Nel contesto delle normative europee relative all'Intelligenza Artificiale (IA), le questioni riguardanti la non-discriminazione emergono come uno degli aspetti centrali e più delicati, in particolare per quanto concerne i sistemi di IA ad alto rischio. Il Regolamento sull'IA, pur non modificando direttamente le leggi antidiscriminazione esistenti, si preoccupa in modo significativo di come le tecnologie possano contribuire, involontariamente, alla perpetuazione di discriminazioni che potrebbero essere dannose per determinati gruppi sociali. L'analisi di questi aspetti normativi rivela la necessità di un bilanciamento tra innovazione tecnologica e protezione dei diritti fondamentali delle persone.
Un concetto chiave che viene ribadito nella normativa europea è il legame tra il trattamento dei dati e la possibilità che l'IA possa amplificare pregiudizi già esistenti. I dati su cui si allenano i modelli di IA, infatti, non sono neutrali; al contrario, possono riflettere e riprodurre discriminazioni storiche legate a fattori come etnia, genere, disabilità e altri aspetti legati all'identità. Per esempio, se un sistema di IA è addestrato su dati storici che riflettono disuguaglianze razziali, rischia di perpetuare e amplificare tali discriminazioni nel tempo, influenzando decisioni cruciali in settori come il credito, l'occupazione, e la giustizia penale.
Nel caso dell'IA generativa, uno degli ambiti più rilevanti è la capacità di questi sistemi di creare contenuti (testo, immagini, video) che, se non correttamente supervisionati, potrebbero rafforzare stereotipi o discriminazioni esistenti. Ad esempio, se un modello di IA viene addestrato su una base di dati che contiene pregiudizi impliciti nei confronti di determinati gruppi, i risultati generati potrebbero riflettere tali pregiudizi, causando danni sia a livello individuale che collettivo. L'UE, in particolare, ha posto attenzione su questo problema, imponendo misure che mirano a garantire che i dati utilizzati per l'addestramento dei modelli siano di alta qualità e privi di bias che potrebbero violare i principi della non-discriminazione.
Le disposizioni contenute nei considerando (recitals) della legge sull'IA mettono in chiaro che l'uso di dati di alta qualità è cruciale per evitare che i sistemi di IA generativa, e non solo, possano contribuire a tali discriminazioni. La preoccupazione principale, espressa nelle normative, è che i "feedback loop" — ovvero quando i dati generati da un sistema di IA influenzano i dati successivi — possano esacerbare i bias iniziali, creando cicli di discriminazione che si auto-alimentano. A tal fine, vengono proposti strumenti normativi per monitorare, rilevare e correggere tali pregiudizi, con l'obiettivo di proteggere i diritti fondamentali e garantire un trattamento equo per tutti i gruppi sociali.
Le norme europee pongono un forte accento sulla necessità di "mitigare" i pregiudizi nei set di dati e di prevenire l'amplificazione degli stessi attraverso l'uso di IA. In particolare, il Regolamento stabilisce che, per i sistemi ad alto rischio, devono essere adottate misure appropriate per rilevare e ridurre i pregiudizi che potrebbero avere un impatto negativo sui diritti fondamentali, come il diritto alla non-discriminazione. Inoltre, vi è una particolare preoccupazione riguardo all'uso dei sistemi di IA in contesti ad alto rischio come il settore bancario, l'occupazione, la sanità e la giustizia, dove le decisioni automatizzate potrebbero influenzare in modo significativo la vita delle persone.
La legge sull'IA stabilisce anche che, in alcuni casi, potrebbe essere necessario il trattamento di categorie speciali di dati personali, come quelli relativi alla salute o all'orientamento sessuale, ma solo se strettamente necessario per garantire la rilevazione e correzione dei pregiudizi nei sistemi. Ciò implica che l'accesso a dati di alta qualità è un prerequisito per ridurre il rischio di discriminazione, ma anche che la trasparenza e la responsabilità nell'uso dell'IA sono fondamentali.
Nel contesto della formazione dei modelli di IA, la Commissione Europea sottolinea l'importanza dell'accesso a dati di qualità provenienti da spazi comuni di dati europei, che potrebbero contribuire a garantire un accesso equo e non discriminatorio ai dati necessari per allenare i modelli di IA. Tuttavia, è fondamentale che le politiche siano orientate alla prevenzione dei rischi derivanti dall'uso di set di dati che possano contenere informazioni storiche o culturalmente distorte.
In definitiva, la regolamentazione sull'IA non si limita a stabilire i requisiti tecnici per il funzionamento dei sistemi, ma pone una particolare attenzione agli impatti sociali che questi possono avere. La protezione contro la discriminazione, la promozione dell'uguaglianza e la lotta ai pregiudizi non sono solo principi etici ma anche obblighi giuridici che le tecnologie devono rispettare per essere considerate conformi alla legislazione europea.
L'evoluzione delle normative sulla professione legale e l'introduzione dell'IA: nuovi orizzonti o limiti?
Nel panorama giuridico contemporaneo, l’intersezione tra innovazione tecnologica e diritto sta portando a una ridefinizione delle tradizionali pratiche professionali. Negli Stati Uniti, ad esempio, la California ha sollevato questioni rilevanti riguardo al modello delle "regulatory sandbox", un esperimento per testare nuove soluzioni senza vincoli normativi immediati. Tuttavia, la proposta è stata ostacolata dal legislatore statale, che nel 2022 ha approvato una legge limitante per le iniziative di questa natura. La questione centrale ruota attorno alla definizione di "pratica legale" e come questa possa includere tecnologie emergenti come l'intelligenza artificiale (IA).
Un caso emblematico riguarda l’azienda DoNotPay, che nel 2023 ha proposto un sistema di IA capace non solo di fornire consulenza legale su questioni minori, come multe per il traffico o richieste di rimborso, ma anche di intervenire direttamente durante le udienze in tribunale. Utilizzando un auricolare Bluetooth, il sistema avrebbe suggerito cosa dire agli utenti in tempo reale. Tuttavia, la reazione delle associazioni professionali, che hanno minacciato azioni legali per la violazione delle normative sulla pratica legale, ha spinto DoNotPay a ritirare il progetto. Questo caso evidenzia il conflitto tra l’innovazione tecnologica e le regole tradizionali che governano l’esercizio della professione legale.
Parallelamente, negli Stati Uniti sono stati intentati diversi procedimenti legali contro DoNotPay, tra cui una class action in California, che ha accusato l'azienda di pubblicizzare il suo servizio come se fosse un avvocato, violando le normative sulla concorrenza e confondendo i consumatori. Il caso ha sollevato interrogativi sulla legittimità della presentazione dell’IA come "avvocato robotico", in quanto non è chiaro fino a che punto un software possa essere considerato parte integrante della professione legale, o se invece costituisca una forma di inganno pubblicitario.
Un'altra questione fondamentale riguarda la situazione giuridica in Germania, che ha affrontato sviluppi simili. Nel 2019, il tribunale regionale di Colonia ha bloccato l’utilizzo di Smartlaw, un generatore online di contratti sviluppato dalla Wolters Kluwer. Smartlaw guida l'utente nella creazione di documenti legali personalizzati, ma la Corte ha ritenuto che la generazione automatica di contratti complessi costituisse una "prestazione legale", soggetta alle normative germaniche sui servizi legali non giudiziari. Tuttavia, la Corte d'Appello e successivamente la Corte Federale hanno ribaltato questa decisione, sostenendo che i sistemi basati su modelli template, come Smartlaw, non rientrano nella definizione di "servizio legale" poiché non implicano una valutazione legale del caso individuale, ma piuttosto rispondono a un processo predefinito.
Il contesto normativo riguardante l'uso di modelli linguistici di grande dimensione (LLM) in attività legali resta ambiguo. A differenza dei generatori di contratti basati su regole, gli LLM generano testo in modo probabilistico, riconoscendo pattern nei dati e adattando costantemente le risposte. Questo crea incertezze riguardo al loro inquadramento giuridico. Sebbene alcuni sostengano che i servizi automatizzati offerti dagli LLM non dovrebbero essere considerati "attività legali" in quanto altamente automatizzati e non direttamente riconducibili a un caso specifico, altri affermano che la responsabilità giuridica può comunque essere attribuita al fornitore del servizio, poiché la tecnologia è progettata da esso e non dal sistema stesso.
Ciò che è chiaro, tuttavia, è che l’introduzione di soluzioni tecnologiche avanzate come l’IA nel settore legale non è priva di complicazioni. Le normative attuali, che in molti paesi sono progettate per regolare le attività tradizionali degli avvocati, faticano a tenere il passo con l’evoluzione tecnologica. La distinzione tra attività di consulenza legale automatizzata e quella fornita da un professionista umano è sempre più sfumata, sollevando interrogativi sui confini della professione e sulle potenziali implicazioni di una "de-professionalizzazione" della consulenza legale. La questione fondamentale che emerge è come bilanciare l’innovazione tecnologica con la protezione dei diritti dei consumatori e l’integrità della professione legale.
La riflessione non si limita alla sola applicabilità delle leggi esistenti alle nuove tecnologie, ma coinvolge anche una questione di accessibilità e di equità. L’IA ha il potenziale di abbattere le barriere economiche che limitano l’accesso alla giustizia, ma solo se viene regolamentata in modo da garantire che i consumatori non siano sfruttati da pratiche ingannevoli. Per questo motivo, l'introduzione di normative specifiche per le "legal tech" e per l'uso di IA nella consulenza legale è un passo inevitabile per creare un ecosistema legale equilibrato e sicuro per tutti.
L'empatia e la neutralità nelle decisioni giuridiche: la sfida dell'intelligenza artificiale
L’empatia è spesso vista come un valore fondamentale nelle decisioni giuridiche, ma sorge una domanda: può essere compatibile con la neutralità richiesta dal sistema giudiziario? Esiste una concezione errata secondo cui l’empatia sia in contrasto con l’imparzialità. In realtà, l’empatia dovrebbe essere intesa come la nostra capacità di comprendere più profondamente, attraverso la conoscenza e il sentimento, la prospettiva altrui, cercando di vedere il mondo dal punto di vista dell’altro, piuttosto che limitarsi ad osservare la sua posizione dal nostro punto di vista. Questo tipo di comprensione è essenziale, poiché le decisioni morali e giuridiche non si basano solo su fatti oggettivi, ma anche sulle esperienze, emozioni e contesti sociali di ciascun individuo. Il giudice, in quanto essere umano, può rispondere in modo empatico alle parti in causa, tenendo conto della loro dignità e dei diritti fondamentali, come l'integrità morale e fisica.
L’introduzione dell’intelligenza artificiale generativa nel processo decisionale giuridico solleva sfide significative. Sebbene essa possa produrre un linguaggio che sembra empatico, essa non è in grado di comprendere veramente le esperienze vissute che plasmano le azioni e le circostanze di una persona. Questo tipo di intelligenza, pur essendo in grado di generare risposte linguistiche che appaiono sensibili, non è in grado di cogliere la complessità dei contesti sociali e culturali, né di adattarsi alle circostanze mutevoli di una società in evoluzione. La neutralità nelle decisioni giuridiche richiede una profonda comprensione delle norme sociali, dei contesti culturali e dei valori che emergono in determinate situazioni. L'intelligenza artificiale, sebbene possa calcolare con precisione, non è in grado di valutare questi fattori evolutivi in modo adeguato, rischiando così di prendere decisioni che non rispecchiano le realtà umane e sociali attuali.
Il rispetto, un altro principio fondamentale nelle pratiche giuridiche, va oltre il semplice trattamento cortese; esso implica il riconoscimento della dignità intrinseca di ogni individuo, la consapevolezza dei diritti e della umanità della persona in ogni fase del procedimento. L’intelligenza artificiale, sebbene possa essere programmata per prendere in considerazione le circostanze individuali, non è capace di riconoscere veramente la dignità umana in modo autentico. Questo può risultare particolarmente dannoso nei casi che coinvolgono esperienze sensibili o traumatiche, dove la comprensione umana e la compassione sono cruciali. I giudici umani, grazie alla loro capacità di adattare lo stile comunicativo alle necessità cognitive ed emotive di ciascun individuo, sono in grado di rispondere in modo più flessibile e comprensivo rispetto all’AI. L’AI, infatti, pur avendo una capacità linguistica avanzata, non possiede l'intuizione necessaria per adattarsi ai bisogni emotivi e cognitivi di ciascuna persona, rischiando così di rendere il processo giuridico disumanizzante.
La fiducia è un altro aspetto fondamentale nella giustizia. Non si tratta solo dell'affidabilità delle decisioni, ma anche della percezione che il sistema giudiziario possa effettivamente supportare coloro che sono soggetti alla sua autorità. L’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle decisioni giuridiche rappresenta una sfida significativa in questo contesto. Sebbene l’AI possa fornire spiegazioni per le sue decisioni, tali spiegazioni sono spesso prodotte in modo post hoc e potrebbero non riflettere i veri processi attraverso cui è stata presa la decisione. I modelli di AI, infatti, sono spesso delle “scatole nere”, difficili da comprendere anche per i loro stessi creatori. Questo opacità rende difficile capire davvero come e perché una determinata decisione sia stata presa, e ciò può erodere la fiducia nel processo. Gli errori prodotti dall’intelligenza artificiale, sebbene rari, possono avere conseguenze gravi, soprattutto in un contesto giuridico dove la giustizia dipende dalla capacità di rispondere con accuratezza alle richieste e alle necessità umane. Inoltre, l'intelligenza artificiale non può essere ritenuta responsabile delle sue decisioni come lo può essere un giudice umano. La diffusione di questa responsabilità potrebbe minare ulteriormente la fiducia nel sistema giudiziario.
La dignità umana, concetto emerso con forza dopo le atrocità della Seconda Guerra Mondiale, rappresenta un principio cardine nelle leggi internazionali sui diritti umani. La Carta delle Nazioni Unite del 1945, nella sua premessa, sottolinea i "sofferenzi enormi inflitti all'umanità" dalle guerre mondiali, esprimendo l’intento di "riaffermare la fede nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana". La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 prosegue in questa direzione, stabilendo che "tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti". Questo principio deve essere alla base di qualsiasi interpretazione del diritto giuridico, in particolare quando si tratta di decisioni che toccano la sfera più intima dell’essere umano, come nel caso della giustizia.
Quando la tecnologia, come l’intelligenza artificiale, entra in gioco nel processo decisionale giuridico, è fondamentale che non venga dimenticata la protezione della dignità umana. La presenza di una macchina non deve mai essere tale da ridurre l'individuo a un semplice caso, privo della sua umanità e della sua complessità. Il sistema giuridico deve garantire che la dignità di ciascun individuo sia rispettata, soprattutto quando si tratta di questioni delicate o che coinvolgono diritti fondamentali. La macchina, per quanto possa apparire precisa, non è in grado di entrare nella profondità emotiva e morale che ogni essere umano porta con sé. Pertanto, la giustizia deve rimanere saldamente ancorata a un principio di umanità che l’intelligenza artificiale non può replicare.
Il Ruolo della Trasformazione Sostanziale nell'Arte Generata dall'IA: Il Caso Midjourney e le Implicazioni per il Copyright
La questione del controllo sostanziale sulla creazione di un'opera d'arte generata da intelligenza artificiale (IA) è al centro di un dibattito crescente sulle implicazioni legali per il copyright. L'introduzione di sistemi di IA generativa (GenAI) ha modificato radicalmente il modo in cui concepiamo la creazione artistica, sollevando interrogativi sul grado di controllo che l'artista umano deve mantenere affinché un'opera sia considerata originale e degna di protezione del diritto d'autore.
Un approccio per valutare la "sostanzialità" dell'intervento umano potrebbe consistere nell'applicare una regola ad valorem, che confronta le caratteristiche dell'opera d'arte prima e dopo l'editing umano, valutando il valore aggiunto dal contributo umano nel processo creativo. Se questo è il caso, allora è lecito supporre che gli interventi umani che consistono semplicemente nel selezionare, classificare o assemblare i risultati generati da un sistema GenAI non siano considerati sostanziali. La vera domanda riguarda, quindi, fino a che punto l'artista deve controllare la fase di creazione affinché l'opera possa essere tutelata come frutto della propria creazione.
Il concetto di "trasformazione sostanziale" è stato al centro della decisione dell'USCO (U.S. Copyright Office) di non riconoscere il copyright sulle immagini contenute nell'opera Zarya of the Dawn. In questo caso, l'USCO ha rifiutato la protezione non per l'uso di Midjourney, ma perché l'utente non ha dimostrato di aver esercitato un controllo sufficiente sul processo creativo. Questo principio è in linea con le decisioni precedenti della Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE), come nel caso Painer, che ha cercato di distinguere la creazione artistica in tre fasi: la preparazione, la realizzazione e la selezione. La Corte ha affermato che l'autore può imprimere la propria "impronta personale" in ciascuna di queste fasi, indicando che l'autorialità non è necessariamente legata alla totale indipendenza del processo, ma alla capacità di infondere la propria visione creativa.
Nel contesto dell'arte generata dall'IA, la fase di concezione è ancora dominio esclusivo dell'uomo. L'artista decide il soggetto, lo stile e gli obiettivi dell'opera. Tuttavia, l'IA gioca un ruolo predominante nella fase di esecuzione, generando contenuti sofisticati che l'artista potrebbe non essere in grado di prevedere o spiegare completamente. Ciò non significa che non ci sia spazio per la creatività umana in questa fase. In molti casi, l'artista è impegnato nel monitorare costantemente i risultati generati dall'IA, fornendo feedback e aggiustamenti ai parametri per allineare i risultati agli obiettivi prefissati. In questo senso, l'artista esercita un controllo indiretto sulla produzione finale, ma la partecipazione dell'IA alla generazione dell'opera rimane cruciale.
Nel caso di Zarya of the Dawn, l'artista, pur avendo concepito l'opera, non ha avuto sufficiente controllo sulla fase di esecuzione, poiché le immagini iniziali sono state generate in modo casuale, partendo da un "seme" di rumore, e rifinite in base ai parametri e ai "token" creati dall'algoritmo. La generazione casuale delle immagini solleva una questione interessante: fino a che punto l'autore deve essere in grado di prevedere o dirigere il processo per ottenere la protezione del copyright? Secondo le normative sul copyright, è ammessa una certa dose di casualità nell'esecuzione di un'opera. Tuttavia, se l'artista perde troppo controllo sulla creazione, il lavoro potrebbe non essere considerato frutto di una "creazione personale", e quindi non essere tutelato.
Un concetto rilevante per capire la portata di queste questioni è l'idea che, pur accettando un certo grado di aleatorietà nell'esecuzione di un'opera, l'artista deve comunque essere in grado di esercitare un controllo sufficiente affinché l'opera finale rifletta la sua visione creativa. Questo principio è stato applicato, ad esempio, nella creazione delle opere di Jackson Pollock, il quale, nonostante l'apparente casualità nella disposizione della vernice, ha sempre sostenuto di esercitare un controllo profondo sulle sue creazioni. La distinzione tra "controllo artistico" e "casualità" è quindi fondamentale per comprendere come le opere generate da IA possono essere considerate originali e meritevoli di protezione.
È importante notare che i sistemi GenAI, come Midjourney, utilizzano un "seme" casuale per generare il rumore visivo iniziale da cui parte il processo creativo. Sebbene questo seme sia casuale, gli utenti possono specificare determinati parametri per influenzare l'output finale. Questo suggerisce che, sebbene la macchina gioca un ruolo dominante nella fase di esecuzione, l'artista ha ancora la possibilità di indirizzare la creazione in una certa misura.
Un elemento cruciale, quindi, è la capacità dell'artista di fornire prove del proprio intervento creativo, come i prompt scritti per generare le immagini, le immagini intermedie e i parametri utilizzati. Se un artista non è in grado di dimostrare che l'immagine generata è il risultato di un suo contributo creativo unico, l'opera non potrà essere considerata protetta da copyright. Questo è stato stabilito anche in un altro caso, deciso da un tribunale ceco, che ha stabilito che un'opera generata da IA non è tutelata se l'utente non può dimostrare di aver esercitato un contributo creativo sostanziale.
Per gli artisti che utilizzano sistemi GenAI, il messaggio è chiaro: per proteggere la propria opera, è fondamentale mantenere un controllo significativo sul processo creativo, documentare ogni fase della creazione e dimostrare il proprio contributo attraverso prove concrete. Questo non solo garantisce la protezione del diritto d'autore, ma anche un riconoscimento legale del valore artistico dell'intervento umano, anche quando una macchina è coinvolta nel processo creativo.
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