In matematica, il concetto di sottospazio gioca un ruolo cruciale nella comprensione delle strutture algebriche, in particolare negli spazi vettoriali. La definizione di sottospazio ci consente di esplorare sottoinsiemi di uno spazio vettoriale che conservano le operazioni di somma vettoriale e moltiplicazione per scalari. Ogni spazio vettoriale possiede almeno due sottospazi: lo stesso spazio e lo spazio nullo. Ma come possiamo determinare se un sottoinsieme di vettori in uno spazio vettoriale è, a sua volta, uno spazio vettoriale?

Un sottospazio di uno spazio vettoriale VV è un sottoinsieme non vuoto WW di VV che, sotto le stesse operazioni di somma vettoriale e moltiplicazione per scalari di VV, è anch'esso uno spazio vettoriale. In altre parole, se WW è un sottoinsieme di VV, per dimostrare che WW è un sottospazio, dobbiamo verificare solo due condizioni fondamentali, che costituiscono i cosiddetti assidi di chiusura. La chiusura per somma vettoriale implica che la somma di due vettori in WW debba appartenere anch'essa a WW, mentre la chiusura per moltiplicazione scalare implica che il prodotto di un vettore di WW per uno scalare debba appartenere anch'esso a WW. Una volta verificato che queste due condizioni sono soddisfatte, possiamo concludere che WW è un sottospazio di VV.

Prendiamo, ad esempio, un insieme di funzioni reali continue definite su tutta la retta reale. Se consideriamo due funzioni ff e gg, entrambe appartenenti a questo insieme, la somma f+gf + g e il prodotto di ff per un qualsiasi scalare kk sono anch'essi funzioni continue. Questo ci permette di affermare che l'insieme di tutte le funzioni continue definito sull'intero dominio è un sottospazio di uno spazio di funzioni reali. Allo stesso modo, l'insieme dei polinomi di grado minore o uguale a nn costituisce un sottospazio dello spazio delle funzioni continue.

Ma il concetto di sottospazio non è limitato alle funzioni. In uno spazio vettoriale tridimensionale R3R^3, ogni sottospazio può essere visualizzato come una retta o un piano che passa per l'origine. L'origine è fondamentale in questo contesto, in quanto ogni sottospazio deve contenere il vettore nullo. Di fatto, ogni retta che passa per l'origine o ogni piano che la contiene è un sottospazio di R3R^3.

Accanto ai sottospazi, un altro concetto essenziale in algebra lineare è quello di indipendenza lineare. Un insieme di vettori è detto linearmente indipendente se l'unica soluzione dell'equazione k1x1+k2x2++knxn=0k_1 x_1 + k_2 x_2 + \dots + k_n x_n = 0 è k1=k2==kn=0k_1 = k_2 = \dots = k_n = 0. Se esiste una combinazione lineare non banale che annulla il vettore, allora l'insieme di vettori è linearmente dipendente. Ad esempio, in R3R^3, i vettori unitari i,j,ki, j, k sono linearmente indipendenti, mentre se prendiamo un altro insieme di vettori come a,b,ca, b, c, potremmo trovarli linearmente dipendenti.

La base di uno spazio vettoriale è un concetto strettamente legato all'indipendenza lineare. Una base di uno spazio vettoriale VV è un insieme di vettori linearmente indipendenti che generano tutto lo spazio VV. Ogni vettore di VV può essere scritto come combinazione lineare dei vettori della base. La dimensione dello spazio vettoriale è il numero di vettori che compongono una base. Ad esempio, in R3R^3, la dimensione è 3, poiché la base standard {i,j,k}\{i, j, k\} è costituita da tre vettori linearmente indipendenti.

Il concetto di dimensione si estende anche agli spazi vettoriali di polinomi. L'insieme dei polinomi di grado minore o uguale a nn ha come base l'insieme {1,x,x2,,xn}\{1, x, x^2, \dots, x^n\}, e la sua dimensione è n+1n + 1, poiché ogni polinomio di grado massimo nn può essere scritto come combinazione lineare di questi vettori.

L'importanza della dimensione si evidenzia quando esploriamo spazi di dimensione infinita, come ad esempio lo spazio delle funzioni differenziabili. Gli spazi vettoriali infiniti, come quelli che contengono tutte le funzioni differenziabili su un intervallo, non hanno una dimensione finita, ma sono ancora soggetti alle stesse proprietà algebriche degli spazi finiti.

Una delle applicazioni fondamentali della teoria degli spazi vettoriali è la risoluzione delle equazioni differenziali lineari. Consideriamo un'equazione differenziale lineare omogenea del tipo an(x)dnydxn+an1(x)dn1ydxn1++a1(x)dydx=0a_n(x) \frac{d^n y}{dx^n} + a_{n-1}(x) \frac{d^{n-1} y}{dx^{n-1}} + \dots + a_1(x) \frac{dy}{dx} = 0, con coefficienti continui su un intervallo II. Le soluzioni di questa equazione formano uno spazio vettoriale, che può essere considerato un sottospazio dell'insieme delle funzioni continue su II. Se le soluzioni sono linearmente indipendenti, la soluzione generale dell'equazione può essere espressa come combinazione lineare di soluzioni indipendenti.

Cosa è essenziale comprendere oltre a quanto detto?
Oltre alle nozioni fondamentali sui sottospazi, l'indipendenza lineare e le basi, è importante comprendere come la teoria degli spazi vettoriali si applica in contesti più complessi, come l'analisi funzionale e la risoluzione delle equazioni differenziali. Le soluzioni di sistemi lineari, la stabilità di soluzioni e la rappresentazione di vettori in spazi con dimensione infinita sono concetti cruciali che trovano applicazione in numerosi ambiti della matematica avanzata e della fisica teorica.

Come risolvere i sistemi dinamici lineari con autovalori complessi

Un sistema dinamico descritto da un sistema di equazioni differenziali lineari di primo ordine può presentare comportamenti complessi, soprattutto quando gli autovalori della matrice del sistema sono complessi. In questi casi, la soluzione del sistema richiede un'analisi dettagliata degli autovalori e degli autovettori, così come delle loro combinazioni lineari. Per comprendere appieno la natura delle soluzioni, è essenziale seguire un procedimento che vada dalla determinazione degli autovalori alla costruzione della soluzione generale del sistema.

Consideriamo un sistema di equazioni differenziali del tipo:

dXdt=AX,X(0)=X0\frac{dX}{dt} = AX, \quad X(0) = X_0

dove X(t)X(t) è un vettore colonna che rappresenta lo stato del sistema, AA è una matrice di coefficienti e X0X_0 è lo stato iniziale. La soluzione generale di un tale sistema dipende dalla natura degli autovalori della matrice AA. Quando gli autovalori sono complessi, la soluzione assume una forma che può essere espressa tramite funzioni esponenziali complesse, che a loro volta si trasformano in soluzioni oscillanti nel dominio del tempo.

Esempio di autovalori complessi

Supponiamo di avere un sistema con una matrice AA i cui autovalori sono complessi coniugati. Consideriamo il problema iniziale:

dXdt=(2824)X,X(0)=(21)\frac{dX}{dt} = \begin{pmatrix} 2 & 8 \\ 2 & 4 \end{pmatrix} X, \quad X(0) = \begin{pmatrix} 2 \\ -1 \end{pmatrix}

Per risolvere questo sistema, dobbiamo prima calcolare gli autovalori di AA. Risolvendo il determinante det(AλI)=0\det(A - \lambda I) = 0, otteniamo:

det(2λ824λ)=0\det \begin{pmatrix} 2-\lambda & 8 \\ 2 & 4-\lambda \end{pmatrix} = 0

che porta agli autovalori λ1=2i\lambda_1 = 2i e λ2=2i\lambda_2 = -2i. Gli autovalori complessi implicano che le soluzioni del sistema saranno funzioni oscillanti.

Calcolo degli autovettori e costruzione della soluzione

Per ciascun autovalore, possiamo risolvere il sistema omogeneo (AλI)k=0(A - \lambda I)k = 0 per trovare gli autovettori associati. Ad esempio, per λ1=2i\lambda_1 = 2i, risolviamo:

(A2iI)k=0(A - 2i I)k = 0

ottenendo l'autovettore k1=(22i1)k_1 = \begin{pmatrix} 2 - 2i \\ 1 \end{pmatrix}.

La soluzione del sistema in questo caso si costruisce come combinazione lineare delle soluzioni associate agli autovettori. La forma generale della soluzione sarà:

X(t)=c1(k1)e2it+c2(k1)e2itX(t) = c_1 \Re(k_1)e^{2it} + c_2 \Im(k_1)e^{2it}

dove c1c_1 e c2c_2 sono costanti determinate dalle condizioni iniziali. Sostituendo le condizioni iniziali X(0)=(21)X(0) = \begin{pmatrix} 2 \\ -1 \end{pmatrix}, possiamo risolvere per c1c_1 e c2c_2, ottenendo la soluzione specifica.

Soluzione generale e interpretazione del comportamento

Nel caso di autovalori complessi, la soluzione del sistema avrà una forma oscillatoria. Questo significa che il sistema non raggiungerà mai uno stato di equilibrio stabile, ma continuerà a oscillare. La natura di queste oscillazioni è determinata dalla parte immaginaria degli autovalori, che stabilisce la frequenza delle oscillazioni.

Nel caso specifico sopra esaminato, la soluzione particolare sarà una combinazione di funzioni seno e coseno, che descrivono un moto periodico. Questo tipo di comportamento è tipico nei sistemi fisici come quelli di massa-molla accoppiati, nei quali le masse oscillano attorno a una posizione di equilibrio, ma non vi è un "raggiungimento" definitivo di tale equilibrio.

Importanza delle soluzioni con autovalori complessi

Per il lettore, è fondamentale comprendere che la presenza di autovalori complessi in un sistema di equazioni differenziali lineari implica che il sistema avrà una risposta dinamica oscillante. Questo comportamento è molto comune nei sistemi meccanici, elettrici e in molti modelli naturali. Un altro aspetto cruciale è che le soluzioni di questi sistemi non decrescono nel tempo, ma si limitano a oscillare indefinitamente, a meno che non intervengano forze dissipative o non lineari che modifichino il comportamento del sistema.

Inoltre, la conoscenza delle soluzioni oscillanti è fondamentale per comprendere come i sistemi rispondano a perturbazioni esterne. Per esempio, in ingegneria, la comprensione dei modi di oscillazione di un sistema meccanico è essenziale per evitare risonanze che potrebbero danneggiarlo.

Come valutare un integrale di contorno nel piano complesso?

Nel contesto dell'integrazione complessa, la definizione di un integrale complesso lungo una curva è simile a quella di un integrale di linea nel piano cartesiano. Un integrale complesso si riferisce all'integrazione di una funzione complessa lungo una curva definita nel piano complesso. Le curve vengono descritte tramite equazioni parametriche, dove x(t)x(t) e y(t)y(t) sono le coordinate reali e immaginarie, rispettivamente, di un punto sulla curva. Utilizzando la variabile complessa z(t)=x(t)+iy(t)z(t) = x(t) + iy(t), possiamo esprimere una curva nel piano complesso.

Ad esempio, una curva che rappresenta un cerchio unitario nel piano complesso può essere descritta come z(t)=eitz(t) = e^{it}, con tt che varia tra 00 e 2π2\pi. Questo concetto di curva nel piano complesso è analogo alla definizione di una curva nel piano cartesiano, ma con l'aggiunta della dimensione immaginaria.

Un integrale di contorno nel piano complesso viene denotato come Cf(z)dz\int_C f(z) \, dz, dove CC è la curva di integrazione. Per valutare questo tipo di integrale, dobbiamo segmentare la curva CC in sottosegmenti. Supponiamo che la curva sia descritta dalla funzione parametrica z(t)z(t), con tt che varia tra aa e bb. L'integrale di contorno può essere espresso come la somma di integrali lungo ciascun segmento, utilizzando la funzione f(z)f(z) valutata nei punti della curva e la derivata dzdt\frac{dz}{dt}, che rappresenta la velocità con cui ci si sposta lungo la curva.

Per eseguire questa operazione in modo pratico, supponiamo che la funzione complessa f(z)f(z) sia definita come f(z)=u(x,y)+iv(x,y)f(z) = u(x, y) + iv(x, y), dove u(x,y)u(x, y) e v(x,y)v(x, y) sono le parti reale e immaginaria della funzione complessa, rispettivamente. Un passo importante nell'integrazione di contorno è la parametrizzazione della curva, che consente di sostituire la variabile zz con z(t)z(t), il che facilita l'integrazione.

Per esempio, consideriamo una curva descritta da x=3tx = 3t e y=t2y = t^2, con tt che varia tra 1-1 e 44. L'integrale da calcolare diventa Czdz\int_C z \, dz. Parametrizzando, otteniamo z(t)=3t+it2z(t) = 3t + it^2 e la derivata dzdt=3+2it\frac{dz}{dt} = 3 + 2it. Ora possiamo eseguire l'integrazione in termini di tt, che ci porterà al risultato dell'integrale lungo la curva.

Un altro esempio interessante riguarda l'integrale su una curva circolare nel piano complesso, come quella definita da x=costx = \cos t e y=sinty = \sin t, con tt che varia tra 00 e 2π2\pi. Questo rappresenta una circonferenza unitaria nel piano complesso. L'integrale di contorno di 1z\frac{1}{z} lungo questa curva produce un risultato interessante: l'integrale è pari a 2πi2\pi i, una proprietà fondamentale dei contorni circolari nel piano complesso.

Altre considerazioni importanti riguardano le proprietà degli integrali di contorno. In particolare, se due curve sono collegate, l'integrale lungo la loro unione è pari alla somma degli integrali lungo le singole curve. Inoltre, l'integrale lungo una curva con orientamento inverso risulta essere l'opposto dell'integrale lungo la curva con orientamento positivo.

Infine, per determinare il valore assoluto di un integrale di contorno, può essere utile considerare una stima superiore dell'integrale. Ad esempio, la lunghezza della curva può essere utilizzata per stabilire un limite superiore per l'integrale stesso, il che è particolarmente utile in applicazioni pratiche.

In sintesi, l'integrazione complessa lungo una curva richiede la comprensione della parametrizzazione delle curve e l'applicazione di concetti analoghi agli integrali di linea nel piano cartesiano. Le proprietà fondamentali degli integrali di contorno, come la linearità e la somma degli integrali su curve adiacenti, sono cruciali per la loro corretta valutazione.

Qual è il valore di una funzione analitica in un dominio connesso semplicemente?

Il valore di una funzione analitica ff in un punto z0z_0 di un dominio connesso semplicemente può essere rappresentato da un integrale di contorno. Dopo aver stabilito questa proposizione, useremo questa rappresentazione per dimostrare che una funzione analitica in un dominio connesso semplicemente possiede derivate di tutti gli ordini. Le implicazioni di questi due risultati da sole ci terranno occupati non solo per il resto di questa sezione, ma anche nel prossimo capitolo.

Per iniziare, consideriamo la formula dell'integrale di Cauchy. L'idea che sta dietro al prossimo teorema è la seguente: se una funzione ff è analitica in un dominio connesso semplicemente e z0z_0 è un qualsiasi punto di questo dominio, allora il quoziente f(z)zz0\frac{f(z)}{z - z_0} non è analitico nel dominio. Di conseguenza, l'integrale di f(z)zz0\frac{f(z)}{z - z_0} attorno ad un contorno chiuso semplice CC che contiene z0z_0 non è necessariamente zero, ma avrà, come vedremo, il valore 2πf(z0)2\pi f(z_0).

Questo risultato straordinario ci dice che i valori di una funzione analitica in punti all'interno di un contorno chiuso semplice CC sono determinati dai valori di ff sui punti del contorno stesso.

Teorema 18.4.1 - Formula integrale di Cauchy

Sia ff una funzione analitica in un dominio connesso semplicemente DD, e sia CC un contorno chiuso semplice che giace completamente all'interno di DD. Se z0z_0 è un punto qualsiasi all'interno di CC, allora:

f(z0)=12πiCf(z)zz0dzf(z_0) = \frac{1}{2\pi i} \oint_C \frac{f(z)}{z - z_0} \, dz

Dimostrazione: Sia DD un dominio connesso semplicemente, CC un contorno chiuso semplice all'interno di DD, e z0z_0 un punto interno a CC. Inoltre, sia C1C_1 un cerchio centrato in z0z_0 con un raggio sufficientemente piccolo da essere interno a CC. Applicando il principio della deformazione del contorno, possiamo scrivere:

Cf(z)zz0dz=C1f(z)zz0dz\oint_C \frac{f(z)}{z - z_0} \, dz = \oint_{C_1} \frac{f(z)}{z - z_0} \, dz

Poiché ff è continua in z0z_0, possiamo scegliere C1C_1 in modo tale che l'integrale sia arbitrariamente piccolo. Questo porta alla conclusione che l'integrale ha il valore 2πif(z0)2\pi i f(z_0), come richiesto.

La formula di Cauchy può essere utilizzata anche per calcolare integrali di contorno. Poiché spesso lavoriamo con problemi dove il dominio connesso semplicemente non è esplicitamente definito, una formulazione pratica del teorema 18.4.1 è la seguente: se ff è analitica in tutti i punti all'interno e lungo un contorno chiuso semplice CC, e z0z_0 è un punto all'interno di CC, allora:

f(z0)=12πiCf(z)zz0dzf(z_0) = \frac{1}{2\pi i} \oint_C \frac{f(z)}{z - z_0} \, dz

Derivate di ordine superiore

Utilizzando la formula integrale di Cauchy, possiamo dimostrare che una funzione analitica possiede derivate di tutti gli ordini; cioè, se una funzione ff è analitica in un punto z0z_0, allora le derivate f(z0)f'(z_0), f(z0)f''(z_0), e così via, esistono e sono anch'esse analitiche in z0z_0. Inoltre, i valori delle derivate possono essere ottenuti da una formula simile a quella di Cauchy per la funzione stessa.

Teorema 18.4.2 - Formula integrale di Cauchy per le derivate

Sia ff una funzione analitica in un dominio connesso semplicemente DD, e sia CC un contorno chiuso semplice completamente contenuto in DD. Se z0z_0 è un punto all'interno di CC, allora per ogni ordine nn della derivata:

f(n)(z0)=n!2πiCf(z)(zz0)n+1dzf^{(n)}(z_0) = \frac{n!}{2\pi i} \oint_C \frac{f(z)}{(z - z_0)^{n+1}} \, dz

Prova parziale: Dimostriamo il caso per n=1n = 1. Per la definizione di derivata e la formula (1), otteniamo:

f(z0)=limΔz0f(z0+Δz)f(z0)Δzf'(z_0) = \lim_{\Delta z \to 0} \frac{f(z_0 + \Delta z) - f(z_0)}{\Delta z}

Applicando l'integrale di Cauchy per il caso n=1n = 1, possiamo dimostrare che:

f(z0)=12πiCf(z)(zz0)2dzf'(z_0) = \frac{1}{2\pi i} \oint_C \frac{f(z)}{(z - z_0)^2} \, dz

Questo processo può essere esteso ad ogni ordine nn utilizzando il principio dell'induzione matematica.

Utilizzo della formula di Cauchy

La formula integrale di Cauchy per le derivate è utile non solo per calcolare i valori delle derivate, ma anche per risolvere integrali complessi in presenza di funzioni analitiche. Un esempio pratico è l'uso della formula per determinare il flusso e la circolazione in un campo vettoriale generato da una funzione complessa come f(z)=kzz1f(z) = \frac{k}{z - z_1}, dove kk è un numero complesso e z1z_1 è un punto nel piano complesso.

Se CC è un contorno chiuso semplice che contiene z1z_1 al suo interno, allora dalla formula di Cauchy si ottiene che la circolazione attorno a CC è 2πb2\pi b e il flusso netto attraverso CC è 2πa2\pi a, dove k=a+ibk = a + ib. Se z1z_1 fosse all'esterno di CC, entrambi la circolazione e il flusso netto sarebbero nulli, come stabilito dal teorema di Cauchy.

Riflessioni aggiuntive

È importante notare che, mentre la formula di Cauchy è uno strumento potente per il calcolo di integrali e derivate di funzioni analitiche, essa assume che il dominio sia connesso semplicemente e che il contorno sia chiuso e semplice. In domini non connessi o in presenza di contorni complessi, le tecniche di deformazione dei contorni e di analisi delle singolarità diventano cruciali. La comprensione dei concetti di analiticità e di singolarità è essenziale per l'applicazione corretta di questi teoremi.