Il settore delle costruzioni è uno dei principali responsabili della generazione di rifiuti, con impatti significativi sia sull'ambiente che sull'economia. La gestione efficiente dei materiali provenienti dalla demolizione e dalla ristrutturazione è fondamentale per ridurre l’impatto ecologico e migliorare la sostenibilità dell'intera industria. Due approcci principali si distinguono nella gestione dei rifiuti edilizi: la demolizione e il disassemblaggio (o deconstruzione).

La demolizione è un processo in cui l'intera struttura viene abbattuta senza un'attenzione particolare alla composizione dei materiali. Sebbene questo approccio possa sembrare più rapido, comporta un maggiore spreco di risorse e una minore possibilità di recupero dei materiali. Al contrario, la deconstruzione (o smantellamento selettivo) si concentra sulla rimozione sistematica e controllata dei materiali, preservando il più possibile le risorse originali per il riciclo. Durante il processo di smantellamento, i materiali come metalli, legno e materiali da costruzione contaminati vengono separati prima di procedere con la demolizione effettiva della struttura.

Un esempio significativo di smantellamento selettivo si verifica in un edificio residenziale, dove prima di demolire la struttura, tutti i materiali riciclabili e contaminanti vengono separati manualmente. In seguito, la struttura viene abbattuta con l’utilizzo di attrezzi come cesoie e martelli. La separazione dei materiali viene realizzata direttamente sul sito della demolizione, dove vengono suddivisi i rifiuti in diverse categorie come calcestruzzo, mattoni, metalli, legno e plastica. Il grado di separazione dipende da quali componenti sono facilmente accessibili e separabili, con le difficoltà legate all'uso di attrezzature meccaniche che possono rendere difficile la raccolta di piccole parti.

Oltre alla separazione dei materiali, un altro aspetto cruciale riguarda la gestione delle sostanze dannose che possono essere presenti nei materiali edilizi. Durante il processo di costruzione, molti edifici sono stati realizzati utilizzando materiali che ora sappiamo essere pericolosi per la salute o per l'ambiente. Tra questi, troviamo l'amianto, le fibre minerali artificiali, i preservanti del legno, i polichlorobifenili (PCB), gli idrocarburi policiclici aromatici (PAH) e i metalli pesanti come piombo, cadmio e mercurio. Questi materiali, se non gestiti correttamente durante la demolizione e il riciclo, possono avere impatti negativi a lungo termine sull'ambiente e sulla salute umana.

D’altra parte, le impurità nei rifiuti da costruzione, come il gesso, i materiali isolanti o il legno, non sono generalmente dannose per la salute ma possono compromettere le proprietà strutturali dei materiali riciclati. Sebbene non rappresentino un rischio diretto, le impurità possono ostacolare il processo di riciclo, riducendo la qualità dei materiali recuperati e quindi la loro possibilità di riutilizzo.

Per gestire efficacemente i rifiuti edilizi e ottimizzare il riciclo, è fondamentale disporre di indicatori specifici per la costruzione che permettano di stimare la quantità e il tipo di rifiuti prodotti. Tali indicatori, che possono essere espressi in relazione a unità funzionali come il volume lordo di un edificio o la superficie utile, forniscono dati preziosi per pianificare le attività di smaltimento e riciclo. In alcuni paesi, vengono utilizzati standard come la DIN 277 in Germania, che definisce il volume lordo degli edifici, includendo anche spazi supplementari come fondazioni e impianti particolari.

Nel contesto delle strutture più complesse, come ponti o strade, i valori di riferimento per il calcolo dei rifiuti da costruzione possono essere determinati in base alla lunghezza, alla sezione trasversale o alla luce degli edifici. Questi dati consentono di ottenere una stima precisa del volume dei rifiuti prodotti, facilitando la pianificazione delle operazioni di smaltimento.

Per una gestione efficiente dei rifiuti da costruzione, inoltre, è fondamentale l'uso di indicatori di gestione dei rifiuti, che forniscono una panoramica sulla quantità totale di rifiuti generati in una determinata area o nazione. Questi indicatori sono utili per valutare l'efficacia delle politiche di riciclo e riduzione dei rifiuti e per ottimizzare le capacità di trattamento e smaltimento. L'uso di questi dati aiuta a selezionare le misure più appropriate per la gestione dei flussi di rifiuti e a monitorare i progressi nella protezione delle risorse.

Oltre alla separazione e al riciclo dei materiali, un ulteriore aspetto importante riguarda l’impiego di tecniche di separazione meccanica sul posto, che consentono di separare i materiali edili durante la demolizione in tempo reale. Ad esempio, l'uso di macchinari come le pinze o i grippers per il recupero dei materiali può facilitare la separazione sul sito, riducendo la necessità di trasporto e trattamento successivo dei rifiuti. Tuttavia, la tecnologia non è priva di limiti: le piccole parti, ad esempio, possono risultare difficili da separare correttamente, il che può compromettere il processo di riciclo.

In sintesi, la gestione dei rifiuti edilizi richiede un approccio integrato che combini la demolizione selettiva, la separazione dei materiali, l'uso di indicatori di gestione e il trattamento meccanico sul posto. Solo con una pianificazione attenta e una gestione accurata dei flussi di materiali è possibile ridurre l'impatto ecologico del settore delle costruzioni e promuovere il riciclo e il riutilizzo dei materiali da costruzione in modo sostenibile.

Come la densità delle particelle e l’assorbimento dell’acqua influenzano le proprietà degli aggregati riciclati nel calcestruzzo

Gli aggregati riciclati, derivanti da calcestruzzo demolito, presentano caratteristiche fisiche che influenzano profondamente le loro prestazioni in vari ambiti, tra cui la loro capacità di assorbire acqua e la resistenza alla compattazione. Rispetto agli aggregati naturali, gli aggregati riciclati tendono ad assorbire più acqua a causa della maggiore porosità e della presenza di pori capillari aperti, che favoriscono l'ingresso dell'acqua. Questo fenomeno non è istantaneo, ma dipende dal tempo di esposizione: nei primi minuti dopo il contatto con l’acqua, il tasso di assorbimento è molto alto, per poi decrescere fino al raggiungimento della saturazione.

Generalmente, dopo circa dieci minuti dall’immersione, l’assorbimento dell’acqua è pari all'85-90% di quello che si osserva dopo 24 ore. Questo significa che anche con tempi di misurazione relativamente brevi, è possibile ottenere valori affidabili e rappresentativi per il materiale. Gli aggregati di dimensioni più fini, rispetto a quelli più grossi, tendono a mostrare un assorbimento maggiore, principalmente a causa della maggiore superficie specifica e della presenza di particelle ricche di pasta di cemento.

Per determinare la porosità di una particella, si utilizza la densità della particella (in stato secco) e la densità assoluta della polvere, attraverso la seguente formula:

ε=1ρODρabs\varepsilon = 1 - \frac{\rho_{OD}}{\rho_{abs}}

dove ε\varepsilon rappresenta la porosità in m3/m3m^3/m^3, ρOD\rho_{OD} è la densità della particella in stato secco e ρabs\rho_{abs} è la densità assoluta della polvere. Se si assume che la porosità totale sia costituita solo da pori capillari aperti, il volume di acqua assorbita sarà proporzionale alla porosità della particella. La massima quantità di acqua che può essere assorbita, relativa alla massa secca del campione, può essere calcolata come segue:

WAmax=100×ρWρODρabsWA_{max} = 100 \times \frac{\rho_W}{\rho_{OD} - \rho_{abs}}

dove ρW\rho_W è la densità dell’acqua. In questo modo si può calcolare l’assorbimento massimo d’acqua per i campioni completamente saturati, tenendo conto che una parte dei pori potrebbe non essere completamente riempita, e questo dovrebbe essere considerato come una variabile aggiuntiva nel calcolo.

I valori medi della densità delle particelle di aggregati riciclati e di aggregati puri di calcestruzzo sono molto simili. La densità media delle particelle di calcestruzzo puro in stato secco è di circa 2300 kg/m³, mentre per gli aggregati riciclati è di circa 2277 kg/m³. Le differenze nelle densità dipendono principalmente dal tipo di aggregato presente, come aggregati pesanti nel calcestruzzo originale o aggregati non legati che contribuiscono ad aumentare la densità delle particelle. I materiali da costruzione murari, sebbene presenti in piccole quantità, possono ridurre la densità apparente degli aggregati riciclati.

Le proprietà di densità delle particelle e la loro resistenza meccanica sono parametri fondamentali per valutare il comportamento degli aggregati sotto stress. Un materiale con densità inferiore tende a danneggiarsi più facilmente in particelle più fini rispetto a un materiale con densità superiore, sia durante il trattamento che nell’applicazione pratica, come nel caso di sollecitazioni meccaniche o cambiamenti dovuti ai cicli di gelo e disgelo.

Per misurare la resistenza alla frantumazione degli aggregati, vengono utilizzati diversi metodi di prova, come il processo di Los Angeles, che simula l’abrasione e l’impatto. Durante questo test, il campione viene sottoposto a stress tramite un tamburo rotante con sfere d’acciaio, e la perdita di massa è calcolata tramite setacci. La resistenza all’abrasione dei materiali riciclati è generalmente superiore a quella degli aggregati naturali, con valori che vanno dal 20 al 40% di perdita di massa.

Un altro test importante è quello della resistenza al gelo-disgelo, in cui una frazione di aggregato è sottoposta a dieci cicli di congelamento e scongelamento, con successiva misurazione della perdita di massa dovuta alla spaccatura da gelo. A causa dell’alto assorbimento di acqua, la resistenza al gelo degli aggregati riciclati è generalmente inferiore rispetto agli aggregati naturali. Tuttavia, la relazione con la densità della particella è meno evidente, poiché altri fattori influenzano i risultati, come il tipo di cemento, il rapporto acqua-cemento e la resistenza al gelo dell'aggregato utilizzato per produrre il calcestruzzo di origine.

È fondamentale considerare che, a causa dell’elevata porosità e assorbimento d’acqua degli aggregati riciclati, la loro resistenza alla corrosione e ai danni da gelo può essere compromessa. Inoltre, la presenza di agenti di incapsulamento dell'aria nel calcestruzzo originale può migliorare significativamente la resistenza al gelo degli aggregati riciclati. L’effetto di questi miglioramenti, tuttavia, dipende dalla qualità del calcestruzzo di partenza e dalla sua composizione.

Come il riciclo dei materiali da costruzione sta trasformando l'industria del cemento: sfide e opportunità

Il riciclo dei materiali da costruzione, in particolare del calcestruzzo, è diventato uno degli aspetti centrali nella ricerca e nell'innovazione nell'ambito dell'ingegneria civile. L'adozione di aggregati riciclati per la produzione di calcestruzzo non solo riduce l'uso delle risorse naturali, ma contribuisce significativamente a diminuire l'impatto ambientale associato alle costruzioni. Tuttavia, l'impiego di materiali riciclati non è privo di sfide tecniche, che vanno dalle proprietà fisico-chimiche degli aggregati fino alla loro durabilità nel tempo.

Negli ultimi decenni, numerosi studi hanno esaminato l'efficacia dei materiali riciclati, evidenziando come la qualità degli aggregati di calcestruzzo riciclato (RCA, dall'inglese Recycled Concrete Aggregate) possa essere paragonabile a quella degli aggregati naturali, se trattata correttamente. Gli sforzi nella ricerca si concentrano principalmente sull'ottimizzazione del processo di riciclo, che spesso implica la frantumazione dei rifiuti da demolizione in pezzetti più piccoli, seguita da una selezione e un trattamento avanzato per migliorarne le caratteristiche fisiche.

Uno degli aspetti cruciali nella produzione di calcestruzzo con aggregati riciclati è la valutazione delle proprietà meccaniche e della durabilità. Studi recenti hanno mostrato che, sebbene il calcestruzzo riciclato possa mantenere una resistenza simile a quella del calcestruzzo convenzionale, la sua durabilità, specialmente in ambienti aggressivi come quelli marini o ad alta umidità, può essere compromessa. Ciò è dovuto alla presenza di impurità nei materiali di scarto, come vecchie malte o detriti di mattoni, che influenzano la qualità del calcestruzzo finito.

In questo contesto, è fondamentale sviluppare nuove tecniche di trattamento per purificare e migliorare le caratteristiche degli aggregati riciclati. Un altro fattore determinante è la standardizzazione e la normazione dei materiali. Diverse normative, come la DIN EN 12620 e la DIN 4226, stabiliscono requisiti per l'uso degli aggregati riciclati nel calcestruzzo, ma la loro applicazione può variare a seconda delle specifiche esigenze progettuali e delle condizioni ambientali locali.

L'economia circolare ha reso il riciclo dei materiali edili una pratica sempre più diffusa, anche grazie ai progressi nella logistica del trattamento dei rifiuti e nel design delle strutture in calcestruzzo. Non è più una questione esclusiva di risparmio economico, ma anche di sostenibilità a lungo termine. I vantaggi economici derivanti dall'uso di aggregati riciclati sono notevoli: riducono i costi legati all'estrazione di nuove risorse, abbassano il consumo energetico nella produzione di materiali da costruzione e, infine, diminuiscono l'impatto ambientale dei cantieri.

Tuttavia, l'adozione diffusa di calcestruzzo riciclato richiede una preparazione adeguata dei professionisti del settore e un miglioramento continuo delle tecniche di produzione. La ricerca scientifica gioca un ruolo fondamentale, non solo per sviluppare materiali più durevoli e resistenti, ma anche per affrontare le problematiche ambientali e sociali connesse al loro utilizzo. La sostenibilità, quindi, diventa un obiettivo che non si limita alla semplice sostituzione di materiali naturali con quelli riciclati, ma si estende a una visione più ampia di riduzione dei rifiuti e ottimizzazione delle risorse.

Inoltre, l'utilizzo di calcestruzzo riciclato può avere un impatto significativo sulle politiche urbanistiche e sulle pratiche edilizie. Ad esempio, l'integrazione di questi materiali in progetti di infrastrutture pubbliche, come strade e ponti, potrebbe contribuire alla creazione di una rete urbana più sostenibile e resistente, riducendo la necessità di nuovi terreni e limitando l'erosione dei paesaggi naturali. La collaborazione tra enti pubblici e privati è cruciale per favorire l'adozione di tecnologie avanzate e per stimolare l'innovazione nel campo del riciclo dei materiali.

Infine, è essenziale considerare che la gestione dei rifiuti da costruzione non si limita alla fase di demolizione e recupero dei materiali. La progettazione delle strutture stesse deve tenere conto della possibilità di smaltire facilmente e riciclare i materiali al termine della loro vita utile, un principio che fa parte della filosofia dell'edilizia sostenibile. Il cosiddetto "design for disassembly" (progettazione per il disassemblaggio) sta emergendo come una tendenza importante, poiché permette di ridurre drasticamente i costi di demolizione e favorire il recupero di risorse attraverso il riciclo.

L'efficacia del riciclo dei materiali da costruzione dipende, quindi, dalla combinazione di politiche pubbliche, innovazione tecnologica e consapevolezza professionale. È necessario un approccio olistico che coinvolga tutta la filiera della costruzione, dai progettisti ai costruttori, fino agli enti di normazione. L'evoluzione della ricerca scientifica e delle pratiche industriali ci mostra che il futuro dell'edilizia non può prescindere dall'uso consapevole delle risorse, dalla riduzione dei rifiuti e dal miglioramento continuo dei materiali utilizzati. In questo processo, il riciclo del calcestruzzo rappresenta non solo una soluzione tecnica, ma una vera e propria opportunità di sviluppo sostenibile.

Quali sono i vantaggi del riciclo dei materiali da costruzione nel settore cementiero?

Il riciclo dei materiali da costruzione sta emergendo come una delle soluzioni più promettenti per ridurre l’impatto ambientale del settore edile, in particolare nella produzione del cemento. Attualmente, solo una piccola quantità di rifiuti provenienti dal settore delle costruzioni viene effettivamente riutilizzata. Tuttavia, l’utilizzo di questi materiali secondari, che includono materiali contaminati da inquinanti organici, terre scavate, materiale da demolizione o cake di filtrazione provenienti dai processi di trattamento umido, sta guadagnando terreno. La composizione di questi materiali viene monitorata online e tenuta in considerazione durante la formulazione della miscela cruda di cemento, con l’obiettivo primario di ridurre il volume dei rifiuti destinati alle discariche.

Un esempio interessante di riutilizzo a lungo termine riguarda l’uso di macerie di mattoni come componente della miscela cruda in una cementeria situata in Austria. In questa zona, un deposito di mattoni provenienti da edifici demoliti consente un rifornimento continuo e sufficiente di materia prima secondaria. La disponibilità limitata di argilla naturale o marna in quest'area rende il riutilizzo del materiale da costruzione una soluzione particolarmente interessante. Le macerie di mattoni, che devono avere una dimensione di grano di 0/80 mm e contenere quantità minime di calcestruzzo, malta o sabbia, vengono pre-omogeneizzate su un letto di miscelazione e poi trattate insieme agli altri componenti della materia prima.

Un altro utilizzo interessante dei materiali secondari si verifica durante la macinazione del clinker di cemento, un processo in cui è possibile ridurre la quantità di clinker necessaria per tonnellata di cemento prodotto. Allo stesso tempo, si possono regolare specificamente alcune proprietà dei cementi. Le macerie di mattoni riciclati potrebbero essere impiegate come additivi pozzolanici nei cementi compositi. Studi hanno dimostrato che l’aggiunta di polvere di mattone al cemento Portland in proporzioni variabili riduce la resistenza dei leganti rispetto al cemento originale, ma in misura minore rispetto a quanto previsto dalla curva di diluizione, suggerendo che la polvere di mattone contribuisce al processo di indurimento grazie a un effetto di riempimento.

Inoltre, con frazioni sostitutive fino al 15% in massa, alcune polveri partecipano effettivamente allo sviluppo della resistenza, probabilmente a causa di una reazione pozzolanica. Le miscele di cemento Portland con mattoni termoisolanti hanno mostrato il più alto grado di idratazione, seguito dalle miscele con mattoni da muro. La sperimentazione su scala industriale ha portato alla produzione di cementi con resistenze di 42.5 e 52.5 con aggiunte di polvere di macerie di mattone fino al 30%. I risultati ottenuti dalla resistenza ai cicli di gelo-disgelo, dalla carbonatazione e dalla penetrazione degli ioni di cloruro indicano che questi cementi sono adatti alla produzione di componenti in calcestruzzo per uso interno, ma potrebbero essere impiegati anche per elementi edilizi esterni.

In termini di proprietà meccaniche, i cementi con l'aggiunta di polvere di mattone più fine ottengono resistenze superiori rispetto a quelli con polvere più grossa, anche quando si utilizza una dimensione di particelle media simile a quella del cemento. Poiché la macinabilità dei mattoni è significativamente migliore rispetto a quella del clinker di cemento, è possibile ottenere una macinatura più fine senza un incremento del consumo energetico.

I processi termici generalmente offrono condizioni più favorevoli per il riciclo dei materiali rispetto ai processi puramente meccanici. In un diagramma ternario per i prodotti ceramici, sia il calcestruzzo che le macerie di muratura si trovano in una gamma di materiali simili al vetro, per la cui formazione è necessaria una fase di fusione. È stato dimostrato che con una composizione chimica appropriata, è possibile produrre materiali vetrosi dai rifiuti edilizi, utilizzando temperature intorno ai 1200°C. Questo processo è anche applicabile alla produzione di aggregati leggeri, un materiale usato principalmente in edilizia, ma che può essere prodotto anche da frazioni di macerie di muratura.

La maceria di muratura può essere utilizzata come materia prima per la produzione di aggregati leggeri, seguendo processi di produzione simili a quelli dell’argilla espansa. La macinazione del materiale, l'aggiunta di un agente espandente, la granulazione e la successiva cottura in forno rotante a temperature comprese tra 1150 e 1200°C permettono di ottenere prodotti con densità particellare inferiore a 1000 kg/m³. Le fluttuazioni nel contenuto di mattone nelle macerie non influenzano significativamente il prodotto finale, rendendo il processo altamente adattabile e versatile.

Il riciclo dei materiali edilizi rappresenta una chiave di volta per un futuro sostenibile nel settore della costruzione. L’uso di materiali secondari non solo riduce il volume di rifiuti e la necessità di nuovi estratti, ma contribuisce anche a un abbassamento dell’impronta ecologica del cemento, uno dei materiali da costruzione più inquinanti al mondo. Tuttavia, affinché il riciclo diventi una pratica comune, è fondamentale sviluppare tecnologie innovative che consentano la separazione e il trattamento efficiente dei materiali da costruzione, oltre a garantire la qualità dei prodotti finiti, senza compromettere le performance strutturali.