Il comportamento della superfluidità in Elio II, un fluido quantistico che si comporta in modo straordinario in condizioni di bassa temperatura, è stato al centro di numerosi studi, specialmente per quanto riguarda l'interazione tra flussi di massa, calore e vortici. Un fenomeno interessante riguarda la transizione da uno stato ordinato di vortici a uno disordinato, un passaggio che avviene in presenza di flussi di massa o calore superiori a una velocità critica, un aspetto che risulta fondamentale in molte applicazioni criogeniche.
In un contesto di turbolenza quantistica, l'Elio II può manifestare una resistenza al movimento quando la velocità del flusso di massa supera una soglia critica. Questa resistenza si verifica a causa della produzione di eccitazioni elementari che, a velocità superiori a un valore critico, diventano energeticamente favorevoli, portando alla perdita della superfluidità. Landau, uno dei pionieri nella teoria dei fluidi superfluidi, ha teorizzato che la superfluidità scompare oltre una velocità critica correlata allo spettro delle eccitazioni, espresso dalla formula , dove rappresenta l'energia delle eccitazioni in funzione del momento . Questo implica che, oltre tale velocità, si verifica una transizione da uno stato superfluido a uno normale.
Inoltre, un altro fattore che contribuisce alla dissipazione dell'energia nei sistemi di Elio II è il numero di Reynolds quantistico, definito come , dove è il diametro del canale e è il quanta di circolazione. Questo fenomeno diventa rilevante in flussi come il flusso di Poiseuille attraverso canali o quando si stimolano vortici tramite reticoli oscillanti o eliche di agitazione. La formazione di un groviglio di vortici quantizzati agisce come una fonte di dissipazione del momento a causa della forza di attrito mutuo tra i vortici. La presenza di vortici, dunque, non solo altera il movimento del fluido, ma influisce anche sulla capacità del sistema di trasportare calore.
La descrizione di questi sistemi non può prescindere da un modello idrodinamico che consideri le interazioni tra il flusso di massa e i vortici. Tali interazioni modificano le equazioni evolutive del flusso e del trasporto di calore, specialmente quando si entra in un regime turbolento. La turbolenza quantistica, infatti, emerge da una complessa dinamica che coinvolge la tensione dei vortici e l'attrito mutuo, e diventa ancora più evidente quando il flusso di calore o di massa supera i limiti critici. I vortici quantizzati non solo sono una caratteristica distintiva della superfluidità, ma diventano anche una fonte di dissipazione che rende la situazione sempre più complessa da descrivere con modelli semplici.
Nei sistemi in cui la velocità del flusso di massa è diversa da zero, il trasporto di calore si complica ulteriormente. L'equazione per il flusso di calore in un fluido come l'Elio II diventa dipendente sia dalla velocità del flusso che dalla presenza di vortici. A velocità molto alte, in un regime turbolento, il trasporto di calore non segue più il comportamento classico descritto dalla legge di Fourier, ma deve essere descritto da relazioni più complesse, come la relazione di Görter-Mellink, che tiene conto delle interazioni vortici-flusso di calore.
Le applicazioni pratiche dell'Elio II in condizioni di flusso di massa forzato sono molteplici, soprattutto in criogenia. La capacità dell'Elio II di fluire senza resistenza attraverso canali stretti e di rimuovere calore in modo efficiente lo rende ideale per il raffreddamento di dispositivi altamente sensibili come i magneti superconduttori o i rilevatori di particelle nei laboratori di fisica delle alte energie. La sua alta conduttività termica è un vantaggio decisivo in queste applicazioni, ma il comportamento turbolento che emerge quando la velocità del flusso supera certi limiti può ridurre drasticamente l'efficacia del trasporto di calore, portando a una perdita di efficienza.
Oltre agli usi tradizionali, l'Elio II sta trovando nuove applicazioni, in particolare nel campo della computazione quantistica. I computer quantistici richiedono temperature estremamente basse per mantenere la coerenza quantistica dei loro qubit. In questo contesto, l'Elio II, grazie alle sue proprietà uniche, potrebbe giocare un ruolo cruciale, non solo come refrigerante, ma anche come mezzo per indagare e controllare fenomeni quantistici complessi.
Tuttavia, nonostante le straordinarie proprietà di superfluidità e di conduzione del calore, l'interazione tra vortici e flussi di massa e calore rende il comportamento di Elio II molto complesso e non sempre prevedibile. La transizione dalla superfluidità alla turbolenza, le variazioni nelle proprietà termiche a seconda della geometria e delle condizioni di flusso, e l'interazione tra il movimento del fluido e le eccitazioni quantistiche richiedono modelli teorici avanzati che possano descrivere accuratamente questi fenomeni.
Come Comprendere la Turbolenza Quantistica e Classica: Gerarchie di Fluttuazioni ed Energie in Cascata
Il confronto tra turbolenza quantistica e classica è un tema che coinvolge molteplici aspetti della fisica dei fluidi, e in particolare delle dinamiche vorticosi. La turbolenza è un fenomeno complesso che può essere osservato in vari contesti fisici, dai flussi atmosferici a quelli che si verificano nelle sostanze superfluide, come l'elio-2 (He II). Comprendere le differenze e le similitudini tra la turbolenza classica e quella quantistica non è solo una questione teorica, ma anche pratica, in quanto consente di costruire modelli più completi per descrivere fenomeni fisici in numerosi sistemi.
In primo luogo, è fondamentale osservare la gerarchia delle equazioni per le fluttuazioni turbolente. Nella turbolenza classica, le fluttuazioni riguardano grandezze come densità, velocità e temperatura. Tuttavia, nella turbolenza quantistica, oltre a queste, anche il flusso di calore e la densità delle linee di vortice possono fluttuare indipendentemente, dal momento che si trattano di quantità fisiche separate che caratterizzano il sistema. La turbolenza quantistica, quindi, introduce nuove variabili da considerare nella descrizione del flusso, come la densità dei vortici quantizzati, che ha un comportamento differente rispetto alla turbolenza classica.
Un aspetto importante nella comprensione della turbolenza quantistica è il concetto di "cascata di energia". Nella turbolenza classica, la cascata di energia segue un percorso noto come la cascata di Kolmogorov, che descrive come l'energia si distribuisce fra i vortici di diverse dimensioni all'interno della regione inerziale, tra la scala di forzamento e quella di dissipazione viscosa. Il processo di cascata è associato a una distribuzione dell'energia in funzione dei vettori d'onda, che sono legati inversamente alla dimensione dei vortici. In contrasto, nella turbolenza quantistica, i vortici sono quantizzati e presentano un nucleo fisso. La distanza tra i vortici è determinata dalla densità di vortici, e questa distanza è dell'ordine della radice quadrata della densità di linee di vortice. In altre parole, nella turbolenza quantistica si possono distinguere tre regioni: una idrodinamica, per dimensioni superiori alla distanza fra vortici, dove gli effetti di quantizzazione non si manifestano; una quantistica, per dimensioni inferiori a quella distanza, dove invece gli effetti quantistici sono dominanti; e una regione intermedia, che si trova a una distanza che è dell'ordine della distanza fra vortici.
Le leggi di scalabilità dell'energia, che descrivono la densità di energia in funzione della scala dei vortici (k), variano in ciascuna di queste regioni. La turbolenza può essere eccitata o dalla velocità (in coflusso) o dal flusso di calore (in controflusso), e la natura della cascata di energia può dipendere da questo fattore. In entrambi i casi, è necessario un approccio che tenga conto delle fluttuazioni e delle loro gerarchie.
Nel caso della turbolenza quantistica, la descrizione dei flussi vorticosi è resa complessa dalla presenza delle fluttuazioni stesse, che devono essere trattate con una gerarchia di momenti di ordine superiore. In generale, per comprendere il comportamento turbolento, è necessario un sistema di equazioni che descriva le fluttuazioni di velocità, temperatura, flusso di calore e densità di vortici, come nel caso dell'elio-2. Le equazioni che descrivono questi fenomeni sono complesse e devono essere trattate usando metodi di media temporale e truncazione della gerarchia ai momenti di ordine inferiore.
Un altro aspetto importante riguarda l’uso di modelli, come il modello K−ε della turbolenza classica, che è stato generalizzato per includere anche la turbolenza quantistica. Questi modelli sono utili per trattare macroscopicamente le caratteristiche della turbolenza, ma anche per comprendere come le fluttuazioni microscopiche si riflettano in fenomeni osservabili come la dissipazione dell’energia o l’interazione fra vortici.
L’equazione evolutiva per le fluttuazioni del vortice e le altre grandezze in un sistema di turbolenza quantistica è rappresentata da un insieme di equazioni di evoluzione che si ottengono attraverso una serie di passaggi matematici. Ad esempio, l'equazione per la velocità (v) include un termine che descrive l’interazione tra fluttuazioni di velocità, mentre quella per il flusso di calore (q) incorpora il termine che tiene conto dell'interazione fra fluttuazioni di velocità e calore. Allo stesso modo, l’equazione per la densità di vortici (L) contiene termini che rappresentano l’interazione tra fluttuazioni della densità di vortici e di flusso di calore.
Il comportamento delle fluttuazioni di ordine superiore è cruciale per ottenere una comprensione completa delle dinamiche turbolente. Le equazioni per i momenti di ordine superiore, come v⊗v, v⊗q, q⊗q, e q⊗L, descrivono le interazioni complesse tra le diverse grandezze fisiche coinvolte nella turbolenza e sono necessarie per ottenere una descrizione dettagliata della cascata di energia e delle altre caratteristiche microscopiche della turbolenza quantistica.
Infine, un aspetto che merita attenzione riguarda l'approccio pratico alla soluzione di questi modelli. Le fluttuazioni devono essere trattate con attenzione per non incorrere in errori nell'interpretazione dei risultati teorici, mentre le equazioni devono essere correttamente troncate per permettere soluzioni numeriche ed esperimentali che possano confrontarsi con i dati reali. La comprensione delle fluttuazioni a tutti i livelli di ordine è fondamentale per proseguire con studi più dettagliati e avanzati nella fisica dei fluidi turbolenti, specialmente in sistemi quantistici come quelli che si verificano nei fluidi superfluidi.
Qual è il legame tra la temperatura efficace e la dinamica dei vortici in sistemi superfluidi rotanti?
Nel sistema superfluido in rotazione, la velocità angolare gioca un ruolo orientante analogo a quello del campo magnetico in un sistema magnetico. Pertanto, la proporzione di vortici non allineati lungo l'asse di rotazione può fornire una misura di una temperatura efficace, direttamente correlata al flusso di calore. In effetti, applicando questo concetto a un sistema Langevin di dipoli classici, dove sono possibili tutte le orientazioni, si ottiene la seguente relazione per la media del coseno dell'angolo :
dove è il momento dipolare, è il campo magnetico e è l'energia termica. Secondo gli argomenti dimensionali, nel caso dei vortici, esiste una naturale analogia con il rapporto adimensionale
dove è la velocità di controflusso, introdotta nel modello a due fluidi (), e è un coefficiente adimensionale che dipende dalla temperatura del liquido Elio II. La grandezza è un parametro che può essere visto come l'analogo del dipolo magnetico, mentre è correlato alla temperatura attraverso la relazione:
dove la temperatura è legata all'energia del flusso turbolento di vortici, e la velocità può essere usata per calcolare il flusso di calore , che, in un sistema di controflusso, è correlato a dalla relazione
con densità del superfluido. La relazione sopra può essere riscritta come
Nel lavoro di Tsubota et al. (2005), sebbene non venga menzionata esplicitamente l'idea di una temperatura non di equilibrio, viene proposta una forma simile a quella di sopra, con , dove è un coefficiente adimensionale che lega la densità di lunghezza dei vortici allo stato stazionario della velocità di controflusso e di .
Per ottenere una forma alternativa della relazione, si può moltiplicare numeratore e denominatore per la massa , ottenendo:
Il significato di non è completamente chiaro. Tuttavia, per chiarirlo, si può partire dalla relazione tra la densità di lunghezza dei vortici e la velocità di controflusso, e arrivare alla conclusione che l'energia per unità di lunghezza di una linea di vortice è proporzionale alla densità di vortici e alla lunghezza media dei loop, con l'energia media dei vortici che si collega alla temperatura .
La relazione tra la temperatura e l'energia dei vortici, quindi, non si limita alla semplice analogia con un sistema magnetico. Piuttosto, si estende alla descrizione delle fluttuazioni di lunghezza dei vortici stessi, come nel caso delle onde Kelvin, dove si considera l'incremento di lunghezza dei vortici causato da queste onde. La temperatura efficace, in questo contesto, si lega all'energia media del cambiamento di lunghezza di un vortice, che è direttamente correlato alla forma e all'amplitude della perturbazione elicoidale. In tale caso, l'energia per unità di lunghezza del vortice è una funzione della lunghezza del vortice e della sua configurazione, mentre la temperatura efficace può essere espressa come:
Nel caso di onde Kelvin, il comportamento delle fluttuazioni si avvicina alla distribuzione "equipartita" dell'energia, in cui la temperatura è associata all'ampiezza dell'oscillazione del vortice.
Nel caso di un insieme di vortici (un "fascio" di vortici), la distribuzione dell'energia è tale che la temperatura è uniforme in tutto il sistema. Tuttavia, esistono situazioni in cui la temperatura non è costante: ad esempio, quando le onde Kelvin diventano solenoidali, dove le oscillazioni raggiungono una saturazione e l'energia non dipende più dal numero d'onda.
Un altro aspetto importante da considerare è il legame tra la temperatura dei vortici e la diffusione vorticosa, che può essere descritta dalla relazione di Einstein tra la temperatura, il coefficiente di frizione e il coefficiente di diffusione. Questo approccio è utile, ad esempio, per misurare la temperatura in sistemi granulari soggetti a vibrazioni, ma può essere esteso anche alla dinamica vorticosa nei fluidi superflui. La relazione di Einstein in questo contesto porta alla formulazione:
dove è il coefficiente di diffusione dei vortici e è il coefficiente di frizione associato ai vortici stessi.
Per comprendere appieno questi concetti, è necessario tenere presente che il comportamento dei vortici dipende fortemente dalla loro interazione reciproca, che determina il trasferimento di energia tra diverse modalità del sistema. In particolare, la presenza di un numero significativo di vortici in interazione reciproca è cruciale per la formazione di uno stato stazionario di energia distribuita in modo termodinamico.
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