La forma canonica di Jordan di una matrice A è una rappresentazione speciale che consente di semplificare la struttura algebrica di A, in modo da facilitarne l'analisi e la comprensione. Quando una matrice ha autovalori multipli, la sua riduzione alla forma di Jordan richiede l'uso degli autovettori e degli autovettori generalizzati, che svolgono un ruolo cruciale nella definizione della struttura della matrice.

Prendiamo come esempio una matrice A la cui polinomio caratteristico assume la forma P(λ)=(λ1λ)3(λ2λ)2P(\lambda) = (\lambda_1 - \lambda)^3 (\lambda_2 - \lambda)^2. A seconda del numero di autovettori associati agli autovalori λ1\lambda_1 e λ2\lambda_2, la matrice A può assumere diverse forme canoniche. Se ci sono 5 autovettori (3 associati a λ1\lambda_1 e 2 a λ2\lambda_2), la matrice A può essere diagonalizzata, ovvero ridotta alla forma diagonale:

T1AT=(λ1000λ1000λ2)T^{ -1} A T = \begin{pmatrix} \lambda_1 & 0 & 0 \\ 0 & \lambda_1 & 0 \\ 0 & 0 & \lambda_2
\end{pmatrix}

Tuttavia, quando il numero di autovettori è inferiore alla molteplicità algebrica degli autovalori, la matrice A non è diagonalizzabile e deve essere ridotta a una forma di Jordan, che presenta blocchi di Jordan. Nel caso in cui ci siano solo 4 autovettori, con 2 associati a λ1\lambda_1 e 2 a λ2\lambda_2, la matrice avrà una forma di Jordan con 4 blocchi:

T1AT=(λ1100λ1000λ2)T^{ -1} A T =
\begin{pmatrix} \lambda_1 & 1 & 0 \\ 0 & \lambda_1 & 0 \\ 0 & 0 & \lambda_2 \end{pmatrix}

In situazioni più complicate, come quando ci sono solo 3 autovettori, la matrice può assumere una forma con 3 blocchi di Jordan. Ad esempio, se ci sono 2 autovettori associati a λ1\lambda_1 e 1 a λ2\lambda_2, la forma di Jordan avrà la seguente struttura:

T1AT=(λ1100λ1000λ2)T^{ -1} A T = \begin{pmatrix} \lambda_1 & 1 & 0 \\ 0 & \lambda_1 & 0 \\ 0 & 0 & \lambda_2
\end{pmatrix}

Un altro caso interessante si verifica quando ci sono solo 2 autovettori, ognuno associato a λ1\lambda_1 e λ2\lambda_2, il che comporta una riduzione a una forma canonica con 2 blocchi di Jordan:

T1AT=(λ1100λ1000λ2)T^{ -1} A T =
\begin{pmatrix} \lambda_1 & 1 & 0 \\ 0 & \lambda_1 & 0 \\ 0 & 0 & \lambda_2 \end{pmatrix}

Le matrici di Jordan non solo forniscono una rappresentazione della matrice A, ma anche delle sue caratteristiche fondamentali, come gli autovalori e la loro molteplicità algebrica e geometrica.

Quando si ha a che fare con autovalori multipli, un aspetto fondamentale da considerare è la molteplicità algebrica e la molteplicità geometrica degli autovalori. La molteplicità algebrica di un autovalore λi\lambda_i è il suo esponente nel polinomio caratteristico di A, mentre la molteplicità geometrica rappresenta il numero di autovettori linearmente indipendenti associati a λi\lambda_i. Se la molteplicità geometrica è inferiore alla molteplicità algebrica, ciò implica che la matrice non è diagonalizzabile e deve essere ridotta a una forma di Jordan.

La forma canonica di Jordan fornisce quindi una descrizione precisa della struttura della matrice, ma non ci dice come trovare la matrice TT che compie la trasformazione simmetrica T1AT=JT^{ -1} A T = J, dove JJ è la matrice di Jordan. Questo processo è cruciale per determinare la struttura della matrice e richiede una comprensione approfondita degli autovettori e degli autovettori generalizzati.

Per determinare la matrice TT, si devono risolvere le equazioni omogenee (AλiI)x=0(A - \lambda_i I) x = 0 per trovare gli autovettori e, successivamente, determinare gli autovettori generalizzati. Questi autovettori generalizzati soddisfano le equazioni (AλiI)kx=0(A - \lambda_i I)^k x = 0 per k = 1, 2, ..., n, dove nn è la dimensione della matrice A. Gli autovettori generalizzati formano delle catene, e la matrice TT è costituita dalle colonne di questi autovettori.

La costruzione delle catene di autovettori generalizzati è un processo iterativo, che richiede l'analisi della matrice AλiIA - \lambda_i I elevata a potenze crescenti, fino a quando non si trova il numero appropriato di autovettori generalizzati per ogni autovalore. In pratica, questo significa che si devono calcolare ripetutamente i ranghi di (AλiI)k(A - \lambda_i I)^k e risolvere le equazioni per ottenere i vettori indipendenti.

Per esempio, se consideriamo una matrice A con un autovalore di molteplicità 4, come nel caso della matrice

A=(320103000030)A = \begin{pmatrix} 3 & 2 & 0 & 1 \\ 0 & 3 & 0 & 0 \\ 0 & 0 & 3 & 0 \end{pmatrix}

si deve calcolare (A3I)k(A - 3I)^k per determinare la catena di autovettori generalizzati, in modo simile a quanto fatto nel caso precedente.

In conclusione, la costruzione della forma canonica di Jordan e la determinazione della matrice TT che la realizza è un processo tecnico che richiede una comprensione dettagliata della teoria degli autovettori e degli autovettori generalizzati. Non è sufficiente limitarsi al calcolo della matrice di Jordan; è essenziale essere in grado di costruire esplicitamente la matrice di trasformazione TT che la realizza, comprendendo la struttura delle catene di autovettori generalizzati e l'analisi dei ranghi delle matrici derivate da AλiIA - \lambda_i I. La padronanza di questi concetti permette di ottenere una rappresentazione completa delle proprietà della matrice A.

Qual è l'importanza delle espansioni in serie di Fourier nella risoluzione dei problemi agli autovalori?

Le espansioni in serie di Fourier sono uno strumento fondamentale nel trattamento delle soluzioni di equazioni differenziali alle derivate parziali, in particolare nei problemi legati alla teoria degli autovalori, come nel caso del problema di Sturm-Liouville. Queste espansioni permettono di scrivere una funzione come somma infinita di termini che coinvolgono funzioni proprie, che sono soluzioni dell'equazione differenziale omogenea associata.

Ad esempio, nel caso della funzione f(x)=x(1x)f(x) = x(1 - x) definita su un intervallo unitario 0<x<10 < x < 1, si può scrivere la funzione come una somma infinita di seni, le funzioni proprie della problematica, ottenendo un'espansione in serie di Fourier. La soluzione generale di un problema agli autovalori come u=λuu'' = -\lambda u con condizioni al contorno omogenee (u(0)=u(1)=0u(0) = u(1) = 0) è data da un insieme di autovalori e autovettori, che nel nostro esempio sono espressi come λn=n2π2\lambda_n = n^2\pi^2 e le funzioni proprie un(x)=2sin(nπx)u_n(x) = \sqrt{2} \sin(n \pi x). Questo tipo di espansione consente di rappresentare la funzione f(x)f(x) come una combinazione di queste funzioni proprie, con coefficienti determinati tramite il prodotto interno tra la funzione f(x)f(x) e le funzioni proprie.