Il trattamento dei rifiuti di costruzione e demolizione (C&D) è un processo complesso che richiede una serie di operazioni tecnologiche mirate a separare, ridurre e riutilizzare i materiali. Le prime fasi di questo processo prevedono la separazione preliminare del materiale di alimentazione in due frazioni tramite un pre-screener. Il materiale più grosso viene quindi inviato al frantumatore per ridurne la dimensione delle particelle. Un magnete posizionato sopra il nastro trasportatore, subito dopo il frantoio, rimuove le parti di ferro e acciaio, consentendo la produzione di materiali riciclati più puri. I prodotti finali di questa tecnologia di trattamento sono i cosiddetti materiali pre-screener e il materiale da costruzione riciclato finale. Il materiale pre-screener è costituito da componenti sottodimensionati, mentre il materiale riciclato finale corrisponde principalmente alla composizione dei componenti grossolani del materiale di alimentazione, poiché questa tecnologia incide solo sulle dimensioni delle particelle, senza poter influenzare direttamente la composizione del materiale.

L’efficacia del riciclaggio dei materiali di costruzione può essere ulteriormente migliorata con l'uso di impianti stazionari più sofisticati. Questi impianti sono dotati di tecnologie avanzate che includono fasi aggiuntive di trattamento, come la frantumazione a due stadi (frantumatore ad impatto dopo il frantoio a mascelle), la separazione manuale e tramite nastro, e la produzione di gruppi di dimensioni delle particelle mediante vibrazione. Inoltre, alcune tecnologie prevedono l'uso della separazione dell'aria per eliminare le impurità leggere, e la separazione a umido, che permette di suddividere il materiale in base alla densità, influenzando così la composizione finale degli aggregati riciclati.

Il trattamento dei rifiuti di costruzione e demolizione non si limita solo alla separazione delle impurità. La selezione dei materiali in base alla dimensione delle particelle è cruciale. I materiali riciclati, come sabbia frantumata e aggregati di diverse dimensioni, trovano applicazione in vari settori, dalla produzione di calcestruzzo alla costruzione di strade. I materiali più grandi, con dimensioni superiori a 45 mm, sono ideali per il miglioramento del sottosuolo. Le miscele di aggregati riciclati con aggregati naturali o industriali, note come "miscele RC", sono anche ampiamente utilizzate nelle costruzioni, poiché riescono a unire la sostenibilità del riciclaggio con la qualità richiesta per l'edilizia.

La gestione efficiente dei rifiuti di costruzione richiede una conoscenza approfondita dei processi di riduzione delle dimensioni. La frantumazione è la disintegrazione di un corpo solido in frammenti, ottenuta mediante forze meccaniche che superano le forze di legame interne, causando la formazione di fessure che si propagano nel materiale. Questo processo porta a una riduzione delle dimensioni delle particelle, aumentando così la superficie specifica. La frattura di un materiale avviene quando le sollecitazioni locali, come tensioni o tagli, superano le forze di legame, e l'energia necessaria per generare nuove superfici di frattura è fornita dall'energia elastica di deformazione del materiale. Le fratture in materiali fragili, come vetro, mattoni e calcestruzzo, avvengono rapidamente, mentre nei materiali duttili come i metalli si verificano deformazioni plastiche prima della rottura. Questo principio è fondamentale per l'efficacia delle tecnologie di frantumazione, che devono garantire un adeguato approvvigionamento di energia per continuare il processo.

Inoltre, l'introduzione di un processo di selezione a umido, che suddivide i materiali in base alla densità, contribuisce a migliorare ulteriormente la qualità e la composizione degli aggregati riciclati. In tal modo, la composizione finale del materiale riciclato può essere adattata per soddisfare esigenze specifiche, come quelle dei materiali per calcestruzzo o per la costruzione di pavimentazioni stradali.

L'industria del riciclaggio dei materiali da costruzione e demolizione è quindi un settore in continuo sviluppo, che combina tecniche avanzate di separazione, frantumazione e selezione per produrre materiali di alta qualità. Questi processi non solo ottimizzano l'uso dei materiali esistenti, ma contribuiscono anche alla sostenibilità ambientale, riducendo la necessità di estrazione di nuovi materiali naturali e diminuendo l'impatto ecologico delle costruzioni. È fondamentale comprendere che, sebbene la tecnologia di frantumazione e separazione possa ridurre efficacemente la dimensione e la contaminazione del materiale, la qualità del prodotto finale dipende in gran parte dalla qualità del materiale di partenza e dalle condizioni operative dell’impianto di trattamento. Pertanto, è essenziale che ogni fase del processo venga monitorata con attenzione per garantire che il materiale riciclato soddisfi gli standard necessari per le sue future applicazioni in edilizia.

Quali sono le implicazioni dell’uso di materiali riciclati nelle malte e nei mattoni: qualità, resistenza e limiti tecnici?

L’impiego di materiali riciclati nella produzione di mattoni e malte presenta molteplici sfide tecniche legate principalmente alla granulometria delle particelle e alla presenza di impurità. Quando si utilizzano sostituti con particelle più grossolane, è consigliabile inserirli all’inizio della preparazione dell’impasto, ad esempio nel box di alimentazione, per garantire una migliore omogeneità. Un parametro cruciale da considerare è la “perdita al calore” (loss on ignition), che rappresenta la quantità di impurità termicamente decomponibili presenti nel materiale di riciclo. Nei mattoni nuovi e puri, questo valore è inferiore all’1% in massa, mentre nei materiali contenenti malta, calcestruzzo o componenti organici può essere molto più elevato. Queste impurità, durante il trattamento termico, si decompongono liberando porosità, che possono compromettere la resistenza meccanica del prodotto finale, soprattutto se la quantità di materiale sostituito e la perdita al calore sono elevate.

La produzione di mattoni a partire da macerie di laterizi può avvenire utilizzando leganti ceramici o minerali. Tra questi ultimi, il cemento è il più comune, ma sono possibili anche leganti alternativi come i geopolimeri o la calce con successivo autoclave. La tecnologia dei laterizi ceramici può integrare argille crude con laterizi pre-cotti finemente macinati, i quali fungono da pre-cotti e si combinano con argille fresche, seguiti da pressatura a secco e cottura. Questi materiali riciclati, opportunamente selezionati, possono contribuire alla produzione di prodotti solidi, come mattoni massicci o a parete spessa, anche con proprietà isolanti acustiche. Già negli anni ’90 si sono realizzate sperimentazioni con macerie di laterizi fini (<1 mm), cenere volante di impianti a lignite e piccole quantità di argilla come legante, dimostrando la possibilità di ottenere prodotti dimensionalmente accurati e con caratteristiche meccaniche interessanti (densità apparente circa 1,6 kg/dm³, resistenza a compressione classe 12 N/mm²).

Per i laterizi in silicato di calcio, la frantumazione produce particelle cubiche con elevata porosità intrinseca, caratteristica che li rende particolarmente adatti come componenti per substrati vegetali, grazie alla capacità di immagazzinare acqua e nutrienti. Tuttavia, il pH elevato può rallentare la crescita delle piante, limitandone l’uso a specie tolleranti ad ambienti alcalini, come nei tetti verdi. Nel campo delle costruzioni stradali, questa stessa porosità diventa un limite perché riduce la resistenza al gelo e la robustezza delle particelle. Per questo, l’utilizzo di laterizi in silicato di calcio nelle miscele di aggregati per strati di protezione dal gelo e sottofondi è limitato a una percentuale di circa il 5% in massa. Analogamente, nell’impiego come aggregati riciclati per calcestruzzo strutturale, il tenore massimo consigliato è del 30% in massa, con un limite del 10% in volume rispetto agli aggregati grossolani per evitare la diminuzione delle prestazioni meccaniche. Questo perché la porosità superiore degli aggregati riciclati provoca una riduzione della densità e della resistenza del calcestruzzo.

Nel processo di produzione dei laterizi in silicato di calcio, il legante usato per cementare i granuli di sabbia è in quantità relativamente bassa, e la resistenza finale dipende fortemente dalla densità del materiale, che a sua volta è influenzata dalla porosità delle particelle, dalla densità di impaccamento delle sabbie e dalla durata del trattamento in autoclave. L’utilizzo di materiali riciclati con porosità maggiore rispetto alle sabbie naturali tende a diminuire la densità e la resistenza del prodotto finale. Tuttavia, questa diminuzione può essere compensata da un aumento della dose di calce o da un prolungamento del trattamento a vapore. Interessante è l’evidenza che la sostituzione di sabbia naturale a granulometria molto stretta con sabbia riciclata a granulometria più ampia può migliorare l’impaccamento e, di conseguenza, mantenere inalterate densità e resistenza fino a un 50% in massa di sostituzione.

Nel ciclo interno di produzione, materiali puri riciclati, provenienti da scarti di lavorazione dei kit di laterizi in silicato di calcio, vengono già riutilizzati in piccola misura, senza però dati precisi sulle quantità. Studi tecnici confermano che una sostituzione fino al 20% in massa di sabbia naturale con sabbia riciclata non compromette le proprietà meccaniche dei mattoni. Tuttavia, la presenza anche minima di componenti organici, come bitume, plastiche, gessi o materiali isolanti compositi, deteriora sensibilmente la resistenza del materiale, rendendo necessarie limitazioni rigorose sul contenuto di carbonio organico. Per migliorare la qualità del materiale riciclato si raccomanda il lavaggio della sabbia.

È altresì fondamentale definire specifiche precise per la dimensione e la distribuzione granulometrica del materiale riciclato, per minimizzare la porosità e massimizzare la densità di impaccamento, fattori determinanti per la resistenza finale dei prodotti. L’impiego di frazioni fini di prodotti a base di sabbia e calce con dimensioni inferiori a 125 µm può risultare vantaggioso per migliorare la compattazione.

Oltre ai dati tecnici, è importante considerare che la qualità dei materiali riciclati dipende fortemente dalla loro provenienza e dal processo di selezione e trattamento. La variabilità delle impurità e delle proprietà fisiche impone un controllo rigoroso per garantire risultati costanti nella produzione industriale. Inoltre, l’interazione tra i materiali riciclati e i leganti impiegati può influenzare non solo la resistenza meccanica ma anche la durabilità, la resistenza agli agenti atmosferici e l’estetica del prodotto finito. L’approccio sistematico all’inclusione di materiali riciclati nelle produzioni di laterizi e aggregati rappresenta dunque un equilibrio tra sostenibilità ambientale e prestazioni tecniche, da gestire con competenze multidisciplinari e attenzione alle specificità locali e di processo.

Come i processi avanzati di riciclaggio degli aggregati influenzano la qualità e l'efficienza nella produzione del calcestruzzo riciclato

I processi di riciclaggio degli aggregati da calcestruzzo, essenziali per la sostenibilità dell'edilizia, sono in continua evoluzione. Tra le tecnologie più promettenti vi sono i trattamenti che utilizzano l'anidride carbonica, la separazione mediante sensori e la selezione meccanica avanzata. Questi metodi non solo migliorano le caratteristiche meccaniche del materiale riciclato, ma riducono anche gli sprechi e l'impatto ambientale. Tuttavia, sono necessari ancora studi e perfezionamenti per ottimizzare la loro applicabilità e economicità.

Una delle tecniche che ha mostrato promettenti risultati nei test sperimentali è la bonificazione con anidride carbonica, che riduce il ritiro del materiale e migliora le proprietà meccaniche degli aggregati riciclati [41]. Si ritiene che la carbonatazione inizi già quando gli aggregati di calcestruzzo riciclato vengono stoccati all'aperto, migliorando gradualmente la qualità del materiale. Tuttavia, questi miglioramenti non sono ancora stati quantificati e la ricerca in questo settore è ancora in fase preliminare. A lungo termine, si prevede che i processi di carbonatazione possano giocare un ruolo cruciale nella produzione di calcestruzzo riciclato di alta qualità.

Un altro aspetto cruciale del riciclaggio è la selezione degli aggregati. I processi di frantumazione utilizzati per produrre aggregati a bassa percentuale di pasta cementizia adesa sono efficienti ma riducono il rendimento di alcune frazioni. La combinazione di trattamenti meccanici e tecnologie termiche come l'abrasione o il trattamento a microonde ha mostrato di essere simile nei consumi energetici ai processi tradizionali, ma i trattamenti termici, come il riscaldamento a 700 °C, risultano essere significativamente più intensivi in termini di energia. Le valutazioni economiche ed ecologiche dipendono fortemente dal tipo di aggregati riciclati che vengono utilizzati. Se solo gli aggregati grossi possono essere riutilizzati per la produzione di nuovo calcestruzzo, il vantaggio competitivo rispetto ai processi tradizionali di produzione degli aggregati sarà limitato.

La fase di separazione è altrettanto determinante. L'obiettivo principale nella produzione di aggregati riciclati di alta qualità è ottenere un prodotto privo di impurezze. Processi di selezione tradizionali, come la separazione per densità tramite scorrimento dell'aria o trattamenti a umido, vengono affiancati da soluzioni avanzate basate su sensori. La separazione robotizzata, ad esempio, è stata sviluppata già negli anni '90 per il riciclaggio dei detriti edilizi. I moderni robot di selezione, come il "Smart Gripper", sono in grado di rilevare impurezze e selezionare i materiali con una velocità massima di 33 oggetti al minuto, con una capacità di carico fino a 30 kg per oggetto.

Oggi, i sistemi di separazione sensorizzata sono ampiamente utilizzati per diversi tipi di rifiuti. Ad esempio, nelle operazioni di riciclaggio del vetro, la selezione viene effettuata attraverso macchine a tramoggia, dove il materiale in entrata viene analizzato da unità di rilevamento ottico, come telecamere lineari a scansione del colore. Tali telecamere sono in grado di rilevare vari parametri come il colore, la luminosità, la trasparenza e la forma dei frammenti, permettendo di separare con precisione le impurità dai materiali riciclabili. Inoltre, la tecnologia a infrarossi è utilizzata per la selezione dei polimeri come PET, PE e PVC, mentre i sensori a raggi X permettono di distinguere i materiali in base alla loro densità atomica, un metodo particolarmente utile per i rifiuti edilizi.

L'introduzione di questi sistemi avanzati ha accelerato il progresso nel settore del riciclaggio dei materiali da costruzione. La capacità di identificare e separare i materiali con alta precisione ha migliorato notevolmente l'efficienza e la qualità del materiale riciclato, contribuendo così a una gestione più sostenibile delle risorse.

Tuttavia, la realizzazione di impianti di riciclaggio avanzato richiede un investimento significativo in termini di tecnologie e infrastrutture. Le sfide legate alla gestione e al trasporto dei materiali, nonché la necessità di garantire la qualità e la sicurezza dei materiali riciclati, devono essere affrontate in modo sistematico. Il successo di queste tecnologie dipende anche dalla disponibilità di mercati pronti a integrare il calcestruzzo riciclato nei propri progetti, oltre che da politiche e normative favorevoli.

Il processo di riciclaggio degli aggregati da calcestruzzo non è solo una questione di innovazione tecnica, ma anche di un approccio globale che considera l'intero ciclo di vita dei materiali e l'impatto ambientale delle scelte tecnologiche. La transizione verso un’edilizia più sostenibile implica un continuo perfezionamento delle tecniche di riciclaggio, con un costante monitoraggio dei benefici e delle sfide legate alla qualità dei materiali prodotti.

Come valutare e utilizzare materiali riciclati nell'industria edilizia

Nel contesto dell'edilizia moderna, l'uso di materiali riciclati ha guadagnato crescente importanza grazie alla sua capacità di ridurre l'impatto ambientale e i costi di produzione. Tuttavia, il processo di selezione e utilizzo di questi materiali non è privo di sfide, in particolare per quanto riguarda la compatibilità chimica dei materiali riciclati con le tecniche tradizionali di produzione di cemento e altri materiali edilizi. La composizione chimica dei materiali da costruzione, sia naturali che riciclati, gioca un ruolo fondamentale nell'efficacia di questi ultimi come materie prime alternative. La seguente analisi si concentra sulle principali caratteristiche chimiche dei materiali edilizi e il loro potenziale utilizzo nei processi industriali.

I materiali da costruzione puri, come il calcestruzzo con aggregati silicatici, i mattoni di silicato di calcio, il calcestruzzo aerato autoclave, i mattoni di argilla, la lana di roccia e la lana di vetro, presentano una composizione chimica caratterizzata principalmente da una concentrazione elevata di silice (SiO₂), che supera il 50% in massa in molti casi. Questi materiali, pur essendo ampiamente utilizzati nel settore edilizio, presentano differenze significative nella concentrazione di ossido di calcio (CaO), che varia dal 5% al 40%, con alcune eccezioni per i calcestruzzi con aggregati calcitici e i cementi fibrorinforzati, che possono raggiungere valori fino al 75% di CaO a discapito della silice.

Nel caso dei materiali riciclati, come i calcestruzzi e i mattoni frantumati, la composizione chimica diventa meno definita a causa del processo di auto-omogeneizzazione durante il riciclaggio. Nonostante ciò, il contenuto di SiO₂ nei materiali riciclati tende ad essere superiore al 60%, sebbene i contenuti di Al₂O₃ siano generalmente inferiori al 10% per i riciclati provenienti dal calcestruzzo, e superiori al 10% per quelli derivanti dai mattoni. Questo fenomeno è dovuto alla natura dei materiali riciclati e alla differenza nei processi di frantumazione e trattamento.

Nel contesto del riciclaggio dei materiali edilizi, l'uso dei residui di costruzione come materie prime per la produzione di cemento è limitato. La composizione chimica dei materiali riciclati, infatti, non sempre soddisfa i requisiti specifici per la produzione di clinker di cemento, a causa della carenza di CaO, necessario per il processo di produzione del cemento. Tuttavia, i materiali riciclati, come i mattoni, potrebbero essere utilizzati come sostituti per argille o come pozzolani, che sono impiegati nella produzione di cemento per migliorare le proprietà reologiche e meccaniche del prodotto finale.

Inoltre, il processo di riciclaggio non riguarda solo la semplice triturazione dei materiali. Tecniche avanzate come l'uso di macchine per la preparazione selettiva, come il "Smart Crusher", consentono di arricchire la pasta cementizia nelle frazioni fini, migliorando così la qualità dei materiali riciclati. Tuttavia, nonostante queste tecnologie, il contenuto di CaO rimane ancora inferiore ai livelli richiesti per la produzione di cemento ad alte prestazioni. Pertanto, i materiali riciclati possono essere utilizzati in modo più limitato, ad esempio, come componenti per la produzione di materiali ceramici, lana minerale o prodotti espansi, ma non possono sostituire completamente i materiali vergini nel settore del cemento.

L'analisi delle composizioni chimiche attraverso diagrammi ternari, come quelli che rappresentano le relazioni tra SiO₂, CaO e Al₂O₃, permette di visualizzare meglio le possibili applicazioni dei materiali riciclati. In questi diagrammi, si osserva che la composizione dei materiali riciclati tende a concentrarsi in un intervallo di composizione più ristretto rispetto ai materiali puri. I materiali riciclati, in particolare, hanno un contenuto di SiO₂ superiore al 60%, mentre i contenuti di Al₂O₃ si aggirano attorno al 10%, il che limita ulteriormente le loro applicazioni.

La possibilità di utilizzare materiali riciclati nell'industria edilizia dipende anche dal loro contenuto di ossidi di flusso, che influenzano la formazione della fase di fusione durante il processo di produzione. I materiali riciclati con un contenuto di flusso tra il 10% e il 40% sono più idonei a essere utilizzati nella produzione di materiali ceramici e minerali. Tuttavia, le caratteristiche chimiche specifiche dei materiali riciclati devono essere valutate attentamente, poiché le reazioni chimiche e la qualità dei prodotti finiti dipendono dalla presenza di impurità e da altre variabili chimiche non sempre evidenti nei diagrammi ternari.

L'introduzione di materiali alternativi nel processo di produzione del cemento rappresenta una strategia interessante per ridurre l'impatto ambientale della costruzione. Ad esempio, l'utilizzo di residui industriali come ceneri volanti, sabbia usata nelle fonderie, o residui dall'industria siderurgica, offre un'opportunità significativa per migliorare l'efficienza della produzione di cemento e ridurre il consumo di materie prime naturali. Questi materiali devono essere dosati con attenzione, tenendo conto della loro composizione chimica e della compatibilità con le caratteristiche richieste per la produzione del cemento. Inoltre, è fondamentale monitorare gli ingredienti ambientali per prevenire la contaminazione dei prodotti finiti.

Il futuro della produzione edilizia, in particolare per quanto riguarda l'uso dei materiali riciclati, richiede una continua ricerca e sviluppo per migliorare la qualità e la sostenibilità dei materiali utilizzati. L'adozione di tecnologie avanzate e l'analisi chimica approfondita sono cruciali per garantire che i materiali riciclati possano competere con quelli vergini non solo in termini di performance, ma anche per la riduzione dell'impatto ambientale globale.