Le problematiche legate alla diversità nel settore STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) non sono un fenomeno isolato né una questione da prendere alla leggera. Le ricerche sociali e i dati disponibili confermano come le discriminazioni di genere, razza e altre forme di esclusione siano radicate e difficili da superare. Le testimonianze di donne e minoranze sotto-rappresentate nel settore non sono presentate in modo selettivo per dipingere un quadro negativo, ma piuttosto riflettono una realtà sociale e lavorativa ben documentata, che merita attenzione.

Diversi studi hanno sottolineato che le esperienze di discriminazione nel settore STEM sono più marcate rispetto ad altri ambiti lavorativi. Un sondaggio condotto dal Pew Research Center ha evidenziato che il 50% delle donne nel settore STEM ha sperimentato discriminazioni di genere, mentre solo il 41% delle donne impiegate in settori non STEM ha riportato esperienze simili. In ambito tecnologico, il dato cresce drammaticamente: ben il 74% delle donne che lavorano nel campo dell’informatica ha riferito di essere stata vittima di discriminazioni basate sul genere. Le forme di discriminazione più comuni includono la disparità salariale, la percezione di non essere competenti, la ripetizione di piccoli insulti quotidiani e il sentirsi isolate sul posto di lavoro. Inoltre, il 62% degli afroamericani che lavorano nel settore STEM ha segnalato discriminazioni razziali, rispetto al 50% di coloro che lavorano in settori non STEM.

Le difficoltà legate alla diversità non sono limitate a questioni di discriminazione diretta, ma coinvolgono anche aspetti legati all’opportunità di crescita professionale e all’equilibrio tra vita privata e lavoro. Le donne nel settore STEM, in particolare, si trovano a dover affrontare condizioni di lavoro che spesso le spingono ad abbandonare il settore. Studi condotti da psicologi e sociologi, come quello di Jennifer Hunt, hanno dimostrato che le donne tendono a lasciare il settore ingegneristico più frequentemente rispetto alle loro colleghe in altri settori. Le ragioni principali sono legate alla mancanza di opportunità di avanzamento e di crescita salariale. In un altro studio condotto su 5.000 laureate in ingegneria, le donne che sono rimaste nel settore STEM sono quelle che avevano maggiori percezioni di possibilità di avanzamento, che avevano accesso a programmi di formazione per la promozione e che riuscivano a bilanciare meglio il lavoro e la vita privata.

Un altro aspetto cruciale che emerge dalle ricerche è l'importanza dell’equilibrio tra vita privata e professionale. Le donne, infatti, sono quasi il doppio più inclini degli uomini ad abbandonare il lavoro a tempo pieno nel settore STEM dopo aver avuto il primo figlio. Questo fenomeno è ancor più evidente in quei settori che richiedono una forte presenza e un impegno costante, dove la mancanza di supporto e di politiche inclusive rende il bilanciamento tra lavoro e famiglia particolarmente complesso.

Le problematiche legate alla diversità non possono essere risolte semplicemente attraverso misure superficiali come l’equità salariale o l’aggiunta di programmi di work-life balance. La cultura aziendale, le pratiche, le credenze e gli atteggiamenti all’interno delle aziende sono determinanti per favorire un ambiente inclusivo. Purtroppo, molte organizzazioni nel settore STEM, soprattutto nelle grandi aziende tecnologiche, sono permeate da una cultura tossica che può essere difficile da modificare. Questo tipo di cultura si manifesta anche nelle prime fasi di reclutamento, dove le donne si sentono emarginate e meno benvenute. Studi condotti su reclutamenti in aziende tecnologiche hanno mostrato come le presentazioni durante le sessioni di reclutamento mettano spesso le donne in posizioni marginali, con immagini e riferimenti culturali che rafforzano l’idea di un ambiente esclusivamente maschile. Questi segnali sottili ma potenti possono contribuire a creare una sensazione di estraneità e allontanamento.

Anche il processo di selezione delle risorse umane può diventare un ostacolo per le donne nel settore STEM. In molte aziende tecnologiche, gli interviewee devono risolvere problemi tecnici davanti ai selezionatori, una situazione che aumenta il livello di stress e di difficoltà, e che si riflette negativamente sulle performance delle donne. Studi hanno dimostrato che le donne tendono a esibirsi peggio in questi test quando sono osservate, ma a ottenere risultati migliori se lavorano in privato. Un modo per migliorare questa situazione potrebbe essere semplicemente includere intervistatori di sesso femminile e prestare attenzione ai comportamenti e alle reazioni dei candidati verso di loro.

In definitiva, le difficoltà di diversità nel settore STEM non dipendono esclusivamente dalla discriminazione diretta, ma sono anche frutto di una cultura aziendale radicata che fatica a evolversi. Questo tema merita una riflessione più profonda, non solo per comprendere i problemi che affrontano le donne e le minoranze, ma anche per individuare soluzioni che possano realmente favorire un ambiente inclusivo, che permetta a tutti di esprimere il proprio potenziale.

Come l’investimento pubblico e privato può guidare l’educazione STEM verso un impatto ambientale positivo e lavori significativi

Il mercato, spesso, non riesce a fornire soluzioni ottimali per le crisi globali, lasciando ampio spazio all’intervento governativo e al sostegno privato per indirizzare la ricerca e lo sviluppo verso tecnologie capaci di salvaguardare il pianeta. L’importanza di un finanziamento pubblico mirato emerge come un elemento chiave per creare opportunità di lavoro gratificanti per i laureati STEM, riducendo il carico morale spesso associato a settori meno orientati all’impatto sociale e ambientale. Un esempio emblematico è la nascita dell’Advanced Research Projects Agency–Energy (ARPA-E), istituita nel 2007 negli Stati Uniti per promuovere innovazioni nel campo delle energie pulite, dimostrando come la collaborazione tra enti pubblici e settore privato possa dar vita a progetti concreti, anche se permangono difficoltà note come la “valle della morte” per le start-up tecnologiche.

Negli ultimi anni, l’incremento di investimenti pubblici ha subito un’accelerazione grazie a leggi e iniziative mirate, quali il Bipartisan Infrastructure Law e l’Inflation Reduction Act, che combinano finanziamenti, prestiti e incentivi fiscali per favorire la produzione di tecnologie pulite, in particolare nel settore delle batterie per veicoli elettrici. L’azione governativa si è estesa anche all’utilizzo di strumenti come il Defense Production Act, coinvolgendo risorse federali e terreni pubblici per catalizzare investimenti privati nel settore ambientale. Questi interventi hanno indotto un cambiamento di paradigma anche tra compagnie energetiche tradizionalmente riluttanti, che ora percepiscono la transizione ecologica non solo come necessaria, ma anche come un’opportunità di business.

Parallelamente, il ruolo degli investitori privati e dei grandi capitalisti tecnologici sta assumendo crescente rilevanza. Aziende e fondazioni create da figure come Bill Gates e Jeff Bezos rappresentano un canale significativo di finanziamento per innovazioni che affrontano la crisi climatica. Breakthrough Energy, fondato da Gates, e il Bezos Earth Fund sono esempi di come i capitali privati, accumulati principalmente nel settore tecnologico, vengano reindirizzati verso soluzioni sostenibili, con investimenti che spaziano dalle tecnologie energetiche pulite alla produzione alimentare vegetale. Analogamente, venture capitalist come John Doerr hanno coniugato il successo negli investimenti tecnologici con un impegno ambientale concreto, sostenendo sviluppi tecnologici per la mitigazione del cambiamento climatico e promuovendo l’educazione alla sostenibilità.

La concentrazione di ricchezza generata dal settore software, spesso percepita come distante dalle esigenze ambientali, si trasforma così in una leva per il finanziamento di iniziative ecosostenibili. Questo fenomeno riflette un’evoluzione della cultura dell’investimento, dove la massimizzazione del valore per gli azionisti si estende progressivamente a una responsabilità ambientale. La crescente attenzione di investitori istituzionali e grandi fondi verso i rischi legati alla perdita di biodiversità e al cambiamento climatico testimonia una consapevolezza economica che riconosce come la sostenibilità ambientale sia intrinsecamente legata alla stabilità finanziaria globale.

Inoltre, azioni di governance societaria e l’aumento del voto azionario a favore di politiche di riduzione delle emissioni di carbonio indicano un mutamento nelle dinamiche interne alle imprese. Perfino investitori noti per il loro approccio aggressivo sul mercato, come Carl Icahn, hanno utilizzato la loro influenza per promuovere pratiche più etiche nella filiera produttiva, dimostrando che l’impatto positivo sul pianeta può diventare parte integrante della strategia d’impresa e di investimento.

È importante sottolineare che l’educazione STEM deve essere percepita non solo come una fonte di competenze tecniche, ma come un percorso formativo che conduce a professioni capaci di rispondere a sfide globali complesse, offrendo senso e soddisfazione ai giovani talenti. Il sostegno pubblico e privato non può limitarsi a incentivi finanziari, ma deve favorire un ambiente in cui l’innovazione tecnologica sia strettamente intrecciata a una visione etica e sostenibile, garantendo che la prossima generazione di professionisti STEM abbia la possibilità di contribuire attivamente a un futuro vivibile e giusto.

Oltre al finanziamento, è cruciale comprendere come il sistema economico e la cultura manageriale debbano evolvere per integrare la tutela dell’ambiente come parte imprescindibile del valore aziendale. Questo implica un cambiamento profondo nelle priorità di investimento e nelle modalità di valutazione del successo, dove la protezione della biodiversità e la resilienza climatica siano elementi chiave nelle decisioni finanziarie. Senza questo cambiamento culturale e strutturale, le tecnologie più avanzate rischiano di non trovare mai applicazioni sufficientemente ampie e significative per affrontare le sfide planetarie.