La risoluzione di sistemi lineari tramite espansioni in autovettori è un concetto fondamentale in molte applicazioni matematiche e ingegneristiche. Un sistema lineare di equazioni può essere scritto come Au=bA \mathbf{u} = \mathbf{b}, dove AA è una matrice di coefficienti, u\mathbf{u} è il vettore incognito e b\mathbf{b} è il vettore dei termini noti. Un aspetto cruciale di questa risoluzione è la comprensione delle proprietà spettrali della matrice AA, cioè dei suoi autovalori e autovettori. Quando la matrice AA non è invertibile, la soluzione del sistema è possibile solo se il vettore b\mathbf{b} soddisfa certe condizioni di consistenza, che dipendono dagli autovettori di AA.

Supponiamo che la matrice AA abbia rango rr, con nn essendo la dimensione della matrice. Se la matrice ha nrn - r autovalori nulli, allora esistono nrn - r autovettori corrispondenti all'autovalore zero. Questo significa che il sistema Au=bA \mathbf{u} = \mathbf{b} è compatibile se e solo se il vettore b\mathbf{b} è ortogonale agli autovettori con autovalore zero. L'autovettore associato all'autovalore zero può essere utilizzato per costruire una soluzione generale, che si compone di due parti: una particolare e una omogenea.

La soluzione generale di Au=bA \mathbf{u} = \mathbf{b} è dunque una combinazione lineare degli autovettori, dove la parte omogenea dipende dai parametri liberi determinati dagli autovettori associati agli autovalori nulli. La soluzione particolare si ottiene attraverso un'espansione in autovettori, come mostrato nell'equazione (4.44), che fornisce una rappresentazione esplicita della soluzione in termini degli autovettori di AA.

Un esempio pratico di questo tipo di risoluzione è dato dal sistema di equazioni lineari di esempio, in cui il rango della matrice è 2, implicando la presenza di due autovalori nulli. La condizione di consistenza che risulta dalle equazioni (4.42) porta alla relazione tra i termini noti b\mathbf{b}, indicando che il sistema è compatibile se e solo se b\mathbf{b} appartiene allo spazio generato dagli autovettori corrispondenti agli autovalori nulli.

Nel caso delle equazioni differenziali lineari accoppiate del primo ordine con coefficienti costanti, la risoluzione avviene attraverso un'espansione biortogonale, dove la soluzione del sistema è espressa come una combinazione lineare di autovettori. La forma della soluzione dipende dai valori propri di AA, che determinano i tassi di evoluzione nel tempo del sistema. Se gli autovalori sono complessi, la soluzione assume una forma oscillatoria, con frequenze determinate dalla parte immaginaria degli autovalori.

In caso di sistemi non omogenei, la soluzione si divide in una parte di stato stazionario e una parte transitoria, con la parte stazionaria che si ottiene risolvendo il sistema omogeneo associato. Per ottenere la soluzione completa, si aggiunge una somma delle soluzioni omogenee e particolari, che dipendono dagli autovalori e dagli autovettori di AA.

Le equazioni di secondo ordine, come quelle che descrivono le vibrazioni di un sistema massa-molla, possono essere trattate in modo simile. Riscrivendo il sistema in forma accoppiata di equazioni differenziali del secondo ordine, si ottiene una soluzione che è una combinazione di sinusoidali, con frequenze determinate dagli autovalori della matrice AA. Questi autovalori sono direttamente collegati alle frequenze di vibrazione del sistema, mentre gli autovettori corrispondono alle modalità proprie di vibrazione.

In conclusione, l'espansione in autovettori offre un potente strumento per risolvere sistemi lineari, sia omogenei che in omogenei, e per descrivere l'evoluzione di sistemi dinamici. Comprendere il ruolo degli autovettori e degli autovalori non è solo essenziale per la risoluzione delle equazioni, ma anche per interpretare fisicamente il comportamento del sistema.

Qual è la relazione tra l'operatore differenziale e la soluzione di un problema ai valori al contorno?

Consideriamo un operatore differenziale di ordine n, espresso dalla seguente forma generale:

Lu=p0(x)dnudxn+p1(x)dn1udxn1++pn(x)u=0L u = p_0(x) \frac{d^n u}{dx^n} + p_1(x) \frac{d^{n-1} u}{dx^{n-1}} + \dots + p_n(x) u = 0

Nel contesto di un problema ai valori al contorno (BVP), dobbiamo risolvere questa equazione per u(x)u(x) in un dominio [a,b][a, b], soggetto a condizioni al contorno. Queste condizioni sono definite da una serie di equazioni al contorno, scritte nel formato:

Wa(u(a))+Wb(u(b))=dW_a (u(a)) + W_b (u(b)) = d

dove WaW_a e WbW_b sono matrici di coefficienti che dipendono dalle condizioni al contorno. La matrice WW è fondamentale per determinare se il problema ha una soluzione unica, infinite soluzioni o nessuna soluzione, e dipende dalla rank della matrice WW. Se la rank di WW è completa, ossia pari al numero delle condizioni al contorno, allora il sistema è ben determinato e si può procedere con la ricerca della soluzione.

L'operatore LL è strettamente legato all'equazione omogenea associata. Per risolvere il problema, possiamo scrivere la soluzione come somma di due funzioni, u1(x)u_1(x) e u2(x)u_2(x):

u(x)=u1(x)+u2(x)u(x) = u_1(x) + u_2(x)

dove u1(x)u_1(x) è la soluzione dell'equazione inhomogenea Lu1(x)=f(x)L u_1(x) = -f(x), con condizioni al contorno omogenee, e u2(x)u_2(x) è la soluzione dell'equazione omogenea Lu2(x)=0L u_2(x) = 0, ma con condizioni al contorno inhomogenee. La teoria della sovrapposizione è essenziale per il trattamento di tali problemi, poiché permette di combinare le soluzioni parziali per ottenere la soluzione generale.

Nel caso del problema omogeneo, dove Lu=0L u = 0, le soluzioni formano uno spazio vettoriale, noto come il kernel dell'operatore LL. Questo spazio è importante per determinare la natura delle soluzioni e le condizioni di esistenza. In particolare, lo spazio delle soluzioni del problema omogeneo fornisce informazioni critiche sul comportamento delle soluzioni quando si applicano le condizioni al contorno.

Un altro aspetto cruciale è la relazione tra l'operatore LL e il suo operatore aggiunto LL^*. Gli operatori LL e LL^* sono strettamente connessi, in quanto il comportamento di uno influisce direttamente sull'altro. La relazione di adjoint tra questi operatori è descritta dalla formula Lagrangiana:

vLuuLv=ddx[kT(v)P(x)k(u)]v L u - u L^* v = \frac{d}{dx} [k^T(v) P(x) k(u)]

dove k(u)k(u) è il vettore di Wronskian associato alla funzione u(x)u(x), e P(x)P(x) è la matrice concomitante che gioca un ruolo fondamentale nella formulazione delle soluzioni. La teoria degli operatori adjoint è essenziale per comprendere la simmetria e le proprietà delle soluzioni, in particolare per gli operatori auto-adjoints, che presentano applicazioni significative nei problemi di meccanica quantistica e in altri ambiti della fisica teorica.

Infine, la comprensione della matrice concomitante PP è di importanza cruciale. La matrice PP è un elemento fondamentale nello studio della struttura delle soluzioni del problema ai valori al contorno. Se PP è simmetrica o anti-simmetrica, si possono trarre conclusioni sul comportamento delle soluzioni e sulle proprietà geometriche dell'operatore differenziale. Nel caso in cui PP sia simmetrico, l'operatore LL è formalmente auto-adjoint, il che implica che le sue soluzioni possiedono determinate simmetrie strutturali.

In generale, la risoluzione di un problema ai valori al contorno richiede una comprensione profonda delle relazioni tra l'operatore differenziale, le soluzioni omogenee e inhomogenee, le condizioni al contorno e la teoria degli operatori adjoint. Solo così è possibile formulare soluzioni significative e applicabili a una vasta gamma di contesti matematici e fisici.