Le nanoparticelle MXene, attraverso la funzionalizzazione e l'ibridazione della loro superficie, possono essere manipolate per migliorare le loro caratteristiche fisiologiche e aggiungere funzionalità avanzate. Queste tecniche di manipolazione superficiale, sia in situ che ex situ, sono utilizzate per incrementare le proprietà fisiche delle nanosheets MXene, come la conducibilità, la fotosensibilità e la capacità fototermica. La funzionalizzazione della superficie delle nanosheets MXene è realizzata utilizzando una varietà di materiali, tra cui albumina sierica bovina, polietilenglicole (PEG), polivinilalcool (PVA), fosfolipidi di soia, e materiali inorganici come ossido di manganese, ossido di ferro e oro. Inoltre, è possibile ibridare le nanosheets MXene con altre strutture nanometriche bidimensionali, come le nanosheets di ossido di grafene ridotto, per ottenere sinergie nelle caratteristiche termiche e nella conducibilità elettrica. Un altro approccio interessante consiste nell'ibridare MXene con bioglass per conferire qualità fotosensibili al materiale finale.

Queste innovazioni nella funzionalizzazione e ibridazione hanno un impatto significativo nel campo dell’ingegneria tissutale, dove MXene e i suoi compositi sono utilizzati per lo sviluppo di scaffolds, sistemi di somministrazione di farmaci, guarigione delle ferite e persino nella modellizzazione di malattie. La combinazione di conducibilità elettrica, forza meccanica, biocompatibilità e versatilità funzionale rende MXene un materiale altamente promettente per il progresso delle tecnologie di ingegneria tissutale. Le proprietà uniche di MXene permettono applicazioni avanzate in vari settori, aumentando l’efficacia e l’adattabilità dei tessuti ingegnerizzati.

In particolare, nel campo dell’ingegneria ossea, MXene è utilizzato in combinazione con bioglass per promuovere la rigenerazione ossea. Alcuni studi in vivo hanno mostrato che scaffolds realizzati con MXene integrato in bioglass sono in grado di stimolare la crescita ossea e migliorare la risposta immunitaria, in particolare quando combinati con la terapia immunologica. Inoltre, MXene è stato utilizzato in nanocompositi come i nanofili di idrossiapatite e titanio carbide per migliorare l’adesione cellulare, la proliferazione e la differenziazione osteogenica. La sua capacità di migliorare le caratteristiche meccaniche e idrofili del materiale aumenta la qualità della crescita ossea, come dimostrato in modelli animali di carenza ossea.

L’uso di MXene è anche ampiamente studiato in neurologia, dove il sistema MXene-Matrigel in 3D ha mostrato la capacità di migliorare lo sviluppo di sinapsi mature e la segnalazione intercellulare nelle cellule neuronali. MXene è stato utilizzato anche in materiali ibridi per la cura delle ferite e in applicazioni per la rigenerazione della pelle e dei muscoli. In uno studio, un idrogel basato su MXene ha mostrato attività antibatterica contro infezioni cutanee senza induzione di resistenza ai farmaci. L'uso dell'effetto fototermico di MXene in idrogel consente di trattare le infezioni localizzate mediante irradiazione laser a infrarossi, dimostrando un’ampia attività antibatterica contro diversi ceppi batterici, inclusi quelli resistenti agli antibiotici.

Nel campo cardiaco, MXene è stato integrato in piattaforme bioibridi, combinando MXene con il collagene per sviluppare dispositivi medici che non solo migliorano le proprietà elettriche, ma favoriscono anche l'adesione, l'allungamento e la maturazione delle cellule cardiache derivate da cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC), quando stimolate elettricamente. Le proprietà di conduzione, insieme alla biocompatibilità e alla resistenza batterica, rendono queste piattaforme promettenti per dispositivi medici di nuova generazione.

Le applicazioni di MXene e dei suoi compositi non si limitano alla rigenerazione ossea, alla cura delle ferite e alla neurologia. La loro versatilità si estende anche in altri settori critici come la rigenerazione dei tessuti muscolari, la riparazione della pelle e il trattamento di difetti cardiaci. La combinazione di caratteristiche uniche come la conducibilità elettrica, la forza meccanica, la biocompatibilità e l’attività fototermica offre un’opportunità senza precedenti per lo sviluppo di soluzioni avanzate in ingegneria tissutale.

Un aspetto fondamentale per comprendere appieno il potenziale di MXene nell’ingegneria tissutale è la consapevolezza delle sfide legate alla sua applicazione clinica. Nonostante le promesse, l’implementazione di MXene nella medicina rigenerativa richiede ulteriori studi per ottimizzare le formulazioni, migliorare la stabilità a lungo termine e garantire la sicurezza nei trattamenti a lungo termine. L’integrazione di MXene con altri biomateriali, come il collagene o il bioglass, può essere una via promettente per ottenere scaffold più complessi e funzionali, ma è essenziale monitorare attentamente la risposta biologica, evitando possibili effetti collaterali a lungo termine. Inoltre, il potenziale fototermico di MXene potrebbe aprire nuovi orizzonti nella terapia fototermica mirata, ma necessita di un’ulteriore ricerca sul controllo preciso delle proprietà fototermiche per evitare danni ai tessuti circostanti.

Quali sono le sfide e le prospettive future nella sintesi dei materiali MXene e nelle loro applicazioni?

Gli MXene, materiali bidimensionali con straordinarie proprietà meccaniche ed elettriche, sono oggetto di crescente interesse nella ricerca avanzata per le loro potenzialità in numerosi ambiti, tra cui l'immagazzinamento di energia, i dispositivi elettronici e la protezione elettromagnetica. Tuttavia, nonostante i numerosi progressi ottenuti nella sintesi e nella fabbricazione di materiali a base di MXene, esistono ancora sfide significative legate alla loro produzione e applicazione. In questo contesto, la sintesi di MXene, l'integrazione con altri materiali e le difficoltà tecniche legate alla stabilità e alla compatibilità dei composti rimangono temi cruciali per il progresso del settore.

Uno degli aspetti fondamentali per il successo nell'uso degli MXene in applicazioni pratiche è la distanza minima tra il monomero e il MXene, che deve essere il più bassa possibile per ottimizzare il trasferimento elettronico. Diversi polimeri, come il polivinilalcol (PVA), l'ossido di polietilene (PEO), il polibenzimidazolo (PBI) e il polivinilidenfluoruro (PVDF), sono stati impiegati nella realizzazione di compositi MXene-polimero. La maggior parte delle strutture MXene presenta una carica negativa alle estremità superficiali, il che facilita l'interazione elettrostatica con i polimeri positivamente caricati, creando così solide interazioni che migliorano le prestazioni dei materiali compositi. Tali strutture sono state applicate in vari settori, grazie alla loro resistenza meccanica, conduttività elettrica migliorata e altre proprietà eccezionali.

Un ulteriore passo nella ricerca ha visto l'incorporazione di ioni metallici nei MXene, producendo compositi metallico-MXene che beneficiano della conducibilità sia degli ioni metallici che degli MXene. La sintesi di questi compositi avviene tramite metodi di riduzione chimica, che permettono la formazione di nanoparticelle metalliche in grado di reagire con le superfici degli MXene o di essere intrappolate nei siti interstiziali. Un esempio significativo di tale approccio è il lavoro di Rakhi et al., che hanno sintetizzato un nanocomposito Au/Ti3C2Tx utilizzato per applicazioni di sensori. In modo simile, Liu et al. hanno prodotto un nanocomposito bimetallico RhNi/MXene che ha mostrato ottime prestazioni nella produzione di idrogeno da idrazina acquosa. Tali compositi offrono notevoli vantaggi, tra cui una maggiore conduttività e una stabilità meccanica migliorata, rendendoli ideali per l'uso in ambienti estremi.

Un altro campo promettente è l'integrazione di MXene con materiali ceramici. I MXene, grazie alla loro potenziale carica negativa, interagiscono elettrostaticamente con le particelle ceramiche caricate positivamente, migliorando la resistenza alla frattura e il trasporto di elettroni. La combinazione di MXene con ceramiche come l'alumina ha portato a un aumento significativo delle proprietà meccaniche, come la durezza, la resistenza alla flessione e la tenacità alla frattura, come riportato da Fei et al. attraverso il trattamento meccanico delle particelle di MXene con l'alumina. L'incorporazione di MXene in strutture ceramiche ha il potenziale di migliorare anche le proprietà ottiche, magnetiche ed elettriche dei materiali ceramici, espandendo così l'area di applicazione che va dalla schermatura elettromagnetica alla conservazione dell'energia.

Allo stesso modo, i compositi MXene con strutture metal-organiche (MOF) stanno suscitando notevole attenzione. I MOF sono materiali porosi con applicazioni simili a quelle degli MXene, e la loro combinazione con questi ultimi produce strutture con canali altamente conduttivi e una notevole stabilità strutturale. I MOF, come il Ni-MOF, sono noti per la loro alta conducibilità elettrica e stabilità termica, e quando combinati con MXene, migliorano ulteriormente le prestazioni dei dispositivi di accumulo energetico, come i supercondensatori. L'integrazione di MXene in questi compositi ha il vantaggio di creare una rete di supporto per la crescita dei MOF, accorciando i percorsi di diffusione degli ioni e favorendo prestazioni superiori.

Tuttavia, nonostante i numerosi progressi nella ricerca sugli MXene, persistono delle sfide. La sintesi di questi materiali, pur essendo stata affinata nel tempo, rimane laboriosa e dispendiosa in termini di tempo. I problemi legati all'aggregazione, al riaccatastamento e all'ossidazione degli MXene continuano a compromettere le loro prestazioni. Le attuali tecniche di sintesi devono affrontare difficoltà legate alla qualità, alle dimensioni e ai gruppi funzionali delle superfici, nonché al processo di assemblaggio dei materiali, in cui le nanoparticelle di MXene tendono a piegarsi, riducendo la loro efficacia. Inoltre, la stabilità e la compatibilità dei materiali MXene con altre sostanze restano problematiche, limitando le applicazioni industriali su larga scala.

Le prospettive future in questo campo dipendono dalla risoluzione di queste problematiche. In particolare, sono necessari miglioramenti nei metodi di sintesi per produrre MXene con superfici più stabili, e nelle tecniche di integrazione con altri materiali, al fine di massimizzare le potenzialità di questi compositi. Inoltre, un approfondito studio delle proprietà interfaciali tra MXene e altri materiali è essenziale per sviluppare applicazioni più sofisticate e altamente performanti, dalle batterie ai dispositivi elettronici avanzati.