quando la forma dell'equazione è:

an(x)y(n)+an1(x)y(n1)++a1(x)y+a0(x)y=g(x)a_n(x)y^{(n)} + a_{n-1}(x)y^{(n-1)} + \dots + a_1(x)y' + a_0(x)y = g(x)

Dove an(x),an1(x),,a0(x)a_n(x), a_{n-1}(x), \dots, a_0(x) sono coefficienti che dipendono solo dalla variabile indipendente xx, e la variabile dipendente yy e tutte le sue derivate sono di primo grado. È importante notare che un'equazione che contiene potenze superiori a uno della funzione yy o delle sue derivate (come y2y^2 o (y)2(y')^2) non è lineare, ma non lineare.

Al contrario, se i coefficienti di y,y,,y(n)y, y', \dots, y^{(n)} contengono la variabile yy stessa o le sue derivate, o se compaiono potenze di yy o delle sue derivate (ad esempio yyy' \cdot y o y2y^2), l'equazione è non lineare.

Prendiamo come esempio due equazioni, una lineare e una non lineare:

  1. L'equazione y2y+y=0y'' - 2y' + y = 0 è lineare, poiché tutti i termini in yy e le sue derivate sono di primo grado e i coefficienti sono costanti.

  2. L'equazione y+y2=0y'' + y^2 = 0 è non lineare, in quanto contiene un termine y2y^2.

Un altro aspetto cruciale nella risoluzione delle EDO è la soluzione dell'equazione stessa. Una soluzione di un'EDO è una funzione ϕϕ, definita su un intervallo II, che soddisfa l'equazione differenziale in tale intervallo. In altre parole, ϕϕ deve essere una funzione che, sostituita nell'EDO, riduce l'equazione a un'identità. In generale, una soluzione è una funzione differenziabile di ordine nn che soddisfa l'equazione per tutti i valori di xx nell'intervallo definito.

Ad esempio, una soluzione dell'EDO:

dydx=2x\frac{dy}{dx} = 2x

è la funzione y=x2y = x^2, poiché sostituendo y=x2y = x^2 nell'EDO si ottiene:

ddx(x2)=2x\frac{d}{dx}(x^2) = 2x

Questa relazione è vera per ogni xx nell'intervallo definito (che in questo caso potrebbe essere (,)(-\infty, \infty)).

Tuttavia, non tutte le soluzioni sono esplicite. In alcuni casi, non è possibile esprimere la soluzione in una forma chiusa, ma si può definire implicitamente. Per esempio, un'EDO può avere una soluzione di tipo implicito, come una relazione che lega xx e yy, ma senza dare esplicitamente y=f(x)y = f(x). Un esempio di soluzione implicita potrebbe essere una relazione come:

x2+y2=1x^2 + y^2 = 1

che definisce implicitamente la soluzione y=1x2y = \sqrt{1 - x^2} su un dominio appropriato.

Nel contesto delle EDO, è essenziale comprendere anche il concetto di intervallo di definizione. L'intervallo di definizione, indicato spesso come II, è l'intervallo su cui una soluzione è valida. Questo intervallo è cruciale, in quanto la soluzione può essere ben definita solo su determinati intervalli. Ad esempio, la funzione y=1xy = \frac{1}{x} è definita e differenziabile su intervalli come (,0)(-\infty, 0) e (0,)(0, \infty), ma non è definita su x=0x = 0.

Infine, un aspetto da non sottovalutare riguarda la curva della soluzione. La curva che rappresenta graficamente la soluzione di un'EDO è continua e differenziabile sull'intervallo di definizione, ma è importante notare che il grafico della funzione ϕ(x)ϕ(x) potrebbe non coincidere esattamente con la curva della soluzione, soprattutto se la soluzione è definita in modo implicito.

In conclusione, la risoluzione di un'EDO implica vari passaggi che spaziano dalla scrittura dell'equazione in forma normale fino alla determinazione e verifica della soluzione. Ogni tipo di equazione, lineare o non lineare, richiede un approccio diverso, ma la comprensione delle proprietà fondamentali delle EDO è essenziale per affrontare e risolvere questi problemi matematici.