Le simulazioni delle immagini HRTEM sono state realizzate su un modello atomico ipotizzato, composto da una regione disordinata di TiO₂ e C, con l'ausilio del software SimulaTEM, un programma legato al processo Multislice di Cowley e Moodie. I parametri utilizzati per la simulazione dell'immagine includevano una tensione di accelerazione di 300 kV, uno spessore del campione di 2,1 nm (valore molto vicino a quello effettivo dell'oggetto osservato), una defocalizzazione di circa 115 nm e un coefficiente di aberrazione sferica dell'obiettivo di 0,1 mm, come indicato da Thomas et al. Le misurazioni della distanza interplanare sono state effettuate sulle immagini HRTEM utilizzando la FFT nel software Digital Micrograph, e l'immagine inversa FFT è stata ottenuta selezionando i punti di diffrazione desiderati presenti nell'immagine FFT.

Per osservare il comportamento dell'ossidazione di MXene nelle fasi iniziali (0-65 min) a temperatura ambiente, è stata valutata la variazione nella microstruttura di MXene primitivo mediante una microscopia elettronica di trasmissione ambientale a correzione dell'aberrazione (AC-ETEM) in un'atmosfera di gas O₂ con una pressione di circa 1×10–2 mbar. Allo stesso tempo, è stata utilizzata una spettroscopia Raman in situ. L'analisi è stata eseguita in una camera ambientale aperta, con il campione posizionato nel colonna ETEM ad alta pressione, come mostrato nella rappresentazione schematica. Il monitoraggio discontinuo dell'ossidazione di MXene nell'ETEM, con minima interferenza del fascio elettronico, ha permesso di ottenere informazioni sull'ossidazione intrinseca del materiale. La valutazione, coerente con i dati ottenuti da HAADF, ha rivelato che MXene primitivo presenta una disposizione a strati prima dell'ossidazione.

Con l'incremento del tempo di ossidazione fino a 15 minuti nel colonna ETEM, è stata osservata la formazione di uno strato di ossido amorfo sulla superficie dei nanosheet, estendendosi anche verso l'interno della struttura. Le misurazioni dello spessore dell'ossido hanno mostrato che il piano Ti₃C₂Tx (010) ha una velocità di ossidazione più alta rispetto al piano (001). Questo fenomeno è stato osservato anche in alcune particelle di MXene primitivo incise in una soluzione di HF-H₂O. A seguito di un'ossidazione di 30 minuti, il campione era completamente ossidato, mostrando una significativa quantità di nanocristalli di TiO₂ anatase (fase tetragonale ³ con gruppo spaziale I41/amd), di dimensioni comprese tra 1 e 2 nm di diametro. È stato anche notato un evidente allargamento laterale nella direzione perpendicolare al piano (001) del nanosheet.

Con l'aumento del tempo di esposizione a O₂ fino a 45 e 55 minuti, è emersa una nuova fase di TiO₂, la brookite (fase ortorombica con gruppo spaziale Pcab), che si è iniziata a formare nei campioni preparati. È stata osservata una crescita dei cristalli di TiO₂, che si sono aggregati da piccoli a grandi, favorendo la nucleazione di nuovi cristalli di TiO₂. Al termine dei 65 minuti di ossidazione, i nanocristalli di TiO₂ hanno continuato a crescere fino a raggiungere un diametro di circa 10 nm. Le immagini inversa FFT hanno mostrato la distribuzione e la formazione della fase TiO₂ brookite nei campioni ossidati per 65 minuti, in aggiunta alla fase ³-TiO₂ precedentemente introdotta. I dati ottenuti dalle analisi in situ mediante spettroscopia Raman hanno confermato la formazione della fase TiO₂ brookite nel campione ossidato per 1 ora, evidenziando una riduzione progressiva dell'intensità del picco di ³-TiO₂ e la comparsa della fase rutile di TiO₂ con l'incremento del tempo di ossidazione da 30 minuti fino a 20 giorni.

L'evoluzione del processo di ossidazione di MXene è stata quindi messa in evidenza dai dati ottenuti attraverso la microscopia TEM ad alta risoluzione e spettroscopia Raman. Si è osservato che la transizione completa di MXene a ossido si verifica in circa 30 minuti, con la crescita dell'ossido che si espande principalmente nella direzione perpendicolare al piano (001) durante il processo di ossidazione. La transizione di Ti₃C₂Tx a ossido è culminata dopo 30 minuti, mentre la crescita del TiO₂ e la nucleazione del TiO₂ sono state osservate in seguito, con una progressiva coalescenza dei cristalli e la loro espansione. Questo processo ha portato alla formazione di isole di TiO₂, che sono risultate ben visibili nei campioni ossidati per 20 giorni.

La simulazione dell'immagine HRTEM basata su un modello atomico ipotizzato ha mostrato che il processo di ossidazione di MXene produce una regione disordinata di carbonio tra gli isolotti di TiO₂, indicando una struttura amorfa tra i nanocristalli di TiO₂. Si è osservato che l'ossidazione di MXene è estremamente rapida nelle prime fasi e che la transizione completa a ossido avviene entro 30 minuti, con una crescita progressiva del nanosheet ossidato perpendicolare al piano (001) durante l'ossidazione. La simulazione ha fornito una chiara illustrazione del processo di ossidazione di MXene e ha supportato le osservazioni sperimentali.

L'analisi delle fasi iniziali dell'ossidazione di MXene è cruciale per comprendere i meccanismi alla base della formazione di nuovi strati di ossido e per ottimizzare le proprietà di MXene in applicazioni pratiche. È importante sottolineare che l'ossidazione di MXene non avviene in modo omogeneo su tutte le superfici: il piano (010) è più suscettibile all'ossidazione rispetto al piano (001), e ciò implica che il comportamento di ossidazione di MXene dipenda strettamente dalla disposizione atomica dei piani cristallini. Inoltre, è fondamentale notare che l'ossidazione non riguarda solo la superficie del materiale, ma si propaga anche all'interno, portando alla formazione di strati di ossido sempre più spessi.

Come vengono sintetizzati e trattati i MXeni: quali metodi e condizioni influenzano la qualità e le proprietà?

La sintesi dei MXeni, materiali bidimensionali derivati da fasi MAX, si basa principalmente su processi di incisione chimica umida, con l'uso prevalente di soluzioni contenenti acido fluoridrico (HF). Questi processi, pur avendo aperto nuove strade per la fabbricazione di MXeni con gruppi funzionali alogenati (–Cl, –Br, –I), calcogeni (–S, –Se, –Te) e imido (–NH) sulle superfici esterne, presentano gravi rischi legati all'uso di sostanze tossiche. Fino al 2013, l'estrazione degli strati di MXene multilaminari si otteneva principalmente attraverso la tecnica dell'incisione chimica in HF, seguita dalla delaminazione mediante molecole organiche per isolare singoli strati di MXene.

La qualità dei fogli di MXene, la loro cristallinità, la presenza di difetti e la funzionalizzazione superficiale dipendono in modo cruciale dalle condizioni di incisione e delaminazione. Temperature elevate e tempi prolungati di incisione possono favorire la completa trasformazione del materiale di partenza (come Ti3C2Tx), ma allo stesso tempo aumentano la concentrazione di difetti, compromettendo la resa e la qualità dei fogli. L'impiego di trattamenti alcalini costituisce un'alternativa per evitare l'uso di HF, legandosi efficacemente all'alluminio, ma richiede un monitoraggio rigoroso poiché gli elementi estratti tendono ad ossidarsi rapidamente.

La tecnica di incisione elettrochimica si distingue come metodo fluoruro-free, basata sull'uso di soluzioni elettrolitiche per rimuovere selettivamente gli strati MAX e generare MXeni, ma questa richiede ancora ottimizzazione per migliorare resa e qualità. Negli anni sono stati introdotti vari intercalanti, come isopropilammina e idrossido di tetra-butilammonio, per aumentare la resa di delaminazione, in cui la sonificazione gioca un ruolo chiave: un tempo di sonificazione più lungo e una potenza maggiore riducono la dimensione dei fogli ma aumentano la densità di difetti.

Tra i metodi emergenti, la tecnica MILD (Minimally Intensive Layer Delamination), sviluppata nel 2016, ha permesso di isolare fogli di MXene più grandi e con meno difetti rispetto ai metodi tradizionali. Parallelamente, sono state esplorate alternative di incisione come quella tramite sali di fluoro, sali fusi o metodi idrotermali, che consentono di evitare il contatto con vapori tossici di HF e di ottenere materiali con parametri reticolari modificati e migliori proprietà strutturali.

Nonostante la varietà di approcci top-down e bottom-up, la maggior parte dei metodi conserva l'obiettivo di bilanciare resa, qualità, sicurezza e scalabilità. I metodi top-down come l'incisione in HF, l'uso di sali fluorurati e incisioni elettrochimiche offrono semplicità e rendimento ma presentano limiti nella stabilità termica e ambientale. I metodi bottom-up, come la deposizione chimica da vapore (CVD), producono materiali con difetti minimi e superfici pulite ma sono caratterizzati da costi elevati e basse rese, limitando per ora la loro applicabilità industriale.

La stabilità dei MXeni post-sintesi è un altro tema fondamentale: i fogli sono soggetti ad ossidazione e degradazione se non conservati correttamente. Tra le strategie di conservazione più efficaci si annoverano la refrigerazione, la filtrazione delle soluzioni colloidali, la sigillatura sotto vuoto e l'immagazzinamento in solventi organici. Questi accorgimenti sono fondamentali per mantenere le proprietà chimico-fisiche e funzionali dei MXeni fino all'utilizzo.

Nell'ambito delle applicazioni industriali, la tecnica di coating mediante slot die rappresenta uno dei metodi più promettenti per la produzione su larga scala di film di MXene, preservandone la conduttività e la morfologia superficiale. Inoltre, metodi innovativi come la sintesi assistita da iodio consentono una dispersione efficiente e un isolamento di fogli di MXene in soluzioni acquose mediante semplici agitazioni.

È importante comprendere che la sintesi e il trattamento dei MXeni non sono semplici processi unidimensionali; ogni parametro influenza profondamente le caratteristiche finali del materiale, dalla morfologia ai gruppi funzionali superficiali, dalla presenza di difetti alla stabilità chimica. L'ottimizzazione di questi parametri deve tenere conto non solo delle performance richieste dall'applicazione finale, ma anche della sicurezza e della sostenibilità del processo produttivo. L'innovazione nel campo si muove verso metodi più sicuri e rispettosi dell'ambiente, capaci di produrre MXeni di alta qualità con minore impatto tossico, aprendo così la strada a nuove frontiere applicative in elettronica, biomedicina, catalisi e materiali per la separazione e l'immagazzinamento di energia.