L'algoritmo di eliminazione di Gauss rappresenta uno degli approcci più comuni per risolvere sistemi di equazioni lineari. È particolarmente utile quando il numero di variabili è relativamente grande e quando il sistema è rappresentato da una matrice quadrata. Il metodo di Gauss elimina progressivamente le incognite mediante una serie di operazioni che trasformano la matrice dei coefficienti in una matrice triangolare superiore, dalla quale è più facile risolvere le equazioni per le variabili.
Il processo di eliminazione parte dalla selezione di un elemento pivot sulla diagonale principale della matrice e procede con la riduzione delle righe successive in modo da annullare gli altri elementi nella colonna del pivot. La soluzione finale viene poi ottenuta risolvendo il sistema modificato in modo retrogrado, partendo dall'ultima equazione fino alla prima. Questo approccio è spesso implementato in linguaggi di programmazione come Fortran, dove le operazioni di somma, sottrazione e divisione vengono eseguite in cicli iterativi, e il risultato finale delle variabili è ottenuto solo dopo aver completato tutti i passaggi.
Nel caso di un sistema con tre variabili, come ad esempio:
si inizia con l'eliminazione delle variabili. Nella prima fase, l'elemento pivot (in questo caso ) viene utilizzato per annullare gli altri coefficienti della prima colonna. A seguito di questa operazione, la matrice diventa:
Poi si continua con la riduzione della seconda e terza colonna fino ad ottenere una matrice triangolare superiore. Una volta ottenuto il sistema in forma triangolare, si risolve il sistema partendo dall'ultima equazione, determinando il valore di , poi e infine .
Quando si trattano sistemi più complessi, come quello con quattro variabili, il procedimento è simile, ma richiede un numero maggiore di operazioni. Ad esempio, per il sistema:
si procederà con la stessa strategia, ottenendo progressivamente una matrice triangolare superiore:
Dati questi punti, il programma chiederà l'input del valore di
Questa tecnica, pur sembrando semplice, è molto utile quando si lavora con dati empirici o funzioni non esplicitamente definibili. La capacità di calcolare il valore di
Tecniche di integrazione numerica
Nel contesto dell'analisi numerica, l'integrazione di una funzione su un intervallo è un problema cruciale. Quando non è possibile calcolare un integrale in modo analitico, si ricorre a metodi numerici per stimare il valore dell'integrale. In questo capitolo, vengono presentati tre metodi di integrazione: la regola di Simpson, la regola del trapezio e la regola di Weddle.
La regola di Simpson
La regola di Simpson è uno dei metodi più comuni per l'integrazione numerica. Essa si basa sulla suddivisione dell'intervallo di integrazione in sottointervalli pari e sull'uso di parabola per approssimare il valore dell'integrale. La formula di Simpson è la seguente:
dove
Ad esempio, se vogliamo calcolare l'integrale della funzione
Input:
Output:
Incrementando il numero di suddivisioni, si ottiene una maggiore precisione, ma come vedremo più avanti, oltre un certo punto, l'aumento della precisione non porta a risultati significativamente più accurati.
La regola del trapezio
Un altro metodo comune è la regola del trapezio, che si basa sull'approssimazione dell'integrale come la somma di aree di trapezi. La formula è:
Questa regola è meno precisa della regola di Simpson, ma consente un'implementazione più semplice e richiede meno suddivisioni per ottenere risultati accettabili.
La regola di Weddle
La regola di Weddle è un altro metodo di integrazione numerica, che utilizza un approccio ancora più avanzato rispetto alle precedenti. È particolarmente utile quando si ha un numero maggiore di punti di dati, poiché è in grado di trattare meglio la variazione della funzione su intervalli complessi. La formula per l'integrazione è:
In questo caso, il numero di suddivisioni deve essere un multiplo di 6. La regola di Weddle è più precisa rispetto alla regola del trapezio, ma richiede una gestione più attenta dei dati.
Considerazioni importanti
Oltre alla comprensione dei metodi descritti, è fondamentale che il lettore consideri che l'integrazione numerica non è una panacea per tutti i problemi. In molti casi, aumentando semplicemente il numero di suddivisioni non si ottiene una maggiore precisione. La scelta del metodo dipende dalla funzione da integrare e dalla distribuzione dei punti dati. Se la funzione è complessa o non ben comportata, la precisione dei metodi numerici può essere limitata.
Inoltre, è importante sottolineare che le tecniche di interpolazione e integrazione numerica sono strumenti potenti, ma richiedono una comprensione approfondita dei metodi e dei loro limiti. L'interpretazione dei risultati deve sempre tenere conto della natura dei dati e dell'approssimazione che questi metodi comportano.
Come si costruisce un’introduzione sistematica alla programmazione numerica in Fortran?
Nell’epoca dei linguaggi di programmazione sempre più astratti e ad alto livello, il Fortran conserva una posizione singolare e ineludibile nel dominio dell’analisi numerica. Questa sopravvivenza non è un’anomalia storica, ma un riflesso della sua straordinaria aderenza alle esigenze del calcolo scientifico: precisione, prevedibilità e gestione diretta della memoria. L’esplorazione metodica e progressiva dell’apprendimento autodidattico del Fortran, come delineato da una raccolta programmatica di oltre cento esercizi numerici, mostra una struttura didattica che non è casuale ma profondamente intenzionale.
L’opera si apre con i programmi più basilari: la stampa di un semplice messaggio, la somma di due interi, operazioni aritmetiche fondamentali. In questa fase, l’introduzione al linguaggio non è filtrata da astrazioni: ogni riga di codice è trasparente, ogni istruzione ha un peso didattico. Non vi è alcuna pretesa di spettacolarità, ma un’estrema chiarezza che permette al lettore di sviluppare una comprensione solida delle basi.
Procedendo, l’attenzione si sposta sulle dichiarazioni implicite dei tipi, sull’uso della precisione doppia e sulle conversioni tra unità di misura. Questo momento segna l’inizio di una riflessione sulla tipizzazione, sul controllo dell’errore numerico e sul rigore con cui il Fortran tratta ogni dato. Qui, la struttura del linguaggio si fa specchio della disciplina scientifica: nulla è lasciato al caso, ogni operazione deve essere definita con assoluta chiarezza.
I programmi successivi introducono elementi di geometria analitica e trigonometria, passando per il calcolo di aree, volumi, superfici. Il passaggio non è solamente quantitativo, ma qualitativo: si entra nella modellazione, nella trasformazione dei problemi reali in entità computazionali. L’utente autodidatta comincia ad acquisire non soltanto strumenti, ma schemi mentali per affrontare problemi con approccio algoritmico.
Con l’introduzione delle strutture condizionali e dei cicli, emerge la dimensione logica del calcolo. Non si tratta più di eseguire operazioni, ma di controllare il flusso delle decisioni, di costruire comportamenti computazionali adattivi. Il Fortran, in questo contesto, mostra la sua capacità di essere didascalico anche nei meccanismi più arcaici, come l’uso dell’istruzione GOTO, che viene comunque trattata con rigore, come strumento per comprendere il controllo di flusso nelle sue forme più elementari.
La sezione centrale dell’opera è dominata dall’approccio sistematico ai problemi classici: successioni, radici, serie, numeri primi, funzioni trigonometriche. Non si tratta solo di esercizi tecnici, ma di un attraversamento progressivo dell’intero spettro del calcolo numerico elementare. Ogni programma è un’occasione per consolidare concetti, per ripetere strutture, per incrementare la familiarità con le espressioni computazionali.
Notevole è anche la transizione verso la manipolazione delle stringhe, dei file, delle matrici. In queste sezioni, il Fortran rivela la sua versatilità: nonostante la sua fama di linguaggio "numerico", riesce ad affrontare con efficacia anche compiti legati all’organizzazione dei dati e alla gestione della persistenza delle informazioni. L’introduzione alla lettura, scrittura, fusione di file, e alla classificazione di dati testuali e numerici dimostra una visione organica dell’informatica scientifica.
Le ultime sezioni del corpus sono dedicate ai metodi numerici più sofisticati: somma di Fourier, metodi iterativi per la risoluzione di equazioni trascendenti (iterazione semplice, Newton-Raphson, bisezione, regula falsi), polinomi valutati con metodo classico e con schema di Horner. È qui che il Fortran raggiunge il suo scopo formativo più alto: non solo offrire uno strumento per calcolare, ma fornire modelli precisi per affrontare problemi continui, approssimazioni, convergenze.
Il valore di questa struttura risiede non soltanto nella quantità e varietà dei programmi proposti, ma nella loro organizzazione pedagogica. Ogni nuovo concetto si basa sui precedenti. Ogni programma introduce solo un piccolo elemento nuovo, in un ambiente già conosciuto. Questa strategia riduce la complessità percepita e favorisce una costruzione progressiva della competenza.
Ciò che risulta essenziale, e che l’opera implica senza enunciarlo esplicitamente, è che l’apprendimento del Fortran non riguarda solo la sintassi o le funzionalità del linguaggio, ma la costruzione di un pensiero algoritmico scientifico. Ogni problema affrontato è una finestra su un modo di pensare: analitico, strutturato, iterativo. Si impara a calcolare, ma anche a formalizzare, a modellare, a verificare.
È importante che il lettore comprenda che l’efficacia di questo approccio deriva dalla sua concretezza: ogni esercizio nasce da un problema reale o idealizzato, e ogni soluzione è un’applicazione diretta del linguaggio alla realtà del calcolo. Inoltre, l’uso del Fortran come strumento didattico è anche una scuola di rigore, dove l’ambiguità è bandita e la chiarezza è un obbligo. In un mondo dominato da interfacce grafiche e linguaggi permissivi, questo ritorno alla precisione essenziale ha un valore formativo unico.
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