La ripetizione di una proiezione radiografica rappresenta un tema centrale nella pratica diagnostica. Determinare se una proiezione deve essere ripetuta dipende da vari fattori, tra cui la presenza di patologie evidenti, la soddisfazione delle indicazioni per l’esame e la possibilità di migliorare l’immagine tramite tecniche avanzate, come la modifica della finestra o l’elaborazione dell’immagine con algoritmi procedurali differenti. Ogni struttura sanitaria adotta i propri standard, che determinano se una proiezione debba essere ripetuta o meno. In contesti dove gli standard sono più bassi, migliorare le competenze tecniche può innalzare la qualità delle immagini, aumentando così l’accuratezza diagnostica.
L’età del paziente, la sua condizione fisica e le circostanze in cui l’immagine è stata acquisita sono determinanti nella decisione di ripetere una proiezione. In alcuni casi, una proiezione meno che ottimale deve essere accettata, come ad esempio durante un intervento chirurgico, quando non è possibile ripetere l’immagine, o quando il paziente non è in grado o non vuole cooperare. In questi casi, è fondamentale documentare nella storia del paziente tutte le informazioni relative alla condizione che ha portato ad accettare una proiezione subottimale.
Accettare una proiezione che non rispetta gli standard ottimali è un passo che deve essere ponderato. Tuttavia, è altrettanto importante studiare questi casi per determinare se le problematiche che li hanno causati possano essere eliminate in esami futuri. Quando una proiezione viene ripetuta, l’esposizione complessiva alla radiazione per il paziente aumenta, così come i costi per l’assistenza sanitaria, poiché la ripetizione implica un maggiore impiego di tempo da parte del tecnico, oltre all’utilizzo di forniture e attrezzature.
La presenza di materiali radiopachi, come metallo o piastre di piombo, può alterare significativamente la qualità dell’immagine. Questi materiali hanno un numero atomico molto più elevato rispetto alle strutture ossee e ai tessuti molli del corpo umano. Se un materiale radiopaco si trova all’interno della zona attivata della camera di esposizione automatica (AEC), quest'ultima cercherà di esporre correttamente la struttura radiopaca, compromettendo l’esposizione delle strutture anatomiche circostanti e portando a una bassa risoluzione del contrasto o alla saturazione dell’immagine.
In situazioni speciali, come le immagini mobili o quelle in traumatologia, l’obiettivo principale è ottenere immagini ottimali senza causare ulteriori danni al paziente e minimizzando il suo disagio. In questi casi, la velocità è essenziale, poiché il paziente può trovarsi in condizioni critiche. Una pianificazione ben definita prima dell’esame consente al tecnico di operare in modo rapido e ordinato, con l'attenzione iniziale rivolta alle proiezioni che offrono informazioni sulla condizione più grave del paziente, come una proiezione laterale del collo in caso di sospetta frattura cervicale o una proiezione AP del torace in un paziente con difficoltà respiratoria. Una volta acquisite le immagini iniziali, si prosegue con altre proiezioni in un ordine che minimizza la necessità di regolazioni del CR.
Quando si sospettano fratture o corpi estranei, è fondamentale acquisire proiezioni a 90 gradi l’una dall’altra (come PA e laterale) per determinare la posizione e il grado di spostamento dell'osso. Le immagini devono sempre essere acquisite con l’attenzione a mantenere il paziente nella posizione stabilita dal tecnico, come nel caso di proiezioni addominali in cui una posizione iniziale non ottimale potrebbe compromettere la qualità dell’immagine, come nel caso in cui il paziente sposti involontariamente le mani sopra l'addome, causando sovrapposizioni.
Un altro aspetto importante è l’eliminazione degli artefatti esterni, che possono derivare da indumenti, protesi o oggetti come cuscini e altri dispositivi. La corretta preparazione del paziente, che prevede la rimozione di questi artefatti o la loro gestione adeguata, è cruciale per garantire che la proiezione non venga compromessa. Nel caso di dispositivi di immobilizzazione o artefatti che non possono essere rimossi, il tecnico dovrà consultarsi con il radiologo per decidere se eseguire proiezioni oblique o soluzioni alternative.
Le regolazioni tecniche, come i valori di kV e mAs, devono essere adattate in base alla condizione del paziente e alla tipologia di proiezione richiesta. L’assorbimento dei fotoni può variare in caso di dispositivi di immobilizzazione, artefatti o condizioni patologiche che alterano la densità del paziente, richiedendo quindi aggiustamenti specifici dei parametri radiografici.
Quando si trattano pazienti traumatizzati, la conoscenza delle modifiche tecniche necessarie per adattarsi a dispositivi di immobilizzazione, come i gessi, è fondamentale. I cast piccoli o medi possono richiedere un aumento di kV di 5-7 e un incremento del 50-60% dei mAs, mentre i cast grandi necessitano di un aumento di 8-10 kV e un incremento dei mAs fino al 100%.
Questi principi devono essere sempre adattati alla singola situazione, mantenendo l'equilibrio tra la qualità dell’immagine, la sicurezza del paziente e l’efficienza del processo diagnostico.
Come posizionare correttamente mano e polso nelle proiezioni radiografiche per una visualizzazione ottimale delle articolazioni metacarpali e carpali
La corretta posizione della mano e del polso durante le proiezioni radiografiche è fondamentale per ottenere immagini di qualità diagnostica che evidenzino chiaramente gli spazi articolari e le strutture ossee. In particolare, l’allineamento dei metacarpi (MC) e delle dita rispetto al piano del rivelatore di immagini (IR) condiziona significativamente la visibilità delle articolazioni e la distorsione delle strutture. Se le dita o il pollice non sono disposti parallelamente al rivelatore, gli spazi articolari si chiudono e le falangi e i metacarpi appaiono accorciati o sovrapposti, compromettendo la possibilità di una valutazione accurata.
Per esempio, nelle proiezioni laterali della mano, l’assenza di una corretta “ventilazione” delle dita (ovvero la separazione e l’inclinazione adeguata) determina una sovrapposizione che impedisce la visualizzazione nitida delle articolazioni metacarpo-falangee. Il posizionamento ideale prevede una rotazione interna della mano che consenta la sovrapposizione perfetta dei metacarpi, accompagnata da una leggera apertura tra pollice e indice e una separazione graduale delle dita rimanenti in modo da evitare sovrapposizioni eccessive.
Per quanto riguarda il polso, l’orientamento degli epicondili omerali rispetto al rivelatore influenza la posizione dello stiloide ulnare nelle immagini. Una corretta orientazione perpendicolare degli epicondili permette di visualizzare lo stiloide in profilo medialmente, mentre un allineamento parallelo ne modifica la proiezione, spostandolo distalmente rispetto alla linea mediana dell’ulna. In posizioni oblique interne, lo stiloide si trova in una posizione intermedia. Queste variazioni sono essenziali per interpretare correttamente le immagini radiografiche del polso.
Un elemento di particolare interesse è la “striscia grassa dello scafoide”, una struttura dei tessuti molli che si manifesta come una curva convessa lateralmente rispetto allo scafoide in un polso non traumatizzato. Alterazioni nella forma di questa striscia possono indicare presenza di versamenti articolari o fratture a carico dello scafoide, dello stiloide radiale o del primo metacarpo. La mancata acquisizione di una proiezione PA vera, così come l’utilizzo di parametri tecnici errati, può occultare questa importante evidenza diagnostica.
La posizione del braccio e del polso determina inoltre la visibilità delle articolazioni carpali e metacarpali. Una rotazione esterna del polso aumenta la sovrapposizione dei carpi mediali e riduce gli spazi articolari visibili, mentre la rotazione interna produce l’effetto opposto, migliorando la visualizzazione di alcune strutture come il pisiforme e l’uncino dell’uncinato. Inoltre, la posizione del radio distale, che è inclinato di circa 11 gradi dall’indietro in avanti, influenza la proiezione delle articolazioni radioscafoide e radiolunata: con l’avambraccio parallelo al rivelatore, questi spazi appaiono chiusi.
Un errore frequente consiste nell’elevare eccessivamente la parte prossimale dell’avambraccio rispetto alla parte distale, causando un’estensione del polso che determina una sovrapposizione del margine radiale posteriore su più di un quarto del lunato. Tale condizione è spesso osservata in pazienti con avambracci muscolosi o spessi e si corregge lasciando pendere il braccio in modo da mantenere l’avambraccio parallelo al rivelatore. Al contrario, una depressione della parte prossimale rispetto a quella distale genera una flessione del polso, che apre gli spazi articolari radioscafoide e radiolunato, condizione utile nella valutazione di fratture di scafoide o lunato.
La distinzione tra margini radiali anteriori e posteriori si effettua osservando l’articolazione radioulnare distale: il margine posteriore ha un profilo più smussato, mentre quello anteriore è arrotondato. Inoltre, la sovrapposizione dei margini radiali e dell’ulna varia con la rotazione del polso: esternamente si sovrappongono i margini posteriori, internamente quelli anteriori.
Infine, la diversa lunghezza delle dita e la conformazione anatomica della mano richiedono un’inclinazione differenziata dei metacarpi rispetto al piano del rivelatore per aprire completamente le articolazioni metacarpo-falangee. Per esempio, il secondo e il terzo metacarpo devono formare un angolo di circa 10 gradi, mentre il quarto e quinto di circa 15 gradi con l’IR per evidenziare adeguatamente gli spazi articolari. Ottenere una proiezione PA che mostri tutti gli spazi articolari aperti contemporaneamente è estremamente complesso e spesso impossibile senza una perfetta coordinazione e flessibilità della mano del paziente.
È fondamentale comprendere che ogni minima variazione nella posizione della mano, del polso o dell’avambraccio altera significativamente la qualità dell’immagine radiografica e, di conseguenza, la possibilità di diagnosi precise. Il controllo attento dei parametri tecnici, la conoscenza approfondita dell’anatomia funzionale e la capacità di guidare il paziente nel posizionamento corretto sono dunque prerequisiti imprescindibili per il radiologo e il tecnico radiologo. Solo così si può garantire che le immagini ottenute siano attendibili e utili all’identificazione di patologie anche subdole come piccole fratture, versamenti articolari o alterazioni infiammatorie.
Qual è l'importanza della corretta rotazione interna e della posizione dell'avambraccio nelle proiezioni radiografiche?
L'insufficiente rotazione interna del braccio è una causa comune di proiezioni errate durante le radiografie dell'avambraccio e del polso. Se il braccio non è ruotato abbastanza internamente per allineare il quinto metacarpo in posizione perpendicolare rispetto al piano della pellicola radiografica (IR), il pisiforme si sovrapporrà al processo dell'hamulus, rendendo difficile ottenere un'immagine chiara e diagnostica. Questo errore di posizionamento può compromettere la visibilità delle strutture ossee cruciali e delle articolazioni, come la giunzione pisotriquetrale.
Una delle principali difficoltà che si riscontrano nella proiezione tangenziale inferosuperiore del polso, o del "carpal canal", è proprio la gestione dell'angolazione corretta tra il raggio centrale (CR) e la base dei metacarpi. Se l'angolo tra il CR e i metacarpi è troppo piccolo, si ottengono immagini distorte, in cui la base del processo hamulus e del pisiforme sono parzialmente oscurate, e la visibilità della giunzione pisotriquetrale è compromessa. La correzione consiste nell'aumentare l'angolo del CR fino a raggiungere i 15 gradi necessari per una proiezione accurata.
Un altro aspetto da tenere a mente è che la rotazione del braccio può influenzare significativamente la visibilità delle strutture ossee e articolari. Quando il braccio è ruotato internamente, la base dei metacarpi laterali (primo e secondo metacarpo) si sovrappone alle ossa carpali laterali, mentre le basi dei metacarpi medialmente posizionati sono visibili senza sovrapposizioni. La rotazione interna ottimale permette una visione migliore delle strutture come il pisiforme e il processo dell'hamulus.
Quando la rotazione interna aumenta, anche la sovrapposizione tra il radio e l'ulna aumenta, creando un effetto di accavallamento radiale e ulnare, utile in alcune diagnosi specifiche, come per esempio nelle fratture distali dell'avambraccio.
D'altro canto, la rotazione esterna dell'avambraccio produce un altro tipo di sovrapposizione, quella dei metacarpi e delle ossa carpali mediali, che richiede un'accurata gestione dell'angolazione e della posizione dell'elbo. Questo errore di rotazione esterna può ostacolare la corretta visualizzazione delle strutture articolari, creando immagini confuse e difficili da interpretare.
In caso di fratture dell'avambraccio, i pazienti potrebbero non essere in grado di posizionare correttamente l'articolazione del polso e del gomito in una proiezione AP. In questi casi, è fondamentale adattare la posizione a seconda della localizzazione della frattura. Se la frattura si trova vicino al polso, la proiezione del polso e dell'avambraccio distale deve essere correttamente allineata, mentre l'articolazione del gomito potrebbe risultare in una proiezione AP obliqua. In caso di fratture prossimali, il gomito deve essere posizionato correttamente in una proiezione AP, mentre il polso e l'avambraccio distale potrebbero essere posizionati in una proiezione PA obliqua o laterale.
Le difficoltà legate alla corretta proiezione radiografica dell'avambraccio dipendono in gran parte dalla precisione nel posizionamento del gomito, in particolare per quanto riguarda l'allineamento delle epicoondili del radio rispetto al piano della pellicola. Un errore comune è quello di elevare o abbassare eccessivamente l'avambraccio, compromettendo l'accuratezza della proiezione. Quando l'epicoondilo del radio non è allineato correttamente, l'immagine risultante mostrerà un'accavallamento anomalo delle ossa proximali e distali, con la testa radiale posizionata dietro o davanti al processo coronoideo, a seconda della posizione dell'omero.
Anche il centramento del CR è cruciale. Per ottenere un'apertura adeguata della articolazione del gomito, il braccio deve essere elevato in modo da allineare gli epicondili perpendicolarmente al piano radiografico. Sebbene questo non sia necessario per la proiezione laterale dell'avambraccio, questa tecnica è essenziale quando si vuole ottenere una visione chiara e corretta delle strutture ossee e articolari.
L'approccio corretto nella gestione di questi errori di posizionamento è determinante per la diagnosi radiologica, specialmente in situazioni di fratture o patologie articolari complesse. La capacità di identificare questi errori e correggerli tempestivamente può fare la differenza nel fornire un'immagine diagnostica precisa e utile al clinico.
Come la posizione del braccio e la rotazione del busto influenzano la proiezione laterale della scapola
La proiezione laterale della scapola rappresenta una delle tecniche più delicate in radiologia muscoloscheletrica, dove la posizione del braccio e la rotazione del busto giocano un ruolo cruciale per ottenere immagini diagnostiche chiare e prive di distorsioni. Quando il braccio è adagiato lungo il torace, la scapola si dispone in modo tale che il margine vertebrale risulti parallelo al piano dell’immagine radiografica (IR). Questa configurazione permette una visualizzazione precisa del profilo scapolare senza sovrapposizioni eccessive.
Se invece il braccio viene abdotto oltre i 90 gradi, il margine laterale della scapola si allinea maggiormente con l’IR. Tale posizione modifica la percezione anatomica, provocando una distorsione del corpo superiore della scapola e mostrando l’angolo scapolare superiore e la spina scapolare al di sotto rispettivamente dei processi coracoideo e acromiale. Questo spostamento del punto di vista, pur utile in alcune circostanze, richiede una grande attenzione per evitare che elementi anatomici rilevanti vengano interpretati erroneamente.
La quantità di rotazione corporea necessaria a sovrapporre i margini vertebrale e laterale della scapola dipende proprio dal grado di abduzione dell’omero. Man mano che l’omero si allontana dal corpo, l’angolo inferiore della scapola “scivola” attorno alla gabbia toracica, spostando la scapola in avanti. Questo movimento riduce la necessità di rotazione del corpo per ottenere la sovrapposizione desiderata dei margini scapolari. La palpazione accurata dei margini scapolari, specialmente nella loro porzione inferiore appena sopra l’angolo inferiore, è essenziale per posizionare correttamente la scapola e regolare il grado di abduzione del braccio, assicurando che il profilo scapolare sia ben definito e rappresentativo.
Un errore comune nella proiezione laterale della scapola riguarda la rotazione insufficiente del busto, che si manifesta quando il margine vertebrale appare sovrapposto al torace o più vicino ad esso rispetto al margine laterale. Questo indica che la scapola non è stata ruotata abbastanza per ottenere la corretta sovrapposizione dei margini. Al contrario, una rotazione eccessiva porta a una situazione opposta, con il margine laterale che si sovrappone o si avvicina troppo al torace, compromettendo l’accuratezza dell’immagine.
L’analisi delle immagini radiografiche deve quindi considerare attentamente il posizionamento relativo del braccio e la rotazione del busto per correggere eventuali sovrapposizioni o distorsioni. Nel caso di un’abduzione dell’omero superiore ai 90 gradi combinata con una rotazione insufficiente, ad esempio, sarà necessario ridurre l’angolo di abduzione e aumentare la rotazione corporea per una migliore definizione della scapola.
Oltre alla tecnica, è importante comprendere l’interazione dinamica tra l’anatomia scapolare e la posizione corporea. La scapola non è un osso statico; il suo movimento e la sua posizione sono influenzati dal movimento dell’omero e dalla conformazione della gabbia toracica. La conoscenza approfondita di queste relazioni permette di interpretare correttamente le immagini, distinguendo tra variazioni fisiologiche e patologie. Inoltre, la palpazione e la sensibilità al posizionamento costituiscono strumenti fondamentali non solo per la tecnica radiografica, ma anche per la diagnosi clinica, poiché un posizionamento errato può mimare o nascondere lesioni reali.
In sintesi, la corretta esecuzione della proiezione laterale della scapola richiede una combinazione di posizionamento preciso del braccio, rotazione accurata del busto e conoscenza anatomica dettagliata. Solo così è possibile evitare errori di interpretazione e ottenere immagini che siano uno strumento valido per la valutazione clinica. La comprensione delle variazioni anatomiche e meccaniche della scapola rispetto alla posizione corporea è indispensabile per un’efficace diagnosi radiologica e per guidare eventuali interventi terapeutici.
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