Il fenomeno Trump rappresenta un punto di rottura nei meccanismi della politica americana, non solo per la sua retorica e le sue politiche, ma soprattutto per il modo in cui ha saputo manipolare le dinamiche mediatiche e il concetto di "branding" nella politica. Il suo approccio al potere, così come il suo uso dei social media, ha accelerato il fenomeno che la RAND Corporation ha definito come "decadimento della verità" nel giornalismo. Da quando, nel 2000, gli studi della RAND hanno messo in luce come il giornalismo stesse evolvendo da una focalizzazione su fatti a una sempre maggiore attenzione alla personalità e al conflitto, Trump si è rivelato il politico perfetto per navigare in questo nuovo contesto mediatico.
La sua personalità, accentuata dai social media, ha permesso a Trump di dominare il dibattito pubblico, distogliendo l’attenzione dalla sostanza delle sue politiche e orientandola verso una narrazione emotiva. In un’epoca in cui il rumore delle informazioni è sovrastante, la sua abilità nel creare un racconto coerente e emotivamente carico gli ha permesso di emergere come figura centrale, non solo negli Stati Uniti ma anche sulla scena internazionale. Il suo stile di branding è perfettamente allineato con l’era dei social media, dove l’apparenza e la reazione istantanea sono più importanti della veridicità dei contenuti.
Il marchio Trump si distingue principalmente per l'uso aggressivo delle piattaforme social, dove non solo le sue politiche, ma anche la sua persona, vengono proiettate come il contrario di ciò che i suoi avversari politici rappresentano. In particolare, Trump ha saputo creare un contrasto con Barack Obama, in particolare in termini di preparazione, politiche e soprattutto emozioni. Questo contrasto ha mobilitato i suoi elettori e ha generato una polarizzazione che ha avuto profonde ripercussioni sulla politica americana, sia a livello di partito che di opinione pubblica. Il successo del suo brand non dipendeva dall'approvazione universale, ma dalla capacità di accendere emozioni forti tra i suoi sostenitori, un punto fondamentale per il suo successo elettorale.
Il suo stile di comunicazione si è differenziato non solo dalla sua visione politica, ma anche dal modo in cui ha affrontato le sfide istituzionali, come il processo di impeachment. Quest'ultimo è stato interpretato da molti come una risposta diretta alla sua onnipresenza mediatica, dove i Democratici, pur criticando aspramente le sue azioni, hanno cercato di costruire una narrazione che lo dipingesse come "inadatto" alla presidenza. Ma, come per ogni racconto, ci sono sempre due versioni. I difensori di Trump, infatti, non solo respingevano le accuse come parte di un attacco politico, ma puntavano anche sul fatto che Trump avesse mantenuto molte delle promesse fatte in campagna, in particolare in relazione alla sua politica estera e alla gestione dell'economia. Il messaggio era chiaro: sebbene Trump non fosse "un bravo ragazzo", la sua amministrazione stava facendo il lavoro che serviva, dimostrando che le sue politiche, più che la sua personalità, erano ciò che contava.
Il processo di impeachment e la controversia sull’Ukraine hanno mostrato la doppia faccia di un sistema politico in cui la narrazione prevale sugli eventi reali. Per i suoi sostenitori, il suo comportamento era una manifestazione di come i politici tradizionali fossero corrotti e inadeguati, e Trump, con il suo approccio diretto, stava invece cercando di smantellare il sistema di potere che aveva governato per decenni. Al contrario, i suoi oppositori lo vedevano come un esempio di abuso di potere, un presidente che, pur di mantenere il suo dominio, non si sarebbe fermato davanti a nessun ostacolo.
In questa continua battaglia narrativa, il valore del "branding" diventa centrale. Non si tratta semplicemente di politiche, ma di come quelle politiche vengano percepite e raccontate. In effetti, come sottolineato in molti dibattiti pubblici, la politica americana si è trasformata in un gioco di marchi, dove la personalità e la percezione pubblica giocano un ruolo fondamentale. Trump ha saputo capitalizzare su questa realtà, distorcendo la narrativa e spostando l'attenzione da temi complessi e divisivi a confronti più semplicistici e polarizzanti. La sua capacità di manipolare i media e di sfruttare il ciclo delle notizie 24 ore su 24 ha cambiato per sempre il modo in cui si fa politica.
Alla fine, ciò che emerge è una riflessione su come la politica moderna si sia trasformata in uno spettacolo in cui la verità è meno importante della percezione, e dove ogni mossa è un’opportunità per costruire un’immagine o distruggerla. In questo senso, Trump non ha solo influito sulla politica americana, ma ha ridefinito le regole del gioco, creando un modello che potrebbe influenzare il futuro della politica globale.
Come il Branding e la Segmentazione Hanno Modellato la Politica Contemporanea: Il Caso di Donald Trump
Nel ventunesimo secolo, il panorama mediatico è radicalmente cambiato. Con l'emergere e la proliferazione di piattaforme e canali digitali, gli Stati Uniti hanno assistito a un'espansione delle opportunità per i consumatori di accedere a contenuti. Questo ha reso l'audience frammentata e più difficile da raggiungere. Donald Trump, con la sua abilità unica nel creare un "brand emotivo e appiccicoso", è riuscito a emergere in questo mare di contenuti. Questo approccio non solo ha reso il suo messaggio inconfondibile, ma gli ha anche consentito di costruire un legame emotivo forte con una parte della popolazione americana. L'adozione di strategie di branding nel marketing politico ha trasformato il modo in cui i politici si connettono con gli elettori, allontanandosi dalle vecchie pratiche di messaggi universali.
Una delle principali differenze che ha segnato l’era post-2000 è l'uso dei dati. I dati, raccolti da piattaforme social e altre fonti digitali, hanno permesso ai professionisti del marketing, sia politico che commerciale, di segmentare il pubblico in modo più preciso rispetto al passato. L'approccio di Trump ha fatto leva su questo strumento, creando una campagna mirata, dove l'obiettivo non era più quello di raggiungere tutti, ma di parlare in modo diretto ed emotivo a gruppi specifici. Questa strategia ha richiesto un profondo lavoro di analisi dei dati demografici, geografici e psicografici degli elettori, per poi calibrare messaggi in grado di suscitare una risposta emotiva immediata.
L’utilizzo della segmentazione, infatti, è stato il cuore della strategia politica di Trump. Invece di rivolgersi a un pubblico ampio e generico, ha puntato su nicchie di mercato, mirando a persone che condividevano determinate frustrazioni e paure. Attraverso questo processo, è riuscito a costruire una narrazione emotiva che toccava corde sensibili per le varie categorie di elettori. La costruzione di un "brand" emotivo non si limitava solo al messaggio, ma veniva rinforzata dall’uso di simboli e slogan facilmente riconoscibili, come il muro al confine con il Messico, che diventava un emblema di protezione e sovranità nazionale. Il suo slogan, “Make America Great Again”, ha reso tangibile un’idea di ritorno a un passato percepito come migliore, facendo leva sulla nostalgia e sulla paura del cambiamento.
Un altro elemento fondamentale nella strategia di Trump è stato l'uso dei media. La sua capacità di manipolare le narrazioni sui social media, utilizzando Twitter in modo diretto, ha permesso a Trump di comunicare senza filtri con il suo pubblico, creando un'immagine di autenticità. In un'epoca in cui i tradizionali canali di comunicazione erano saturi e frammentati, la sua abilità nel dominare i social ha permesso di ottenere visibilità immediata, ma anche di polarizzare ulteriormente l'opinione pubblica. Trump non si è mai preoccupato di alienare una parte degli elettori; al contrario, il suo approccio escludeva consapevolmente certe categorie di persone, privilegiando quelle che lo sostenevano e rispondevano emotivamente ai suoi messaggi.
L'influenza dei social media e la capacità di raccogliere e utilizzare i dati per segmentare gli elettori ha fatto emergere una nuova forma di politica, che non si basava più su ideali comuni, ma su appelli personalizzati che parlavano direttamente ai bisogni e ai desideri di gruppi specifici. Le sue campagne hanno mostrato come, in un mondo sempre più polarizzato, sia possibile raccogliere consensi attraverso un branding politico che manipola l'emotività, anziché seguire il vecchio paradigma della politica basata su piattaforme ideologiche comuni.
A livello più profondo, quello che Trump ha fatto non è solo marketing, ma una trasformazione del concetto stesso di politica. Piuttosto che lavorare per costruire una base elettorale attraverso argomenti di interesse comune, Trump ha utilizzato la segmentazione psicografica per produrre un messaggio che parlassero direttamente alla psicologia dei suoi elettori. Questo ha portato a una politica che si è fatta più personale, più emotiva, ma anche più divisiva.
Questo approccio ha avuto un impatto notevole sulla politica americana, in quanto ha spinto molti altri politici e movimenti a seguire una strategia simile. Le campagne politiche non si limitano più a raccontare storie collettive, ma costruiscono narrazioni personalizzate che rispondono a specifiche preoccupazioni e paure. Questa nuova forma di politica si sta affermando non solo negli Stati Uniti, ma anche in altre democrazie occidentali, dove la segmentazione e il targeting emotivo sono ormai all'ordine del giorno.
I cambiamenti nelle strategie politiche non si fermano al marketing. Il modo in cui i media costruiscono e distribuiscono i contenuti ha portato a una frattura nella società, dove le persone si ritrovano a vivere in bolle mediatiche, interagendo solo con contenuti che rafforzano le loro convinzioni preesistenti. Questa realtà ha aumentato la polarizzazione politica, poiché le persone sono sempre più inclini a rifugiarsi in ambienti che validano la loro visione del mondo, rifiutando qualsiasi punto di vista che potrebbe contrastarla.
In un contesto come questo, dove la segmentazione è fondamentale, il brand non è più solo un'etichetta commerciale o politica, ma un vettore di emozioni, identità e appartenenza. Chi possiede il "brand" è in grado di guidare il dibattito pubblico, influenzare le percezioni e condizionare le scelte. La politica del futuro, dunque, si gioca su questa capacità di costruire, mantenere e rafforzare un brand capace di rispondere alle emozioni, ai bisogni e alle identità delle singole persone.
La Segmentazione e il Branding Politico: Come Donald Trump ha Sfruttato i Dati per Vincere
Nel panorama politico moderno, la segmentazione elettorale e la costruzione di marchi personali hanno assunto un'importanza centrale. Mentre i politici di epoche passate come Dwight D. Eisenhower avevano lavorato con temi universali e proposte mirate a migliorare la qualità della vita in modo generalizzato, la politica di oggi si distingue per un approccio più individualistico, dove le domande poste ai cittadini sono diventate più personali e dirette. Un esempio emblematico di questo cambiamento è la famosa domanda che Ronald Reagan rivolse agli elettori nel 1980: "Stai meglio ora di quanto stavi quattro anni fa?". Questo tipo di interrogativo ha avuto il merito di spostare l'attenzione dalla politica collettiva a quella individuale, facendo leva sul concetto di autointeresse.
In un contesto dove l'autointeresse è interpretato in modi molteplici e i cittadini si aspettano che il Presidente risolva ogni tipo di problema, l'élite politica che aveva trovato una sua coesione durante l'era di Eisenhower si è trovata di fronte a sfide crescenti nell'epoca dei social media. La segmentazione elettorale, supportata dal marketing politico e dal branding, ha reso possibile la creazione di un ambiente dove i partiti si sono trasformati in squadre contrapposte, molto più che in entità politiche inclusive. Non più è possibile pensare che entrambi i partiti possano vincere; oggi se uno vince, l'altro deve aver perso, e ogni vittoria viene inevitabilmente accompagnata dall'accusa di inganno.
La strategia di Donald Trump nel 2016 ha rappresentato un esempio perfetto di come il branding politico possa dominare la scena. L’approccio di Trump non si è basato tanto su una politica per tutti, ma su un marchio personale mirato a un pubblico ben definito. La campagna di Trump si è concentrata sulla costruzione di un marchio che fosse favorevole dentro specifici segmenti di elettori, puntando su una segmentazione demografica, geografica e psicografica, supportata dall'uso dei social media. In un'epoca in cui le tradizionali indagini di opinione, basate sulle chiamate telefoniche, sono diventate obsolete, Trump ha preferito raccogliere dati attraverso metodi più diretti, come l'obbligo di fornire un numero di telefono funzionante per partecipare a un comizio. Questo approccio ha permesso alla campagna di ottenere informazioni più dettagliate sui suoi elettori, tra cui storici di voto e preferenze politiche.
La campagna di Trump ha sfruttato in modo innovativo la raccolta di dati, utilizzando la tecnologia disponibile per creare un "data juggernaut". Questo non è stato un fenomeno isolato, ma il risultato di un lungo processo che il Partito Repubblicano aveva iniziato a costruire già nel 2012, dopo aver visto l'insuccesso della campagna di Mitt Romney, dovuto proprio alla mancanza di una solida infrastruttura di dati e analisi. Grazie a un investimento significativo in questi strumenti, il team di Trump ha potuto avvantaggiarsi del lavoro preparatorio già svolto dal Partito Repubblicano.
Un aspetto fondamentale della strategia di Trump è stato l'uso dei grandi eventi di massa, i comizi, per stabilire un contatto diretto con gli elettori e per creare esperienze brandizzate uniche. Questi comizi, arricchiti da elementi che enfatizzavano l’identità e il messaggio di Trump, come slogan e scenografie, sono stati il fulcro di un'interazione diretta con l’elettorato. I comizi, quindi, non solo rafforzavano l'immagine del marchio, ma permettevano anche di raccogliere dati cruciali per continuare a perfezionare il targeting elettorale.
In parallelo, Bernie Sanders nel 2020 ha adottato una strategia simile, organizzando eventi di massa e includendo performance musicali di artisti noti per attrarre il suo pubblico target. Questi eventi, anche se diversi per contenuti e tono, avevano in comune il fatto che entrambi i candidati cercavano di offrire al loro pubblico un punto di contatto diretto e tangibile con il loro brand. Il concetto di "brand touchpoint", che si riferisce a qualsiasi momento in cui un elettore interagisce direttamente con un marchio, è fondamentale per comprendere l'evoluzione delle campagne elettorali.
L’aspetto emotivo legato al brand ha giocato un ruolo cruciale nella politica di Trump. La sua campagna si è basata su valori forti e distintivi, come l'ordine, la tradizione e la libertà, che sono stati applicati a questioni politiche di grande rilevanza, come la gestione della pandemia. Trump ha utilizzato la sua immagine di leader tradizionale per attrarre elettori preoccupati dalla modernità e dai cambiamenti sociali, creando un forte contrasto con l’idea di progresso promossa da altri partiti. In questo modo, Trump ha saputo capitalizzare sulla crescente polarizzazione dei valori in America, trasformando la politica in una continua lotta per il predominio di determinati valori e ideologie.
Questo approccio ha avuto delle conseguenze profonde anche sulla struttura interna dei partiti. Se da un lato il Partito Repubblicano ha rafforzato il suo legame con l'elettorato di base, puntando su segmenti della popolazione che si sentivano disillusi o trascurati dalla politica tradizionale, il Partito Democratico ha incontrato difficoltà a mantenere coesa la propria base elettorale, complice anche il progressivo allontanamento dei lavoratori sindacalizzati e la difficoltà a trattare con la classe operaia.
In un contesto come quello descritto, è importante sottolineare che l'efficacia della segmentazione e del branding politico non si limita alla semplice raccolta di dati e alla loro analisi. Il successo di queste strategie dipende anche dalla capacità di creare una narrativa coerente e coinvolgente, che parli direttamente alle preoccupazioni e ai desideri degli elettori. La capacità di costruire e mantenere una connessione emotiva con il pubblico è ciò che distingue i politici di successo in un'epoca dominata dai social media e dalla comunicazione personalizzata.
La Struttura del Brand di Trump: Classe, Razzismo e Conflitti Sociali
La figura di Donald Trump ha scatenato una reazione feroce e poliedrica all’interno della politica americana, sia durante che dopo il suo mandato presidenziale. Il suo marchio politico, definito e costruito in modo strategico, ha suscitato un enorme contrasto tra attrazione e repulsione, affascinando una parte significativa dell'elettorato ma alienando allo stesso tempo le élite e molteplici segmenti della società. Trump ha infatti dato voce a una narrazione che ha risuonato profondamente con una fetta di elettorato, in particolare con i lavoratori della classe media e bassa, ma il suo approccio ha anche esacerbato divisioni sociali, razziali e politiche, tanto da polarizzare e generare ostilità.
Trump, con la sua retorica, ha sfruttato il malcontento di chi si sentiva marginalizzato dalla globalizzazione, minacciando di modificare radicalmente le politiche tradizionali in ambito economico e sociale. La sua vittoria alle elezioni del 2016, che ha colto di sorpresa anche gran parte del suo team di campagna, ha messo in evidenza la scarsa preparazione del suo apparato, a causa di una carenza di pianificazione per la transizione al potere. La sua inesperienza politica, unita a comportamenti considerati non presidenziali, ha minato la sua capacità di consolidare un consenso trasversale, sia all'interno della politica che tra la popolazione.
Il brand di Trump, focalizzato in modo serrato su un pubblico molto specifico, ha sfruttato una strategia che potrebbe essere efficace per vendere un prodotto, ma si è rivelata problematica una volta giunto al potere. La scelta di alienarsi deliberatamente da ampi settori della società americana ha impedito il dialogo con i suoi oppositori politici, i media e persino con i cittadini che non condividevano le sue idee. La sua politica di comunicazione, che ha utilizzato in modo esuberante i social media, ha contribuito a costruire una figura di uomo forte e senza compromessi, ma ha anche aumentato il suo isolamento nelle dinamiche di governo.
Un aspetto centrale della sua retorica è stato l'uso di toni che evocavano il razzismo e il sessismo, nonostante le sue dichiarazioni non siano sempre state direttamente discriminatorie. Eventi come la risposta di Trump alle proteste di Charlottesville nel 2017, dove parlò di “persone molto per bene” tra i manifestanti di estrema destra, o la sua controversa proposta di disinfettare le persone contro il COVID-19 nel 2020, hanno alimentato l’immagine di un leader divisivo e insensibile. Molti dei suoi avversari politici, incluso il Partito Democratico, hanno sfruttato queste dichiarazioni, distorcendole per fare sembrare Trump ancora più inaccettabile agli occhi del pubblico.
L'elezione di Joe Biden nel 2020 ha rappresentato una risposta strategica al predominio del marchio Trump. L'approccio di Biden, molto più sobrio e lontano dalle esternazioni e dalla visibilità mediatica costante del suo predecessore, ha saputo contrastare l'efficacia della comunicazione trumpiana con la promessa di una “normalità” ritrovata. Biden ha optato per una politica più tradizionale, lontana dalla personalizzazione della presidenza tipica di Trump e Barack Obama, preferendo lasciare la gestione della sua amministrazione agli esperti di marketing politico. In questo senso, la sua figura si è proposta come quella di un presidente rappresentante di una struttura di partito piuttosto che quella di un leader unico che controlla personalmente l'esecutivo.
L'approccio di Biden, pur risultando meno entusiasta e dinamico rispetto a quello di Trump, è emblematico di una visione politica che sembra rispondere al cambiamento delle aspettative della società americana. Non più un presidente-personaggio che domina l'attenzione mediatica, ma una figura che, pur governando con decisione, preferisce la stabilità a ogni forma di esibizionismo politico. Biden è più vicino a una figura presidenziale ottocentesca, lontana dalle tecniche di marketing e comunicazione aggressive che avevano caratterizzato la presidenza di Trump.
Tuttavia, ciò che è essenziale per comprendere appieno l’impatto di Trump e la sua continua influenza sulla politica americana è il riconoscimento di come la sua capacità di polarizzare l’opinione pubblica, di alimentare conflitti e di costruire una narrativa intorno alla sua persona abbia trasformato la politica in un gioco di identità e simbolismo. Le sue dichiarazioni, anche se spesso controverse e divisive, sono diventate simboli di una battaglia più grande: quella tra un’America che si sente minacciata dai cambiamenti globali e una visione progressista che spinge per l’inclusione e la diversità. La sua era politica è stata, dunque, una fase di profondo disorientamento e frattura, ma anche di rinnovata identità per una parte significativa del paese.
Come Donald Trump ha Creato e Sostenuto il suo Brand Politico attraverso la Classe Sociale e la Cultura Americana
Durante gli anni della sua presidenza, Donald Trump ha costruito e consolidato un’immagine che è andata ben oltre il semplice ruolo di politico. Il suo brand, purtroppo per alcuni e con ampio consenso per altri, ha risuonato profondamente con una vasta porzione della società americana, in particolare con le classi lavoratrici e coloro che si sentivano trascurati dal governo e dalla politica tradizionale. Il suo stile di comunicazione non si è limitato a una serie di promesse politiche o slogan, ma ha rappresentato una narrazione ben costruita che attingeva a un malessere culturale, economico e sociale diffuso tra una parte significativa della popolazione.
Il momento emblematico in cui Trump si è presentato davanti alla chiesa di San Giovanni, brandendo la Bibbia, non è stato solo un gesto di solidarietà religiosa, ma una mossa strategica per attirare due dei suoi principali gruppi di sostenitori: quelli preoccupati per l’ordine e la stabilità, e il suo nucleo religioso. Questa immagine di Trump come difensore di valori tradizionali ha trovato terreno fertile in un contesto dove l’immigrazione, il ruolo degli Stati Uniti nel mondo e la cultura sono diventati temi centrali di discussione politica.
Trump ha saputo intrecciare le sue politiche con una narrazione culturale, quella della difesa di una nazione che si sentiva minacciata da forze interne ed esterne. La sua visione dell’immigrazione, per esempio, non si concentrava tanto sullo slancio umanitario, ma sull’esigenza di sviluppare l’economia interna, preservando i posti di lavoro e la cultura nazionale. L’accento sul parlare l’inglese, che in un certo senso è diventato simbolo di identità nazionale, era un elemento che ha trovato particolarmente risonanza tra i suoi elettori. Molti di questi si sentivano emarginati da una politica che, a loro avviso, favoriva i gruppi di élite, gli intellettuali e le grandi città. Trump si è distinto proprio nel dipingere un’immagine di élite distante dalle esigenze del cittadino comune, un cittadino che era spesso raffigurato come il vero patriota dimenticato dal sistema.
Il messaggio di Trump, infuso di un linguaggio culturale semplice, ha fatto presa tra gli elettori della classe operaia, specialmente quelli che sentivano che le loro tradizioni e il loro stile di vita venivano denigrati o ignorati. Le sue parole hanno sollevato sentimenti di rabbia e frustrazione nei confronti di un establishment che sembrava aver tradito i valori fondamentali dell’America. Trump ha parlato di ordine, tradizione, nazionalismo, rispetto per l’autorità e il valore del lavoro, temi che risuonavano fortemente con un’America che temeva il cambiamento e l’erosione della propria identità.
Tuttavia, mentre il suo messaggio era ancorato a questi ideali, le sue politiche erano molto più allineate con quelle tradizionali del Partito Repubblicano. Durante la sua presidenza, Trump ha dovuto confrontarsi con la realtà di essere il responsabile delle sfide economiche e politiche del paese. Il suo messaggio da candidato, che puntava a riformare un sistema corrotto, doveva essere difeso da presidente, affrontando un panorama di difficoltà tangibili come la pandemia di COVID-19 e la crisi economica globale. Queste sfide hanno minato la forza del suo brand e sollevato interrogativi su quanto efficacemente il suo approccio potesse risolvere i problemi concreti dell’America.
Nel 2020, Trump ha dovuto fare i conti con il suo bilancio politico, difendendo le sue scelte contro l’attacco dei democratici e di altri oppositori interni. La sua campagna, più che mai, ha dovuto cercare di distogliere l’attenzione dai suoi fallimenti e focalizzarsi sulle sue battaglie contro la sinistra radicale e l’establishment di Washington. Il successo di Trump ha messo in evidenza una divisione crescente tra le classi sociali e le differenti visioni della politica, portando a una riflessione su come la classe sociale e le identità culturali influenzano sempre di più le scelte politiche.
Un elemento fondamentale del suo brand è stato proprio l’uso della classe sociale come punto di identificazione. Trump, pur non appartenendo personalmente alla classe operaia, ha saputo abbracciare il ruolo del “lavoratore bianco” come sua figura rappresentativa. Ha incarnato una figura di leader che, pur provenendo da un background molto diverso, sapeva parlare al cuore della classe media americana, quella che sentiva di non avere voce. I suoi gusti, dalle preferenze alimentari (McDonald's, ad esempio) alla musica (un appassionato di Elton John), lo hanno aiutato a costruire una connessione personale con il suo elettorato, che si riconosceva in questi simboli di vita quotidiana. Questo aspetto di autenticità, seppur superficiale, è stato cruciale per costruire la sua immagine di leader vicino al popolo.
In definitiva, la strategia di branding di Trump ha dimostrato come la politica moderna, in particolare negli Stati Uniti, si basi non solo su politiche e ideologie, ma anche sulla creazione di un’immagine che risuoni con le esperienze quotidiane dei cittadini. La politica è diventata sempre più un gioco di identità, dove i leader devono riuscire a raccontare storie che rispecchiano la cultura, la classe e le emozioni della loro base elettorale. Trump ha compreso perfettamente questo meccanismo e l’ha utilizzato per sfidare e rimodellare l’ordine politico degli Stati Uniti.
Come l'opera di Aepinus ha influenzato Coulomb e la nascita dell'elettrostatica
Come la Russia ha sfruttato Donald Trump: Un'analisi storica delle tradimenti e delle sue conseguenze
Come Applicare le Matrici di Connessione nella Dinamica Combinatoria Topologica

Deutsch
Francais
Nederlands
Svenska
Norsk
Dansk
Suomi
Espanol
Italiano
Portugues
Magyar
Polski
Cestina
Русский