La prototipazione, un processo cruciale per la realizzazione di nuovi prodotti, è stata radicalmente trasformata dalla digitalizzazione e dalle nuove tecnologie. In particolare, il CAD (Computer-Aided Design) e la stampa 3D sono strumenti che hanno permesso agli ideatori di sperimentare in modo più veloce ed economico, passando da concetti su carta a modelli tridimensionali fisici e digitali. Analizziamo come queste tecnologie stiano cambiando il modo di progettare e prototipare, con un focus su come i prototipi possano essere sviluppati senza la necessità di competenze avanzate di codifica e programmazione.
Disegnare in CAD: Un Passaggio Fondamentale
La progettazione di un prototipo in CAD è il primo passo verso la creazione di un modello che può essere testato, modificato e perfezionato. La digitalizzazione del concetto, infatti, offre numerosi vantaggi rispetto ai tradizionali disegni su carta, in particolare la possibilità di modificarlo con rapidità, di vedere la rappresentazione in 3D e di creare versioni interattive. Programmi come Adobe Photoshop e Adobe Illustrator sono strumenti molto utilizzati per la creazione di prototipi bidimensionali, grazie alla loro interfaccia intuitiva e alla compatibilità con il software Adobe Creative Cloud Suite. Per i prototipi più complessi, l’utilizzo di software CAD permette di dare forma a un modello che può essere successivamente trasformato in oggetti fisici.
Tuttavia, per chi è alle prime armi, è consigliabile intraprendere un percorso di apprendimento che può avvenire tramite corsi tradizionali o risorse online come i tutorial su YouTube. La creazione di un prototipo digitale richiede pazienza e precisione, ma è un passo fondamentale per visualizzare il prodotto finale prima della sua realizzazione.
Prototipi di App Senza Codifica: Un Nuovo Approccio
Un aspetto interessante della prototipazione digitale è la possibilità di progettare applicazioni mobili senza la necessità di scrivere codice. Sebbene la programmazione tradizionale sia spesso vista come l’unico percorso per creare un’app, in realtà oggi esistono numerosi strumenti che permettono anche a chi non ha esperienza di codifica di creare applicazioni funzionali e testabili. Software come Marvel, JUSTINMIND, Figma e Adobe XD sono ideali per creare interfacce, wireframe e flussi di navigazione per app. Questi strumenti, che rientrano nella categoria del cosiddetto "no-code", consentono agli utenti di concentrarsi sugli aspetti visivi e sull'esperienza dell'utente, prima di passare alla codifica vera e propria, che è necessaria solo per far funzionare l’app.
Una volta che l’interfaccia di un'app è stata progettata e testata tramite questi strumenti, può essere implementata con codice per aggiungere funzionalità avanzate. Il "no-code" è un trend che sta crescendo rapidamente, grazie alla sua facilità di utilizzo e alla sua capacità di velocizzare il processo di sviluppo. Un altro punto interessante è la crescente diffusione di queste piattaforme: secondo alcune ricerche, il 71% degli utenti sceglie di utilizzare strumenti no-code per la loro velocità e semplicità (Formstack, 2021).
La Stampa 3D: Dalla Progettazione alla Realizzazione Fisica
La prototipazione fisica attraverso la stampa 3D sta acquisendo sempre maggiore importanza, soprattutto per i prototipi ad alta fedeltà. Questa tecnologia consente di creare oggetti fisici a partire da modelli digitali tridimensionali, costruendo il prodotto strato per strato grazie a un processo controllato da computer. La stampa 3D è particolarmente utile in prototipazione rapida, poiché consente di realizzare prototipi in tempi brevi e con un'accuratezza notevole.
Per realizzare un prototipo tramite stampa 3D, è necessario avere un modello in un formato digitale compatibile, come STL o OBJ. Questi file possono essere creati tramite programmi CAD come Tinkercad, una piattaforma gratuita che introduce i principianti alla modellazione 3D. Tinkercad è una soluzione ideale per chi vuole iniziare a sperimentare senza essere sopraffatto dalla complessità di software professionali. Una volta creato il modello, il file deve essere caricato nel software di una stampante 3D, che provvederà a stampare l'oggetto utilizzando materiali come il PLA (acido polilattico), una plastica biodegradabile molto comune per prototipi.
La stampa 3D, tuttavia, non è priva di sfide. È fondamentale conoscere i materiali e le impostazioni della stampante per ottenere i risultati desiderati. Le stampanti 3D, pur essendo sempre più accessibili, richiedono un certo grado di conoscenza tecnica, specialmente per i prototipi più complessi. Esistono numerosi tipi di stampanti 3D che differiscono per prezzo, velocità e capacità di utilizzare vari materiali, inclusi plastiche e metalli.
Considerazioni sull’Uso di Materiali e Strumenti
Quando si parla di materiali, è importante scegliere quelli più adatti alle necessità specifiche del prototipo. Ad esempio, il PLA è ideale per prototipi semplici e veloci, ma per applicazioni che richiedono maggiore resistenza o flessibilità, si potrebbero preferire materiali come l'ABS o il PET. La scelta del materiale influirà non solo sulla funzionalità del prototipo, ma anche sull'impatto ambientale. In questo contesto, l'uso di filamenti biodegradabili sta guadagnando terreno, a favore di un design più sostenibile.
Inoltre, è utile sapere che, se non si dispone di una stampante 3D propria, esistono numerosi servizi di stampa on-demand che permettono di inviare un file digitale per ottenere il prototipo fisico direttamente a casa propria. Questo rende la stampa 3D accessibile anche a chi non ha una stampante in casa, ma desidera comunque creare prototipi fisici.
Prototipazione e Collaborazione Interdisciplinare
Un aspetto fondamentale da considerare nella prototipazione è la collaborazione. Spesso, la creazione di un prototipo efficace richiede un team interdisciplinare: progettisti, sviluppatori, esperti di UX/UI, e ingegneri lavorano insieme per garantire che il prodotto finale risponda alle esigenze pratiche e estetiche degli utenti. Sebbene strumenti come i software no-code e la stampa 3D abbiano democratizzato la possibilità di prototipare, la competenza di un team qualificato è spesso fondamentale per raggiungere il risultato ottimale.
Come trasformare un prototipo a bassa fedeltà in una soluzione efficace: approcci e riflessioni
Il processo di trasformazione di un prototipo a bassa fedeltà (LFP) in una soluzione funzionale richiede un approccio metodico, volto a testare e validare rapidamente le ipotesi su cui si basa il nostro progetto. Tradizionalmente, la scoperta dei problemi attraverso LFP avviene in cinque fasi fondamentali, che vanno dalla progettazione degli esperimenti alla revisione del prototipo.
Il primo passo consiste nel progettare esperimenti per i test con i clienti. L’obiettivo in questa fase è pensare strategicamente a cosa vogliamo scoprire riguardo al problema che stiamo cercando di risolvere. La progettazione di questi test deve concentrarsi sulla validazione delle ipotesi individuate durante la fase di scoperta del cliente, cercando di rispondere a domande come: “Qual è la nostra teoria sul prototipo e sul problema? Come possiamo validarla?” Una teoria può essere formulata come una dichiarazione condizionale: "Se il prototipo ha la caratteristica X, allora il cliente sarà soddisfatto". La validazione avviene tramite test pass/fail semplici, che permettono di raccogliere dati concreti.
Successivamente, è necessario costruire un LFP che esegua i test e che includa solo gli elementi ritenuti cruciali per la risoluzione del problema. Questi prototipi rapidi possono assumere diverse forme: disegni, wireframe, modelli CAD, stampa 3D, o altre rappresentazioni che permettano di testare le ipotesi di base in maniera efficiente.
Il terzo passaggio riguarda il contatto con il target di clienti o utenti potenziali. Qui l’imprenditore deve essere in grado di attrarre i tester, che possono essere raggiunti attraverso inviti, referenze, social media o, in alcuni casi, tramite incentivi monetari. Il coinvolgimento diretto del cliente è fondamentale per ottenere feedback utili e per mettere alla prova il prototipo in un contesto reale.
Una volta che i tester sono stati reclutati, si passa alla fase di esecuzione del test. I test possono avvenire in persona o online, a seconda delle circostanze. Durante la prova, è essenziale raccogliere sia dati diretti, come le prestazioni del prototipo, che dati indiretti, come le opinioni espresse tramite interviste o sondaggi. Sebbene le misure indirette possano essere meno oggettive, offrono comunque informazioni preziose sul livello di soddisfazione del cliente.
Una volta raccolti i dati, il passo successivo è rivedere il prototipo. Questa fase di revisione implica un’analisi approfondita del feedback ottenuto, che deve essere distintamente suddiviso in due categorie: il feedback analitico e quello aggregato. Il feedback analitico si concentra su aspetti specifici e singoli del prodotto, mentre quello aggregato riguarda una valutazione globale dell’esperienza del cliente. È possibile che i clienti possano esprimere giudizi positivi su alcune caratteristiche del prodotto, ma allo stesso tempo possano giudicare il design complessivo come poco attraente.
In questo contesto, uno strumento utile per misurare la soddisfazione complessiva del cliente è il Net Promoter Score (NPS). Questo indice è una semplice domanda: “Quanto è probabile che tu consigli il nostro prodotto a un amico o a un collega?” I clienti sono classificati come promotori (voto 9-10), passivi (7-8) o detrattori (0-6). Un punteggio NPS positivo, idealmente superiore a 50, indica che il prodotto ha suscitato una reazione favorevole tra i tester e ha un buon potenziale di mercato.
Al di là dell’aspetto tecnico, tuttavia, è fondamentale riconoscere che l’innovazione è un processo psicologico che comporta inevitabilmente il fallimento. Questo non deve essere visto come un evento catastrofico, ma come un'opportunità per rivedere e adattare le proprie ipotesi. Il fallimento, infatti, può essere uno strumento di apprendimento fondamentale, che richiede l’abbandono di vecchie abitudini e l'adozione di nuovi approcci. Gli imprenditori spesso attraversano due principali orientamenti mentali di fronte al fallimento: uno focalizzato sulle performance, dove il fallimento è vissuto come un riflesso negativo di sé, e uno più orientato alla crescita, che vede il fallimento come un’opportunità per imparare e migliorare.
Il concetto di resilienza psicologica è quindi cruciale in questo processo. L’imprenditore che sperimenta e testa i propri prototipi deve essere pronto ad affrontare emozioni complesse, come la frustrazione o la tristezza, ma deve anche sviluppare la capacità di trasformare questi momenti in occasioni di crescita personale e professionale. Così come un eroe che affronta una sfida apparentemente insuperabile, l’imprenditore deve essere disposto a rivedere le proprie convinzioni e a modificare le proprie aspettative per adattarsi meglio al mercato.
Alla fine, il successo non risiede tanto nel perfezionamento immediato del prodotto quanto nella capacità di apprendere dai fallimenti e di adattarsi rapidamente. Il vero obiettivo è trasformare il prototipo iniziale in una soluzione che risponda alle reali esigenze dei clienti, attraverso un processo continuo di test, apprendimento e revisione.
Che cosa distingue gli imprenditori? Un approccio imprenditoriale orientato al design
Nel suo famoso saggio intitolato "‘Who is an entrepreneur?’ is the wrong question", il ricercatore David Gartner (1988) ha rivoluzionato lo studio dell’imprenditorialità, sostenendo che ciò che distingue un imprenditore da un non-imprenditore non sono tratti di personalità specifici, ma la capacità di creare organizzazioni. Secondo Gartner, ciò che conta non è chi sia l’imprenditore, ma cosa faccia. Seguendo questa intuizione, possiamo affermare che la vera differenza tra gli imprenditori sta nel modo in cui pensano e agiscono. La buona notizia è che gli imprenditori non sono persone nate tali, ma si formano imparando e affinando competenze pratiche e mentali.
Questo significa che, prima di presentare al lettore il nostro metodo a partire dal Capitolo 3, in questo e nei capitoli successivi forniremo una descrizione analitica delle competenze necessarie sia a livello individuale che di team per supportare un approccio imprenditoriale orientato al design. Il framework IDEO per il Design Umano-Centrato (IDEO, 2016) è un ottimo punto di partenza per identificare questo set di competenze uniche. Tra queste troviamo:
• Ottimismo: la capacità di vedere e costruire il futuro in termini favorevoli.
• Confidenza creativa: la capacità di sviluppare soluzioni innovative e di essere abbastanza audaci da presentarle al pubblico.
• Pensiero razionale
• Agilità: la capacità di adattarsi e scalare idee e progetti attraverso la gestione iterativa e adattativa.
• Abbracciare l’ambiguità: vedere e sentire opportunità nell’incertezza.
• Empatia: la capacità di comprendere profondamente i problemi e i bisogni degli altri a livello emozionale.
• Fare: la capacità di costruire, sperimentare e dare forma alle idee.
• Imparare dagli errori: la capacità di "fallire in modo intelligente" attraverso un approccio sperimentale per massimizzare l’apprendimento e ridurre le perdite.
Come mostrato nella figura 1.2, usiamo un’immagine che si basa sulle tradizionali distinzioni tra emisfero destro e sinistro del cervello (immaginazione versus analisi) e tra cervello superiore e inferiore (razionalità versus emozioni), suggerendo che questo set di competenze integri il pensiero razionale ed emotivo, immaginazione e analisi.
Un altro aspetto fondamentale dell’imprenditorialità è il concetto di "imprenditorialità empatica", che si basa sull’acquisizione di intuizioni attraverso la partecipazione, l’osservazione e la scoperta. L’imprenditorialità, infatti, inizia principalmente nel momento in cui un imprenditore trova un problema degno di essere risolto. Negli ultimi decenni, l’imprenditorialità è emersa dal mondo del fai-da-te, dove i maker sono spinti a risolvere problemi concreti che incontrano nella loro vita. Questa motivazione intrinseca, che si origina da una spinta interiore e non da incentivi esterni come il profitto economico, è molto più potente nel mobilitarci rispetto alla motivazione estrinseca.
In altri casi, gli imprenditori identificano problemi rilevanti attraverso ricerche accurate e osservazioni dirette. Questo approccio è più complesso, poiché richiede di concentrarsi sugli altri, mettendosi nei loro panni, comprendendo e partecipando alle loro difficoltà. Questo è il cuore dell’empatia, la quale non solo implica una comprensione intellettuale, ma anche un desiderio autentico di rendersi utili agli altri e alla società.
Un esempio concreto di imprenditorialità empatica è rappresentato da Magdèlene Barjolo e Alexandria Duruji, due studentesse del nostro programma imprenditoriale presso la St. John’s University, che hanno avviato un’impresa per sostenere l’emancipazione delle donne in comunità meno privilegiate. Attraverso un approccio di design thinking, hanno identificato una causa principale dell’abbandono scolastico nelle giovani ragazze: la mancanza di accesso ai prodotti per la salute mestruale. Da questa intuizione è nata la loro impresa, "Sending Her Essentials", che fornisce supporto virtuale e fisico a ragazze che non hanno i mezzi per gestire la propria salute mestruale in modo adeguato.
Un altro esempio famoso di imprenditorialità empatica è quello di Howard Schultz, fondatore di Starbucks. L'idea di Starbucks, racconta Schultz, è nata durante un viaggio a Milano, dove osservò il comportamento sociale delle persone che si riunivano nei caffè. Questo osservare "il teatro, la comunità e l'eleganza" lo spinse a creare un modello di business che trasformasse il semplice atto del bere caffè in una pratica sociale, dando vita a un "terzo luogo" dove le persone potevano socializzare, al di fuori di casa e lavoro. Sebbene l’idea di un caffè come luogo di incontro non fosse nuova, fu la sua capacità di costruire un business modello scalabile e innovativo a renderla un successo.
Infine, l’imprenditorialità creativa è un altro aspetto fondamentale. Le idee veramente nuove sono spesso accolte con scetticismo. Tuttavia, la capacità di portare idee audaci nel mondo, anche di fronte alla critica, è ciò che distingue un vero imprenditore. Questo coraggio, che IDEO definisce "confidenza creativa", è essenziale. Gli imprenditori spesso devono affrontare il paradosso e l’ambiguità, come nel caso degli oxymoroni, dove l'unione di elementi opposti, come “lusso accessibile”, diventa una potente affermazione di valore. Un esempio storico di questo è rappresentato dal concetto di “un computer su ogni scrivania”, che nel 1960 sembrava una contraddizione tecnica ed economica. Tuttavia, coloro che credevano fermamente in questa visione sono riusciti a trasformarla in realtà, nonostante il fallimento iniziale dei prodotti.
Questi esempi mostrano come l’imprenditorialità richieda una combinazione di empatia, creatività, coraggio e capacità di affrontare l'incertezza. Imparare a riconoscere i problemi, osservare e comprendere i bisogni degli altri, e sviluppare soluzioni innovative sono competenze che possono essere acquisite e affinate con la pratica.
Come il Modello di Business Sostenibile Può Ridurre l'Incertezza: Un'Analisi Approfondita
Un modello di business (BM) descrive il modo in cui un'organizzazione crea, consegna e cattura valore. In termini più concreti, un BM delinea come un'organizzazione genera profitto. Secondo Clayton Christensen, un BM può essere analizzato attraverso quattro blocchi fondamentali: la proposizione di valore, le risorse e le attività critiche, la formula di profitto e le operazioni. Questi elementi devono lavorare in sinergia per creare un ciclo autoreforzante, in cui una formula di profitto positiva rafforza la proposizione di valore e fornisce le risorse finanziarie per acquisire risorse e implementare le attività necessarie. In questo contesto, è cruciale che ogni componente del BM funzioni correttamente, altrimenti l'intero modello potrebbe fallire.
Una proposizione di valore, come spiegato da Christensen, deve rispondere a un “lavoro” che i clienti stanno cercando di fare, attraverso una soluzione che sia conveniente, comoda ed efficace. Tuttavia, la creazione di una proposta di valore che soddisfi tutte e tre queste dimensioni in modo ottimale è una sfida. L'affordabilità significa che l'offerta deve essere un'opzione a basso costo rispetto ai concorrenti; la convenienza implica che il prodotto o servizio sia facile da usare, accessibile e flessibile; e l'efficacia riguarda le prestazioni superiori, come maggiore velocità, affidabilità o sostenibilità. Le difficoltà emergono quando si cerca di raggiungere tutte e tre le dimensioni contemporaneamente, in quanto i compromessi economici e tecnici sono inevitabili. Ad esempio, una soluzione a basso costo potrebbe non essere realizzata con materiali di alta qualità, mentre la flessibilità potrebbe ridurre la specializzazione del prodotto.
La formula di profitto, che copre i costi operativi e permette di ripagare gli investimenti, è un altro blocco fondamentale. Questa componente è altrettanto sensibile a possibili errori nei calcoli dei costi e delle entrate. Se un'azienda non riesce a calcolare correttamente questi parametri, rischia di non riuscire a coprire i costi, pur avendo un buon prodotto o una buona proposta di valore. A questo proposito, il caso di Better Place è un esempio di come un BM possa fallire. Better Place cercava di introdurre una rete di stazioni di ricarica per veicoli elettrici (EV), ma la sua formula di profitto non era abbastanza solida per sostenere l'infrastruttura a lungo termine. I costi di costruzione delle stazioni e la loro connessione alla rete elettrica erano molto più alti del previsto, e la previsione di una rapida adozione del mercato dei veicoli elettrici si è rivelata irrealistica. L'incapacità di scalare il modello, associata alla mancanza di standardizzazione del settore, ha portato alla sua fine prematura.
Rispetto a un BM tipico di un produttore di batterie, come A123 Systems o Sanyo, il BM di Better Place era fondamentalmente diverso. Mentre i produttori di batterie si concentrano su design proprietari, tecnologia e catene di approvvigionamento per realizzare batterie, il BM di Better Place si basava sull'offerta di un servizio che favoriva la convenienza e l'affordabilità dei veicoli elettrici. La differenza risiede nell'approccio: i produttori di batterie si concentrano sulla produzione di hardware per il mercato, mentre Better Place ha adottato un modello orientato alla creazione di un'infrastruttura di ricarica.
Tuttavia, è fondamentale capire che le startup difficilmente riescono a guidare un'intera industria verso una nuova direzione, specialmente quando si trovano di fronte a partner già consolidati con modelli di business dominanti. In molti casi, la strategia più sicura per una startup è comprendere i vincoli dell'industria e adattarsi a questi, apportando modifiche incrementali al modello di business esistente piuttosto che cercare di stravolgerlo completamente. Questo approccio è molto più realistico rispetto a tentare di introdurre una rivoluzione senza il giusto supporto o senza il potere di negoziazione necessario.
Un altro esempio che dimostra come una proposizione di valore può essere espressa con successo è IKEA, la quale si distingue per la sua capacità di creare design a basso costo e accattivanti. Questo si traduce in una proposta di valore che enfatizza l'affordabilità, mentre altre aziende come Design Within Reach si concentrano su un mercato diverso, quello del design esclusivo e costoso. IKEA e Design Within Reach non competono direttamente: ognuna di esse ha creato una propria nicchia nel mercato. Quindi, è importante che un'impresa capisca come posizionarsi e quali valori enfatizzare nella sua proposta di valore.
Per un modello di business di successo, non si tratta solo di scegliere un'idea o un prodotto, ma di analizzare attentamente quali esigenze reali del cliente si vogliono soddisfare. Se la principale preoccupazione dei clienti è il costo, la proposta di valore deve rispondere a questa necessità. Se, al contrario, i clienti sono disposti a pagare di più per la portabilità o l'efficacia, allora la proposta di valore dovrà concentrarsi su queste qualità. Il modello di business deve sempre rispondere alla domanda centrale: quale problema stiamo cercando di risolvere per i nostri clienti e in che modo possiamo farlo meglio di chiunque altro?
Come trovare i fondi necessari per avviare e far crescere la propria impresa
Nel 2021, uno degli autori di questo libro (Kevin) ha intrapreso l’avventura di avviare un’impresa con sua moglie, fondando Ayewah Aesthetics, Inc., una pratica estetica. La loro missione è quella di offrire servizi medici e non chirurgici per migliorare la bellezza naturale dei clienti. Nel 2023, decidono di espandere la loro attività aprendo un nuovo ufficio a New York. L’espansione dell’impresa richiede un investimento significativo, e in questo caso, i fondatori non avevano i fondi necessari nei loro conti bancari. È stato quindi necessario cercare un supporto finanziario esterno. La necessità di un finanziamento esterno è, infatti, una situazione molto comune per gli imprenditori, che non devono temere di cercare aiuto finanziario. Tuttavia, ottenere fondi non è mai un processo semplice.
Gli imprenditori devono essere in grado di guardare alla loro situazione in modo olistico, cercando di comprendere come sfruttare al meglio le risorse di cui già dispongono, piuttosto che concentrarsi su ciò che manca loro. È fondamentale capire che, in molte situazioni, il capitale esterno è essenziale per permettere a un’impresa di crescere, innovare e affrontare la competizione. Questo capitolo esplora i diversi modi in cui gli imprenditori possono trovare le risorse necessarie per concretizzare le loro idee e progetti.
Il capitale esterno può essere necessario in vari momenti della vita di un’impresa, a seconda della fase di sviluppo in cui si trova. Ogni fase ha le sue esigenze specifiche, e l'accesso al finanziamento dipenderà dal tipo di progetto e dal momento in cui ci si trova. Ad esempio, nelle prime fasi, potrebbe essere necessario finanziare lo sviluppo di un prodotto, passando dalla prototipazione alla realizzazione di un prodotto finito che possa essere presentato a investitori e clienti. A questo punto, gli imprenditori potrebbero aver bisogno di fondi per acquistare attrezzature, materiali e locali, nonché per assumere personale che sostenga la produzione fino a quando l’impresa non inizierà a generare entrate.
Successivamente, quando l’impresa ha consolidato la sua presenza sul mercato e ha cominciato a guadagnare, potrebbe essere necessario un ulteriore finanziamento per espandere le attività, accedere a nuovi mercati, sviluppare nuovi prodotti o acquisire un’altra azienda. Questo processo di crescita, come mostrato nel ciclo di finanziamento di una startup, prevede l’afflusso iniziale di capitali da fonti come amici, familiari e investitori privati (angels). A mano a mano che l’impresa cresce, è possibile ottenere finanziamenti più sostanziosi da venture capitalist e altre entità di investimento. Questi finanziamenti si articolano in diversi round, che vanno dalla fase iniziale di seed capital fino agli investimenti più grandi nelle fasi successive della crescita dell’impresa.
Tuttavia, l’accesso al capitale esterno non è privo di difficoltà. Un problema comune per le startup è che gli investitori richiedono una prova tangibile di successo, soprattutto per le idee innovative che non hanno ancora un modello di business collaudato. Le nuove imprese possono sembrare rischiose, soprattutto quando si tratta di nuovi modelli di business o tecnologie non testate. Gli investitori, dunque, sono cauti, e senza una rete di contatti adeguata, può essere difficile per gli imprenditori accedere ai finanziamenti. Questo problema è ulteriormente complicato dalla mancanza di garanzie reali da offrire agli investitori, che potrebbero essere riluttanti ad impegnarsi in progetti incerti senza un solido track record.
In queste circostanze, molti imprenditori si rivolgono al finanziamento tramite capitale di rischio (equity financing). In questo caso, non si tratta di un prestito, ma di una vendita di quote dell’azienda in cambio di denaro. Ad esempio, un investitore angel potrebbe chiedere il 10% della società in cambio di 50.000 dollari. In altre parole, il valore dell’impresa sarebbe stimato intorno ai 500.000 dollari. A differenza dei prestiti bancari, che prevedono il rimborso con gli interessi, l’equity financing implica che l’investitore acquisisca una parte della società e partecipi ai guadagni (o alle perdite) in base alla crescita dell’impresa. Questo comporta dei rischi per l’imprenditore, che riduce la propria quota di proprietà e potrebbe dover condividere le decisioni aziendali con gli investitori, che potrebbero anche chiedere una certa influenza sulla gestione dell’impresa. Pertanto, è fondamentale che ogni accordo di equity financing venga gestito con attenzione, con il supporto di avvocati e commercialisti esperti, per evitare problemi legali e finanziari in futuro.
Un’altra strategia che può essere utile per ottenere fondi è quella di adottare un mindset orientato al design, simile a quello utilizzato nello sviluppo del prodotto. Il design thinking, centrato sull'empatia e sulla comprensione delle esigenze dei clienti, può essere applicato anche nella ricerca di finanziamenti. Gli investitori, che siano banche, fondi di venture capital o investitori angel, hanno motivazioni diverse per finanziare un’impresa. Alcuni sono attratti dal potenziale di innovazione, altri dalla possibilità di guadagno a lungo termine. Un imprenditore che adotta il design thinking dovrà capire come i propri progetti possano rispondere a queste diverse motivazioni, adattando la sua proposta di valore in modo che risulti interessante e convincente per ogni tipo di finanziatore.
Quando si cercano fondi, l’imprenditore deve essere preparato a negoziare in modo strategico, comprendendo i bisogni e le aspettative degli investitori, e a presentare la propria impresa in modo chiaro e conciso. Un business plan ben strutturato, che mostri non solo il potenziale del progetto ma anche i rischi e le strategie per affrontarli, è fondamentale per attrarre investimenti. Ma più di tutto, è essenziale avere una visione chiara e un obiettivo preciso su come gestire la crescita dell’impresa, sapendo che il denaro esterno non è solo una risorsa, ma anche una fonte di responsabilità e di sfide da affrontare con serietà.
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