La catalisi fotoredox è un campo emergente della chimica organica che ha dimostrato il suo enorme potenziale nel promuovere reazioni chimiche innovative. Questo approccio utilizza la luce visibile per attivare un catalizzatore, permettendo l’avvio di trasformazioni chimiche che altrimenti sarebbero difficili o addirittura impossibili da realizzare. Negli ultimi anni, questa tecnologia ha guadagnato notevole attenzione per la sua capacità di fornire reazioni altamente selettive e a basso impatto ambientale. La chiave di questa reazione risiede nella generazione di radicali e nella manipolazione di stati eccitati attraverso l’uso di fotocatalizzatori.

I fotocatalizzatori sono composti che, quando esposti alla luce, assorbono energia e passano da uno stato fondamentale a uno stato eccitato, diventando così molto reattivi. Questo stato eccitato consente di avviare una serie di reazioni chimiche che, sotto normali condizioni, richiederebbero energia elevata o reattivi altamente reattivi. La catalisi fotoredox è applicata in numerosi settori, dalla sintesi organica alla farmacologia, dalla chimica ambientale alla produzione di materiali avanzati. Le reazioni più comunemente impiegate includono reazioni di accoppiamento, polimerizzazioni e la funzionalizzazione di composti difficili da manipolare.

L’uso di luce visibile offre numerosi vantaggi, tra cui la riduzione del consumo di energia rispetto alle reazioni termiche tradizionali, una maggiore selettività dei prodotti e un miglior controllo della reattività. L’aspetto che rende la catalisi fotoredox così promettente è la sua versatilità: può essere impiegata per una varietà di reazioni che coinvolgono substrati organici e inorganici, facilitando la sintesi di composti di interesse industriale e farmacologico. Ad esempio, le reazioni di idrossilazione, alchilazione e alogenazione, che sono essenziali nella sintesi di nuovi farmaci, possono essere ottimizzate attraverso l'uso di catalizzatori fotoredox.

Un altro campo di applicazione importante è la sintesi di molecole chirali. La catalisi fotoredox ha permesso lo sviluppo di metodi per la creazione di stereoisomeri, che sono cruciali per l'industria farmaceutica, in quanto le proprietà terapeutiche di molte molecole dipendono dalla loro forma spaziale. L'asimmetria nella fotoredox catalysis può essere facilmente controllata usando substrati chirali, il che rende queste reazioni particolarmente attraenti per la preparazione di nuovi farmaci con alta attività biologica.

A livello di ricerca, ci sono stati progressi significativi nei fotocatalizzatori stessi. Questi composti non solo hanno mostrato una maggiore efficienza nella generazione di radicali, ma sono anche diventati più selettivi, il che riduce la necessità di condizioni severe o di reattivi nocivi. Inoltre, la ricerca sulle nuove fonti di luce, come i LED, ha permesso di migliorare ulteriormente l’efficienza energetica delle reazioni fotoredox, portando a un ulteriore miglioramento della sostenibilità dei processi chimici.

Tuttavia, ci sono ancora molte sfide da affrontare prima che la catalisi fotoredox diventi una tecnica di routine nei laboratori e nelle industrie. La selettività delle reazioni, sebbene notevolmente migliorata, non è ancora perfetta e la gestione della reazione in condizioni di scala industriale è una questione aperta. Alcuni tipi di reazioni, che richiedono una stretta regolazione del flusso energetico, possono risultare difficili da scalare. Inoltre, il costo dei fotocatalizzatori e delle attrezzature necessarie per implementare queste reazioni può essere elevato, limitando l’applicazione della fotoredox catalysis in alcune aree industriali.

Per il lettore, è cruciale comprendere non solo il funzionamento dei fotocatalizzatori, ma anche come questi si inseriscano in un panorama più ampio di reazioni chimiche. La catalisi fotoredox rappresenta una piccola, ma potentissima, parte di una strategia globale per rendere la chimica organica più verde, economica ed efficiente. In futuro, ci si aspetta che queste reazioni diventino ancora più prevalenti, man mano che si svilupperanno nuovi materiali fotocatalitici e che aumenterà la nostra capacità di controllare la reattività a livello molecolare. Sarà interessante vedere come le tecnologie come la catalisi fotoredox evolveranno e si integreranno con altre innovazioni nel campo della chimica sostenibile.

Quali sono i recenti progressi nelle ciclizzazioni radicaliche fotoindotte per la sintesi di eterocicli azotati?

Negli ultimi anni, la chimica radicalica fotoindotta ha acquisito un ruolo centrale nella sintesi di eterocicli azotati a cinque membri, grazie all’uso della luce visibile come stimolo per attivare substrati e generare intermedî radicalici. Queste strategie si sono rivelate particolarmente efficaci nella costruzione di strutture complesse in condizioni miti e in modo selettivo, aprendo nuove prospettive nella sintesi organica moderna.

Un caso emblematico è rappresentato dalla formazione dei radicali idrazonilici N-centrati, utilizzati come intermedi altamente reattivi per l'assemblaggio di diidropirazoli e derivati correlati. In un contributo significativo del 2021, Zhou, Yu e Sun hanno dimostrato che β,γ-idrazoni insaturi possono subire una ciclizzazione radicalica seguita da un’alchilazione defluorinante con alcheni trifluorometilati, generando strutture gem-difluoro con ottime rese. Il radicale idrazonilico chiave viene prodotto attraverso una deprotonazione ossidativa del legame N–H. Interessante notare come la nitruro di carbonio derivato dall’urea sia stato impiegato come fotocatalizzatore alternativo per reazioni analoghe, espandendo la varietà dei prodotti ottenibili.

Un altro contributo di rilievo riguarda la sintesi degli isotiazo­li, eterocicli particolarmente rilevanti per l’industria farmaceutica e agrochimica. Alemán e Maestro hanno riportato una ciclizzazione mediata da radicali imminilici che porta alla formazione di un legame N–S sotto condizioni blande e prive di metalli. L’impiego di acidi α-ammino-ossi come precursori e ossigeno molecolare come ossidante terminale ha permesso di ottenere isotiazo­li in rese elevate, dimostrando anche l’applicabilità della metodologia nella sintesi di derivati della brassilexina, un prodotto naturale.

Nel campo delle ciclizzazioni asimmetriche, il gruppo di Zhu ha descritto una trasformazione stereospecifica che impiega sostituzione omolitica su solfinammidi, generando solfinammidi cicliche con elevata diastereoselettività. Questo rappresenta un avanzamento rilevante in un ambito dove le strategie sintetiche restano limitate.

Allo stesso tempo, Singh e collaboratori hanno esplorato la eterociclizzazione formale [3+2] tra tioammidi e sali di arildiazonio per ottenere tiazoli. Il meccanismo prevede la formazione di un intermedio radicalico centrato sullo zolfo, generato tramite deprotonazione e ossidazione sequenziale, dimostrando ancora una volta la versatilità dei radicali fotoindotti nella costruzione di eterocicli funzionalizzati.

Non meno innovativa è la trasformazione sviluppata dal gruppo di Suero, che ha utilizzato diazocomposti contenenti iodio ipervalente come precursori di radicali diazometilici. Questo ha permesso, in seguito, a Li e Wang di sviluppare una ciclizzazione radicalica [3+2] con idrazoni, portando alla formazione di 1-ammino-1,2,3-triazoli con ottima tolleranza verso differenti gruppi funzionali. Di rilievo il fatto che queste reazioni si svolgano in aria e in condizioni blande, rendendo la metodologia particolarmente attraente anche per modifiche in fase avanzata di molecole complesse.

Un’altra strategia degna di nota è quella che coinvolge la decarbossilazione fotoindotta di glicine N-arilico in presenza di azobenzeni. Il meccanismo proposto implica l’eccitazione di blu di metilene (MB) con luce visibile, seguita da ossidazione monoelettronica e decarbossilazione per formare un radicale centrato sul carbonio α-amminico. Questo radicale, attraverso una sequenza di accoppiamenti e ciclizzazione intramolecolare, conduce infine alla formazione di 1,2,4-triazolidine tri-ariliche in rese fino al 95%.

L’insieme di questi sviluppi testimonia un progresso notevole nelle metodologie fotochimiche applicate alla sintesi di eterocicli azotati. La varietà degli intermedi radicalici, la disponibilità di nuovi fotocatalizzatori, l’accesso a condizioni ossidoriduttive neutre e la compatibilità con molteplici gruppi funzionali rendono queste strategie estremamente potenti. Tuttavia, sfide significative rimangono. La natura altamente reattiva e transiente dei radicali genera difficoltà nel controllo della selettività e nella soppressione di reazioni collaterali, specialmente in sistemi asimmetrici. Inoltre, l’applicazione su scala industriale di queste reazioni, pur promettente, richiede ulteriori ottimizzazioni per mantenere rese elevate e uniformità su larga scala.

È anche cruciale comprendere come il design del substrato, la scelta del catalizzatore e la modulazione d