L’Intelligenza Artificiale (AI) sta rapidamente cambiando il panorama dei servizi digitali, portando con sé vantaggi indiscutibili in termini di efficienza, personalizzazione e accessibilità. Tuttavia, le stesse caratteristiche che rendono questi sistemi così utili possono anche comportare rischi significativi, tanto per i consumatori quanto per i fornitori di servizi. La crescente diffusione di assistenti virtuali e modelli linguistici generativi (GenAI) ha sollevato interrogativi sulla loro regolamentazione e sulla trasparenza dei processi decisionali che li riguardano.
Secondo l'Articolo 27 del Regolamento sull'Intelligenza Artificiale (AI Act) dell'Unione Europea, i fornitori di piattaforme online che utilizzano sistemi di raccomandazione sono obbligati a specificare, nei loro termini e condizioni, i principali parametri utilizzati e le opzioni che permettono agli utenti di modificarli o influenzarli. Tale norma riflette una delle principali preoccupazioni della legislazione europea, ovvero garantire la trasparenza e la comprensibilità del funzionamento dei sistemi di AI. Tuttavia, sebbene l'AI Act classifichi determinati sistemi come ad alto rischio, non tutti i sistemi di raccomandazione rientrano in questa categoria. In particolare, le applicazioni nell'e-commerce, nei motori di ricerca o nei servizi di intrattenimento potrebbero non essere considerate "ad alto rischio", anche se la legge incoraggia comunque l'auto-regolamentazione, spingendo anche i sistemi non classificati come rischiosi a rispettare determinati obblighi.
Il cuore del Regolamento sull'Intelligenza Artificiale risiede nella promozione della trasparenza, in modo che i consumatori siano informati delle potenzialità e dei limiti dei sistemi con cui interagiscono. Questo è particolarmente rilevante per quanto riguarda i modelli di AI generativa, i quali potrebbero essere utilizzati in contesti commerciali senza che l'utente ne sia pienamente consapevole. La necessità di garantire che i consumatori sappiano di interagire con un sistema di AI è quindi cruciale per favorire decisioni informate e responsabilità.
In questo contesto, il trattamento dei dati personali rimane un tema centrale. La direttiva sulla protezione dei consumatori (UCPD) stabilisce che gli assistenti virtuali devono agire con la diligenza professionale adeguata e non devono adottare pratiche ingannevoli che possano distorcere il comportamento economico del consumatore. I sistemi di AI che raccolgono e utilizzano dati personali devono rispettare i principi del GDPR, come la minimizzazione dei dati e la trasparenza nei processi di raccolta e trattamento delle informazioni.
Un altro punto critico riguarda la potenziale "ipersuasione" messa in atto da modelli linguistici avanzati. La capacità dell'AI di influenzare in modo estremamente preciso e personalizzato il comportamento umano ha sollevato preoccupazioni sulle modalità con cui l'intelligenza artificiale può manipolare le decisioni dei consumatori, al di là dei confini tradizionali di persuasione e manipolazione. Il concetto di "ipersuasione", introdotto dal filosofo Luciano Floridi, descrive la capacità dei sistemi AI di esercitare una forma di persuasione più sottile ed efficace rispetto a quella umana, grazie alla loro capacità di adattarsi rapidamente e personalizzare i messaggi in modo massiccio.
La continua evoluzione dei modelli di AI sta sfidando le normative esistenti, rivelando lacune nei quadri giuridici che governano questi sistemi. Sebbene la legislazione europea abbia fatto passi significativi nel tentativo di proteggere i consumatori, è evidente che i modelli linguistici generativi, con la loro capacità di apprendere in tempo reale dalle interazioni, richiedano un adattamento delle normative più agile e focalizzato sulla protezione del diritto alla privacy e sull'integrità delle decisioni consumatorie.
In particolare, la regolamentazione non dovrebbe solo affrontare la trasparenza nell'uso dell'AI, ma anche stabilire misure che limitino i rischi legati alla manipolazione psicologica dei consumatori. I sistemi di raccomandazione, così come gli assistenti virtuali, devono essere progettati per operare in modo chiaro e onesto, evitando che possano sfruttare in modo eccessivo le vulnerabilità individuali.
Nel futuro prossimo, sarà cruciale continuare a monitorare l'evoluzione delle tecnologie AI e il loro impatto sulle pratiche commerciali. Le normative devono essere sufficientemente flessibili per rispondere alle sfide emergenti, come l'ipersensibilità alla personalizzazione dei contenuti, che può condurre a un'eccessiva influenza sulle scelte del consumatore. L'interazione con l'AI deve essere regolata non solo per garantire la sicurezza e la protezione dei dati, ma anche per salvaguardare l'autonomia delle persone, impedendo che i sistemi possano invadere il loro spazio decisionale in modo inadeguato.
Come l'Intelligenza Artificiale Generativa Sta Trasformando le Minacce al Privato e al Pubblico
L'intelligenza artificiale generativa (Gen AI) si sta affermando come uno strumento eccezionalmente efficace per generare danni, soprattutto quando abusata o utilizzata in modo improprio. Tra le forme di danno più evidenti derivanti da tali abusi vi sono: (i) la disinformazione, (ii) le frodi e (iii) la manipolazione. La disinformazione, ampiamente intesa, si distingue per la malizia di un attore che intende far circolare informazioni false, con lo scopo di trarne vantaggio. In questo contesto, il ruolo dell'IA generativa è di fondamentale importanza, poiché sfida progressivamente la nostra capacità di distinguere tra dati storici e sintetici, e quindi tra ciò che è vero e ciò che è falso.
L'abuso delle tecnologie di Gen AI può causare danni variabili, che coinvolgono sia la dimensione privata che quella pubblica. Un esempio di danno privato si osserva nel caso di alcuni studenti delle scuole superiori del New Jersey, che hanno condiviso immagini pornografiche false generate dall'IA di compagni di classe. Un esempio nel dominio pubblico è rappresentato dal caso di una registrazione falsa, diffusa virilmente, di un candidato alle elezioni slovacche, nella quale sembrava affermare di aver truccato le elezioni. Sebbene distorsioni della realtà di questo tipo siano esistite in varie forme nel passato, l'aspetto qualitativo e quantitativo della rappresentazione distorta operata dall'IA è ciò che oggi rende la situazione significativamente più grave.
Recentemente, la Federal Trade Commission (FTC) ha rilasciato dati preoccupanti: i consumatori hanno segnalato perdite superiori a 10 miliardi di dollari per frodi nel 2023, segnando un incremento del 14% rispetto agli anni precedenti. Il numero di frodi alimentate dall'uso improprio dell'IA generativa è in forte aumento, come sottolineato da un rapporto della Norwegian Authority for Consumer Protection, che afferma che i modelli di IA generativa possono essere sfruttati da attori malintenzionati per potenziare attività criminali. In risposta a tali sfide, la FTC ha annunciato una "Voice Cloning Challenge" per favorire lo sviluppo di soluzioni in grado di proteggere i consumatori dall'uso improprio della clonazione vocale alimentata dall'IA.
L'abuso di Gen AI può anche portare a una manipolazione automatizzata ed estremamente efficace su larga scala. Seppur disinformazione e manipolazione vengano spesso considerate forme simili di distorsione della realtà, i loro significati e le loro implicazioni differiscono profondamente. Mentre la disinformazione si prefigge di diffondere informazioni false, la manipolazione ha come obiettivo principale l'indurre un individuo a compiere azioni che non avrebbe intrapreso in circostanze normali, alterando così la sua autodeterminazione. In altre parole, l'intento della manipolazione è esercitare un controllo sull'individuo per conseguire un risultato desiderato. Ecco perché Gen AI può essere usato con estrema agilità per manipolare i consumatori, o per perfezionare teorie del complotto, sostenendole con risultati plausibili.
Questi abusi non si limitano solo a distorsioni private o a danni individuali, ma pongono anche minacce gravi alla fiducia generale, alla democrazia e alla sicurezza. Un utilizzo improprio delle tecnologie di Gen AI ha, infatti, come conseguenza la disintegrazione della fiducia, un aspetto che trova ampio riscontro nelle normative globali, come l'AI Act, che sottolinea la necessità di costruire fiducia nella tecnologia. La stessa esecutiva degli Stati Uniti ha avviato iniziative per sviluppare strumenti per la gestione e la regolazione di Gen AI, focalizzandosi in particolare sul settore dell'educazione, con l'obiettivo di minimizzare i rischi di manipolazione e frode.
Inoltre, il danno generato dall'abuso dell'IA non si ferma a un semplice calo di fiducia. Le minacce alla democrazia sono ormai tangibili, come mostrato dai recenti incidenti che coinvolgono la manipolazione dei contenuti elettorali, attraverso video deepfake e falsi comunicati. La capacità di generare falsi credibili a un ritmo e su una scala mai visti prima rende sempre più difficile separare la verità dalla menzogna, un fatto che mina alla base il funzionamento democratico.
La sicurezza è un altro settore che sta affrontando rischi crescenti a causa di Gen AI. La possibilità di creare attacchi informatici su larga scala o manipolare i dati sensibili con l'ausilio dell'IA pone nuove sfide per la protezione delle informazioni personali e istituzionali.
La manipolazione automatizzata tramite IA, in particolare, solleva interrogativi cruciali su come possiamo salvaguardare la nostra autonomia e la nostra capacità di prendere decisioni libere. Mentre l'IA può portare vantaggi in molti ambiti, è fondamentale essere consapevoli dei suoi potenziali abusi. La regolamentazione e l'educazione sono strumenti cruciali per arginare questi rischi e per garantire che l'intelligenza artificiale venga utilizzata in modo etico e responsabile, senza compromettere i valori fondamentali della società.
Quali sono le linee guida per l'uso degli strumenti di intelligenza artificiale generativa nel settore pubblico?
L'uso di strumenti di intelligenza artificiale generativa, accessibili online, nel settore pubblico è regolato da normative specifiche che mirano a garantire la protezione dei dati, la trasparenza e l'affidabilità dei processi amministrativi. L'adozione di queste tecnologie comporta inevitabilmente il rispetto di determinati principi etici e legali, che sono stati formalizzati in una serie di linee guida da parte di istituzioni come la Commissione Europea e la Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CJEU).
Le linee guida della Commissione Europea stabiliscono cinque regole fondamentali per il personale amministrativo riguardo l'uso di strumenti di IA generativa. La prima regola è relativa alla protezione dei dati sensibili e alla riservatezza delle informazioni. È espressamente vietato divulgare informazioni ricevute durante l'esercizio delle proprie funzioni, a meno che tali informazioni non siano già pubbliche. La seconda regola invita il personale a valutare criticamente qualsiasi risposta generata da strumenti di IA online, tenendo conto di possibili bias e inaccuratezze. La terza regola esorta il personale a verificare che i contenuti generati non violino i diritti di proprietà intellettuale, in particolare il diritto d'autore di terzi. La quarta regola proibisce la riproduzione diretta di contenuti generati da IA in documenti pubblici, inclusi testi ufficiali e legali. Infine, la quinta regola sottolinea che il personale non dovrebbe fare affidamento su questi strumenti per compiti cruciali o per processi che richiedono decisioni rapide e tempestive.
Nel contesto della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, le linee guida condividono molti principi con quelli stabiliti dalla Commissione, ma presentano una differenza importante: raccomandano che il personale discuta collettivamente con i colleghi prima di utilizzare strumenti di IA generativa, per assicurarsi che ci sia un adeguato controllo umano sulla qualità e sull'affidabilità delle informazioni generate.
Queste linee guida sono parte di un più ampio approccio preventivo e di governance per l'uso dell'intelligenza artificiale nelle amministrazioni pubbliche. Le strategie adottate dalla Commissione Europea e dalla Corte di Giustizia nel 2024 pongono un forte accento sulla gestione della tecnologia attraverso specifiche strutture interne, che si occupano di valutare l'adeguatezza legale ed etica degli strumenti di IA, prima della loro implementazione. Ad esempio, la Commissione Europea ha istituito il Technology and Cybersecurity Board (ITCB), che esamina l'aderenza degli strumenti di IA ai requisiti normativi. La Corte di Giustizia, dal canto suo, ha creato due nuovi organismi responsabili della governance dei dati e dell'architettura dell'IA, con l’obiettivo di identificare le aree in cui l’IA può apportare benefici e testare prototipi di strumenti in fase di sperimentazione.
La legislazione europea in materia di IA, come il regolamento sull'intelligenza artificiale (AIA), si applica anche al settore pubblico e impone obblighi di conformità che variano in base alla tipologia e all’uso degli strumenti. L’AIA prevede una serie di disposizioni che mirano a garantire la trasparenza, la responsabilità e la protezione dei diritti fondamentali, mentre le istituzioni europee continuano a esplorare nuove modalità di utilizzo dell'IA per supportare, tra l'altro, il processo legislativo, il monitoraggio delle politiche e la gestione delle risposte alle domande parlamentari.
Gli strumenti di IA generativa possono anche essere impiegati per attività amministrative come la redazione di documenti non sensibili, la valutazione dell'impatto di nuove leggi, la ricerca e l'analisi della legislazione esistente. Tuttavia, è essenziale che l'uso di questi strumenti rispetti i principi di trasparenza, attribuendo sempre l'origine dei contenuti all'intelligenza artificiale con un’apposita dichiarazione, come nel caso dell'uso dell'IA per generare bozze di testi legislativi o analisi.
L'adozione di una strategia organizzativa incentrata sull'intelligenza artificiale non implica solo la gestione dei rischi associati a questi strumenti, ma anche la promozione della loro integrità. Le linee guida stabiliscono che l'IA deve essere utilizzata con il massimo riguardo per la qualità delle informazioni, la sicurezza e la compliance con la normativa vigente. È cruciale che ogni output generato da un modello di IA sia sottoposto a un controllo umano, al fine di garantire che non vi siano errori che possano compromettere l’affidabilità delle decisioni amministrative.
Il panorama normativo che emerge dalle linee guida e dai regolamenti sottolinea una visione proattiva nella gestione dell'intelligenza artificiale nelle istituzioni pubbliche, dove la tecnologia viene vista come uno strumento che, se ben governato, può ottimizzare i processi amministrativi senza compromettere la qualità e la legalità delle decisioni. La costante riflessione sul miglior utilizzo dell'IA, infatti, è essenziale per evitare abusi e garantire la fiducia del pubblico nelle istituzioni.
La responsabilità dei modelli fondazione e l'imprevedibilità dei danni in un mondo dominato dall'IA
I modelli di intelligenza artificiale (IA) sono diventati parte integrante della nostra società, ma con questa crescente integrazione sorgono preoccupazioni legali riguardo alla responsabilità per i danni causati dai loro errori o utilizzi impropri. Recentemente, l'azienda OpenAI ha pubblicato un annuncio di lavoro per un “Esperto di Tutor IA” con l'incarico di generare domande complesse relative a specifici settori di conoscenza, ma anche di scrivere risposte adeguate. Questo tipo di impiego è solo un esempio delle potenzialità di questi sistemi, ma evidenzia anche il problema della responsabilità quando questi modelli, progettati per generare e rispondere a domande, sono utilizzati in contesti ad alto rischio. Quando un'IA commette errori, non è sempre chiaro chi debba essere ritenuto responsabile.
Un caso significativo di bias algoritmico si è verificato quando modelli di IA hanno fornito consulenze svantaggiose per minoranze etniche e donne, un problema che potrebbe sfociare in azioni legali sotto la legge contro la discriminazione. Allo stesso modo, errori nei software di traduzione automatica hanno portato a dinieghi di asilo per rifugiati, dove l'imprecisione delle traduzioni, causata da sistemi di IA, ha avuto gravi conseguenze legali. Non è solo l'accuratezza che è in gioco, ma anche la sicurezza: i chatbot IA potrebbero persuadere persone vulnerabili a compiere atti dannosi, o addirittura assistere altri nel compiere crimini, come la creazione di malware o la commissione di frodi finanziarie.
Anche i sistemi di IA autonomi pongono seri rischi, non solo nei contesti virtuali ma anche fisici. Si pensi agli incidenti causati da auto a guida autonoma o agli attacchi informatici eseguiti autonomamente da IA. Gli sviluppatori stanno cercando di prevenire questi danni implementando misure di sicurezza nei modelli, cercando di addestrarli a evitare comportamenti ad alto rischio e rispondere a richieste dannose. Tuttavia, non sempre è possibile eliminare completamente i pericoli, e le risposte di IA possono ancora generare situazioni pericolose, sebbene gli sviluppatori tentino di “testare” i modelli per anticipare tali falle.
Un concetto centrale nella valutazione della responsabilità è quello della prevedibilità dei danni. Se un creatore di un modello di IA addestra deliberatamente il sistema per scopi dannosi, o se un terzo modifica il modello e lo usa per un fine illecito, il creatore originale potrebbe essere ritenuto responsabile. Ma l'introduzione dell'IA nel mondo reale comporta inevitabilmente situazioni grigie, in cui le azioni potenzialmente dannose non sono sempre prevedibili. Questo crea un'area complessa per i legali, che devono determinare se un danno fosse “prevedibile” al momento della progettazione e distribuzione del modello.
La difficoltà principale nel trattare la responsabilità dei danni causati dall'IA risiede nell'imprevedibilità dei suoi comportamenti. Come sottolineato da alcuni studiosi, l'IA è spesso una “scatola nera”, cioè non sempre è possibile determinare in modo trasparente il processo decisionale che ha portato a un determinato risultato. Immaginiamo un'auto a guida autonoma che, per migliorare l'efficienza, decide di far partire il motore a combustione durante la notte in garage, causando un avvelenamento da monossido di carbonio. Un simile incidente sarebbe inaspettato, ma potrebbe sollevare la questione di quanto i progettisti potessero “prevedere” questo tipo di danno.
Mentre l’IA sta evolvendo da sistemi altamente specializzati a modelli più generali in grado di svolgere molteplici compiti, la previsione dei danni diventa sempre più complessa. L'idea che stiamo per entrare nell'era dell'intelligenza artificiale generale (AGI), capace di svolgere qualsiasi tipo di compito, complica ulteriormente la valutazione della responsabilità. Le capacità di queste IA stanno crescendo, così come il loro potenziale di causare danni, a meno che non siano messe in atto misure di sicurezza appropriate. Quando si parla di responsabilità legale, ci troviamo di fronte a una zona grigia che implica un approfondimento delle modalità con cui l'IA viene progettata, utilizzata e adattata.
Il concetto di “prevedibilità” diventa quindi essenziale. Se i modelli di IA sono progettati per essere strumenti generali, la possibilità che vengano utilizzati per scopi dannosi è sempre più alta. Un’analisi legale dei danni causati da questi sistemi deve prendere in considerazione la possibilità che rischi specifici possano diventare sempre più evidenti man mano che le tecnologie si evolvono. La responsabilità non si limita solo a ciò che i progettisti o gli utilizzatori potrebbero aver previsto, ma anche alla possibilità di mitigare i rischi derivanti da un uso improprio dei modelli di IA.
In definitiva, quando un’IA agisce in modo imprevisto, la discussione sulla responsabilità giuridica non riguarda solo chi ha creato il sistema, ma anche chi lo ha messo in circolazione e come viene impiegato. L'equilibrio tra l'innovazione e la protezione delle persone contro danni causati da intelligenze artificiali sempre più autonome e sofisticate è uno dei grandi temi legali del nostro tempo.
Come la Governance dell'IA Influenza la Sicurezza e lo Sviluppo Sostenibile delle Tecnologie Avanzate
La sicurezza dell'intelligenza artificiale (IA) è una questione cruciale, non solo per il suo impatto economico e sociale, ma anche per i diritti umani, la privacy e l'integrità democratica. In questo contesto, iniziative internazionali come il Processo di Hiroshima e la Dichiarazione di Bletchley, sottoscritte da numerosi Paesi, tra cui le nazioni del G7, l'OCSE, la Cina e altre regioni, pongono l'accento sulla necessità di una governance globale e inclusiva delle tecnologie di IA. Questi impegni internazionali cercano di rispondere ai rapidi sviluppi dell'intelligenza artificiale, mirando a garantire che l'innovazione non comprometta la sicurezza, i diritti e le libertà fondamentali.
Il processo di sviluppo di un'IA sicura e responsabile non si limita alla creazione di linee guida generali. Piuttosto, include il rafforzamento della trasparenza, dell'accountability e della gestione dei rischi, con l'obiettivo di evitare manipolazioni e contenuti ingannevoli generati dall'IA. Le risorse condivise, la promozione di scambi di conoscenze e la creazione di strutture normative coerenti sono passi fondamentali in questo processo. Ciò implica che le nazioni non solo collaborino a livello tecnico, ma anche che adottino misure condivise che possano essere applicate globalmente, attraverso il supporto a Paesi con capacità limitate in campo tecnologico.
L'ONU ha svolto un ruolo attivo nella definizione di una governance internazionale, con la pubblicazione del "Final Report on Governing AI for Humanity" nel settembre del 2024. Tra le raccomandazioni principali, vi è la creazione di un "Panel Scientifico Internazionale per l'IA" che faciliti la ricerca e la condivisione di conoscenze tra le nazioni, nonché la promozione di un dialogo politico per uniformare le normative globali. Inoltre, l'istituzione di uno "Standard Exchange" internazionale per l'IA e di un "Capacity Development Network" mira ad armonizzare gli standard e ad accrescere le capacità di formazione in tutto il mondo. Un altro aspetto chiave riguarda la creazione di un "Global Fund for AI" destinato a supportare i Paesi con risorse limitate, così come un "Global AI Data Framework" per garantire una gestione responsabile dei dati.
Contemporaneamente, il Consiglio d'Europa, attraverso il Comitato sull'Intelligenza Artificiale (CAI), ha introdotto la "Convenzione Quadro sull'Intelligenza Artificiale, i Diritti Umani, la Democrazia e lo Stato di Diritto", sottoscritta da dieci nazioni, tra cui l'Unione Europea, gli Stati Uniti e il Regno Unito. Questo trattato rappresenta un passaggio significativo verso una regolamentazione rigorosa e condivisa dello sviluppo dell'IA. Le misure protettive riguardano l'intero ciclo di vita dell'IA, da una gestione trasparente delle tecnologie alla protezione dei diritti fondamentali. Il trattato promuove la responsabilità, la valutazione dei rischi e l'adozione di misure di protezione contro le violazioni dei diritti, incentivando la cooperazione internazionale e il rispetto dei principi di non discriminazione.
All'interno di questo panorama globale, il G7 emerge come un gruppo di nazioni con un impatto significativo sull'economia, la tecnologia e la regolamentazione, determinando in modo sostanziale la direzione futura della governance dell'IA. Con il suo impegno a garantire che lo sviluppo dell'IA rispetti i principi di democrazia, diritti umani e stato di diritto, il G7 ha il compito di facilitare l'adozione di norme interoperabili per l'IA avanzata. Ciò è fondamentale per evitare costi duplicati di conformità e per stimolare l'innovazione su scala globale.
Oltre ai principi di sicurezza e protezione dei diritti, è essenziale comprendere che la governance dell'IA non riguarda solo la regolamentazione delle tecnologie, ma anche la creazione di un ambiente in cui l'innovazione possa prosperare in modo sostenibile e inclusivo. La cooperazione tra i Paesi e le organizzazioni internazionali deve andare oltre la semplice conformità normativa, mirando a costruire una rete di risorse che supporti lo sviluppo responsabile dell'IA in tutto il mondo.
L'equilibrio tra sicurezza, trasparenza e innovazione è cruciale per garantire che le tecnologie avanzate possano essere utilizzate per il bene comune, rispettando gli standard etici e legali. Pertanto, una solida governance dell'IA non è solo un obiettivo tecnico, ma un impegno verso la costruzione di una società più giusta e sicura, in cui le potenzialità dell'intelligenza artificiale possano essere esplorate senza compromettere i diritti e le libertà fondamentali dell'umanità.
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