Nel contesto delle funzioni multivariabili, l'analisi dei limiti e della continuità svolge un ruolo fondamentale nella comprensione del comportamento delle funzioni nei pressi di punti critici. Questo approccio è essenziale, non solo per la risoluzione di esercizi pratici, ma anche per la costruzione di estensioni continue in domini complessi. Nelle sezioni successive, verrà trattato un esempio pratico di esercizio in cui l'espansione di McLaurin e l'uso delle coordinate polari sono fondamentali per la soluzione.

Consideriamo la funzione data da f(x,y)=12(1+(xy1))1/2f(x, y) = \frac{1}{2} \left( 1 + (x - y - 1) \right)^{ -1/2}. Per studiare la sua continuità al punto (1,0)(1, 0), si ricorre a un'espansione di McLaurin per i termini della funzione che tendono a zero nel suddetto punto. L'espansione di McLaurin per i termini (xy1)(x - y - 1) e (1xy)(1 - x - y) è cruciale per semplificare l'analisi.

Nel caso della funzione f(x,y)f(x, y), l’espansione nei dintorni del punto (1,0)(1, 0) assume la forma:

(1+(xy1))1/2=112(xy1)+O((xy1)2),(1 + (x - y - 1))^{ -1/2} = 1 - \frac{1}{2} (x - y - 1) + O((x - y - 1)^2),

e per (1xy)(1 - x - y), una simile espansione ci porta a concludere che entrambi i termini tendono a zero al tendere di (x,y)(x, y) al punto (1,0)(1, 0).

La sostituzione di questi sviluppi nel calcolo del limite porta a una funzione che tende a zero nel punto di interesse, rendendo chiaro che la funzione è continua in (1,0)(1, 0), sotto l’ipotesi che α=0\alpha = 0. Questo risultato si ottiene proprio grazie all'uso delle espansioni locali che permettono di descrivere la funzione come somma di una funzione razionale e due termini di resto facilmente trattabili con l'uso delle coordinate polari.

Nel contesto dell’analisi delle funzioni, quando si passa a considerare domini complessi come quello definito dalla disuguaglianza xx4+y4|x| \leq x^4 + y^4, bisogna studiare la natura topologica del dominio stesso: è chiuso? È compatto? Convesso? Nel caso della funzione f(x,y)=x4+y4xf(x, y) = x^4 + y^4 - |x|, si verifica che il dominio, denotato con AA, è chiuso, ma non è compatto. Questo è dovuto al fatto che il dominio non è limitato, come evidenziato dalla presenza di punti che, pur appartenendo al dominio, si allontanano indefinitamente.

Altro caso interessante è il dominio della funzione f(x,y)=xyx3f(x, y) = xy - x^3, dove l’analisi delle disuguaglianze che definiscono il dominio porta a concludere che, pur essendo chiuso, il dominio non è compatto. Inoltre, essendo il dominio una unione di due sottoinsiemi path-connessi, la funzione risulta path-connessa.

Quando si analizzano funzioni definite in domini aperti, la topologia del dominio gioca un ruolo fondamentale. Ad esempio, per il dominio della funzione f(x,y)=log(x2+3y21)logxyf(x, y) = \log(x^2 + 3y^2 - 1) - \log|x - y|, il dominio risulta aperto ma non connesso, come dimostrato dalla separazione delle due componenti del dominio che vengono separate dalla retta x=yx = y, creando due insiemi disgiunti.

In tutti questi casi, il principale strumento utilizzato è l'espansione di Taylor, che permette di esprimere la funzione come una somma di termini facilmente trattabili nei dintorni di un punto dato. Le coordinate polari, inoltre, forniscono un ulteriore mezzo per semplificare l'analisi dei limiti e delle estensioni continue.

La comprensione della continuità di una funzione in un dominio complesso non si limita solo alla verifica dei limiti o delle proprietà topologiche di base. È importante anche esplorare come i termini di resto, come quelli espressi tramite le funzioni ω1(t)\omega_1(t) e ω2(s)\omega_2(s), possano influenzare il comportamento della funzione nel limite, e come la geometria del dominio influisca sulla connessione delle varie regioni.

Quali sono i punti critici di un sistema implicito?

Un sistema implicito come quello analizzato può essere descritto da un insieme di equazioni che definiscono i punti critici di una funzione. Quando affrontiamo il problema dei minimi e massimi, dobbiamo esaminare non solo la forma esplicita della funzione, ma anche i suoi comportamenti all'interno del dominio di definizione. Un esempio di ciò è fornito dal sistema che ci interessa, con la funzione f(x,y)f(x, y) che assume diverse configurazioni in base al valore del parametro kk.

Nel caso in cui k1k \neq 1, i punti critici sono limitati a due soluzioni specifiche, che sono facilmente identificabili mediante la matrice di Hessiana. Se, invece, k=1k = 1, l'analisi diventa più complessa, poiché i punti critici non sono più discreti ma formano linee intere, ovvero l'insieme dei punti lungo le linee parallele all'asse xx. Questo comportamento evidenzia la dipendenza della funzione da una sola variabile, cioè la variabile yy, il che permette di fare un'analisi geometrica di tipo diverso. In particolare, per k=1k = 1, la funzione diventa un polinomio in yy, con un massimo locale in y=0y = 0 e un minimo locale in y=2y = 2. In questo caso, la funzione f(x,y)f(x, y) non dipende più da xx e, di conseguenza, si ha un comportamento differente rispetto ai valori di kk diversi da 1.

Anche l’analisi della matrice Hessiana gioca un ruolo cruciale quando k1k \neq 1. Ad esempio, se k<1k < 1, il punto O=(0,0)O = (0, 0) risulta essere un massimo locale, mentre per k>1k > 1, lo stesso punto diventa un punto di sella. Analogamente, per il punto P1=(0,2)P_1 = (0, 2), se k<1k < 1 si avrà un punto di sella, mentre per k>1k > 1 si tratta di un minimo locale. Questi esempi illustrano come la natura dei punti critici dipenda dal valore del parametro kk, il quale determina la forma della funzione e le relative soluzioni.

Nel caso di k=1k = 1, la matrice Hessiana non offre informazioni utili, ma si può risolvere facilmente il problema osservando la funzione come una funzione di una sola variabile, ottenendo così una comprensione più chiara della situazione geometrica. Questo è un esempio tipico di come la geometria della funzione possa variare sensibilmente in base al parametro in gioco, rivelando comportamenti che non sono immediatamente evidenti senza un’analisi approfondita.

In casi più complessi, dove i punti critici sono meno evidenti o si trovano in domini specifici, è spesso più vantaggioso esaminare il comportamento della funzione nelle vicinanze dei punti critici, piuttosto che affidarsi esclusivamente ai calcoli derivati dalla matrice Hessiana. In particolare, quando i calcoli con le derivate di secondo ordine diventano complessi e soggetti a errori, l'analisi diretta delle differenze tra i valori della funzione nei dintorni dei punti critici può fornire una visione più immediata e affidabile del comportamento della funzione.

Nel caso in cui la funzione sia definita su un dominio limitato, come in un esercizio che coinvolge un dominio di tipo X={(x,y)R2:x2+y24,x0,yx}X = \{ (x, y) \in \mathbb{R}^2 : x^2 + y^2 \leq 4, x \leq 0, y \geq x \}, è fondamentale separare l'analisi dei punti critici interni da quelli che si trovano sul bordo del dominio. In questo caso, il dominio è definito in modo tale che la funzione deve essere analizzata separatamente lungo i segmenti di bordo e l'arco circolare. Le analisi sulle restrizioni della funzione lungo questi segmenti mostrano come i punti critici possano appartenere sia all'interno del dominio che al bordo, portando alla necessità di confrontare i valori della funzione in vari punti per determinare i massimi e i minimi globali.

Infine, anche quando non esistono punti critici all'interno del dominio, come nel caso della funzione f(x,y)=log(5x2y2)f(x, y) = \log(5 - x^2 - y^2), l'analisi dei punti critici si concentra esclusivamente sul bordo del dominio. Qui, è necessario considerare il comportamento della funzione sulla frontiera, come nel caso in cui il dominio sia limitato da una curva o da segmenti. Anche in assenza di punti critici interni, i valori massimi e minimi della funzione possono essere trovati confrontando i valori sui punti di frontiera, dimostrando ancora una volta l’importanza di una comprensione dettagliata della funzione in tutto il suo dominio.

Dove converge la serie e come comportarsi con le funzioni in serie di potenze?

Consideriamo la funzione S(x)=n=11nlog(1+1n)S(x) = \sum_{n=1}^{\infty} \frac{1}{n} \log \left( 1 + \frac{1}{n} \right). La sua definizione comporta delle domande cruciali: qual è il dominio di questa funzione? E dove è continua? La risposta a queste domande dipende dalle proprietà della serie e dalle condizioni di convergenza.

Il dominio di una funzione è l'insieme dei valori di xx per i quali la funzione è ben definita. In questo caso, il dominio della funzione S(x)S(x) sarà determinato dalla convergenza della serie. Per rispondere, occorre analizzare il comportamento della somma infinita quando il parametro nn tende all'infinito, considerando la forma logaritmica che compare. È evidente che per ogni xx, la serie si comporta in modo distinto a seconda di come si modula il termine logaritmico. Se il termine di somma diverge per determinati valori di xx, il dominio sarà limitato, e ci si troverà con un intervallo specifico per la convergenza.

Per quanto riguarda la continuità, la funzione risultante da una serie di potenze converge uniformemente in un dominio se la serie converge in ogni punto e non presenta discontinuità quando passiamo da un termine all'altro. Quindi, determinare dove la funzione è continua equivale a studiare la convergenza della serie in vari intervalli e osservare se la somma delle serie risulta continua in quei punti.

A seguire, consideriamo un altro esempio, come la serie di potenze n=1(1)n(n+1)n\sum_{n=1}^{\infty} \frac{(-1)^n (n+1)}{n}, il cui comportamento dipende strettamente dalla natura dei singoli termini. In generale, determinare dove una serie converge totalmente è una questione che riguarda la somma di tutti i termini nel loro dominio di convergenza. Un’analisi rigorosa della convergenza assoluta e uniforme diventa essenziale in questo contesto.

Per la funzione S(x)S(x), potremmo anche analizzare la sua espansione in serie di potenze per determinare in che misura convergano i vari termini all'interno di determinati intervalli di xx. Se il comportamento della serie è complesso, la somma della serie può convergere puntualmente ma non uniformemente, il che può introdurre difficoltà nei calcoli analitici. Ad esempio, la serie n=1xn\sum_{n=1}^{\infty} x^n converge per x<1|x| < 1, ma il suo comportamento oltre tale intervallo diventa problematico.

Un altro aspetto interessante riguarda le trasformazioni di funzioni come f(x)=cos(x2)f(x) = \cos(x^2) e g(x)=ex2g(x) = e^{ -x^2}, che possono essere espresse come serie di potenze. La convergenza di tali serie deve essere esaminata attentamente, dato che un errore di valutazione può influenzare drasticamente l'approssimazione di funzioni complesse come queste.

Oltre alla convergenza della serie, è fondamentale comprendere come i polinomi di Taylor e McLaurin si applicano nelle funzioni analizzate. Questi strumenti permettono di approssimare funzioni che potrebbero essere difficili da trattare direttamente, ma con un errore che diminuisce man mano che si aggiungono più termini. Le approssimazioni delle funzioni non si limitano ai semplici valori di xx, ma si espandono anche al comportamento limite della serie stessa.

Un altro punto cruciale è l'errore nelle approssimazioni. La precisione con cui una serie approssima una funzione dipende dalla scelta dell’intervallo e dalla quantità di termini considerati. L'analisi dell'errore implica una comprensione profonda della serie di potenze e del suo comportamento in un intervallo di convergenza, essenziale per garantire che la soluzione numerica sia accettabile per applicazioni pratiche.

È importante ricordare che le serie di potenze non sempre convergono in tutto il dominio di una funzione, ed è necessario identificare i punti di convergenza assoluta, puntuale e uniforme. La capacità di manipolare queste serie e di trovare i loro limiti è cruciale per risolvere problemi più complessi di analisi matematica.