L'equazione di stato per i gas ideali è espressa dalla formula pV=nRTpV = nRT, dove pp è la pressione, VV è il volume, nn è la quantità di sostanza in moli, RR è la costante universale dei gas, e TT è la temperatura in Kelvin. Questo modello termodinamico rappresenta una relazione fondamentale che lega tra loro tre variabili fisiche: temperatura, pressione e volume. Se due di queste variabili sono note, la terza può essere facilmente determinata.

L'applicazione di questa equazione è di fondamentale importanza per comprendere il comportamento dei gas. È essenziale ricordare che la temperatura deve essere espressa in Kelvin, dove lo zero della scala Celsius corrisponde a 273.15 K. La costante RR ha il valore di 8.314 J/(mol K) e rappresenta una costante universale, già incontrata nell'equazione di Clausius-Clapeyron. Inoltre, la quantità di sostanza nn viene misurata in moli, un'unità fondamentale per descrivere la composizione chimica di una sostanza.

In un contesto pratico, l'equazione di stato svolge lo stesso ruolo di una tabella del vapore per il vapore surriscaldato, permettendo di calcolare uno dei parametri a partire dagli altri due. Un concetto centrale da considerare è che il gas ideale è un modello teorico che non corrisponde perfettamente a nessun gas reale, ma che offre una buona approssimazione per molti gas a condizioni standard.

Leggi speciali dei gas ideali

Quando una delle variabili—pressione, volume o temperatura—resta costante, emergono relazioni specifiche tra le due proprietà rimanenti. Ad esempio, quando un gas viene riscaldato a pressione costante, il volume aumenta proporzionalmente alla temperatura assoluta, come enunciato dalla legge di Charles (o legge di Gay-Lussac): VTV \propto T se p=costantep = \text{costante}. Se invece la temperatura è costante, la legge di Boyle stabilisce che il volume è inversamente proporzionale alla pressione: V1pV \propto \frac{1}{p} se T=costanteT = \text{costante}. Infine, a volume costante, la pressione è direttamente proporzionale alla temperatura, come afferma la legge di Gay-Lussac: pTp \propto T se V=costanteV = \text{costante}.

Queste leggi sono fondamentali per la comprensione dei gas e delle loro proprietà termodinamiche, e trovano applicazione pratica in una vasta gamma di esperimenti scientifici e ingegneristici.

Riformulazioni dell'equazione di stato

Esistono diverse maniere di scrivere l'equazione di stato per i gas ideali. Una formulazione alternativa è basata sul numero di molecole presenti nel sistema. Moltiplicando il numero di moli nn per la costante di Avogadro NAN_A, si ottiene il numero totale di molecole NN. In questo caso, l'equazione di stato diventa pV=NkBTpV = Nk_B T, dove kBk_B è la costante di Boltzmann, pari a 1.38×10231.38 \times 10^{ -23} J/K. Questa versione dell'equazione di stato esprime il comportamento del gas a livello molecolare, evidenziando l'aspetto statistico della termodinamica.

Un'altra formulazione molto utilizzata in ingegneria si basa sul volume specifico v=V/mv = V/m, dove mm è la massa del gas. In questa forma, l'equazione assume la forma pv=RspecificoTp v = R_{\text{specifico}} T, dove la costante RspecificoR_{\text{specifico}} dipende dal tipo di gas. Questo approccio è utile quando si considerano solo proprietà intensive, come la temperatura e la densità, senza fare esplicitamente riferimento alla quantità di sostanza o al numero di molecole.

Il volume molare dei gas ideali

Un fenomeno affascinante e sorprendente è che, a temperatura e pressione costanti, tutti i gas ideali hanno lo stesso volume molare. Ad esempio, a 0 °C e 1 atm di pressione, 1 mole di un gas ideale occupa sempre un volume di 22.4 litri. Questo può essere facilmente verificato utilizzando l'equazione di stato, come illustrato nell'esempio. Se si risolve per VV utilizzando le condizioni standard (temperatura di 273.15 K e pressione atmosferica di 1013 hPa), si ottiene che 1 mole di gas occupa un volume di 22.4 litri. Questo risultato conferma che, sebbene ogni gas abbia una composizione chimica diversa, a livello termodinamico, tutti i gas ideali si comportano in modo molto simile.

Applicazioni pratiche della legge dei gas ideali

L'applicazione dell'equazione di stato non si limita alla teoria, ma trova numerose applicazioni pratiche. Un esempio comune è il calcolo della massa dell'aria in una stanza. Supponiamo di avere una stanza con un volume di 50 m³ e di voler determinare la massa dell'aria al suo interno. Utilizzando la formula del volume specifico, insieme alla costante dei gas specifica per l'aria, si può calcolare la densità dell'aria e, di conseguenza, la sua massa. In questo caso, l'aria ha una densità di circa 1.20 kg/m³ e la massa totale di aria nella stanza risulta essere di 60.2 kg.

Un altro esempio riguarda l'applicazione dell'equazione di stato al vapore acqueo. Sebbene il vapore acqueo non si comporti perfettamente come un gas ideale, in certe condizioni (come a temperature e pressioni moderate), l'equazione di stato dei gas ideali può essere utilizzata per descrivere abbastanza accuratamente il comportamento del vapore. Ad esempio, a una pressione di 1.5 bar e temperatura di 200°C, il volume specifico del vapore acqueo calcolato utilizzando l'equazione di stato è molto vicino a quello fornito dalla tabella del vapore, con una deviazione del 1.2%. Questo esempio mostra che, sotto certe condizioni, il modello del gas ideale è un'approssimazione utile per il vapore acqueo.

Importanza della termodinamica dei gas ideali

La comprensione della termodinamica dei gas ideali non solo è fondamentale per i principi teorici della fisica e della chimica, ma anche per le numerose applicazioni ingegneristiche. In effetti, anche se i gas reali non si comportano esattamente come i gas ideali, quest'ultimo fornisce una base per comprendere e modellare il comportamento dei gas in molti contesti pratici, come nei motori, nelle caldaie, nei processi chimici, e nella meteorologia. La capacità di descrivere e predire il comportamento dei gas in modo quantitativo è una delle conquiste più importanti della scienza moderna.

Come funziona il dispositivo di Drebbel come barometro e termometro?

Nel contesto delle misurazioni di pressione atmosferica e temperature, il dispositivo ideato da Cornelis Drebbel offre un'applicazione interessante basata sul principio del tubo a U e le leggi dei gas ideali. La differenza di altezza tra le colonne d'acqua all'interno di un tubo a U, come quella mostrata nella Fig. 4.3, è direttamente correlata alla differenza di pressione tra l'aria chiusa nel tubo e l'atmosfera aperta. La formula fondamentale che descrive questo comportamento è la seguente:

ptrap=patmρwaterghp_{\text{trap}} = p_{\text{atm}} - \rho_{\text{water}} g h

dove ptrapp_{\text{trap}} è la pressione interna nell'aria chiusa, patmp_{\text{atm}} la pressione atmosferica, ρwater\rho_{\text{water}} la densità dell'acqua e hh la differenza di altezza tra le due colonne d'acqua nel tubo a U. Quindi, la differenza hh tra i livelli dell'acqua fornisce informazioni dirette sulla differenza di pressione tra i due lati del tubo.

Un caso speciale che si può dedurre da questa relazione è la legge dei vasi comunicanti: se il braccio sinistro del tubo a U viene aperto all'atmosfera, allora ptrap=patmp_{\text{trap}} = p_{\text{atm}}, e i livelli dell'acqua si regolano su entrambi i lati per raggiungere la stessa altezza.

Un esempio classico dell'applicazione di questo principio è il barometro ad acqua. In questo caso, si può spiegare perché la colonna d'acqua all'interno del ramo chiuso del tubo non può salire più di 10 metri sopra il livello dell'acqua nel ramo aperto. Per determinare l'altezza massima che l'acqua può raggiungere, basta risolvere l'equazione:

h=patmptrapρwatergh = \frac{p_{\text{atm}} - p_{\text{trap}}}{\rho_{\text{water}} g}

Se la pressione interna nell'aria chiusa è inferiore a quella atmosferica, l'altezza della colonna d'acqua può aumentare fino a un massimo che, nel caso di una pressione zero, corrisponde a circa 10 metri. Questo limite è il risultato del bilanciamento tra il peso della colonna d'acqua e la pressione atmosferica che agisce sulla superficie dell'acqua. Quindi, al massimo, l'altezza della colonna d'acqua non può superare i 10 metri, come dimostrato nella formula derivata, dove si ottiene un valore di circa 10.33 metri.

In pratica, se la pressione dell'aria chiusa fosse ridotta a zero (un vuoto totale), la colonna d'acqua salirebbe fino a un massimo di circa 10 metri. In un barometro a mercurio, la situazione è simile, ma grazie alla densità superiore del mercurio, la colonna raggiungerà una altezza di soli 76 cm, come mostrato nella Fig. 4.4(c). In effetti, i barometri a mercurio sono molto più pratici grazie a questa riduzione di altezza.

Le leggi che governano il comportamento di Drebbel’s device si applicano anche a fenomeni atmosferici più complessi. Come evidenziato da Galileo nel suo "Dialogo", l’impossibilità di sollevare acqua oltre un certo limite di altezza è stata un’importante intuizione. La capacità di un dispositivo di sollevare l'acqua attraverso una pompa è limitata dalla pressione atmosferica, e questo concetto di "limite di sollevamento" non è stato compreso completamente fino a quando non furono studiati i principi fisici alla base di questi fenomeni.

Per quanto riguarda l'applicazione del dispositivo di Drebbel come barometro, è possibile esplorare come le variazioni di temperatura e pressione atmosferica influenzino i livelli d'acqua nelle sue colonne. Supponiamo che la pressione atmosferica aumenti di una certa quantità Δpatm\Delta p_{\text{atm}} e che la temperatura cambi da T1T_1 a T2T_2. Le variazioni nei livelli d'acqua, rappresentate dalla differenza Δh=h2h1\Delta h = h_2 - h_1, possono essere analizzate attraverso la seguente equazione:

Δptrap=ΔpatmρwatergΔh\Delta p_{\text{trap}} = \Delta p_{\text{atm}} - \rho_{\text{water}} g \Delta h

Dove Δptrap\Delta p_{\text{trap}} rappresenta la variazione di pressione interna, e Δh\Delta h la variazione della differenza di altezza tra le colonne d'acqua. Il comportamento dell'aria chiusa può essere descritto dalla legge dei gas ideali:

ptrap2T2=ptrap1T1\frac{p_{\text{trap2}}}{T_2} = \frac{p_{\text{trap1}}}{T_1}

Da questo punto di vista, si può determinare quanto cambia la differenza di altezza i