Il trattamento dei dati personali in relazione all'intelligenza artificiale (IA) generativa rappresenta una delle questioni più complesse nell'ambito della protezione della privacy. In particolare, il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) si trova a dover affrontare le sfide poste dai modelli di IA che operano su scale senza precedenti, trattando enormi quantità di dati, molte volte in modo che non consenta una chiara identificazione dei soggetti coinvolti.

Il GDPR stabilisce che il trattamento dei dati personali deve tutelare i diritti fondamentali degli individui, e questo concetto si applica anche all'IA. Tuttavia, l'enorme quantità di dati utilizzata per allenare i modelli di IA, come nel caso di ChatGPT, rende difficile o addirittura impossibile identificare il dato specifico o l'individuo a cui il dato appartiene. Questo tipo di trattamento di dati, che coinvolge miliardi di parametri e una capacità computazionale altrettanto massiccia, solleva interrogativi rilevanti sulla protezione dei dati personali. Quando i dati vengono raccolti per allenare un modello, la varietà e la quantità dei dati possono far sì che siano difficili da classificare come "personali" o "non personali", con conseguente potenziale violazione dei diritti di privacy.

Un punto cruciale riguarda la fase iniziale del processo: la raccolta dei dati. Per esempio, i modelli generativi di IA sono spesso allenati su enormi set di dati, provenienti da fonti pubbliche come internet, che includono dati personali di persone non identificabili. Successivamente, questi modelli vengono addestrati per generare output che possono riflettere, seppur in modo indiretto, informazioni su individui non coinvolti direttamente nella raccolta dei dati. Questi modelli, pur trattando dati che apparentemente non sono legati a persone specifiche, potrebbero generare risultati che contengono dettagli privati, rafforzando il rischio di violazione dei dati personali, anche se non esplicitamente riconducibili a singoli individui.

L'ampiezza dei dati utilizzati per l'allenamento solleva un altro problema: la difficoltà nel conformarsi al principio di minimizzazione dei dati, sancito nell'articolo 5(1)(c) del GDPR. Questo principio stabilisce che i dati raccolti non devono essere eccessivi rispetto agli scopi per cui sono trattati. Tuttavia, quando si allenano modelli di IA generativa, che utilizzano set di dati enormi e spesso indistinti, il controllo sui singoli dati diventa praticamente impossibile. La vastità e la natura generica di questi dati complicano ulteriormente il rispetto dei diritti degli individui, come il diritto di sapere quali dati sono trattati e come vengono utilizzati.

Un altro punto problematico è rappresentato dal concetto di "scopo" del trattamento dei dati. Secondo il GDPR, ogni trattamento deve essere effettuato per scopi determinati, espliciti e legittimi. Tuttavia, i modelli di IA generativa sono progettati per essere utilizzati in una vasta gamma di applicazioni, spesso molto diverse tra loro. Ad esempio, i modelli di linguaggio come GPT vengono impiegati in contesti che spaziano dalla fornitura di risposte a domande, alla scrittura automatica di contenuti, alla negoziazione tra utenti. Questo utilizzo versatile dei modelli genera difficoltà nel garantire che i dati raccolti per uno scopo specifico vengano utilizzati esclusivamente per quell'obiettivo. L'accesso dei modelli a terzi tramite interfacce, che permettono l'integrazione in una varietà di sistemi, rende particolarmente difficile garantire la compatibilità dei dati con gli scopi per cui sono stati originariamente raccolti.

L'uso di IA generativa per scopi generali, come nel caso dei modelli "open-ended", che sono progettati per adattarsi a una serie di applicazioni diverse, non solo genera vantaggi, ma pone anche interrogativi normativi. Il rischio di abusi o di trattamenti non adeguati dei dati cresce man mano che l'IA diventa più diffusa, capace di compiere una gamma sempre maggiore di compiti. In particolare, la possibilità che i modelli vengano utilizzati in contesti non previsti o con obiettivi che non rispettano la normativa del GDPR, rischia di compromettere la protezione dei dati e la privacy degli individui.

È necessario, inoltre, comprendere che la legislazione esistente, pur essendo una base fondamentale per la protezione dei dati, potrebbe non essere completamente adeguata a fronteggiare le nuove sfide introdotte dall'IA. La rapidità con cui l'IA si evolve richiede un adattamento costante delle normative per evitare lacune che potrebbero essere sfruttate. Il GDPR, pur essendo uno strumento avanzato per la protezione dei dati, si trova di fronte a difficoltà nell'affrontare i cambiamenti tecnologici rapidi, come quelli rappresentati dai modelli di IA generativa.

Infine, è importante ricordare che il trattamento dei dati personali attraverso IA generativa non deve essere visto esclusivamente come un problema tecnico o giuridico. Le implicazioni sociali e culturali sono altrettanto rilevanti, poiché l'uso indiscriminato di dati personali può minare la fiducia degli individui nei sistemi digitali e compromettere la loro percezione della sicurezza e della privacy. La trasparenza, la responsabilità e la necessità di un controllo adeguato sono aspetti fondamentali per garantire che le innovazioni tecnologiche non danneggino i diritti individuali.

Come la Concorrenza nel Settore dell'Intelligenza Artificiale Generativa Può Essere Minacciata dalla Concentrazione del Mercato

I modelli di intelligenza artificiale generativa (GenAI), come quelli sviluppati da OpenAI o Google, sono strumenti estremamente potenti che apprendono analizzando grandi volumi di dati e identificando schemi. Tali modelli, che possono essere generali, come ChatGPT, o specifici per settori, come BloombergGPT, vengono utilizzati in una vasta gamma di applicazioni, dalla generazione di testo alla previsione di tendenze economiche. Questo processo di apprendimento dai dati permette loro di generare nuovi contenuti, ma la loro efficacia dipende in gran parte dalla qualità e dalla quantità dei dati su cui sono addestrati.

I modelli possono essere divisi in due categorie principali: quelli proprietari e quelli open-source. I modelli proprietari, come il generative pre-trained transformer (GPT) sviluppato da OpenAI, sono licenziati per un uso commerciale ma non possono essere modificati. Al contrario, i modelli open-source permettono modifiche e miglioramenti, ma ciò comporta anche dei rischi per la sicurezza. L'aspetto della proprietà intellettuale è una delle questioni centrali, in quanto le aziende che controllano i modelli generativi più avanzati possono determinare i termini di accesso e utilizzo, creando dinamiche di potere e monopolio.

In questo contesto, la competizione nel settore dell'intelligenza artificiale generativa sta diventando una questione sempre più rilevante. L'intelligenza artificiale generativa non solo ha il potenziale di creare nuovi contenuti, ma può anche interrompere i mercati tradizionali in modi imprevedibili. Le implicazioni economiche di queste tecnologie sono profonde, in quanto le imprese che le sviluppano e le controllano potrebbero facilmente ottenere vantaggi competitivi durevoli, creando mercati in cui è difficile entrare o competere efficacemente.

Il settore delle intelligenze artificiali generative sta rapidamente evolvendo, ma allo stesso tempo il mercato dei dati e dell'infrastruttura tecnologica rimane altrettanto cruciale. Le risorse infrastrutturali, in particolare quelle legate al cloud computing e alle risorse hardware, sono fondamentali per l'addestramento e l'operatività dei modelli di AI generativa. In particolare, il mercato del cloud computing è dominato da pochi attori, come Microsoft Azure e Amazon Web Services, che detengono una quota significativa del mercato. Inoltre, Nvidia, con i suoi microchip e le sue unità di elaborazione grafica (GPU), controlla circa il 90% del mercato delle GPU utilizzate nell'AI, con una concentrazione che suscita preoccupazioni tra le autorità antitrust. Questi livelli di concentrazione non solo limitano la concorrenza ma creano anche barriere all'ingresso per i nuovi attori che potrebbero voler entrare nel mercato.

Le alleanze tra i sviluppatori di modelli di AI e i grandi fornitori di cloud computing sono un altro fattore che potrebbe compromettere la competizione. Tali partnership, che inizialmente potrebbero sembrare favorevoli all'innovazione, spesso sfociano nella concentrazione del potere tecnologico nelle mani di poche grandi aziende. In questo modo, Big Tech sta cercando di consolidare il controllo su un mercato emergente, limitando le opportunità per altre imprese e avvantaggiandosi delle proprie risorse tecnologiche esistenti.

Un aspetto fondamentale da considerare è che la concorrenza nel mercato dell'intelligenza artificiale generativa non riguarda solo il prodotto finale (le applicazioni AI), ma anche i "livelli superioriori" del mercato, come l'infrastruttura (cloud computing), i dati e i modelli stessi. La competizione su questi livelli superiori ha un impatto diretto sulle possibilità di accesso e di sviluppo per i nuovi entranti nel settore. Inoltre, se il mercato dell'AI generativa continua a concentrarsi attorno a pochi grandi attori, le barriere all'ingresso potrebbero diventare ancora più insormontabili.

Il rischio di una dominanza di mercato nel settore AI generativa è accentuato dai cosiddetti effetti di rete, che premiano le piattaforme più grandi e consolidate, creando un circolo vizioso di maggiore concentrazione. Quando un modello AI è utilizzato su larga scala, la sua performance migliora, attirando ulteriori utenti e creando un vantaggio competitivo che è difficile da replicare per i nuovi entranti. A ciò si aggiunge il fatto che le economie di scala nell'intelligenza artificiale sono molto forti: i costi marginali di produzione di nuovi contenuti sono estremamente bassi, ma i ritorni economici per chi controlla l'infrastruttura e i dati sono molto elevati.

Inoltre, un altro aspetto da monitorare riguarda la regolamentazione del settore. Le autorità di concorrenza stanno già iniziando ad esaminare gli effetti della concentrazione dei mercati digitali, con un focus particolare sulle grandi piattaforme di AI. Le azioni di regolamentazione che potrebbero emergere in altri settori economici, come il trattamento dei dati e la gestione delle piattaforme digitali, potrebbero avere un impatto significativo anche sulle dinamiche del mercato dell'intelligenza artificiale generativa. Le politiche che limitano il potere delle grandi aziende digitali potrebbero contribuire a mantenere il mercato più competitivo, ma il bilanciamento tra regolamentazione e innovazione rimane una sfida complessa.

In questo contesto, le autorità di concorrenza devono adottare un approccio equilibrato per evitare che la dominanza di un piccolo numero di attori nel mercato dell'AI generativa pregiudichi la possibilità di innovazione da parte di nuove imprese. Questo richiede una comprensione profonda non solo delle dinamiche competitive attuali, ma anche dei potenziali sviluppi futuri, che potrebbero vedere il consolidamento del mercato in mani ancora più ristrette, con conseguente perdita di diversità e innovazione.