Le tecniche manipolative osteopatiche (OMT) applicate agli organi interni includono una serie di approcci manuali, tra cui massaggi addominali con movimenti generali come sfioramenti, impastamenti e vibrazioni, con particolare attenzione alla direzione oraria lungo il percorso del colon. Queste manovre richiedono una precisa conoscenza anatomica e posizioni specifiche delle mani per applicare una pressione adeguata fino a percepire una risposta del tessuto sottostante. Le tecniche viscerali manipolative (VM), sviluppate attraverso studi clinici su pazienti vivi, mirano a migliorare le funzioni meccaniche, neurologiche e vascolari degli organi interni, affrontando problematiche che coinvolgono i sistemi digestivo, linfatico, vascolare, respiratorio, nervoso, urogenitale e muscoloscheletrico. È stato osservato un legame tra disfunzioni gastrointestinali e cicatrici addominali, così come tra dolore lombare cronico e riflessi viscerosomatici, che spiegano schemi di dolore viscerale in relazione a specifici tessuti somatici o articolazioni.
La valutazione dell’articolarità è un momento imprescindibile nella diagnosi e nel trattamento riabilitativo, soprattutto per individuare ipomobilità o ipermobilità, condizioni che, se trascurate, provocano stress aggiuntivo sui tessuti circostanti, dolore e degenerazione articolare progressiva. La normale ampiezza di movimento varia in funzione della razza, conformazione corporea e dell’età, ma il confronto con il lato controlaterale non affetto permette una valutazione personalizzata.
La valutazione del range di movimento passivo (PROM) consiste nel muovere l’articolazione attraverso tutta l’escursione disponibile senza azione volontaria del paziente. Questa mobilità passiva è solitamente maggiore di quella attiva poiché il clinico può spingere l’articolazione fino al limite, superando la resistenza muscolare. È essenziale mantenere i muscoli rilassati per distinguere se la limitazione dipenda da restrizioni articolari o da perdita di flessibilità muscolare. La goniometria consente una misurazione oggettiva del movimento articolare, richiedendo un posizionamento preciso degli assi e delle braccia del goniometro su punti anatomici specifici per garantire accuratezza e ripetibilità delle misurazioni.
L’end-feel è un concetto clinico che si riferisce alla qualità della resistenza percepita alla fine del movimento passivo articolare, ottenuta applicando una pressione moderata oltre il limite del movimento. Vari fattori influenzano l’end-feel, tra cui dolore, edema, strutture anatomiche (come fascia, muscoli, tessuti intra-articolari, nervi e tessuto cicatriziale) e difese neuromuscolari. La capacità di interpretare correttamente queste sensazioni è fondamentale per individuare le cause della restrizione e guidare il trattamento in modo mirato.
Le tecniche manipolative articolari hanno subito un’evoluzione significativa negli ultimi settant’anni, passando da movimenti rotatori a leva lunga, spesso traumatici, a rotazioni a leva corta e infine alla moderna teoria del movimento translatorio lineare delle ossa. Questa teoria, conosciuta come Joint Play, utilizza movimenti di scorrimento e trazione lineari per evitare forze compressive sulle articolazioni, permettendo una valutazione sistematica dell’arthrokinematica, ovvero i movimenti accessori articolari, e della quantità di “gioco” capsulare. La valutazione del Joint Play consente di identificare restrizioni articolari, da cause capsulari o altre, e il trattamento mira a ripristinare il movimento arthrokinematico, migliorare l’allineamento articolare, diminuire il dolore e ridurre la contrattura muscolare stimolando i recettori sensoriali nelle articolazioni.
La valutazione del Joint Play si effettua di solito in posizione di riposo o “open-pack”, quando le strutture articolari sono più rilassate e il gioco articolare è massimo. Tuttavia, dolore o disfunzioni articolari possono modificare questa posizione. L’esame avviene tramite movimenti di scorrimento che permettono al clinico di sentire la qualità e la quantità del movimento traslatorio delle superfici articolari, eseguito con mani posizionate vicino all’articolazione per evitare forze compressive. Il piano di trattamento, che segue la superficie concava dell’articolazione e si dispone perpendicolarmente all’asse di rotazione, guida la direzione del movimento durante la valutazione.
La quantità di gioco articolare è valutata su una scala da 0 a 6, dove 3 indica una mobilità normale. Valori inferiori segnalano ipomobilità, mentre valori superiori indicano ipermobilità, fino a una completa instabilità. È fondamentale testare lo scorrimento in tutte le direzioni di movimento per individuare eventuali restrizioni, combinando queste informazioni con la valutazione del PROM e dell’end-feel per sviluppare un piano terapeutico efficace e personalizzato.
Comprendere l’interazione complessa tra tessuti articolari, muscolari e neurologici è imprescindibile per una diagnosi accurata e un trattamento efficace. La distinzione tra limitazioni articolari e muscolari, la corretta interpretazione delle sensazioni tattili durante la valutazione e l’applicazione di tecniche manipolative mirate si basano su una profonda conoscenza anatomica e biomeccanica. Questo approccio integrato consente di affrontare sia le disfunzioni locali sia quelle riflesse da organi interni, con un impatto significativo sulla qualità della vita del paziente.
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Qual è il ruolo della terapia manipolativa e dell'agopuntura nella riabilitazione dei cani?
L'approccio integrato alla riabilitazione veterinaria sta guadagnando sempre più attenzione per i suoi benefici nel trattamento del dolore muscoloscheletrico e neurologico nei cani. La combinazione di tecniche tradizionali e moderne, come la terapia manipolativa e l'agopuntura, ha mostrato potenziali effetti positivi, soprattutto quando si affrontano condizioni complesse come le malattie discali intervertebrali, l'ernia del disco e i traumi muscolari.
La terapia manipolativa veterinaria, o chiropratica per animali, si basa sull'idea che l'allineamento corretto della colonna vertebrale e delle articolazioni possa influire positivamente sul sistema nervoso e sulle funzioni fisiologiche. In particolare, la manipolazione spinale ad alta velocità e bassa ampiezza è stata utilizzata per trattare varie disfunzioni muscoloscheletriche, con evidenti miglioramenti nel dolore e nella mobilità. Studi come quello di Leemann et al. (2014) hanno mostrato che l'approccio chiropratico potrebbe contribuire a migliorare le condizioni dolorose nei cani, grazie al suo effetto positivo sulle strutture articolari e sui nervi periferici.
D'altra parte, l'agopuntura, una pratica che stimola punti specifici lungo i meridiani energetici del corpo, è stata studiata ampiamente per il suo ruolo nell'alleviare il dolore e promuovere la guarigione. Secondo numerosi studi, tra cui quelli di Han et al. (2003) e Ma (2017), l'agopuntura induce la liberazione di neuropeptidi che aiutano a modulare il dolore. L'effetto analgesico dell'agopuntura, che si verifica attraverso meccanismi come l'inibizione della microglia nel midollo spinale, offre una soluzione efficace nel trattamento di condizioni come la neuropatia o la degenerazione spinale nei cani.
Combinare entrambe le tecniche sembra avere effetti sinergici. La manipolazione spinale, migliorando la funzionalità articolare, e l'agopuntura, che allevia il dolore e promuove la riparazione dei tessuti, agiscono in modo complementare. Diversi studi, come quelli di Kim et al. (2020) e Lane & Hill (2016), hanno evidenziato come la combinazione di queste pratiche porti a un miglioramento significativo nella qualità della vita dei cani con dolore cronico o lesioni spinali. In particolare, nei casi di ernia del disco toracolombare, l'uso combinato di manipolazione e agopuntura ha mostrato una riduzione significativa del dolore e un miglioramento della funzionalità motoria, come riportato da Hayashi et al. (2007).
Tuttavia, è importante notare che, nonostante i vantaggi dimostrati in numerosi studi, l'efficacia di queste terapie può variare in base alla gravità della condizione e alla risposta individuale del cane. L'accurata diagnosi e una gestione personalizzata del trattamento sono fondamentali per ottimizzare i risultati. La pratica veterinaria contemporanea riconosce sempre più la necessità di un approccio multimodale, che integri queste tecniche con altre forme di trattamento, come la fisioterapia, la terapia farmacologica e l'intervento chirurgico quando necessario.
Un altro aspetto cruciale da considerare è la preparazione e la formazione dei professionisti coinvolti. L'applicazione di tecniche manipolative e di agopuntura richiede una competenza specifica, non solo in medicina veterinaria, ma anche nell'apprendimento delle pratiche tradizionali. La corretta formazione dei veterinari in queste discipline è essenziale per garantire la sicurezza e l'efficacia del trattamento, come dimostrato da studi di formazione accademica e pratica clinica.
Infine, l'uso di tecniche non convenzionali come l'agopuntura e la chiropratica nella riabilitazione degli animali richiede un continuo aggiornamento delle conoscenze scientifiche e cliniche. La ricerca futura sarà fondamentale per comprendere meglio i meccanismi alla base di queste terapie e per sviluppare linee guida basate su prove concrete per il trattamento del dolore e la riabilitazione nei cani.
Quali sono i segni di un'alterata postura del membro pelvico nei cani e come effettuare una valutazione riabilitativa completa?
L'analisi delle posture anormali nel cane, in particolare quelle legate ai membri pelvici, è cruciale per una corretta valutazione clinica e riabilitativa. Diversi comportamenti posturali atipici possono essere indicativi di disfunzioni o lesioni a livello del bacino e degli arti posteriori, comportando una significativa limitazione funzionale e dolore. Un aspetto comune nei cani con displasia dell'anca grave è l'incapacità di estendere completamente l'anca, che porta alla posizione dei piedi davanti alle anche, creando una postura anomala che può causare una cifosi della colonna lombare. Un altro esempio tipico è l'angolazione ridotta del tarso, osservata nei cani con lussazione mediale patellare di alto grado, che determina un'inabilità a posizionare correttamente gli arti posteriori durante la stazione eretta, compromettendo la capacità di camminare correttamente.
Inoltre, altre deformità strutturali come quelle del femore o della tibia, soprattutto nelle razze chondrodistrofiche, sono frequenti in caso di lussazione patellare mediale. Deformità come la coxa vara (inclinazione ridotta del collo femorale) o la torsione esterna distale del femore, insieme a torsioni mediali della tibia, contribuiscono ulteriormente a un assetto posturale alterato. Tali cambiamenti strutturali possono generare problematiche come la genu varum, ovvero l’andatura arcuata, oppure alterazioni nel posizionamento dei piedi, che possono essere accompagnate da lussazioni patellari.
Un altro aspetto rilevante è la modifica dell'angolo di stazionamento del tarso. L'iperestensione del tarso è spesso un sintomo compensatorio, indicativo di gravi patologie all'anca o al ginocchio, piuttosto che un problema isolato al tarso stesso. In caso di danno al tendine calcaneale comune, invece, si può osservare un angolo di stazionamento ridotto, spesso associato a una flessione eccessiva delle dita o a un'iperestensione delle stesse. Questi segni sono cruciali per determinare la localizzazione e la natura della lesione, permettendo al veterinario di indirizzare correttamente la diagnosi e il trattamento.
L’analisi del passo è un altro strumento essenziale per valutare le disfunzioni del movimento nei cani. Sebbene l'analisi visiva del passo sia facilmente eseguibile in qualsiasi ambiente clinico, presenta delle limitazioni significative, soprattutto nel rilevamento di zoppie o nel determinare con precisione l’arto interessato. Ad esempio, uno studio sui Labrador Retriever ha evidenziato che il 75% dei cani con danni al legamento crociato craniale non mostravano alcuna zoppia visibile, ma comunque presentavano forze di reazione al suolo inferiori rispetto a cani sani della stessa razza. Pertanto, l'analisi del passo deve essere utilizzata principalmente per identificare anomalie evidenti e come punto di partenza per indagini più approfondite, ma non è sufficiente per monitorare miglioramenti o peggioramenti, ad eccezione di cambiamenti evidenti come il passaggio da non-carico a carico.
I segni più comuni di zoppia nei membri pelvici includono il "hip drop" (abbassamento del trocantere maggiore durante il carico), il "crabbing" (posizionamento laterale degli arti pelvici rispetto agli arti toracici) e l’aumento del movimento laterale del bacino. Questi fenomeni si manifestano quando il cane cerca di ridurre il carico sul membro dolorante, spostando il baricentro sul lato non affetto. È importante notare che il "crabbing" non è esclusivo dei membri pelvici, ma può essere visto anche in caso di zoppia degli arti toracici. Inoltre, l’aumento della sbandata laterale del bacino o l’utilizzo di un passo pacato invece di un trotto possono essere compensazioni per evitare l’iperflessione ed estensione di articolazioni doloranti, tipico di cani con displasia dell’anca bilaterale o artrosi multigiuntale.
Per una valutazione funzionale completa, è fondamentale che il clinico comprenda a fondo le attività motorie specifiche che il cane è chiamato a svolgere, come il passaggio tra la posizione laterale e quella prona o la transizione dalla posizione prona a quella seduta. Il riconoscimento di deficit funzionali in questi compiti aiuta a determinare gli esercizi riabilitativi più adeguati per ciascun caso. La palpazione è un altro strumento diagnostico fondamentale: attraverso una palpazione accurata si possono rilevare segni di infiammazione, fibrosi muscolare, indurimenti periarticolari o altre anomalie che suggeriscono la presenza di lesioni. La palpazione serve anche a identificare il dolore, che può essere un indicatore di un'area lesionata attiva o di un'infiammazione cronica.
Infine, è importante comprendere che i cambiamenti strutturali visibili tramite la palpazione o altri esami clinici non sempre riflettono il dolore o la disfunzione attuali. Ad esempio, alterazioni come la fibrosi o l’osteofitosi possono essere segni di infortuni passati, ora risolti, ma che continuano a presentarsi in un contesto clinico. La risoluzione di tali modifiche strutturali avviene in ritardo rispetto al recupero funzionale e al miglioramento del comfort, il che implica che un cane possa ritornare in attività normale prima che tutte le anomalie strutturali siano completamente regredite.
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