Nel corso degli anni, la creazione del SAC-PM (Scientific Advisory Council to the Prime Minister) ha offerto un'opportunità unica per esplorare e sviluppare idee innovative che potessero migliorare il panorama scientifico e tecnologico dell'India. Quando ci siamo riuniti per la prima volta, l'entusiasmo era palpabile: avevamo finalmente la possibilità di essere creativi e di proporre idee audaci con il sostegno diretto del Primo Ministro. L'incontro iniziale, che ha segnato l'inizio di un lungo ciclo di consultazioni e raccomandazioni, ha avuto come obiettivo quello di dare vita a missioni scientifiche concrete, ma anche di ridefinire l'approccio alla ricerca e allo sviluppo tecnologico a livello nazionale.
L'approccio del SAC-PM era chiaro sin dall'inizio: gli incontri, pur rispettando un'agenda, dovevano essere informali e facilitare il dialogo diretto tra scienziati di diverse aree e regioni del paese. L'idea di spostarsi in istituzioni scientifiche diverse, piuttosto che limitarsi a Delhi, ha favorito un contatto più stretto con scienziati e ricercatori di tutto il paese, offrendo una visione più ampia e diversificata delle sfide e delle opportunità nel campo della scienza e della tecnologia.
Durante questi incontri, la discussione non si limitava a seguire un ordine prestabilito, ma si espandeva verso temi cruciali come l'uso della scienza e della tecnologia nella pianificazione, la creazione di risorse umane qualificate e la gestione di progetti che potessero realmente beneficiarne la società. Ogni missione scientifica presentava i propri progressi, ma era evidente che l'ambizione del Primo Ministro di promuovere un mentalità non burocratica non era sempre stata realizzata nei settori pratici della gestione dei progetti. Di conseguenza, fu deciso di nominare Sam Pitroda come coordinatore generale di tutte le missioni scientifiche, per applicare lo stesso approccio dinamico che aveva portato al successo del Centro per lo Sviluppo delle Telecomunicazioni (CDOT).
Un altro punto fondamentale di questa esperienza fu il trasferimento della segreteria del SAC-PM da V. Siddharth, proveniente dal Ministero della Difesa, a Prabhakar Lavakare del Dipartimento della Scienza e della Tecnologia (DST). Questa transizione fu decisiva per migliorare l'efficienza e la funzionalità del gruppo, permettendo di superare numerosi ostacoli pratici e di rendere il consiglio sempre più operativo.
Nel corso delle nostre riunioni, molte idee innovative emersero, come la ricerca in ambiti emergenti come la fotonica, la robotica, e la computazione parallela. Lo studio della fotonica, che prometteva di rivoluzionare la trasmissione delle informazioni tramite la luce, è un esempio significativo di come la scienza potesse andare oltre i confini tradizionali, proponendo soluzioni più veloci e efficienti rispetto all'elettronica classica. In ambito agricolo e industriale, studi approfonditi sono stati condotti per identificare aree in cui l'India poteva dare il suo contributo, in particolare nello sviluppo di materiali avanzati e nelle tecnologie applicate alla produzione di fertilizzanti e nella chimica.
Un altro esempio interessante riguarda il trasporto fluviale. In uno dei nostri incontri, ho proposto l'idea di sviluppare una rete di trasporto acquatico per decongestionare le strade del paese. Questa proposta fu accolta con interesse dal consiglio, che decise di avviare uno studio sul potenziale delle vie navigabili in India. Le riunioni con esperti di Cochin e Goa portarono a raccomandazioni concrete per implementare questa modalità di trasporto, che sarebbe stata utile sia per i passeggeri che per il commercio.
All'interno di questo processo, il SAC-PM ha avuto un ruolo fondamentale: non era un organo decisionale, ma un gruppo che generava raccomandazioni, che poi venivano indirizzate al Primo Ministro. La realizzazione pratica di queste idee dipendeva dalla volontà del governo e dalla capacità dei gruppi di lavoro interni di prendere decisioni rapide ed efficaci. Tuttavia, nonostante l'entusiasmo e la spinta a cambiare, spesso le raccomandazioni rimanevano bloccate nei meandri burocratici, senza portare a risultati concreti. In questo contesto, il gruppo Empowered (EG), composto da segretari di vari ministeri, aveva il compito di attuare le decisioni, ma la loro efficienza era spesso rallentata dalla complessità del sistema governativo e dalle diversità di approccio tra i vari dipartimenti.
Il SAC-PM ha, dunque, rappresentato un esperimento inedito nel panorama della governance scientifica in India, dove la scienza è stata messa al servizio del progresso nazionale, con un focus particolare sull'innovazione e sull'efficienza. Tuttavia, l'esperienza ha anche mostrato i limiti di un sistema che, pur essendo basato su raccomandazioni intelligenti e pragmatiche, si scontra con la realtà di una macchina burocratica che può rallentare l'attuazione di idee valide. La chiave per il successo futuro sta nel trovare il giusto equilibrio tra libertà creativa e l'efficacia dell'attuazione.
Come l'Incontro con il Dr. Lapwood e l'Esperienza alle Scilly Isles Hanno Scolpito la Mia Esperienza Universitaria a Cambridge
Durante il mio primo anno a Cambridge, una serie di eventi casuali mi hanno fornito occasioni uniche di apprendimento e connessione con persone che hanno arricchito la mia esperienza. Uno degli incontri più significativi fu quello con il Dr. Lapwood, un professore della facoltà di matematica, che aveva legami storici con la Cina e una lunga amicizia con mio padre. La sua figura è emersa in modo naturale quando mio padre, scoprendo che avevamo un conoscente in comune, mi scrisse una lettera per incontrarlo. Sebbene avessi poco familiarità con le convenzioni sociali inglesi, decisi di andare a trovarlo senza appuntamento, convinto che la sua amicizia con mio padre lo avrebbe reso un incontro informale e amichevole.
Quando arrivammo a casa sua, la mia inesperienza nel rispettare le convenzioni sociali fu subito evidente. Invece di scrivere una lettera o telefonare in anticipo per chiedere un appuntamento, mi presentai direttamente a casa sua, ma fui accolto con un'incredibile cordialità. Nonostante l'invasività del nostro comportamento, Dr. Lapwood e sua moglie Nancy, che aveva un forte legame con la Cina, ci invitarono a unirci alla loro cena. La famiglia Lapwood si dimostrò calorosa e accogliente, e durante quella visita ci fu una conversazione che rivelò un lato del carattere umano di Dr. Lapwood che mai avrei immaginato: la sua generosità di spirito, che si rifletteva anche nelle sue esperienze con la Cina e nei legami che aveva tessuto nel corso degli anni. Questo incontro rimase per me una testimonianza dell'importanza di un accoglienza aperta, che non sempre si trova in un ambiente accademico.
Mentre il nostro soggiorno a Cambridge continuava, una delle cose che mi attirava maggiormente era l'idea di una vacanza lontano dalla città, per fare una pausa dallo studio. Quando venne il momento di scegliere un corso estivo, optammo per una delle isole Scilly, al largo della costa meridionale della Cornovaglia. Le isole promettevano tranquillità, natura e un'opportunità di esplorazione. Il viaggio in treno da Londra a Penzance, una città costiera, fu rapido e confortevole. La bellezza di vedere i luoghi storici di Londra e l'emozione di essere finalmente su un treno che correva velocemente verso una nuova destinazione, mi diedero una sensazione di libertà.
Arrivati a Penzance, salimmo sulla piccola nave che ci avrebbe portato alle isole. Nonostante avessimo già sperimentato il mare aperto durante il nostro viaggio da Bombay a Tilbury, non eravamo preparati per le condizioni turbolente del mare nelle acque che circondano le isole Scilly. La nave ondeggiava incessantemente, e ben presto io e il mio compagno di viaggio ci unimmo alla folla di passeggeri che lottavano contro il mal di mare. A differenza dei marinai che sembravano camminare tranquilli sulla nave come se nulla fosse, noi lottavamo per mantenerci in equilibrio.
Quando finalmente arrivammo sull'isola di St Mary's, la nostra base per il corso, le emozioni contrastanti di stanchezza e sollievo si mescolarono. La permanenza alle Scilly fu un'esperienza serena, lontano dallo stress della vita universitaria, e ci permise di riflettere sulla bellezza di un mondo che andava al di là della routine accademica. Le escursioni tra le isole, il clima più mite e l'ospitalità che ricevemmo dalle persone che ci ospitarono, fecero di quella vacanza un ricordo indelebile.
In questi due episodi, l'incontro con la famiglia Lapwood e l'esperienza alle Scilly, si possono riconoscere delle lezioni importanti per chi vive in un ambiente tanto accademico quanto internazionale come quello di Cambridge. L'accoglienza calda e non giudicante, come quella che abbiamo ricevuto da Dr. Lapwood e dalla sua famiglia, ci ricorda che, anche in ambienti rigorosi e formali, la cortesia e la connessione umana possono prevalere sopra ogni protocollo. Inoltre, il viaggio alle isole Scilly ci insegnò a guardare oltre la dimensione accademica della nostra esperienza universitaria, offrendoci un'opportunità di crescita e di esplorazione personale che non avremmo mai immaginato.
Come affrontare opportunità e scelte accademiche: tra borse di studio, sfide e opportunità internazionali
Nel 1961, quando la possibilità di una borsa di studio dal Commonwealth Scholarship and Fellowship Fund si presentò, sembrava una prospettiva invidiabile. L’idea di lavorare nel Regno Unito per acquisire competenze avanzate, che avrebbero arricchito il mio percorso e mi avrebbero permesso di offrire un contributo significativo al mio paese, risultava un’opportunità irripetibile. La borsa era, infatti, un’opportunità preziosa per i laureati che, come me, avevano completato il Master presso una università dei Paesi del Commonwealth. Il supporto economico, significativo, era destinato a studenti che avrebbero continuato a lavorare nel Regno Unito, perfezionando la propria formazione prima di fare ritorno nei propri paesi di origine. La promessa, seppur allettante, di un’educazione accademica di livello, fu accompagnata da una condizione che creò dubbi nel mio percorso.
Il dottor V.S. Jha, che conoscevo da quando ricopriva la carica di Vice Cancelliere della BHU, aveva incoraggiato la mia candidatura. L'accettazione della borsa sembrava una decisione facile, ma Fred Hoyle, un noto astronomo e mio mentore, fece notare un aspetto che non avevo considerato. Secondo lui, con i progressi che stavo facendo nella ricerca, non solo avrei ricevuto il Ph.D. prima del previsto, ma sarei stato anche un candidato ideale per una borsa di studio a Cambridge. Questo significava che, se avessi accettato la Commonwealth Scholarship, avrei dovuto fare ritorno in India subito dopo il Ph.D., contravvenendo a uno degli aspetti fondamentali che mi interessavano: la possibilità di restare a Cambridge per continuare la mia ricerca. Una volta sollevato il dubbio, Hoyle scrisse direttamente al presidente del Fondo per chiedere chiarimenti, ottenendo una risposta che illuminò la questione: la regola che imponeva il ritorno immediato in patria doveva essere interpretata nel "spirito" della norma e non in maniera letterale. In altre parole, se il mio lavoro di ricerca richiedeva un soggiorno più lungo a Cambridge, come era probabile, non vi sarebbero stati problemi.
Nonostante questa risposta favorevole, l’intervento delle autorità indiane complicò le cose. Il Ministero dell’Istruzione mi fece pervenire una lettera che mi obbligava a firmare un impegno a tornare immediatamente in India e a ricoprire un incarico governativo per almeno tre anni, cosa che mi dissuase dall’accettare l’offerta. Con ciò, avevo rifiutato due opportunità importanti nel giro di pochi mesi, nella speranza che Hoyle riuscisse a ottenere i fondi necessari per coprire i miei costi. Fred mi assicurò che, qualora non fossero arrivati i fondi promessi dal DSIR, avrei comunque ricevuto il supporto da parte del comitato INS.
La situazione per mio fratello, Anant, era simile. Dopo molte difficoltà, anche lui riuscì ad ottenere l’ammissione al Goldsmith’s Labs del professor Alan Cottrell, accompagnata da una borsa di studio completa a Peterhouse. Questo successivo passo nella sua carriera accademica fu motivo di sollievo, poiché entrambi avevamo condiviso l’inquietudine per le difficoltà di ottenere un'educazione di qualità, un problema che ora si stava finalmente risolvendo per entrambi. Mi sentivo particolarmente soddisfatto non solo per il suo successo, ma anche perché ora il privilegio che avevo vissuto grazie alla mia educazione a Cambridge era finalmente disponibile per lui.
Un’altra coincidenza significativa accadde quando, attraverso il Cambridge University Reporter, venne annunciato che Vasantmama, uno dei miei mentori, aveva vinto il prestigioso Adams Prize per il miglior lavoro di ricerca. Questo premio, che ogni anno riconosce il miglior contributo in un campo specifico, è estremamente competitivo. Vasantmama, che aveva ricevuto il mio suggerimento di partecipare al concorso, era riuscito a vincere, un risultato che si aggiungeva ai miei già significativi progressi accademici.
Nel frattempo, durante la pausa estiva, cercavo di ottimizzare il mio tempo, bilanciando le attività accademiche con l'opportunità di viaggiare. Il programma della Summer School di Varenna, sul Lago di Como, mi offriva un’occasione interessante. Questo evento accademico, organizzato in memoria del fisico Premio Nobel Enrico Fermi, trattava teorie sulla gravità, un tema che mi stava particolarmente a cuore. Sebbene non avessi ricevuto una borsa di studio specifica per partecipare, il mio tutor a Fitzwilliam, Norman Walters, intervenne personalmente per garantire un piccolo supporto finanziario che coprisse le spese del viaggio.
L’esperienza divenne ancora più interessante grazie alla proposta di Barbara Hoyle, che desiderava visitare la Francia. L’opportunità di accompagnarla e esplorare il Paese prima di raggiungere Varenna non solo arricchiva il mio soggiorno, ma mi dava anche l’opportunità di osservare una cultura diversa, tra castelli medievali e paesaggi mozzafiato lungo la Loira. Viaggiare in questa parte della Francia mi permise di apprezzare la storia e la bellezza di luoghi iconici come Saumur e Chinon, dove il tempo sembrava essersi fermato.
Il viaggio fu anche un momento di riflessione su come la carriera accademica e la vita personale potessero intrecciarsi, creando occasioni non solo per la crescita intellettuale ma anche per esperienze di vita arricchenti. Non si trattava solo di scegliere un percorso accademico, ma di navigare tra le opportunità, le sfide e le decisioni che determinano la nostra direzione.
La borsa di studio del Commonwealth mi avrebbe sicuramente permesso di approfondire la mia formazione, ma le circostanze più ampie, le regole rigide e le opportunità che si presentavano, mi portarono a riflettere attentamente su come le scelte che facciamo possono influire non solo sul nostro futuro accademico ma anche sulla nostra vita.
Come la teoria della relatività e il principio di Mach possono convergere nel descrivere la gravità e l'inerzia
Nel corso della mia visita in India, ho avuto l'opportunità di riflettere sulla connessione tra teoria e pratica, non solo nella scienza ma anche nelle relazioni personali e familiari. Mentre visitavo le città di Ajmer, Mumbai, Pune e Kolhapur, ho continuato il mio lavoro accademico e di ricerca, ma allo stesso tempo ho riscoperto un legame più profondo con le mie radici culturali e intellettuali. Tuttavia, uno degli aspetti più stimolanti del mio ritorno in India fu l'interazione con vecchi amici e colleghi che avevo lasciato tempo prima. La conversazione con Vikram Sarabhai, uno dei più grandi scienziati indiani, mi portò a riflettere sulla complessità della scienza moderna e sulla sua continua evoluzione. La mia ricerca a Cambridge, dove tornai subito dopo la mia visita, si stava sviluppando in una direzione che avrei trovato altrettanto affascinante e sfidante: l'estensione della teoria di Wheeler-Feynman, non solo per descrivere l'elettrodinamica, ma anche per capire le forze più misteriose e fondamentali dell'universo.
Il lavoro che stavo facendo con Fred sulla teoria delle forze, in particolare sulla gravitazione, mi faceva riflettere su idee che, pur essendo state formulate molti decenni prima, continuavano a influenzare il pensiero scientifico contemporaneo. Fu un concetto, che avevo incontrato casualmente in un vecchio lavoro di Bryce DeWitt e Robert Brehme, che mi permise di fare un passo avanti significativo. L'idea che la massa di una particella possa essere definita come un’interazione tra particelle nell'universo non solo dava una nuova forma al concetto di gravità, ma rispecchiava anche il principio di Mach. Questo principio, proposto dal filosofo e scienziato Ernst Mach, affermava che l'inerzia di un corpo non è una proprietà intrinseca della particella stessa, ma dipende dalla distribuzione di tutte le altre particelle nell'universo. Questo sembrava risolvere un problema che aveva assillato Einstein: la relatività generale non sembrava poter incorporare il principio di Mach, sebbene inizialmente egli avesse pensato che lo avrebbe fatto.
Nel corso della nostra ricerca, la scoperta che il nostro approccio matematico alla gravità potesse unificare la relatività generale con il principio di Mach fu un momento di grande eccitazione. Non solo eravamo riusciti a ottenere una formulazione che riproduceva la gravità in modo simile alla teoria di Einstein, ma stavamo anche proponendo un modello più generale e ampio. In alcune condizioni semplificate, la nostra teoria coincideva con la relatività generale, ma offriva anche nuove prospettive che potevano allargare gli orizzonti della fisica.
Questo lavoro teorico avveniva simultaneamente a grandi progressi nella ricerca osservativa, che contribuivano a cambiare la nostra comprensione dell'universo. Una delle scoperte più importanti fu quella dei quasar, oggetti lontanissimi e incredibilmente luminosi, che sfidavano la concezione tradizionale di stelle. La scoperta di 3C273, un radio-sorgente che si rivelò essere un quasar, fu una delle prime di questo tipo e segnò l'inizio di una nuova era nell'astronomia. La tecnica di occultazione lunare, che Fred aveva utilizzato per determinare la posizione di 3C273 con una precisione mai raggiunta prima, aprì la strada alla scoperta di oggetti astronomici che fino ad allora erano stati incomprensibili. Così, mentre il nostro lavoro teorico cercava di legare la gravità e l’inerzia con un framework più ampio, il progresso osservativo ci stava fornendo nuovi dati per testare e perfezionare le nostre teorie.
Una delle implicazioni più profonde di queste scoperte, che il lettore dovrebbe comprendere, è che la fisica moderna sta cercando di unificare forze che sembrano operare in modi molto diversi, come la gravità e le forze elettromagnetiche. La nostra capacità di descrivere fenomeni tanto disparati con un’unica teoria potrebbe rivelarsi uno dei grandi traguardi del futuro della scienza. In effetti, la ricerca non è mai davvero separata dalle scoperte che avvengono nel campo della tecnologia o dell'osservazione. Le osservazioni astronomiche più avanzate, come quelle dei quasar, stanno alimentando nuove teorie sulla natura dell'universo e sulla sua espansione. Ma è anche importante ricordare che ogni nuovo approccio teorico richiede un contesto storico e filosofico che ci permetta di comprendere a fondo le implicazioni delle nostre scoperte.
In definitiva, ciò che rende l'indagine scientifica così affascinante è proprio questa tensione tra ciò che possiamo osservare e ciò che possiamo teorizzare. Ogni passo che facciamo nella comprensione della gravità o della materia oscura non solo ci avvicina alla verità, ma ci costringe a ripensare il nostro posto nell'universo.
Cosa succede quando un accademico diventa una celebrità? Una riflessione su riconoscimenti e sovraccarico di attenzione
Durante il mio viaggio a Delhi, ho avuto il privilegio di essere invitato a un pranzo da Mr. Hazarnavis, un ex-ministro del governo dell'Unione. Era una riunione privata, ma il mio ospite mi spiegò che, per motivi di sicurezza, la cucina era stata gestita dai cuochi del Primo Ministro. Così, purtroppo, non avevo avuto un vero assaggio della sua ospitalità, ma ci fu un nuovo incontro organizzato nel giorno in cui partivo per Ahmedabad. A quel punto, il viaggio a Ahmedabad, ospitato dall'Università del Gujarat, segnò un altro capitolo di questa avventura che si stava trasformando sempre più in una serie di eventi sociali e accademici non previsti.
Il mio discorso pubblico si tenne nell'auditorium ATTIRA, creato dallo stesso Vikram Sarabhai. Questa nuova esperienza mi costrinse a rendere il mio linguaggio scientifico comprensibile anche al pubblico meno esperto, un esercizio che divenne per me una lezione pratica su come comunicare la scienza a un pubblico non specialistico. Nonostante la folla adorante, un piccolo gruppo di accademici si avvicinò con interesse critico per discutere il mio lavoro sulla teoria della gravità. Questo incontro con il Professor P.C. Vaidya e i suoi studenti mi fu molto più gratificante delle ovazioni generali che ricevevo, che sentivo per lo più premature e immeritate.
Alla fine del mio soggiorno ad Ahmedabad, un altro imprevisto si aggiunse al mio viaggio. La partenza per Bombay subì un ritardo infinito. L’aereo da Delhi non era ancora partito, e quando arrivò finalmente, era ormai la notte fonda. Questo mi permise di passare un’altra serata nella tranquillità della casa del Registrar dell’Università di Gujarat, dove mi fu offerta una cena che fece passare più velocemente le ore di attesa. Quando finalmente arrivai a Bombay, la stanchezza si faceva sentire, ma la giornata seguente mi attendeva con impegni già programmati, tra cui un incontro con gli studenti all’Istituto di Scienza. Nonostante il poco sonno, riuscì a fare il mio discorso, raccontando una storia di un membro della House of Lords che si svegliò credendo di stare parlando in Parlamento, per poi rendersi conto che in realtà lo stava facendo.
Lì, tra gli studenti e i colleghi, mi resi conto che la mia popolarità stava assumendo una forma inaspettata e quasi surreale. A Bombay, gli inviti si moltiplicavano, e ben presto mi trovai travolto da cerimonie pubbliche e onorificenze. Queste dimostrazioni di affetto e stima, pur essendo lusinghiere, cominciarono a mettermi a disagio. Sebbene non fosse la vanità a prevalere, l’eccessiva attenzione mi sembrava sproporzionata rispetto ai miei reali meriti, alimentando una certa sensazione di ansia.
La pressione della continua attenzione pubblica mi portò, infine, a scrivere a Vasantmama a Pune, esprimendo un certo nervosismo per la situazione che stava evolvendo. La sua risposta fu semplice ma estremamente sagace: mi suggerì di non lasciarmi sopraffare, di rifiutare gentilmente gli inviti non accademici e di concentrarmi sui miei impegni professionali. Era chiaro che questo riconoscimento pubblico era un fenomeno raro per un scienziato, una sorta di "celebrità" che di solito non si verificava nel mio campo. Ma il consiglio di Vasantmama mi fece riflettere sulla situazione in modo più positivo, riconoscendo in questa attenzione un’opportunità per ispirare i giovani a intraprendere carriere accademiche, senza cedere alla pressione di un mondo che troppo spesso celebra i protagonisti in modo sproporzionato.
Questa serie di eventi mi ha insegnato una lezione che non avevo previsto. Anche nei contesti più accademici, l’essere riconosciuti dal grande pubblico può portare a una riflessione profonda su cosa significhi davvero il riconoscimento. Quante volte un accademico viene idolatrato come una celebrità? Come reagire di fronte a questo? La sfida non è solo quella di mantenere la propria integrità scientifica, ma anche di restare lucidi e consapevoli del fatto che l’attenzione ricevuta non è sempre sinonimo di merito, ma può essere anche il frutto di circostanze impreviste o di fenomeni sociali più ampi. Questo percorso di riconoscimenti e sovraccarico di attenzione pubblica è parte integrante di una carriera accademica che va gestita con saggezza e consapevolezza, senza mai dimenticare il valore del lavoro, dell’impegno quotidiano, e delle vere sfide scientifiche che ci guidano.

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