Nel contesto delle istituzioni scientifiche e universitarie in India, vi è stata una crescente consapevolezza delle sfide che derivano dalla separazione tra il settore accademico e quello della ricerca. L’esperienza del SAC-PM, che cercava di dare maggiore autonomia alle istituzioni di ricerca scientifica, ha messo in evidenza non solo la difficoltà di raggiungere obiettivi comuni tra governi, burocrati e scienziati, ma anche le implicazioni politiche che interferiscono con l’evoluzione di un sistema educativo che favorisca il progresso. Sebbene alcuni passi positivi fossero stati compiuti, come il tentativo di escludere le istituzioni educative dalla legge sul lavoro, la continua opposizione politica, alimentata dalle pressioni sindacali, ha impedito che questi cambiamenti trovassero attuazione concreta.
Il SAC-PM, come organismo consultivo, è stato pensato per durare fino al 1990, ma con l’annuncio delle elezioni generali e le dimissioni del Primo Ministro, il consiglio ha cessato di esistere. Le esperienze di discussione informale e scambi di opinioni tra i membri, seppur fruttuose, non sono riuscite a superare gli ostacoli politici e burocratici che continuano a gravare sul progresso della ricerca scientifica in India.
Nel frattempo, l’ambito scientifico in India è stato segnato da periodi di incertezza, come evidenziato dalla ricerca sulla cosmologia quantistica degli anni '80. Nonostante l’interesse per l’evoluzione dell’universo primordiale, la ricerca in cosmologia ha incontrato difficoltà a causa della mancanza di progressi significativi nell’interpretazione osservazionale, alimentate anche dal ritardo nel lancio del telescopio spaziale Hubble. Tuttavia, l’atteggiamento scettico riguardo all’utilità di tali ricerche speculative, se non accompagnate da scoperte concrete, ha portato molti scienziati a guardare altrove per nuovi obiettivi.
Un’iniziativa interessante di quegli anni è stata la collaborazione tra il Tata Institute of Fundamental Research (TIFR) e l’Università di Poona per l’insegnamento di corsi di M.Sc. in fisica. Purtroppo, l’enorme potenziale intellettuale degli istituti di ricerca non è stato sfruttato adeguatamente per il miglioramento dell’insegnamento universitario, segnando una delle tragedie dell'istruzione superiore in India. L’alta qualità della ricerca condotta nelle istituzioni di ricerca non ha trovato corrispondenza nel sistema universitario, dove il reclutamento di ricercatori altamente qualificati è stato ostacolato da un ambiente di lavoro insoddisfacente e da scarse opportunità di carriera.
Se da un lato il piano di sviluppare una rete di laboratori di ricerca post-indipendenza ha avuto il merito di promuovere il progresso scientifico in India, dall’altro lato ha contribuito a un divario crescente tra le università e le istituzioni di ricerca. Gli scienziati formati in ambienti accademici preferivano spesso abbandonare il settore universitario per entrare a far parte di laboratori nazionali come il TIFR, dove le condizioni di lavoro erano decisamente più favorevoli.
Questa separazione tra ricerca e insegnamento è una delle ragioni principali della stagnazione accademica che ha colpito molte università indiane. Sebbene la creazione di istituti di ricerca fosse una mossa giusta e necessaria, una visione olistica e integrata che favorisse sia l’eccellenza scientifica che la qualità dell'insegnamento universitario era altrettanto fondamentale. L’esperienza di Homi Bhabha, fondatore del TIFR, aveva previsto la creazione di una riserva di intelligenza scientifica al servizio delle università. Purtroppo, le aspettative non si sono concretizzate come sperato, portando alla marginalizzazione dell’insegnamento universitario rispetto alla ricerca.
Nonostante il dibattito sulla qualità dell'istruzione e della ricerca, il paese ha visto un progresso significativo in campo scientifico grazie alla creazione di istituzioni come il TIFR, il CSIR e altre organizzazioni di ricerca. Queste istituzioni hanno svolto un ruolo chiave nel promuovere la scienza e la tecnologia in India, ma è evidente che, senza un parallelo investimento nel miglioramento delle università, la crescita scientifica risulta incompleta e squilibrata.
L'importanza di un approccio integrato tra ricerca e educazione è quindi indiscutibile. Le università devono essere capaci di garantire non solo un insegnamento di qualità, ma anche un ambiente che stimoli la ricerca accademica e l’innovazione. Solo con una riforma del sistema universitario che veda la creazione di criteri severi di controllo della qualità e l'introduzione di politiche che favoriscano il coinvolgimento attivo degli scienziati nelle università, sarà possibile colmare il divario tra le istituzioni di ricerca e quelle accademiche.
Inoltre, occorre considerare che la politica scientifica del paese deve basarsi su una visione più lungimirante e strategica, che non solo stimoli la ricerca, ma che incoraggi anche la formazione di una cultura scientifica diffusa a tutti i livelli della società, dal livello accademico fino al settore pubblico. La qualità delle università è un indicatore del benessere di una nazione: se le università non sono in grado di garantire un’educazione di alta qualità, è l’intero paese a risentirne.
Come la Teoria della Gravitazione si Collega alle Idee di Mach: Una Prospettiva Personale sulla Ricerca
Il lavoro che ho svolto mi ha dato una grande soddisfazione intellettuale, poiché ha fornito un legame diretto tra la relatività generale di Einstein e le idee di Mach sull'inerzia. Einstein, che aveva ammirato Ernst Mach, aveva cercato di trovare tale legame ma non era riuscito. Mach sosteneva che dovesse esistere un effetto a lunga distanza che conferisce la proprietà dell'inerzia a ogni particella di materia. Così, una massa richiede una forza per cambiare il suo stato di quiete o di moto uniforme (la prima legge del moto di Newton) proprio perché esiste in un universo pieno di materia. L’idea di Mach, tuttavia, non era mai stata enunciata esplicitamente e quantitativamente. Einstein ne sentiva la difficoltà, poiché sembrava implicare un'azione a distanza, un concetto introdotto da Newton nella sua legge di gravitazione e usato da Coulomb per descrivere le forze elettriche e magnetiche, ma che era caduto in disuso all'inizio del secolo.
Ricordo ancora l'entusiasmo che entrambe le parti provavano quando, partendo dall'interpretazione di Mach, definendo l'inerzia, le nostre equazioni ci portarono a una teoria della gravitazione, al cosiddetto "fine Einstein"! Le equazioni gravitazionali si rivelarono essere più generali di quelle della relatività di Einstein, ma riuscivamo a vedere come quest'ultima ne fosse un caso particolare. Questo fu il lavoro che presentammo alla Royal Society. Tuttavia, non fu un traguardo in sé. C'era ancora molto da fare. Tra il 1967 e il 1972 ci concentrammo sugli aspetti quantistici dell'azione a distanza e fu solo molto recentemente che riuscimmo a dimostrare che il ruolo della struttura su larga scala dell'universo può essere vitale per la nostra comprensione dei fenomeni quantistici microscopici. Sospetto anche che la nostra teoria gravitazionale possa fare luce su alcuni dei risultati misteriosi relativi ai redshift dei quasar e delle galassie, risultati che non sembrano rientrare nel quadro della relatività generale.
Un altro momento significativo della mia carriera di ricerca a Cambridge fu la fondazione dell'Istituto di Astronomia Teorica (ora Istituto di Astronomia) a Cambridge da parte di Fred Hoyle. Negli anni '60, prevedendo la rinascita dell'astronomia, Hoyle aveva spinto per la creazione di un nuovo istituto dedicato a questa disciplina. Per ragioni politiche, le richieste di Cambridge, con la sua lunga tradizione astronomica, furono ignorate e fu istituito un nuovo centro nell'università di Sussex. Una delle ragioni invocate fu la vicinanza all'Osservatorio Reale di Greenwich (RGO) di Herstmonceux, Sussex. Hoyle fu invitato a dirigere il centro, ma rifiutò e continuò i suoi sforzi per creare un istituto a Cambridge. Poiché non giunse alcun aiuto governativo, si rivolse a fondazioni private e grazie al sostegno delle Fondazioni Nuffield e Wolfson, riuscì a creare l'Istituto di Astronomia Teorica nel 1966. Questo portò una ventata di aria fresca nella ricerca astronomica nel Regno Unito e l'IOTA acquisì rapidamente una reputazione internazionale. Tanto che, negli anni '80, quando per motivi economici l'RGO dovette trasferirsi in un’altra parte del paese, scelse Cambridge per essere vicino all'istituto di Hoyle.
Un’altra fonte di ispirazione per me fu Edward Morgan Forster. Quando mi trasferii a King's College come nuovo Fellow, le mie stanze erano accanto a quelle di Forster, una disposizione che non era casuale, ma organizzata su sua richiesta. Forster stesso era un Fellow Onorario del college ma, come caso eccezionale, viveva lì. Quando divenimmo vicini, la sua prima richiesta fu che lo chiamassi per nome, "Morgan". Inizialmente mi sembrava strano rivolgersi a una persona più di tre volte più anziana di me con il suo nome di battesimo, ma l’informalità di Morgan presto mi mise a mio agio. Ho descritto diversi episodi in cui mi sono trovato con lui, e sento di aver appreso molto dalla sua compagnia: la sua visione umanista, l’osservazione della natura umana, la sua gentilezza che celava opinioni ferme e, soprattutto, il suo comportamento allegro nonostante le difficoltà legate all'età avanzata. A volte soffriva di attacchi che lo lasciavano temporaneamente paralizzato. Una volta, dopo essersi ripreso da uno di questi attacchi, mi confessò: "Sono un po' deluso di non aver avuto qualcosa di così grandioso come un ictus. I medici dicono che si trattava solo di una crisi."
Un altro esempio significativo che mi ha influenzato è stato l'incontro con l'oncle di Mangala, R.G. (Balasaheb) Rajwade. Uomo colto con un acuto senso dell'umorismo, RGR era un esperto di controversie industriali. Il suo modo di risolvere i conflitti era trasparente per entrambe le parti e, soprattutto, manifestamente giusto. Spesso riusciva ad eliminare la causa stessa del conflitto, evitando che la questione della risoluzione si presentasse. La sua lingua era coltivata, l'approccio non aggressivo, e il suo ragionamento privo di qualsiasi linguaggio intimidatorio. Non è sorprendente che fosse molto richiesto da entrambe le parti, sia dal mondo del lavoro che dalla gestione. Viste queste richieste, RGR decise di dedicarsi a tempo pieno alla consulenza industriale per le controversie dopo la pensione. Purtroppo, una morte prematura gli impedì di vivere molti anni in questa nuova fase della sua vita.
Anche nel mio lavoro accademico, ho imparato a riconoscere quanto l'ego umano giochi un ruolo nelle dispute, anche tra scienziati che, pur essendo razionali, perdono quella razionalità quando si tratta dell’orgoglio personale.
Come si Adatta un Studente Indiano a Cambridge: Un'Esperienza di Vita Universitaria
La vita di uno studente che arriva a Cambridge, soprattutto proveniente da un paese lontano come l'India, è spesso un’esperienza ricca di contrasti e adattamenti, non solo a livello accademico ma anche culturale e quotidiano. Il primo impatto con la città e con l’ambiente universitario è, senza dubbio, decisivo nel plasmare la percezione che il giovane avrà del suo nuovo mondo.
Nel mio caso, appena arrivato a Londra, un senso di disorientamento e novità mi accompagnò, ma presto il senso di appartenenza si fece strada. Dopo una rapida visita a Buckingham Palace e Hyde Park, iniziò a farsi strada la realizzazione di trovarsi in una città così diversa da Bombay. Il viaggio in metropolitana, con la sua efficienza quasi surreale rispetto ai treni affollati di Bombay, mi fece subito percepire l'ordine e la precisione di Londra. Ogni angolo della città sembrava emanare una cultura radicata nella tradizione, ma anche un moderno pragmatismo.
Una delle esperienze più significative fu il mio incontro con il signor Sathaye, che aveva facilitato la mia ammissione a Cambridge. Il suo aiuto si rivelò fondamentale non solo per orientarmi nei primi passi del mio percorso, ma anche per sentirmi parte di una comunità di studenti indiani a Londra. La visita all'India House, dove ci registrammo come studenti indiani, divenne uno dei primi momenti di interazione con altri connazionali.
Il soggiorno al Cambridge Indian Students Hostel non fu certo lussuoso, ma offriva il vantaggio di pasti economici e di qualità. La vera sorpresa fu l'esistenza di una self-service cafeteria al settimo piano dell'India House, che divenne il nostro punto di riferimento per i pranzi indiani. Questo, unito alla scoperta dei costi relativamente contenuti della vita londinese, alleviò un po' la pressione economica del trasferimento.
Poco dopo, ci trovammo a vivere l'emblematica rivalità tra Oxford e Cambridge. Un incontro casuale con un maggiore Fred Crittenden in un club londinese ci rivelò quanto la competizione tra le due università fosse una parte fondamentale della tradizione britannica. Ma, nonostante la battuta sulla mia scelta di Cambridge, il maggiore si rivelò essere amichevole, offrendoci i suoi contatti e invitandoci a mantenerci in contatto.
Arrivati a Cambridge, la realtà si fece ancora più concreta. Il viaggio in treno da Londra fu lungo e lento, ma finalmente arrivai alla stazione di Cambridge, dove mi separai da Chitre, il mio compagno di viaggio, per dirigermi verso la mia sistemazione in Mill Road. La mia padrona di casa, Mrs. Muriel Fordham, mi accolse con calore, ma la casa in cui mi trovavo non era quella che avrei definito una residenza confortevole. Le case in Inghilterra spesso non erano dotate di bagno interno, una difficoltà che avevo già immaginato grazie ai consigli di Vasantmama. Mi trovai a fare i conti con l’assenza di un bagno in camera e la necessità di utilizzare i bagni pubblici o quelli del college.
Cambridge, contrariamente a molte università, non aveva un campus centralizzato. Ogni college era una struttura autonoma e i suoi membri, studenti e professori, interagivano tra loro in un sistema complesso e interconnesso. I college, pur essendo legati all’università, gestivano in maniera indipendente la vita degli studenti, la loro residenza, l’alimentazione e il benessere morale. La divisione del lavoro tra il college e la facoltà era chiara: il college si occupava della sfera sociale e logistica, mentre la facoltà si concentrava sugli studi e le lezioni.
La mia prima interazione accademica fu con il mio tutor, Robert Norman Walters, che mi accolse con simpatia e cordialità. Fu lui a spiegarmi il sistema di tutoraggio e supervisione che regolava il mio percorso accademico. Ogni studente aveva un tutor che si occupava del benessere sociale e accademico, e un direttore di studi che supervisionava il progresso nelle materie.
Uno degli aspetti che mi colpì di più fu la natura “non collegiale” della residenza in cui mi trovavo. Fitzwilliam House, sebbene avesse acquisito uno status autonomo solo negli anni Sessanta, era stata inizialmente una struttura alternativa per quegli studenti che, pur avendo i requisiti accademici per entrare a Cambridge, non potevano permettersi le spese elevate di un college tradizionale. Questa realtà mi fece riflettere sulla differenza di opportunità tra gli studenti ricchi e quelli provenienti da famiglie meno abbienti.
La vita a Cambridge non è mai solo un’esperienza accademica, ma un incontro quotidiano con tradizioni, regole e modi di vivere che sono molto diversi da quelli a cui si è abituati. Ogni aspetto della vita quotidiana, dalla sistemazione alla gestione del tempo, dall’alimentazione alla socializzazione, si inserisce in un contesto che, pur essendo globale, mantiene salde le radici nella cultura britannica. Questo è un aspetto fondamentale da comprendere per ogni studente internazionale: non basta studiare, bisogna integrarsi in un sistema che, pur accogliendo la diversità, richiede un adattamento continuo.
Come si adatta un giovane studente alla vita accademica a Cambridge?
Cambridge, con la sua storia millenaria e la sua tradizione accademica, rappresenta una delle esperienze formative più significative per uno studente. Per chi arriva da fuori, l'adattamento alla vita universitaria non è solo una questione di apprendimento, ma di immersione in un ambiente dove ogni angolo custodisce legami con il passato e con le generazioni che lo hanno preceduto. Questo aspetto è particolarmente evidente per gli studenti che, come me, vengono da tradizioni culturali distanti eppure legate da fili sottili alle istituzioni di Cambridge.
Il mio arrivo a Fitzwilliam College non è stato semplicemente un trasferimento fisico da un luogo all’altro; è stato un passaggio dentro un microcosmo che conserva una memoria storica molto forte. Non era solo la mia esperienza che si intrecciava con quella di coloro che mi avevano preceduto, ma anche quella di mio padre, che, pur essendo stato a Cambridge venticinque anni prima, lasciava dietro di sé tracce di relazioni e ricordi che sarebbero diventati per me risorse importanti. Il Censor del College, Mr. W.W. Williams, mi accolse con grande cordialità quando gli consegnai il souvenir da parte di Vasantmama, un gesto che rinnovò un legame tra passato e presente. Williams, che aveva insegnato a Vasantmama, mi parlò anche di mio padre, dimostrando una familiarità affettuosa e un interesse sincero nel rivivere, attraverso di me, un capitolo della storia accademica di Fitzwilliam.
Cambridge, infatti, non è solo una città universitaria, ma una rete di connessioni che si intrecciano attraverso il tempo. La libreria Heffers, con la sua piccola sede a Petty Cury, non era soltanto il luogo dove acquistavo libri di testo; era un luogo dove incontravo chi, come F.E. Stoakley, ricordava mio padre come giovane studente e ricercatore. Un altro incontro significativo fu con Mr. W.S. Thatcher, che aveva avuto un ruolo cruciale nell’amministrazione delle borse di studio e nelle relazioni con gli studenti provenienti dall’India. Ogni angolo di Cambridge sembrava essere segnato dalla presenza di legami invisibili ma molto reali, che univano il mio percorso accademico al passato di chi mi aveva preceduto.
Questo continuo richiamo al passato, che permea ogni angolo della città e dell’università, crea una sorta di continuità che rende l’adattamento più facile. Ogni passo che facevo a Fitzwilliam e a Cambridge era come entrare in un capitolo che non era solo mio, ma che apparteneva anche a una lunga serie di studenti e studiosi, ognuno dei quali aveva contribuito a costruire questa tradizione. In un certo senso, mi trovavo a essere parte di un racconto più grande, un filo che univa il mio tempo con quello dei miei predecessori.
La vita quotidiana a Cambridge, poi, era un perfetto bilanciamento tra il rigoroso lavoro accademico e l'integrazione nelle tradizioni universitarie. Le tre cene obbligatorie a settimana erano un’occasione non solo per nutrirsi, ma per interagire con gli altri membri del college, scambiare idee e sperimentare quella che sarebbe diventata la routine di un futuro accademico. Le cene erano seguite da un'ulteriore serie di rituali accademici che arricchivano la mia esperienza, portandomi a una consapevolezza crescente delle tradizioni che rendevano Cambridge tanto unica.
Ma oltre alla routine sociale e accademica, c’era l’aspetto puramente intellettuale: il Mathematical Tripos, l'esame che più di ogni altro definisce la carriera di uno studente di matematica. Questo esame, che ha origini nelle antiche modalità di esame orale, è oggi un simbolo del prestigio di Cambridge, e passarlo con successo è una vera e propria impresa. La sua struttura complessa e articolata prevede tre parti, ognuna delle quali è cruciale per l’avanzamento del candidato. La Part I, pur essendo considerata la parte iniziale e meno complessa, richiede comunque una preparazione approfondita, mentre le successive Part II e Part III, che si concentrano su concetti più avanzati e specializzati, sono ciò che definisce il vero livello di preparazione di uno studente. La strategia che il mio direttore di studi, Dr. R.A. Lyttleton, mi suggerì, di affrontare le due parti in parallelo, risultò una scelta saggia che mi permise di bilanciare il carico di lavoro senza sacrificare la qualità della mia preparazione.
Sebbene il percorso di studi fosse intenso, non mancavano momenti di leggerezza. Ogni tanto, il lavoro si mescolava con piccoli episodi di quotidiana felicità, come le chiacchierate con il Professor Sir Harold Jeffreys e sua moglie Lady Jeffreys, o l'incontro con il gatto più grasso che avessi mai visto, Figaro, che sembrava essere il simbolo di una tranquillità perfetta, lontana dalla frenesia degli studi.
Tuttavia, dietro ogni aspetto della vita a Cambridge, c’era sempre la consapevolezza che ogni passo, ogni esame, ogni incontro non era mai solo un fatto individuale, ma un filo che si inseriva in una trama ben più vasta, quella della tradizione e del continuo sviluppo accademico.
In conclusione, adattarsi alla vita di Cambridge non significa solo imparare a destreggiarsi tra esami e conferenze, ma immergersi in una tradizione che resiste e si evolve, che si nutre del passato per creare un futuro di conoscenza. Ogni studente, attraverso il proprio percorso, contribuisce a mantenere vivo quel legame tra il passato e il presente, tra chi ci ha preceduto e chi verrà dopo di noi. Questo legame, impercettibile ma forte, è ciò che rende Cambridge non solo un'università, ma un luogo dove il tempo si intreccia con la conoscenza, creando una comunità senza fine.
Come affrontare la ricerca scientifica e le sfide accademiche: un'esperienza personale tra Cambridge e il mondo della ricerca
Nel mondo della ricerca scientifica, le opportunità non si presentano sempre come ci si aspetta, eppure ogni esperienza diventa parte integrante del cammino verso la crescita professionale e personale. Durante il mio periodo a Cambridge, ho avuto modo di entrare in contatto con idee rivoluzionarie, ma anche di affrontare le difficoltà pratiche e teoriche che ogni giovane ricercatore deve affrontare. Non si trattava solo di scoprire nuove teorie, ma anche di destreggiarsi tra scelte accademiche, opportunità finanziarie e il proprio posto in un mondo altamente competitivo.
Uno degli episodi che ricordo con più chiarezza fu il colloquio con Fred Hoyle, il celebre astrofisico. Avevo espresso il mio interesse per la sua teoria dello stato stazionario, che mi aveva colpito per la sua originalità e coerenza, ma la sua risposta mi colpì. Dopo avermi fatto una panoramica generale sui modelli cosmologici, tra cui il modello dell'universo in rotazione, Hoyle mi disse che non era consigliabile per un giovane ricercatore intraprendere una ricerca su un argomento controverso. Questo consiglio mi lasciò un po’ deluso, ma capii subito il suo punto di vista, che aveva l’obiettivo di proteggere la mia carriera dalle difficoltà che derivano da ricerche troppo dibattute e che non avrebbero avuto il supporto accademico immediato. Tuttavia, quel consiglio, con il passare degli anni, mi ha divertito molto. Oggi lo vedo come una protezione benevola che Hoyle aveva voluto darmi, ma che, in fondo, mi aveva spinto ad esplorare con maggiore autonomia altre direzioni.
Un altro momento fondamentale fu la discussione sulla mia situazione finanziaria. Durante una delle conversazioni, Hoyle si preoccupò di sapere se avessi bisogno di una borsa di studio e, conoscendo le difficoltà che affrontavo, si propose di indagare se l’università avrebbe potuto aiutarmi. Nonostante avessi già ricevuto la promessa di un finanziamento dalla Tata Foundation, Fred mi indicò anche altre possibili fonti di supporto. Mi fu chiaro che Cambridge, pur essendo un ambiente estremamente competitivo, non fosse priva di un sistema che cercava di supportare i suoi ricercatori, soprattutto quelli più giovani, in difficoltà economiche.
Quando si parla di ricerca scientifica, non si può prescindere dal contesto in cui questa si sviluppa. Ogni università ha i suoi usi, le sue tradizioni e le sue cerimonie, che possono sembrare sorprendenti per chi proviene da un altro sistema educativo. A Cambridge, ad esempio, la cerimonia di conferimento del titolo di laurea è una tradizione che non si limita a un semplice atto burocratico. Ogni laureando partecipa a una "congregazione", una cerimonia ufficiale che può durare fino a due giorni, durante la quale i laureandi vengono presentati al Vice Cancelliere. La procedura solenne, la regalia, il rito e l’atmosfera accademica danno un senso di gravità a un momento che segna il passaggio a una nuova fase della vita.
Il mio percorso accademico non è stato solo costellato di opportunità intellettuali, ma anche di scelte pratiche quotidiane, come quella di trovare un alloggio che fosse più vicino al centro della città, e di organizzare il mio ritorno in India. Nonostante la disponibilità e la gentilezza della famiglia che mi ospitava, sentivo il bisogno di avvicinarmi alla vita accademica più intensa e al cuore pulsante della città. La logistica della vita universitaria, come ad esempio la gestione di un alloggio e le relazioni con i colleghi, è un aspetto spesso trascurato, ma fondamentale per ogni ricercatore che vuole concentrarsi sul proprio lavoro senza distrazioni.
Un altro incontro che ricordo con affetto fu quello con Dr. Grave, il Censor di Fitzwilliam. Fu lui a suggerirmi, preoccupato per il futuro del mio fratello minore, che avrei dovuto fare dei passi concreti per farlo entrare a Cambridge come studente di ricerca. La sua attenzione per la mia situazione familiare e il suo sostegno erano segni di un ambiente accademico che, pur nella sua severità, non dimentica mai l’aspetto umano e le necessità di chi è alla ricerca di conoscenze.
Durante questo periodo, non potevo fare a meno di confrontare Cambridge con altre realtà universitarie. Per esempio, durante una visita a Oxford, insieme a un amico, ci accorgemmo subito di come la città di Cambridge fosse diversa. La bellezza e la serenità di Cambridge, con il fiume Cam che taglia la città e i suoi collegi affacciati sulla natura, creano un'atmosfera che a Oxford, pur avendo il suo fascino, non sembra presente nella stessa misura. Cambridge sembra quasi una città intrisa di università, mentre Oxford appare più come una città con un’università in essa. Questi piccoli dettagli, purtroppo, si comprendono solo vivendo il luogo.
Nel mio percorso a Cambridge, la ricerca scientifica è stata solo una parte del quadro: le relazioni umane, le difficoltà pratiche, le esperienze quotidiane, e anche le tradizioni che accompagnano la vita accademica sono state determinanti per la mia crescita. Solo comprendendo questi vari aspetti si può veramente apprezzare il significato profondo di un’esperienza accademica di livello internazionale.
Quali sono i vantaggi e le limitazioni dei linguaggi di programmazione PLC, come Instruction List e Sequential Function Chart?
Quali sono i criteri per l'uso dei materiali edili riciclati nel rispetto delle normative ambientali e di sicurezza?
Come verificare se tre lati formano un triangolo in un programma Fortran

Deutsch
Francais
Nederlands
Svenska
Norsk
Dansk
Suomi
Espanol
Italiano
Portugues
Magyar
Polski
Cestina
Русский