Il trasporto dell'idrogeno liquido su lunghe distanze, sia via terra che via mare, rappresenta una delle soluzioni più promettenti per la gestione della sua distribuzione a livello globale. I camion cisterna per il trasporto di idrogeno liquido hanno una capacità di trasporto singola che varia da 2,5 a 3,3 tonnellate, ovvero 6-8 volte superiore a quella di un trailer a tubi da 20 MPa. Ciò comporta una riduzione del peso del veicolo di circa il 30%, permettendo al trasporto di idrogeno liquido di coprire distanze superiori ai 1000 km. Questo tipo di trasporto diventa particolarmente interessante quando si tratta di garantire l'approvvigionamento delle stazioni di rifornimento di idrogeno, che richiedono grandi volumi di combustibile.

Il trasporto marittimo dell'idrogeno liquido è un altro metodo chiave, e numerosi progetti innovativi sono già in fase di sviluppo. Ad esempio, LH2 Europe e C-Job NavAl Architects hanno progettato una nave cisterna per idrogeno liquido di 141 metri, alimentata da celle a combustibile a idrogeno e dotata di tre serbatoi con una capacità totale di 37.500 m³, sufficienti per rifornire 400.000 veicoli a celle a combustibile di medie dimensioni o 20.000 camion a idrogeno ad alta potenza. Una volta che l'idrogeno liquido viene trasportato alla stazione di rifornimento, può essere utilizzato per alimentare veicoli a celle a combustibile con sistemi di stoccaggio ad alta pressione (35-70 MPa). In questo caso, l'idrogeno liquido viene pompato per aumentare la pressione e riscaldato tramite un vaporizzatore che utilizza il calore ambientale, senza richiedere energia aggiuntiva.

Il sistema di pompa per idrogeno liquido risulta essere molto più efficiente rispetto ai compressori tradizionali per gas. L'energia necessaria per il rifornimento di veicoli ad alta pressione (70 MPa) non supera i 2 kWh/kg, vantaggio che rende l'idrogeno liquido particolarmente economico rispetto ad altre modalità di stoccaggio e distribuzione.

Per veicoli pesanti a lungo raggio, come i camion, l'uso dell'idrogeno liquido è particolarmente vantaggioso. Un camion a idrogeno necessita di un serbatoio di stoccaggio che possa contenere almeno 50 kg di idrogeno, e mentre i serbatoi ad alta pressione (anche quelli da 70 MPa) richiedono l'uso di 5-8 serbatoi voluminosi da 250 litri, i serbatoi per idrogeno liquido necessitano di un'unica cisterna da 0,8–1,3 m³. Questo tipo di sistema offre densità di volume e peso superiori rispetto ai serbatoi ad alta pressione, riducendo significativamente la quantità di spazio e peso necessari per l'immagazzinamento del combustibile.

L'idrogeno liquido, rispetto all'idrogeno compresso ad alta pressione, offre un'altra importante caratteristica: la qualità del combustibile. Quando l'idrogeno liquido viene vaporizzato, tutte le impurità, tranne l'elio, si solidificano e si separano, consentendo di ottenere idrogeno ultrapurificato. Questa purezza è mantenuta lungo tutta la catena di approvvigionamento, dal processo di liquefazione fino all'ingresso nell'involucro della pila a combustibile, un fattore che contribuisce alla longevità e alle alte performance dei veicoli a celle a combustibile.

L'idrogeno liquido è quindi più adatto per scenari di grande scala, come nel caso di camion pesanti, navi, treni e aerei, dove la densità energetica e la qualità del combustibile rappresentano un vantaggio significativo. Tuttavia, non offre un grande vantaggio in applicazioni di veicoli passeggeri o in quelli di piccole e medie dimensioni, dove i sistemi a idrogeno ad alta pressione continuano a essere preferibili.

Oltre allo stoccaggio e al trasporto tradizionale dell'idrogeno liquido, esistono tecnologie emergenti che utilizzano composti liquidi ricchi di idrogeno per risolvere le problematiche legate alla capacità di stoccaggio, alla sicurezza e alla convenienza nel trasporto. Tra queste, i portatori organici di idrogeno liquido (LOHC), l'ammoniaca liquida e il metanolo sono i principali candidati. Queste tecnologie si basano su reazioni chimiche di assorbimento e rilascio dell'idrogeno, che permettono di immagazzinare grandi quantità di idrogeno in forma liquida, a temperatura ambiente, migliorando la sicurezza e la praticità del trasporto.

I LOHC, come il benzene e il toluene, permettono di immagazzinare l'idrogeno con una densità di stoccaggio elevata, ma la difficoltà di assorbire e rilasciare idrogeno, nonché le reazioni collaterali e la necessità di equipaggiamento aggiuntivo, rappresentano ancora una sfida. Analogamente, l'ammoniaca liquida, con una densità di idrogeno di massa del 17,6%, offre un vantaggio in termini di costi di trasporto e di infrastruttura già esistente, ma solleva questioni legate alla decomposizione dell'ammoniaca per produrre idrogeno e alla necessità di sviluppare tecnologie di sintesi e decomposizione più efficienti.

L'applicazione di questi sistemi potrebbe svolgere un ruolo cruciale nell'integrazione dell'idrogeno in una "economia dell'idrogeno", dove l'idrogeno non è solo un combustibile, ma una risorsa in grado di essere facilmente trasportata e distribuita globalmente, risolvendo così il problema della disuguaglianza nella distribuzione dell'energia tra le diverse regioni.

Quali sono le tecnologie più avanzate per lo stoccaggio e il trasporto dell'idrogeno?

Lo stoccaggio e il trasporto dell'idrogeno possono essere suddivisi in diverse modalità, ognuna con le proprie caratteristiche tecniche e applicazioni. Le principali tecnologie includono lo stoccaggio in forma liquida, solida e in gas ad alta pressione. Ognuna di queste modalità presenta vantaggi e sfide uniche che determinano il loro utilizzo in contesti specifici.

Lo stoccaggio e il trasporto dell'idrogeno liquido coinvolgono principalmente due approcci. Il primo prevede il raffreddamento dell'idrogeno a −253°C per liquefarlo, consentendone così l'immagazzinamento e il trasporto in forma liquida. Il secondo approccio consiste nello stoccaggio dell'idrogeno in composti liquidi ricchi di idrogeno, come l'ammoniaca liquida, il metanolo, il toluene, e altri composti organici. In questo caso, l'idrogeno viene immagazzinato tramite idrogenazione catalitica e rilasciato successivamente tramite deidrogenazione.

D'altra parte, lo stoccaggio dell'idrogeno in forma solida è una tecnologia che prevede l'uso di materiali solidi per fissare l'idrogeno. Questi materiali possono essere leghe metalliche, idruri metallici (come idruri basati su terre rare, titanio, magnesio e vanadio), idruri complessi (come LiAlH4, NaBH4), ammine-borani e derivati (come NH3BH3, LiNH2BH3), nonché materiali a base di carbonio come il grafene e i nanotubi. Questi materiali consentono di immagazzinare idrogeno in modo sicuro e ad alta densità, ma la loro applicazione su larga scala è ancora nelle fasi iniziali di sviluppo industriale.

Il trasporto dell'idrogeno ad alta pressione è, al momento, la soluzione più matura e comunemente adottata. Questa tecnologia prevede l’immagazzinamento dell’idrogeno in forma gassosa, ma ad alta densità, all’interno di recipienti sotto pressione. L’idrogeno può essere stoccato in cilindri di acciaio senza saldature o in serbatoi multi-strato, progettati per sopportare pressioni comprese tra 35 e 70 MPa. Rispetto ad altre soluzioni, questa tecnologia è relativamente economica e offre vantaggi in termini di velocità di carica e scarica. Durante il processo di stoccaggio, trasporto e utilizzo, l’idrogeno non subisce trasformazioni di fase, riducendo così le perdite energetiche e minimizzando il numero di dispositivi necessari.

Le stazioni di rifornimento di idrogeno rappresentano un esempio emblematico dell’utilizzo di stoccaggio ad alta pressione. A livello mondiale, più di 500 stazioni di rifornimento sono state costruite, di cui circa 430 utilizzano la tecnologia di stoccaggio ad alta pressione. In Cina, sono stati costruiti oltre 100 punti di rifornimento. In queste stazioni, l’idrogeno viene immagazzinato in contenitori ad alta pressione e poi trasferito ai veicoli a idrogeno tramite il sistema di rifornimento. Il design di questi sistemi include contenitori di volume elevato che funzionano a diverse pressioni, consentendo una distribuzione flessibile dell’idrogeno a seconda delle necessità.

Lo stoccaggio in contenitori ad alta pressione è suddiviso in due categorie principali: stoccaggio stazionario e stoccaggio trasportabile. Lo stoccaggio stazionario viene utilizzato principalmente nelle stazioni di rifornimento, dove grandi volumi di idrogeno vengono immagazzinati in contenitori progettati per essere stabili e sicuri, con una capacità che può variare da 1 a 20 m³. I contenitori stazionari, come quelli progettati per rifornire veicoli, vengono sviluppati per resistere a pressioni fino a 103 MPa. A differenza dello stoccaggio stazionario, lo stoccaggio trasportabile viene utilizzato per il trasporto dell’idrogeno da un luogo di produzione a una stazione di rifornimento o direttamente al punto di consumo. Tra le soluzioni più comuni ci sono i rimorchi a tubo, che consistono in cilindri ad alta pressione disposti in serie per garantire una distribuzione sicura dell'idrogeno.

In termini di applicazioni future, la tecnologia di stoccaggio e trasporto dell'idrogeno in Cina sta evolvendo rapidamente, con piani a lungo termine per lo sviluppo di sistemi che siano economici, leggeri e ad alta densità. Il piano "Medium- and Long-term Plan for the Development of Hydrogen Energy Industry (2021-2035)" prevede che, nei prossimi decenni, venga sviluppato un sistema di stoccaggio e trasporto che possa rispondere alle diverse esigenze delle applicazioni, con un'attenzione particolare alla diversificazione delle tecnologie, in modo da adattarsi a scenari variabili e promuovere la transizione energetica verso un'economia a basse emissioni di carbonio.

Nel contesto globale, la tecnologia di stoccaggio e trasporto dell'idrogeno ad alta pressione sta continuando a evolversi con l’obiettivo di migliorare l'efficienza energetica e ridurre i costi. Oggi, gli approcci più promettenti per il futuro includono il perfezionamento delle leghe metalliche per lo stoccaggio solido e l’ottimizzazione dei sistemi di trasporto liquido e gassoso, cercando di ridurre al minimo le perdite energetiche, migliorare l’affidabilità e soddisfare la crescente domanda di idrogeno in vari settori, tra cui l’automotive e la produzione industriale.

Qual è il potenziale di stoccaggio dell'idrogeno nelle borani di ammoniaca e nei loro derivati?

Il sistema Mg(NH2)2-2LiH ha suscitato notevole interesse nel campo dello stoccaggio dell'idrogeno, grazie al suo potenziale teorico di produzione di idrogeno a bassa pressione, intorno a 0.1 MPa, a temperature comprese tra 75 e 85 °C. Questo sistema, sebbene promettente per applicazioni a bordo, richiede ulteriori studi sul comportamento della concentrazione di ammoniaca durante il processo di rilascio dell'idrogeno, sulla stabilità ciclica dell'assorbimento e del rilascio dell'idrogeno, e sugli effetti dell'umidità e dell'ossigeno sulle sue prestazioni di stoccaggio. È stato osservato che la concentrazione di ammoniaca prodotta aumenta con la temperatura di lavoro, con valori più elevati ottenuti a temperature superiori.

Inoltre, nonostante i calcoli termodinamici suggeriscano che il sistema Mg(NH2)2-2LiH possa raggiungere una pressione di idrogeno bilanciata a 0.1 MPa a 80 °C, in esperimenti reali il rilascio dell'idrogeno avviene a temperature superiori a 140 °C, con un tasso di rilascio significativo che richiede temperature superiori ai 200 °C. Questi dati evidenziano la discrepanza tra la previsione teorica e i risultati sperimentali, indicando che per applicazioni pratiche occorre migliorare la gestione della temperatura e della stabilità del materiale.

Il sistema Mg(NH2)2-2LiH è stato testato per un numero significativo di cicli di assorbimento e rilascio dell'idrogeno, mostrando una diminuzione della capacità di stoccaggio di circa il 25% dopo 270 cicli. Tuttavia, quando il materiale è stato esposto ad aria contenente vapore acqueo saturo, la capacità e le prestazioni cinetiche sono rimaste quasi invarianti dopo 16 cicli, suggerendo che l'umidità e l'ossigeno abbiano effetti minimi sul comportamento di stoccaggio dell'idrogeno di questo materiale.

Altri materiali promettenti per lo stoccaggio dell'idrogeno includono i borani di ammoniaca (NH3BH3), una polvere cristallina bianca che può esistere stabilmente in aria secca. Il borano di ammoniaca ha una capacità teorica di stoccaggio dell'idrogeno estremamente alta, pari al 19.6% in peso. La stabilità di questa sostanza è legata a legami idrogeno doppi tra gli atomi di idrogeno legati all'azoto (N) e quelli legati al boro (B), che conferiscono una struttura solida e una stabilità termica elevata. La decomposizione termica di NH3BH3 per liberare idrogeno è una reazione esotermica, che comporta la conversione di legami di coordinazione in legami covalenti più stabili.

Nonostante la stabilità intrinseca del borano di ammoniaca, la sua decomposizione richiede temperature elevate e l'uso di catalizzatori per ottenere un'efficace produzione di idrogeno. La reazione di idrolisi di NH3BH3 è relativamente semplice, ma avviene lentamente in assenza di catalizzatori, il che richiede ulteriori ricerche sui catalizzatori appropriati. I catalizzatori a base di metalli preziosi come Pt, Rh e Pd mostrano una buona attività catalitica, con Pt che si distingue per la sua elevata performance e resistenza alla disattivazione. Tuttavia, la scarsità e il costo di questi metalli ne limitano l'applicabilità su larga scala.

I catalizzatori a base di metalli non preziosi, come Ni, Fe e Co, sono più economici ma meno efficienti. Recenti sviluppi hanno cercato di combinare catalizzatori preziosi e non preziosi per migliorare le prestazioni catalitiche. I catalizzatori bimetallici, come Ru-Ni, mostrano una sinergia che aumenta l'attività catalitica, favorendo l'interazione elettrostatica con le molecole di borano di ammoniaca. I supporti utilizzati per caricare i catalizzatori, come ossidi, materiali carboniosi e MOF (framework organometallici), migliorano la dispersione delle particelle metalliche attive e impediscono l'agglomerazione, aumentando così la stabilità e l'efficienza del catalizzatore.

Inoltre, l'uso di supporti mesoporosi o MOF per i catalizzatori offre vantaggi significativi. I MOF, in particolare, grazie alla loro struttura altamente ordinata e all'elevata area superficiale, migliorano l'interazione tra il catalizzatore e le molecole di borano di ammoniaca, aumentando l'attività catalitica e la stabilità del sistema nel tempo.

L'efficienza dei catalizzatori è cruciale per il successo del processo di idrolisi e, quindi, per l'efficacia complessiva delle tecnologie di stoccaggio dell'idrogeno. La ricerca continua nel miglioramento dei materiali catalitici, combinando le proprietà dei metalli preziosi e non preziosi, e l'uso di supporti avanzati come i MOF, è fondamentale per la realizzazione di sistemi di stoccaggio dell'idrogeno più efficienti, economici e facilmente scalabili.