La storia di Herbert Hoover, prima di diventare presidente degli Stati Uniti, offre una lezione esemplare su come la frode finanziaria possa distruggere non solo individui ma intere società e mercati. In qualità di socio di una società mineraria, Hoover ricevette una lettera di dimissioni da un suo collaboratore, Rowe, accompagnata da una spiegazione attraverso sua moglie. Rowe, segretario della Great Fingall gold mine in Australia Occidentale, si era indebitato pesantemente speculando sulle azioni della compagnia, convinto di un suo brillante futuro. La realtà, però, si rivelò ben diversa: le azioni persero valore, e Rowe si trovò a dover affrontare un debito di £70.000.
Il vero scandalo emerse quando Hoover scoprì che Rowe aveva falsificato i certificati azionari della società, utilizzandoli come garanzia per ottenere prestiti, e aveva inoltre sottratto migliaia di azioni da altre due società conservate nella cassa della Great Fingall. A questa frode si aggiunse l’ammanco di circa £13.000 dalla società Bewick, Moreing and Company, di cui Rowe faceva parte. Questi atti fraudolenti non solo minacciarono la sopravvivenza stessa della società, ma provocarono un grave danno alla fiducia degli investitori nel mercato minerario dell’epoca, già fragile a causa di scandali precedenti.
Le perdite complessive superavano i £100.000, una cifra enorme per l’epoca, e Hoover si trovò in una situazione finanziaria precaria, avendo dovuto indebitarsi per entrare nella società. Senza l’intervento di Charles Moreing, socio anziano con le risorse necessarie, l’impresa sarebbe stata destinata al fallimento. Moreing coprì i debiti iniziali, e i partner ripagarono l’importo negli anni seguenti, con Hoover che impiegò molto tempo a saldare la sua quota del 20%.
Questo caso non è isolato. Le frodi da parte di promotori finanziari, broker e dirigenti aziendali sono ricorrenti nel mercato azionario e causano danni spesso irreversibili. A differenza delle crisi economiche “normali”, che possono vedere una ripresa col tempo, i danni derivanti da frodi e appropriazioni indebite sono permanenti e mutano per sempre le vite delle persone coinvolte.
Un aspetto cruciale da comprendere è il ruolo della liquidità nei mercati finanziari. La liquidità rappresenta la capacità di un bene di essere scambiato facilmente e rapidamente, solitamente per denaro contante. La liquidità è fondamentale per il funzionamento delle imprese e dei mercati: senza una sufficiente disponibilità di risorse liquide, una società non può far fronte ai pagamenti correnti, rischiando la chiusura o la liquidazione dei suoi beni.
Inoltre, la struttura del sistema bancario americano del tempo, caratterizzata da una rete di banche connessa tramite depositi corrispo
Come LTCM ha gestito il rischio e le sue conseguenze finanziarie: Lezioni da un fallimento tragico
L’idea di base di Long-Term Capital Management (LTCM) era quella di sfruttare piccoli differenziali di rendimento tra titoli simili per ottenere profitti elevati. Un esempio tipico era quello del trading di convergenza tra obbligazioni del Tesoro americano a 30 anni: una emessa recentemente e l’altra emessa sei mesi prima. I tassi d'interesse su queste obbligazioni erano quasi identici, eppure la differenza tra di esse cambiava nel tempo, sebbene in misura limitata. I cambiamenti nei differenziali erano misurati in punti base, piccole variazioni che non avrebbero generato profitti significativi se non fosse stato per l’uso massiccio della leva finanziaria.
La leva era essenziale per rendere redditizio un tale trading. LTCM utilizzava il capitale preso in prestito per moltiplicare i ritorni. In altre parole, se il fondo poteva ottenere abbastanza leva, anche i guadagni di pochi centesimi per ogni 100 dollari investiti si sarebbero trasformati in profitti consistenti. Ma per raggiungere questo obiettivo, LTCM aveva bisogno di una leva enorme, un rapporto di prestito di 20-30 dollari per ogni dollaro investito dai suoi soci.
Nel suo periodo di massimo splendore, LTCM gestiva più di 100 miliardi di dollari in asset, una cifra astronomica rispetto ai 1,25 miliardi di dollari di capitale iniziale. Nel 1994, la società aveva restituito un rendimento del 28%, che salì al 59% nel 1995, per arrivare al 57% nel 1996. La performance di LTCM sembrava eccezionale, soprattutto considerando che non aveva mai registrato una perdita superiore all'1% in un solo mese.
Tuttavia, come spesso accade nei mercati finanziari, anche i rendimenti più alti nascondono dei rischi enormi. Quando i differenziali sui titoli e le strategie di convergenza avevano esaurito il loro potenziale, LTCM si trovò con un capitale troppo grande per gestirlo efficacemente. Questo portò la società a cercare nuove strategie, come il trading di opzioni put su indici azionari, in risposta alla crisi delle valute asiatiche del 1997, che aveva messo sotto pressione i mercati globali. LTCM aveva messo in gioco centinaia di miliardi di dollari tramite derivati, ma non aveva contabilizzato adeguatamente i rischi legati a queste posizioni.
Il vero problema non era tanto il volume di operazioni, ma l’eccessivo rischio concentrato in poche posizioni strategiche. I trader di LTCM avevano scommesso sulla calma del mercato, ma questa scommessa si stava rivelando sempre più rischiosa. Ogni strategia, seppur diversificata, si riduceva a una sola: la convinzione che la volatilità e il rischio si sarebbero ridotti. Eppure, quando il rischio è percepito come crescente, la risposta del mercato è sempre la stessa: la "flight-to-safety".
La flight-to-safety si manifesta quando gli investitori, spaventati dall'incertezza, vendono gli asset più rischiosi e acquistano quelli considerati più sicuri. Questo processo, che avviene in modo praticamente automatico durante le crisi, spinge verso l'alto i prezzi degli asset sicuri e abbassa quelli degli altri, come i titoli di stato meno liquidi o i derivati. LTCM aveva scommesso che questi spread si sarebbero ridotti, ma con l’acuirsi della crisi russa del 1998 e l’incremento della flight-to-safety, il fondo subì enormi perdite.
Nel maggio del 1998, LTCM aveva già registrato una perdita del 6,7% e continuò a perdere denaro nei mesi successivi, con un calo del 10% a giugno e altre perdite significative a partire da agosto. La dichiarazione della Russia di sospendere il pagamento del suo debito pubblico scatenò una reazione che portò a un ulteriore crollo dei p
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