La standardizzazione di un potenziometro è un processo cruciale per garantire misurazioni precise e affidabili quando si utilizzano questi dispositivi in laboratorio o in applicazioni industriali. In un potenziometro, la relazione tra la resistenza e la corrente deve essere stabilita con estrema accuratezza, e per farlo è necessario verificare che la tensione letta sia correttamente rappresentata dalla tensione applicata nel circuito.
In un esempio pratico, supponiamo che si debba ottenere un valore di tensione VoP = 5 + 432 (4.2) 1000 100 = 0.5432V. Per garantire la correttezza di questa lettura, è necessario prima di tutto che la resistenza Rp e la corrente Ip soddisfino la condizione Rp * Ip = 100.000 mV. In altre parole, la resistenza da utilizzare deve avere il valore progettato con precisione. Nell'esempio sopra, Rp è impostato su 10.000 Ω e la corrente Ip è regolata esattamente su 10.000 mA. Questo processo di assicurarsi che la resistenza e la corrente siano perfettamente in accordo è noto come "Standardizzazione di un potenziometro".
La Standardizzazione del Potenziometro di Tipo Studente
Prima di ogni misura effettuata con un potenziometro, è fondamentale standardizzare il dispositivo, come illustrato nel diagramma di figura 4.4, per garantire che Rp * Ip = 100.0 mV. Per farlo, si necessita di una fonte di tensione di riferimento, che può essere una cella standard o un altro tipo di standard elettronico di riferimento. Ad esempio, supponiamo di avere una cella standard con una tensione terminale di 1.0186 V. Collegandola come indicato in figura 4.7, è possibile settare il polo PoP sul valore 1.0 (includendo dieci resistenze di Rp tra i punti PoP e PR), e il polo PoS al valore 18.6 mm sulla resistenza variabile a dieci giri. In questo modo, il potenziometro rileverà una tensione VoP pari a 1.0186 V, che si compone di 1.0000 V attraverso 10 resistenze di Rp e 0.0186 V attraverso la resistenza ausiliaria (wire slide).
Una volta che il potenziometro fornisce questa lettura, è necessario garantire che la corrente Ip sia effettivamente di 10.00 mA. Per farlo, è sufficiente regolare i resistori variabili RC e RF finché il galvanometro G non segna zero. Quando il galvanometro indica zero, si sa che VoP = 1.0186 V, e quindi che la relazione Rp * Ip = 100.0 mV è rispettata. In questo momento, il potenziometro è pronto per misurare correttamente altre tensioni.
Celle Standard e Riferimenti di Tensione
Un elemento essenziale in questo processo è la scelta di una cella standard o di un riferimento di tensione. Una delle più note è la "Cella Standard Weston", utilizzata per quasi un secolo dopo la sua invenzione da Edward Weston nel 1892. La cella Weston è costituita da una struttura in vetro a forma di H, con un elettrodo positivo di mercurio e un elettrodo negativo di amalgama di mercurio e cadmio. La soluzione elettrolitica usata è una soluzione di solfato di cadmio. Esistono due forme principali di celle Weston: la cella satura e la cella non satura. La cella satura offre una stabilità maggiore nel lungo termine, ma è più sensibile alle variazioni di temperatura, mentre la cella non satura è meno stabile nel lungo periodo, ma offre una maggiore tolleranza alle variazioni termiche.
In passato, la cella Weston era la scelta ideale per l'uso in laboratorio, ma oggi vengono utilizzati altri tipi di riferimenti di tensione, tra cui il riferimento di tensione Josephson, il riferimento di bandgap e il riferimento Zener. Questi dispositivi moderni sono più versatili e meno sensibili agli effetti termici rispetto alle celle Weston, ma richiedono apparecchiature più sofisticate per la loro gestione e calibrazione.
Riferimento di Tensione Josephson
Nel 1962, Brian Josephson scoprì che un giunto creato inserendo un sottile isolante tra due superconduttori produceva livelli di tensione discreti quando irraggiato con microonde. La relazione tra la tensione e la frequenza della radiazione microonda è espressa dalla formula:
dove è la costante di Planck e è la carica elementare dell'elettrone. Questo tipo di riferimento di tensione offre un’accuratezza straordinaria, con un'incertezza dell'ordine di 0.01 ppm, ma richiede strutture costose per il suo mantenimento e viene utilizzato principalmente nei laboratori di metrologia nazionali e internazionali.
Riferimento di Tensione Bandgap
Il riferimento di tensione bandgap è basato sulla proprietà di una giunzione p-n di presentare una tensione negativa in funzione della temperatura, quando sotto una corrente costante. Per bilanciare questo effetto, si utilizzano due pile diodi con densità di corrente diverse, come nel caso del primo riferimento di tensione bandgap sviluppato da Widlar di Fairchild Semiconductor. Questo tipo di riferimento di tensione è ampiamente utilizzato in dispositivi elettronici moderni, grazie alla sua capacità di fornire una tensione di riferimento stabile, indipendente dalla temperatura, a costi contenuti.
Importanza della Stabilità della Tensione di Riferimento
La precisione nelle misurazioni di un potenziometro non dipende solo dalla calibrazione corretta della corrente e della resistenza, ma anche dalla stabilità della fonte di tensione di riferimento. Mentre alcune applicazioni, come quelle in ambienti termicamente controllati, possono beneficiare dell’uso di celle sature, altre, come quelle in condizioni di campo, potrebbero richiedere soluzioni più versatili come i riferimenti di tensione bandgap o Zener. La scelta della fonte di riferimento deve quindi tenere conto delle condizioni ambientali e delle esigenze di precisione specifiche.
Come Funziona un Oscilloscopio a Tubo a Raggio Catodico (CRT) e la Sua Evoluzione nel Digitale
L'oscilloscopio, uno degli strumenti fondamentali nell'ingegneria elettronica, ha subito una continua evoluzione dal momento in cui è stato concepito per visualizzare variazioni di tensione e corrente nel tempo. Il concetto di registrare queste variazioni in modo visibile è nato con la comparsa dei primi strumenti come il "registratore a oscillazioni" e, successivamente, il primo oscilloscopio, basato su un tubo a raggi catodici (CRT). Quest'ultimo strumento è stato rivoluzionario, ma il passaggio ai moderni oscilloscopi digitali ha ulteriormente trasformato le modalità di misurazione, pur mantenendo molte caratteristiche derivate dai primi modelli. È interessante notare che la comprensione di come funziona un tubo a raggi catodici è fondamentale per afferrare anche i principi di funzionamento degli oscilloscopi digitali moderni.
Il tubo a raggi catodici, che ha dominato le tecnologie di visualizzazione per decenni, viene utilizzato in un oscilloscopio per mostrare visivamente la variazione di una grandezza elettrica (tipicamente la tensione) su una superficie fosforescente. Questo principio ha permesso, nel tempo, di visualizzare segnali elettronici in modo che fosse possibile studiarne la forma d'onda nel dominio del tempo. Il tubo CRT è stato progettato come un tubo di vetro cilindrico che termina con una superficie rivestita da materiale fosforescente. Quando un fascio di elettroni, generato all'interno del tubo, colpisce questa superficie, viene emesso un punto di luce visibile, normalmente di colore verde o blu-verde, che corrisponde a un segnale elettrico.
Il cuore di un oscilloscopio a tubo a raggi catodici è il CRT, il quale è composto da vari componenti chiave:
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Il Generatore di Elettroni (Cattura e Accelerazione): Il generatore di elettroni all'interno di un CRT è un filamento di tungsteno riscaldato che emette elettroni, i quali sono successivamente accelerati da una serie di anodi posti lungo il tubo. Questi anodi applicano una tensione positiva, spingendo gli elettroni verso il schermo rivestito di materiale fosforescente.
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Il Griglia di Controllo: Situata a breve distanza dal catodo, la griglia di controllo regola la quantità di elettroni che passano verso l'anodo. La variazione della tensione applicata alla griglia di controllo permette di modulare l'intensità del punto di luce sullo schermo. Quando la tensione raggiunge un certo livello negativo, si inibisce completamente il flusso di elettroni, "spegnendo" quindi il fascio di luce sullo schermo.
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Le Lenti di Messa a Fuoco: Il fascio di elettroni che attraversa il CRT può essere deviato attraverso lenti elettriche, composte da tre elettrodi metallici, che assicurano che il fascio sia ben focalizzato quando colpisce il punto desiderato sullo schermo. La regolazione delle tensioni applicate a questi elettrodi consente di modificare la messa a fuoco del fascio di elettroni.
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Le Piastrine di Deflessione: Le piastre di deflessione sono cruciali per controllare la posizione del punto di luce sullo schermo. Una coppia di piastre deflette il fascio lungo l'asse orizzontale (aspetto X), mentre l'altra coppia agisce sull'asse verticale (aspetto Y). Questo movimento combinato crea la traccia visibile che rappresenta l'andamento del segnale.
La struttura interna di un CRT e il suo funzionamento sono complessi ma estremamente efficaci per scopi di visualizzazione in tempo reale. L'evoluzione dell'oscilloscopio da un dispositivo meccanico a uno elettronico è avvenuta con l'introduzione degli oscilloscopi digitali, che, pur avendo sostituito il CRT con tecnologie come i display a cristalli liquidi (LCD), mantengono una logica operativa simile.
Nel passaggio dai vecchi modelli CRT agli oscilloscopi digitali (DSO), si sono introdotte capacità aggiuntive come la memorizzazione digitale dei segnali e la possibilità di eseguire analisi più complesse, come l'analisi spettrale o l'analisi di segnali di lunga durata. Nonostante le differenze nel metodo di visualizzazione, il principio di base dell'oscilloscopio come strumento per monitorare e analizzare segnali elettrici non è cambiato.
Va sottolineato che, sebbene la tecnologia CRT sia obsoleta, le conoscenze legate al suo funzionamento sono ancora fondamentali per comprendere come operano gli oscilloscopi digitali. Le principali differenze tra un CRT e un DSO risiedono nella tecnologia di visualizzazione e nella capacità di elaborazione dei segnali, ma il concetto base di misurare e visualizzare la variazione di un segnale nel tempo rimane invariato.
L'oscilloscopio è quindi uno degli strumenti più versatili ed essenziali per chiunque lavori nel campo dell'elettronica e delle misurazioni elettriche. La sua evoluzione ci mostra come l'innovazione tecnologica, pur cambiando i mezzi e i metodi, può migliorare notevolmente l'efficacia e la precisione degli strumenti di misurazione. Importante è anche comprendere che, nonostante la digitalizzazione, la necessità di una comprensione approfondita dei principi fisici di base rimane un elemento cruciale per l'uso corretto ed efficace di questi strumenti.
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