Le esperienze emotive di picco sono eventi che scuotono profondamente il nostro stato d’animo e la nostra visione del mondo. Questi momenti possono essere estremamente positivi, come vincere alla lotteria, o estremamente negativi, come subire un incidente. Qualunque sia la natura dell’evento, il nostro cervello reagisce in modo simile, cercando di etichettare l’esperienza e di adattarci ad essa. La mente cerca di dare un senso a ciò che sta accadendo, formulando un giudizio che spingerà la nostra percezione a categorizzare l'esperienza come buona o cattiva, desiderabile o da evitare. Questo processo di etichettatura immediata non solo definisce il nostro approccio a eventi futuri, ma, come vedremo, può anche contribuire a plasmare la nostra identità e i nostri limiti.
In ogni momento della nostra vita, siamo continuamente influenzati da questi picchi emotivi, che, se non gestiti, diventano parte integrante della nostra "media", quella che definisce chi siamo e cosa riteniamo possibile per noi. La media della nostra vita è il risultato di tutte le esperienze positive e negative che abbiamo vissuto, ed è su questa base che costruiamo la nostra percezione di noi stessi. Se solo esperienze positive avessero contribuito a questa media, non avremmo mai avuto bisogno di leggere libri che ci insegnano a superare i limiti che ci auto-imponiamo.
A partire dalla più tenera infanzia, iniziamo a costruire i muri che limitano la nostra percezione del mondo. Questi muri, invisibili ma solidi, si formano attraverso esperienze che ci segnano, dando origine a convinzioni che ci accompagnano nel corso della vita. A cinque anni, ad esempio, iniziamo ad erigere un muro fatto di esperienze e convinzioni che influenzano profondamente la nostra capacità di affrontare il mondo. A sette anni, ad esempio, una semplice esperienza scolastica può rimanere impressa nella nostra mente per tutta la vita. Un episodio che mi riguarda personalmente è quello in cui, durante una prova fisica a scuola, non sono riuscito a fare una trazione alla barra, un evento che, benché insignificante in apparenza, mi ha segnato per molti anni. In quel momento, non solo mi sono sentito incapace, ma ho anche interiorizzato l'idea che alcuni compiti fisici non fossero alla mia portata.
Per anni ho vissuto con questa convinzione, quella che gli altri potessero fare cose che io non potevo, un pensiero che mi impediva di affrontare sfide simili. Solo molto più tardi, quando ho intrapreso un allenamento serio per una gara Spartan, mi sono reso conto che la mia limitazione non era legata a una capacità fisica innata, ma al fatto che non avevo mai imparato la tecnica necessaria per riuscirci. Eppure, quella limitazione era diventata parte della mia identità: un muro invisibile che definiva chi ero e cosa pensavo fosse possibile per me.
Nel corso degli anni, questi muri continuano a crescere. Da adulti, siamo circondati da esperienze che cementano le nostre convinzioni. Abbiamo successo in alcune aree della nostra vita, ma allo stesso tempo, continuiamo a erigere muri che ci impediscono di andare oltre i nostri limiti percepiti. Questi muri non sono sempre visibili, ma sono sempre presenti, e ci impediscono di affrontare nuove sfide o di esplorare possibilità che, altrimenti, potrebbero arricchire la nostra esistenza. La crescita, la maturità e il successo vengono con il progresso, ma, spesso, includono anche il consolidamento dei nostri confini interiori.
I muri che costruiamo nella nostra vita sono il riflesso delle nostre esperienze e delle storie che ci raccontiamo. Essi formano la nostra "media", che a sua volta definisce chi siamo. Ogni volta che affrontiamo un nuovo obiettivo o una nuova sfida, siamo tentati di applicare il filtro delle esperienze passate per decidere se possiamo riuscire o meno. Questo processo, se non compreso e gestito, può diventare il principale ostacolo al nostro successo.
Uno degli aspetti cruciali da comprendere è che queste esperienze non determinano necessariamente chi siamo. Sebbene le emozioni intense siano potenti, non sono definitive. La consapevolezza di come questi muri si formino e la volontà di sfidarli sono la chiave per liberarci dalle loro limitazioni. La nostra media, anche se basata su esperienze passate, non è un dato immutabile: possiamo decidere di abbattere i muri che ci imprigionano e riscrivere la nostra storia. È un processo che richiede consapevolezza, coraggio e una costante volontà di evolversi, ma è l'unico modo per andare oltre i limiti che ci siamo autoimposti.
Come alzare il tuo livello di media: motivazione, autenticità e azione
Molte volte ci troviamo a rispondere "sto bene" quando qualcuno ci chiede come stiamo, ma in realtà quella risposta spesso non rispecchia la nostra situazione. Potremmo non essere veramente bene, ma ci limitiamo a dire la risposta più semplice e socialmente accettata. In fondo, cosa c’è di male? La realtà è che non sempre siamo onesti riguardo a come ci sentiamo, a cosa stiamo facendo o a cosa ci serve. Eppure, rispondere sinceramente non solo ci rende più autentici, ma ci aiuta anche ad affrontare meglio le difficoltà della vita quotidiana. Per esempio, invece di rispondere con il classico "sto bene", perché non dire la verità? "Sto facendo un buon lavoro, ma sto cercando di migliorare le mie competenze per attrarre più clienti" o "Sto bene, ma mi sto impegnando a fare più esercizio per avere più energia". Quando lo facciamo in modo naturale, senza pensare troppo alla risposta, non è solo più onesto, ma diventa un modo per riconoscere anche le nostre sfide quotidiane.
Mi è successo recentemente nel mio business: tutto sembrava andare per il verso giusto. I clienti erano felici, la salute di tutti andava bene, la nostra attività cresceva. Eppure, c’era qualcosa che non andava. Io e mia moglie non dormivamo abbastanza. Lavoravamo tantissime ore e cercavamo di essere anche molto coinvolti nella vita dei nostri figli. Così, finivamo a svegliarci presto e ad andare a letto tardi, sopraffatti dal lavoro e dagli impegni. Nonostante il business stesse prosperando, non chiedevamo aiuto a nessuno, anche se ne avevamo bisogno. La verità è che non stavamo ammettendo la nostra “mediocrità” nel non chiedere aiuto, nonostante avessimo bisogno di delegare. Da fuori sembrava che stessimo facendo tutto da soli, ma questo non rifletteva la realtà delle cose.
La lezione è semplice: dobbiamo essere più sinceri con noi stessi e con gli altri. La perfezione apparente non serve a nulla se dentro di noi non riconosciamo le difficoltà che affrontiamo. Non è un problema di mascherare le sfide, ma di riconoscere che siamo esseri umani e che possiamo chiedere aiuto. Viviamo in un mondo dove tutti tendono a presentarsi al meglio, ma essere autentici ci permette di alzare il nostro livello di media e migliorare la qualità della nostra vita. Ho deciso di fare un passo avanti, unendomi a tre gruppi di alta formazione e costruendo una rete dove posso chiedere aiuto senza paura. Questo ha portato benefici, non solo nel mio business, ma anche nel migliorare la mia vita quotidiana. Non aver paura di chiedere aiuto e, soprattutto, non aver paura di ammettere che non puoi fare tutto da solo.
Il passaggio successivo in questo percorso di crescita è la motivazione. Un concetto spesso frainteso. Molti associano la motivazione all’entusiasmo, all’energia, a un fuoco che brucia dentro di noi. Ma la motivazione è molto più semplice: si tratta di fare qualcosa, indipendentemente dal fatto che sia o meno ciò che desideriamo fare in quel momento. La motivazione è azione. E l’azione genera energia. Quando fai qualcosa, anche se piccola, attivi il tuo cervello e questo ti porta a fare ancora di più. Ogni volta che completi un piccolo compito, ti senti più energico e motivato per affrontare quello successivo. Non è tanto la grandezza del compito, ma la sua importanza che fa la differenza. La motivazione nasce dal movimento, dal fare, non dal pensare o dal rimandare. E la tua vita diventa più produttiva man mano che ti muovi, che porti a termine piccole azioni, che ti preparano per compiti più grandi.
Immagina di avere una lista di quattro cose importanti che devi fare, ma ti concentri su una sola, la più difficile. Magari si tratta di migliorare la tua salute, di mangiare meglio o di fare esercizio fisico. Il problema non è tanto la difficoltà dell’azione, quanto il valore che attribuisci a quella parte della tua vita. Se davvero valorizzassi la tua salute, non dovresti preoccuparti di mangiare bene o fare sport. Lo faresti senza pensarci. Il problema che impedisce di agire è che non prendiamo davvero sul serio quelle cose che dovremmo fare per migliorare la nostra vita. Se non affrontiamo ciò che è importante, se non mettiamo davvero al primo posto quelle priorità, non vedremo i risultati che vogliamo. Ecco perché è cruciale fare di ogni azione un obiettivo serio. Quando ciò accade, si crea una spinta che porta a risultati concreti e ad un miglioramento continuo del nostro livello di vita.
In questo contesto, il concetto di "gioco del vantaggio" è fondamentale. La mente umana, come ci insegna la psicologia, è strutturata per cercare vantaggi. Il nostro cervello è sempre alla ricerca di modi per sentirsi meglio, per godere di più e per evitare il dolore. Per la maggior parte di noi, la motivazione non nasce dal desiderio di raggiungere un obiettivo, ma dalla paura di ciò che potremmo perdere se non lo facciamo. La maggior parte delle persone corre lontano dal dolore, mentre solo una piccola percentuale corre verso il piacere e il successo. Tuttavia, se comprendiamo il nostro cervello, possiamo sfruttare questo meccanismo per ottenere ciò che vogliamo. Ogni volta che ci muoviamo, anche solo un po’, il nostro cervello ci spinge a fare altro. È un processo che innesca il miglioramento continuo, spingendoci a vivere una vita più ricca e soddisfacente.
Il successo non è il risultato di azioni straordinarie, ma di un continuo accumulo di piccole azioni che ci portano, giorno dopo giorno, a un livello superiore di vita. Quando accettiamo questo principio, la nostra "media" migliora, e con essa la nostra qualità di vita.
Come le Istituzioni Scientifiche e Universitarie in India Possano Sostenere l'Innovazione Senza Compromettere la Qualità
Qual è il vero significato di "verità" e come può influenzare la nostra comprensione del mondo?
Come la Commedia Si Trasforma in Dramma: L'Evoluzione delle Dinamiche nei Drama Televisivi
Come ho trasformato la mia relazione con il cibo e perso peso per migliorare la salute cardiaca

Deutsch
Francais
Nederlands
Svenska
Norsk
Dansk
Suomi
Espanol
Italiano
Portugues
Magyar
Polski
Cestina
Русский