La misura di singoli punti attraverso sensori dedicati ha indubbi vantaggi, ma la sua applicazione è limitata in assenza di un sistema di movimento meccanico che consenta una scansione traslazionale. Questa limitazione impedisce la creazione di immagini, vincolando le misurazioni a singole linee di scansione e ostacolando la possibilità di ottenere una dosimetria tridimensionale in tempo reale con un singolo trasduttore. Proprio per questa ragione, si è sviluppata una crescente spinta verso l’impiego di array di trasduttori, strumenti che, a differenza dei trasduttori singoli, permettono di acquisire e ricostruire immagini 3D della distribuzione della dose nel corpo, in tempo reale.

L’utilizzo degli array di trasduttori ha dimostrato di poter superare le difficoltà insite nella dosimetria protonica tradizionale, consentendo la creazione di immagini 3D della distribuzione della dose in modo rapido ed efficace. Un esempio tangibile di questa applicazione è rappresentato dall’Imaging Acustico da Radiazione Ionizzante (iRAI), una tecnologia che rileva onde termoacustiche generate da fonti di elettroni o raggi X. Negli esperimenti condotti con array bidimensionali, i risultati sono stati estremamente promettenti, e hanno confermato la possibilità di applicare queste tecniche anche in contesti pratici, come nel trattamento del cancro.

Nel campo della protonoterapia, l’utilizzo di un array di trasduttori per la dosimetria in vivo ha rivelato il potenziale per monitorare in tempo reale la distribuzione della dose, un aspetto fondamentale per garantire la precisione del trattamento. Le simulazioni condotte su modelli numerici hanno confermato che l’array di trasduttori è in grado di rilevare la distribuzione della dose con un'accuratezza senza precedenti, e di ricostruire in modo preciso la posizione del picco di Bragg, la caratteristica principale della protonterapia che permette una concentrazione mirata della dose nel tumore.

La sfida successiva riguarda l’elaborazione del segnale acustico prodotto da queste onde termoacustiche. A causa del basso rapporto segnale-rumore (SNR) presente nelle misurazioni protoacustiche, l’elaborazione del segnale è fondamentale. Per migliorare la qualità dei dati, sono state sviluppate diverse tecniche di filtraggio, come l’uso di filtri passa-basso, filtri wavelet e altri strumenti di riduzione del rumore. In particolare, i filtri wavelet hanno mostrato un notevole potenziale nel migliorare il SNR dei segnali protoacustici, consentendo di ottenere dati più precisi e affidabili. L’applicazione di queste tecniche di filtraggio è essenziale per l’accuratezza e la qualità delle immagini ricostruite, aprendo nuove possibilità per l’impiego di questa tecnologia nei trattamenti oncologici.

Un altro aspetto critico è la ricostruzione delle immagini, essenziale per localizzare con precisione il picco di Bragg e quantificare la dose ricevuta. Diversi algoritmi di ricostruzione sono stati sviluppati, ispirandosi alle tecniche di ricostruzione fotoacustica, ma l’avanzamento maggiore è stato ottenuto attraverso l’uso di reti neurali convoluzionali profonde (DC-CNN). L’approccio proposto per la ricostruzione delle immagini, basato su queste reti, ha dimostrato di migliorare significativamente la qualità delle immagini, particolarmente in scenari con visualizzazioni limitate. Questo è particolarmente importante in ambito medico, dove la precisione della ricostruzione delle immagini è essenziale per la verifica della dose in tempo reale durante la terapia protonica.

La localizzazione precisa del picco di Bragg rimane una delle principali sfide nella protonterapia. Seppur tecniche come il filtro dei segnali tramite template simulati abbiano permesso di migliorare l’accuratezza, nuove ricerche suggeriscono che l’utilizzo di onde acustiche sferiche ionoacustiche con frequenza risonante (SPIRE) potrebbe ridurre ulteriormente l’incertezza associata alla determinazione della posizione del picco di Bragg. Queste onde, emesse da marcatori d’oro sferici situati nei tumori, presentano un’ampiezza correlata linearmente alla posizione del raggio protonico, permettendo così una misurazione più accurata.

Infine, uno degli aspetti più rilevanti nella terapia protonica è la dosimetria in vivo. Questo tipo di misurazione, che consente di monitorare in tempo reale la dose somministrata al paziente, è cruciale per il successo del trattamento. L’impiego di array di trasduttori per raccogliere e analizzare i segnali acustici termoacustici ha mostrato di essere particolarmente utile per la valutazione della dose in tempo reale, grazie alla possibilità di correlare l’ampiezza del segnale con la quantità di carica depositata nel tumore.

La combinazione di avanzamenti nella tecnologia degli array di trasduttori e delle tecniche di elaborazione del segnale ha il potenziale per rivoluzionare il campo della protonterapia. L’accuratezza nella ricostruzione 3D della distribuzione della dose e la possibilità di monitorare in tempo reale i cambiamenti nel trattamento offrono nuove speranze per migliorare l'efficacia delle terapie oncologiche. Questo progresso, se adeguatamente sviluppato e integrato nella pratica clinica, potrebbe segnare un cambiamento fondamentale nell'approccio alla cura del cancro, assicurando trattamenti sempre più precisi e personalizzati per ogni paziente.

Come la Tomografia Fotoacustica (PA) può Rivoluzionare la Medicina e il Monitoraggio della Guarigione delle Ferite

Le ferite croniche rappresentano una sfida significativa nel campo della sanità, comportando costi economici enormi e, soprattutto, causando notevoli sofferenze ai pazienti. Nonostante una vasta gamma di opzioni terapeutiche disponibili, un problema persistente è la mancanza di strumenti per una mappatura tridimensionale precisa della fisiologia del letto della ferita, che possa guidare efficacemente la terapia. L’attuale diagnostica si limita ad una valutazione superficiale, lasciando i medici a fare affidamento sull'esperienza per prevedere la risposta ai trattamenti. La tomografia fotoacustica (PA), una tecnologia ibrida non invasiva, sta emergendo come una soluzione promettente per superare queste limitazioni.

La tomografia fotoacustica si basa sul contrasto fornito dall'emoglobina nel sangue, permettendo di mappare l'angiogenesi locale, la perfusione tissutale e la saturazione di ossigeno, tutti parametri cruciali per il processo di guarigione delle ferite. Un primo studio pilota di Mantri et al. ha esplorato l’uso combinato di imaging PA a LED e ultrasonografia (US) per monitorare l’angiogenesi e stratificare i pazienti in base alla loro risposta terapeutica. In un periodo di tre settimane, i ricercatori hanno esaminato 19 pazienti con 22 ferite, ottenendo risultati che suggeriscono che la tomografia fotoacustica può visualizzare direttamente l'angiogenesi, fornendo informazioni preziose per la stratificazione dei pazienti in base alla risposta ai trattamenti. Questo approccio potrebbe rivoluzionare il modo in cui i medici monitorano e trattano le ferite croniche.

Un esempio significativo di come l'imaging PA possa essere utile nella guarigione delle ferite è il caso di una paziente di 82 anni con un'ulcera cronica alla caviglia. Le immagini di tomografia fotoacustica hanno permesso di tracciare l'angiogenesi nel letto della ferita, osservando la crescita di nuovi vasi sanguigni durante un periodo di 29 giorni. Questi dati sono stati correlati al miglioramento della guarigione della ferita, rivelando una stretta connessione tra angiogenesi e chiusura della ferita.

Oltre alle ferite croniche, un’altra applicazione interessante della tomografia fotoacustica è nel monitoraggio della perfusione tissutale nei pazienti sottoposti a dialisi. La dialisi può portare a ipotensione intradialitica, compromettendo la perfusione dei piedi e, di conseguenza, la guarigione delle ferite. In uno studio condotto da Mantri et al., è stato osservato che i pazienti sottoposti a dialisi mostravano una risposta ridotta all'intensità fotoacustica in relazione ai cambiamenti della pressione sanguigna rispetto ai soggetti sani. Questo risultato sottolinea il potenziale della tomografia PA a LED come strumento di monitoraggio delle variazioni emodinamiche durante la dialisi, fornendo una comprensione più dettagliata della perfusione tissutale in tempo reale.

In un contesto chirurgico, la visualizzazione pre-operatoria dei vasi linfatici nei pazienti con linfedema secondario rappresenta un altro campo di applicazione promettente per la tomografia fotoacustica. La diagnosi e il trattamento del linfedema richiedono una mappatura accurata dei vasi linfatici per pianificare interventi come il bypass linfovenoso. In uno studio europeo, i ricercatori hanno utilizzato l'imaging PA a LED per visualizzare i vasi linfatici e venosi in pazienti con linfedema. I risultati hanno mostrato che la tomografia fotoacustica a LED fornisce una maggiore risoluzione dei vasi linfatici rispetto alla fluoroscopia a infrarossi, permettendo una visualizzazione dettagliata delle strutture vascolari anche in presenza di flusso retrogrado dermico.

La progressiva evoluzione della tomografia fotoacustica LED ha condotto a innovazioni tecnologiche che permettono una visualizzazione più dettagliata delle strutture corporee, inclusi flusso sanguigno e ossigenazione, sia nei tessuti superficiali che sottocutanei. Le recenti innovazioni nella tecnologia delle sorgenti LED, con una potenza di impulso aumentata e frequenze di ripetizione elevate, hanno superato molte delle limitazioni precedenti, consentendo l'imaging funzionale con una risoluzione temporale e spaziale che era precedentemente inaccessibile per i sistemi a laser. Nonostante ciò, la tecnologia LED-PAI presenta alcune limitazioni per applicazioni che richiedono una maggiore profondità di imaging, come l’imaging completo del seno, ma si dimostra estremamente promettente per applicazioni superficiali, in particolare in ambito dermatologico e reumatologico.

È fondamentale che i professionisti del settore medico comprendano le potenzialità e i limiti di questa tecnologia, affinché possano sfruttarla al meglio nelle loro pratiche cliniche. La tomografia fotoacustica offre una visione in tempo reale dei processi fisiologici e patologici in atto nel corpo umano, ma richiede anche un’attenta valutazione del contesto di utilizzo e dei parametri tecnici specifici per ottenere i risultati più accurati.

Come la tecnologia PACT basata su array curvi e LED sta rivoluzionando l'imaging fotoacustico

La fotoacustica è una tecnica che sfrutta l'energia ottica per generare segnali acustici, i quali vengono successivamente utilizzati per formare immagini ad alta risoluzione dei tessuti biologici. Tra le diverse tecnologie sviluppate per migliorare la qualità e la velocità di acquisizione delle immagini fotoacustiche, i sistemi che utilizzano array di trasduttori curvi e LED si stanno imponendo come soluzioni promettenti, soprattutto per applicazioni in vivo.

Nel contesto degli imaging fotoacustici, i sistemi LED-PACT (Photoacoustic Tomography) offrono vantaggi significativi, come la capacità di ottenere immagini ad alta risoluzione con un costo relativamente basso rispetto ai tradizionali laser Nd:YAG, che sono molto più costosi. Un sistema LED-based, operante a 850 nm, è stato utilizzato con successo per l'imaging di dita umane, con un array circolare di trasduttori che permetteva di risolvere vasi sanguigni fino a 0,2 mm di diametro. Questo tipo di approccio, utilizzando LED invece di laser, riduce notevolmente il costo e la complessità del sistema, senza compromettere la qualità dell'immagine.

Tuttavia, uno dei principali problemi nei sistemi PACT basati su SET (Scanning Elements Transducers) è la gestione dei cavi durante la rotazione dei trasduttori. Una soluzione proposta per questo problema è l'uso di un "slip-ring", che consente la rotazione senza compromettere il trasferimento di energia elettrica. Questa tecnologia, ampiamente utilizzata in tomografie come la TC e la RM, è stata adattata per facilitare il movimento continuo dei trasduttori, mantenendo al contempo la qualità del segnale.

Anche l'ottimizzazione della geometria di scansione sta migliorando rapidamente. I sistemi PACT con SET utilizzano una geometria circolare per la scansione, combinata con illuminazione ortogonale e rilevazione acustica. L'uso di multiple fonti LED e transduttori simultanei consente di velocizzare la scansione, migliorando ulteriormente la qualità dell'immagine. In esperimenti condotti su topi nudi, sono state acquisite immagini della colonna vertebrale, dei reni, del fegato e dei vasi sanguigni, con un rapporto segnale-rumore (SNR) pari a 25, che è considerato molto buono per la qualità dell'immagine ottenuta.

Inoltre, l'uso dell'apprendimento profondo (deep learning) sta giocando un ruolo chiave nel miglioramento delle immagini acquisite. Algoritmi avanzati di elaborazione delle immagini consentono di ridurre il rumore e migliorare la risoluzione, portando a una qualità dell'immagine simile a quella ottenuta con sistemi più costosi e complessi. Questo è particolarmente rilevante per studi preclinici su modelli animali, dove la velocità e la qualità dell'imaging sono cruciali.

Per quanto riguarda i sistemi con array curvi, sono emersi alcuni sviluppi molto interessanti. Ad esempio, è stato utilizzato un trasduttore a array curvo per l'imaging del cervello di un topo sacrificato, con risultati promettenti nell'acquisizione delle immagini dei vasi sanguigni. I sistemi a array curvo sono capaci di raggiungere una risoluzione in piano di 80 μm e una risoluzione assiale di 150 μm, caratteristiche che li rendono ideali per l'imaging di strutture biologiche complesse a profondità considerevoli. Inoltre, il tempo di acquisizione di una singola slice è di soli 15 secondi, il che rende questi sistemi molto rapidi ed efficienti.

Un altro esempio di sistema curvo è il "Laser Optoacoustic Imaging System" (LOIS), utilizzato per l’imaging della mammella umana, che impiega un laser a Q-switched Alexandrite. Il LOIS ha dimostrato di essere molto utile nella rilevazione del cancro al seno, un'applicazione estremamente importante per la diagnostica precoce.

Un altro passo significativo è stato compiuto con il sistema TROPUS, un sistema di imaging ibrido che combina l'imaging ultrasonico (US) e fotoacustico (PA). Questo approccio ha mostrato di poter ottenere immagini ad alta risoluzione delle sezioni trasversali del corpo di piccoli animali, fornendo informazioni su diversi parametri fisici, come l'energia ottica, la riflettività acustica, l'attenuazione acustica e la velocità del suono, tutti con una risoluzione sub-millimetrica. La combinazione di queste tecniche in un'unica scansione è promettente per un imaging più completo e preciso.

Il miglioramento continuo delle tecnologie PACT, sia con array curvi che con LED, non solo sta abbattendo i costi degli apparecchi ma sta anche spingendo i limiti delle applicazioni cliniche e precliniche. La possibilità di eseguire imaging in tempo reale su modelli animali o anche sull'uomo sta diventando sempre più concreta grazie all'innovazione nei sistemi di trasduttori, all'uso di algoritmi di deep learning e all'adozione di tecnologie come i sistemi a array curvi e LED.

Per comprendere appieno il potenziale di questi sviluppi, è essenziale sottolineare che l'adozione di questi sistemi non è solo una questione di risparmio sui costi, ma anche di apertura a nuove possibilità in ambito diagnostico. Il passaggio da sistemi costosi e complessi a soluzioni più accessibili non significa una diminuzione della qualità, ma piuttosto una democratizzazione della tecnologia fotoacustica che potrebbe beneficiare una più ampia gamma di applicazioni cliniche e precliniche.

Quali sono le potenzialità e i limiti della fotoacustica endoscopica nella diagnostica medica?

La fotoacustica endoscopica (PAE) rappresenta una delle tecnologie più promettenti nell'ambito delle tecniche di imaging non invasivo, combinando l'innovazione dell'imaging fotoacustico con la capacità di esplorazione interna dell'endoscopia tradizionale. Questa fusione ha permesso l'emergere di una nuova modalità diagnostica, capace di fornire informazioni molecolari e funzionali con una risoluzione senza precedenti. Fondamentalmente, la PAE sfrutta l'effetto fotoacustico, un fenomeno fisico che si verifica quando un materiale assorbe luce laser pulsata, generando un'espansione termica che produce onde ultrasoniche. Queste onde vengono poi rilevate da sensori, creando immagini dettagliate delle strutture interne.

Il concetto di base della PAE si radica nelle scoperte storiche relative all’effetto fotoacustico, che risale alla fine del XIX secolo con il fisico Alexander Graham Bell, che per primo teorizzò l’effetto. Tuttavia, il vero progresso nella tecnologia fotoacustica avvenne negli anni '90, quando si cominciò ad esplorare l'uso delle onde ultrasoniche generate da luce laser per l’imaging biologico. Questo approccio ha dato vita all'imaging fotoacustico moderno, capace di fornire informazioni sia strutturali che funzionali, rendendo possibile una visualizzazione più precisa e profonda rispetto alle tecniche tradizionali.

In parallelo, l'endoscopia, che ha origini nei primi decenni del XX secolo, ha visto notevoli miglioramenti, evolvendo da rigidi strumenti ottici a sonde flessibili in grado di esplorare le cavità corporee in modo meno invasivo. L'integrazione di queste due tecnologie ha creato la PAE, unendo i vantaggi di entrambe. Fin dagli inizi del 2000, sono stati sviluppati prototipi di dispositivi endoscopici che utilizzano principi fotoacustici, dando vita a dispositivi miniaturizzati che possono rilevare segnali fotoacustici in tessuti biologici con una sensibilità senza pari.

Questa tecnologia ha trovato applicazione in una varietà di contesti medici, tra cui la rilevazione precoce del cancro, la valutazione delle malattie vascolari e la diagnosi di altre patologie interne. La capacità di ottenere immagini ad alta risoluzione di tessuti profondi e di fornire informazioni funzionali e molecolari ha aperto nuovi orizzonti per la diagnosi precoce e il trattamento mirato delle malattie. L’utilizzo della PAE ha mostrato un grande potenziale nel monitoraggio delle lesioni tumorali, nella mappatura delle strutture vascolari e nel miglioramento delle procedure chirurgiche grazie alla possibilità di visualizzare i tessuti in tempo reale.

Una delle principali aree di sviluppo della PAE riguarda la miniaturizzazione delle sonde e il miglioramento delle capacità di imaging ad alta velocità. Questi progressi stanno contribuendo alla transizione della tecnologia dalla ricerca clinica alla pratica medica quotidiana. La possibilità di eseguire interventi guidati da immagini, come ad esempio la resezione di tumori o la correzione di anomalie vascolari, rappresenta un passo significativo verso la medicina personalizzata. Inoltre, l'integrazione della PAE con tecniche di intelligenza artificiale e altre modalità di imaging, come la risonanza magnetica (MRI) e la tomografia a emissione di positroni (PET), offre nuove possibilità per la diagnosi e il trattamento precoci, consentendo una visualizzazione e una comprensione più complete delle patologie.

Tuttavia, nonostante le promesse della PAE, ci sono ancora diverse sfide da affrontare prima che questa tecnologia possa essere ampiamente adottata in clinica. Tra queste, vi sono problemi legati alla profondità di penetrazione delle onde fotoacustiche nei tessuti, alla risoluzione delle immagini nelle aree più complesse da esplorare, e alla necessità di migliorare la velocità di acquisizione delle immagini per adattarsi meglio alle esigenze cliniche. Inoltre, la capacità di distinguere tra i vari tipi di tessuti e di ottenere immagini chiare in presenza di rumori biologici o artefatti rimane una delle principali difficoltà da superare.

Nonostante queste difficoltà, l'evoluzione della PAE continua a raccogliere risultati entusiastici in vari ambiti. Studi recenti, ad esempio, hanno esplorato il suo impiego nel monitoraggio in vivo delle dinamiche emodinamiche e nella visualizzazione delle alterazioni fisiologiche legate a malattie come l'ictus ischemico o l'ipertensione intracranica. Altri progressi riguardano l'uso della PAE per l'imaging della funzionalità cerebrale e cardiovascolare, ampliando ulteriormente la portata di questa tecnologia. L'integrazione con tecniche di imaging multiplo, come la tomografia a emissione di positroni o la risonanza magnetica, potrebbe rendere la PAE uno strumento ancora più potente per la diagnostica multimodale.

Per il futuro, la possibilità di impiegare la fotoacustica endoscopica per la visualizzazione e il trattamento delle malattie a livello microscopico è estremamente promettente. Tuttavia, per un’adozione più ampia e sicura della tecnologia, sarà necessario un ulteriore sviluppo di dispositivi miniaturizzati, miglioramenti nella capacità di imaging profondo, e ottimizzazione delle tecniche di elaborazione delle immagini. Gli sviluppi in corso promettono un futuro in cui la PAE potrebbe diventare una routine nei reparti di diagnostica avanzata, portando benefici significativi in termini di accuratezza, tempestività e personalizzazione delle cure.

Come l'apprendimento profondo può migliorare l'imaging fotoacustico: dataset e sfide

L'immagine fotoacustica, una tecnica che sfrutta sia le proprietà acustiche che ottiche per visualizzare la vascolarizzazione dei tessuti biologici, ha guadagnato un'importanza crescente nella diagnostica medica, in particolare nella rilevazione di tumori e nella mappatura dei vasi sanguigni. Sebbene le applicazioni cliniche siano promettenti, le sfide relative alla qualità e alla quantità dei dati disponibili per l'addestramento dei modelli di apprendimento profondo continuano a ostacolare il progresso. La difficoltà di acquisire immagini sperimentali di alta qualità, unite alla mancanza di metodi di annotazione precisi, rende l'implementazione di algoritmi di apprendimento supervisionato particolarmente complicata.

Disponibilità dei dataset per l'apprendimento profondo

I principali dataset utilizzati nell'imaging fotoacustico sono divisi in due categorie: dataset sperimentali e dataset di verità a terra ottenuti tramite simulazioni. L'acquisizione di dataset sperimentali per l'imaging fotoacustico è, infatti, un'impresa complessa. Tuttavia, sono disponibili alcune raccolte che possono essere sfruttate per l'addestramento e la validazione di algoritmi di deep learning. Un esempio significativo è il dataset fornito da Razansky et al., che offre immagini di topi in vivo con visualizzazioni complete e limitate [65]. Questo set di dati è utile per addestrare modelli focalizzati sulla rimozione degli artefatti nelle ricostruzioni di visioni limitate. Il team di Razansky ha messo a disposizione anche un repository online per un accesso continuo [115].

Un altro esempio interessante proviene dall'Università di Twente, con un dataset destinato all'imaging mammario, utile per esplorare diverse metodologie in questo ambito [116, 117]. D'altro canto, il gruppo di Johns Hopkins ha reso disponibile un insieme di dati che include sia dati sperimentali che simulati per affrontare gli artefatti di riflessione nelle immagini fotoacustiche [118]. Inoltre, dataset destinati all'imaging microscopico fotoacustico, come quelli raccolti da Yao et al. presso la Duke University, offrono una risorsa utile per lo sviluppo di metodi di upsamping per microscopi fotoacustici [119, 120].

Accanto ai dati sperimentali, un'altra risorsa fondamentale per l'addestramento dei modelli è rappresentata dai dataset di verità a terra derivanti da simulazioni. In questo contesto, immagini di vasi sanguigni simulati o fantocci digitali vengono generati tramite modelli numerici, come nel caso della simulazione dell'imaging mammario che utilizza il Virtual Imaging Clinical Trial for Regulatory Evaluation [128]. Questi dataset, che riproducono la struttura vascolare umana con dettagli anatomici realistici, sono fondamentali per allenare algoritmi in grado di riconoscere e analizzare strutture complesse come i vasi sanguigni.

Sfide nell'analisi dei dati fotoacustici con apprendimento profondo

Uno degli ostacoli principali nell'adozione dell'apprendimento profondo nell'imaging fotoacustico è la scarsità di dati di alta qualità e la mancanza di annotazioni accurate. Non esistendo metodi gold-standard per misurare in modo non invasivo l'assorbimento ottico, la dispersione ottica o la velocità del suono, il modello di annotazione dei dati diventa un problema significativo, soprattutto per le esperimentazioni in vivo. Queste difficoltà limitano l'applicazione di algoritmi di machine learning supervisionati, i quali richiedono grandi quantità di dati ben etichettati per garantire l'affidabilità dei modelli. Sebbene le simulazioni possano costituire un’alternativa, è essenziale che i dati generati siano il più possibile realistici e rispecchino le condizioni reali degli esperimenti. La quantificazione delle differenze tra dati simulati e sperimentali è, dunque, di cruciale importanza per validare l'approccio.

Inoltre, la qualità dei modelli di deep learning dipende dalla varietà e dalla quantità dei dati utilizzati durante l'addestramento. La possibilità di ottenere dati da una gamma diversificata di fonti è essenziale per evitare modelli che possano esibire prestazioni scadenti quando si trovano di fronte a nuove situazioni cliniche. Un altro aspetto fondamentale è la comparazione tra modelli diversi: per avere una valutazione corretta delle prestazioni, occorre considerare diversi fattori come la velocità e l'accuratezza, nonché le risorse hardware utilizzate durante il test dei modelli. I modelli basati su deep learning sono spesso eseguiti su GPU, mentre gli algoritmi tradizionali possono essere eseguiti su CPU, il che può alterare la comparazione diretta.

Un altro aspetto cruciale riguarda la trasparenza dei modelli di deep learning. In contesti come quello dell'imaging medico, è fondamentale che i clinici siano in grado di comprendere come i parametri siano stati scelti e come il modello stia eseguendo determinate analisi. Una documentazione chiara su come sono stati selezionati i parametri e un’analisi trasparente delle caratteristiche apprese dal modello sono essenziali per il miglioramento delle pratiche cliniche e per facilitare confronti oggettivi tra diversi approcci.

Importanza della validazione clinica

La valutazione clinica dei modelli di deep learning è essenziale, soprattutto quando vengono utilizzati metodi complessi come le reti generative avversarie (GAN). I clinici hanno la capacità di identificare artefatti o strutture avversarie nelle immagini generate, un aspetto che potrebbe sfuggire a una valutazione puramente automatica. Integrare la prospettiva clinica nella fase di analisi dei dati permette di arricchire la valutazione complessiva, aumentando la robustezza del modello e assicurando che i risultati siano realmente utili in un contesto sanitario.