L'esperienza dell'uomo come essere pensante sembra essere un processo di liberazione dalle dispute razionali che caratterizzano l'animale razionale, per riportare alla memoria il canto curativo della custodia poetica dell'Esserci (Dasein), radicata e sintonizzata con la storia dell'Essere. La visione heideggeriana della razionalità, con il suo carattere di "o/o", implica un salto, piuttosto che uno sviluppo graduale. Questo salto sembra realizzarsi come una storia autentica di ciò che è più nascosto, di quella storia celata che si rivela nell'epoca globale della Machenschaft, attraverso una quiete consapevole che accoglie l'intonazione della verità dell'Essere. Tale pensiero originario (erdenken), per Heidegger, è filosofico e, per questo, anche una domanda. È il "fra" (Zwischen) che possiede l'Essere come suo Dio, dove l'uomo e Dio si riconoscono l'uno nell'altro, "appartenendo alla custodia e necessità dell'Essere". L'uomo, come Dasein, diventa il fondatore della verità dell'Essere sulla base della sua "appartenenza all'Essere" e dell'assegnazione dell'Essere al tempo dell'ultimo Dio.
In questo contesto storico, la necessità deve raggiungere un punto di saturazione per produrre l'umore della decisione. L'altro inizio è proiettato verso il futuro, andando oltre il romanticismo antiquario: "Ogni creazione che fonda l'Essere deve anche prepararsi per la quiete dell'Essere, ma anche decisamente contro ogni tentativo di confondere e indebolire la necessità della consapevolezza con il solo desiderio di tornare indietro, anche verso le 'tradizioni più preziose'". La storia autentica richiede una decisione nel bel mezzo del conflitto tra la terra ciclica e il mondo progressivo. La decisione viene presa raggiungendo un punto di saturazione del disagio più profondo derivante dall'abbandono dell'Essere, e questo sarebbe l'origine della determinazione decisiva di pochi, quelli che verranno. I pochi che fondano, custodiscono e forse testimoniano l'Essere attraverso "poesia, pensiero, azione". Coloro che verranno intimitano e manifestano, in un atto di realizzazione, "le leggi che rifondano gli esseri".
Questo sembra passare da un'intimazione personale a una fondazione storica architettonica, raggiungendo una durabilità tramite un popolo. La radicamento verso la fondazione è, per Heidegger, legato alla categoria ontica della necessità: le necessità si accendono solo nel disagio. L'uprootedness (sradicamento) mina le condizioni per decisioni fondamentali autentiche nel contesto storico del mondo. Heidegger sembra riflettere molto su Marx in questo punto: le condizioni-limite producono punti di saturazione che presumibilmente portano a decisioni trasformative necessarie per il cambiamento storico. Tuttavia, il pensiero di Heidegger, a differenza di Marx, non è determinato da contraddizioni sociologiche: per Heidegger, le decisioni esistenziali creano il tempo-spazio. Nell'epoca della Machenschaft, queste decisioni sembrano acquisire proporzioni globali.
Heidegger sostiene che è l'insegnamento dell'Essere, e non le dottrine neoscolastiche, che può trasformare l'uomo dalle sue radici. La nostra alternativa disperata alla trasformazione dell'Essere sembra essere la transizione verso un animale tecnicizzato sotto la logica della volontà globale di volere, priva di un obiettivo storico autentico. Il problema decisivo, in altre parole, è se l'uomo possa ancora avere una storia. Tale decisione è una fondazione e creazione oltre le categorie date, per salvare e preservare la "legge e missione dell'Occidente". Per Heidegger, la tradizione occidentale è in pericolo a causa del nostro disastroso sradicamento, che preclude e intorpidisce la nostra risolutezza per l'Essere storico. La decisione, dunque, riguarda l'Essere (che si rivela) o il non-essere (disincanto e oblio del ricordo di sé). Heidegger, non dissimile da Kierkegaard, vede la decisione o il salto come un "o/o" che va oltre le categorie ontiche convenzionali del presente. Deve essere presa una decisione? Secondo Heidegger, questa è un'azione di liberazione: un'azione di libertà che fonda storicamente l'Essere nel momento (Augenblick) della transizione. Il vero poeta canta pensosamente le tracce di questa intonazione, sentendo la necessità di rivelare con cura la fondazione della nuova disposizione.
Nell'epoca della Machenschaft, la decisione si estende su una scala globale. Se l'uomo non compie una decisione autentica, l'Essere viene ridotto a mera funzionalità tecnica, senza più una storicità autentica. La storia dell'uomo diventa, in questo caso, una storia di dimenticanza, una storia che non è più in grado di portare alla consapevolezza di ciò che è essenziale e originario. La dimensione del decisionismo esistenziale di Heidegger appare come una sfida radicale alla concezione tradizionale della storia e del progresso. Il salto esistenziale che egli propugna non è solo una scelta individuale, ma un atto collettivo, un movimento verso la riconquista di una storicità perduta, che ci impone di riscoprire il fondamento dell'Essere.
L'autentica storia di Dasein si costruisce quindi non solo sulla base di decisioni individuali, ma anche attraverso una dimensione collettiva, che si radica nelle scelte decisive di una comunità in grado di interpretare e custodire la verità dell'Essere. In questo senso, Heidegger invita a riflettere sulla possibilità che l'uomo, attraverso l'atto poetico e filosofico, possa recuperare un rapporto autentico con la propria storia e con l'Essere che lo fonda.
Qual è l'identità democratica dell'Unione Europea e come si sviluppa?
L'identità democratica di un soggetto è fondamentale per il buon funzionamento di qualsiasi sistema politico democratico, e lo stesso vale per l'Unione Europea. L'identificazione di sé come parte di una comunità democratica è la base di ogni attività politica. Se il demos non è consapevole della propria appartenenza a una determinata entità politica, non dirigerà la sua attività politica verso di essa. Inoltre, affinché le politiche redistributive siano accettabili, i membri del demos devono riconoscersi reciprocamente come tali. Se manca questo senso di identità, non è che le politiche redistributive siano impossibili, ma saranno difficilmente accettate al di là di un grado minimo.
L'identità democratica del soggetto è quindi un prerequisito minimo per il coinvolgimento politico e l'accettazione di politiche che richiedano solidarietà. In relazione all'Unione Europea, ciò implica che i cittadini debbano, almeno in minima parte, a) definirsi come parte del demos europeo, b) identificarsi con l'UE come entità politica, e c) essere attivamente coinvolti nella vita politica europea. Questo quadro di riferimento si inserisce in una discussione accademica più ampia, che ha visto diverse posizioni contrastanti sul tema della costruzione di un demos europeo.
Una delle posizioni più in vista è quella della "tesi del no demos", sostenuta da molti accademici, in particolare in Germania. Secondo questa visione, l'Unione Europea non ha ancora sviluppato un'identità democratica tra la propria popolazione, né dispone di uno spazio pubblico europeo o di una società civile europea. Questi elementi sono considerati prerequisiti per una democratizzazione dell'UE, e quindi, secondo questa tesi, l'ulteriore democratizzazione dell'Unione sarebbe sia poco saggia che potenzialmente pericolosa. La tesi del no demos sostiene che prima di procedere verso una democratizzazione basata sulle istituzioni, come l'empowerment del Parlamento Europeo, debba svilupparsi un demos europeo. In altre parole, l'identità pre-politica è considerata una condizione essenziale per il progresso della democrazia nell'UE.
D'altra parte, l'approccio costruttivista contesta questa posizione, sostenendo che un'identità democratica e una società civile europea possano e probabilmente si svilupperanno all'interno delle istituzioni democratiche esistenti e della pratica democratica. In questo caso, la cittadinanza democratica è vista come il fattore che permette lo sviluppo di una tale identità. Inoltre, la formazione di un'identità pre-politica, secondo questo approccio, non è mai stata una condizione necessaria per la democratizzazione: processi storici di costruzione del demos mostrano che l'identità e la democratizzazione si sono sviluppati simultaneamente, piuttosto che in ordine cronologico.
Le due posizioni concordano, tuttavia, su quattro componenti cruciali di un demos: un'identità democratica, uno spazio pubblico europeo, una società civile europea e una cittadinanza democratica. Questi elementi, purtroppo, sono ancora incompleti nell'UE, sebbene la cittadinanza europea legale si sia sviluppata in modo significativo negli ultimi venticinque anni. La cittadinanza attiva, tuttavia, non ha ricevuto lo stesso grado di sviluppo. Lo stesso vale per lo spazio pubblico europeo e la società civile, che sono anch'essi in fase di sviluppo, ma non hanno ancora raggiunto una piena realizzazione. Nonostante ciò, l'identità democratica, lo spazio pubblico e la società civile europea potrebbero, con il tempo, svilupparsi ulteriormente attraverso la pratica democratica e la cittadinanza attiva a livello europeo.
Un ulteriore aspetto importante riguarda la distinzione tra le fasi di sviluppo dell'Unione. L'UE non si trova più all'inizio del suo processo di democratizzazione, ma è, nonostante le sue carenze democratiche, l'esempio più avanzato di entità politica transnazionale organizzata democraticamente. Tuttavia, gli elementi del demos – cittadinanza, identità, spazio pubblico e società civile – non sono ancora raggiunti in modo equivalente. L'identità democratica europea, così come lo spazio pubblico e la società civile, sono in fase di sviluppo, e possono, probabilmente, evolversi parallelamente al miglioramento della pratica democratica.
Un altro elemento chiave è la nozione di identità europea. Fin dagli anni Novanta, la questione della democratizzazione dell'UE è stata strettamente legata alla formazione di un'identità europea. Ma che cosa significa esattamente "identità europea" in termini normativi e metodologici? L'identità democratica, come accennato, è la capacità di un soggetto di riconoscersi come parte di una comunità democratica. L'identità europea, quindi, può essere vista come una forma di "identità collettiva", ma, come hanno evidenziato i principali studiosi di nazionalismo, tra cui Benedict Anderson, Ernest Gellner ed Eric Hobsbawm, non è qualcosa di pre-esistente o naturale. L'identità collettiva è, infatti, una costruzione sociale, che emerge e si sviluppa attraverso le pratiche politiche e sociali di una comunità. In questo contesto, la costruzione di un'identità europea non può essere separata dal processo di democratizzazione e dalla creazione di istituzioni politiche democratiche che coinvolgano attivamente i cittadini.
La Durata dei Rivestimenti Epossidici e le Innovazioni nelle Protezioni per Strutture Off-Shore e Costiere
Come Ottimizzare la Gestione delle Incrostazioni negli Scambiatori di Calore attraverso l'Intelligenza Artificiale
Come ha fatto scomparire Arietta? Un mistero nei pressi di Pike's Peak
Come Blockchain e Federated Learning Possono Rivoluzionare lo Sviluppo Sostenibile nell'IoT

Deutsch
Francais
Nederlands
Svenska
Norsk
Dansk
Suomi
Espanol
Italiano
Portugues
Magyar
Polski
Cestina
Русский