Il connettivo di parità, denotato con ⊕, è definito in modo tale che φ(A⊕B) = {T se φ(A) ≠ φ(B), F se φ(A) = φ(B)}. Questa notazione riflette il fatto che, quando T e F sono identificati rispettivamente con 1 e 0, ⊕ coincide con l'operazione di somma modulo due. Un altro nome per il connettivo di parità ⊕ è "o esclusivo" (exclusive or), poiché φ(A ⊕ B) è vero se e solo se esattamente uno dei due, φ(A) o φ(B), è vero. La formula A⊕B è logicamente equivalente a ¬(A↔B), come dimostrato nell'esercizio I.26.

Un altro connettivo particolarmente interessante è il connettivo nand, denotato con “∣”, chiamato anche "colpo di Sheffer", dal nome del suo scopritore H. Sheffer. "Nand" è l'abbreviazione di "not-and" e, come il nome suggerisce, p∣q ha come valore di verità la negazione della congiunzione di p e q. Pertanto, per ogni formula φ, si ha che φ(A∣B) = φ(¬(A∧B)). Un aspetto straordinario del connettivo ∣ è che è auto-sufficiente: il teorema I.39 afferma che il set {∣} è completo. La dimostrazione si basa sulla possibilità di esprimere qualsiasi formula del tipo {¬,∧} utilizzando esclusivamente ∣. Per esempio, ¬A è tautologicamente equivalente a A∣A, e A∧B può essere sostituito con ¬(A∣B), che equivale a (A∣B)∣(A∣B). In questo modo, ogni formula {¬,∧} può essere trasformata in una formula equivalente {∣}. Di conseguenza, {∣} è completo.

Un altro connettivo importante da considerare è il connettivo duale NOR, denotato da ↓, che si comporta in modo simile al NAND. L'esercizio I.24 definisce il connettivo NOR e richiede la dimostrazione che {↓} è completo. Un altro tipo di connettivo molto semplice è quello costituito dalle costanti ⊺ e ⊥. Questi sono connettivi nullari, ovvero connettivi che non richiedono argomenti. I loro valori di verità sono definiti come φ(⊺) = T e φ(⊥) = F. Un interessante risultato di questa sezione è il teorema I.40, che dimostra che {⊥, →} è completo. La dimostrazione si basa sul fatto che qualsiasi formula negata ¬A è tautologicamente equivalente a A → ⊥. Poiché {¬, →} è completo (come mostrato nel teorema I.37), ne consegue che {⊥, →} è anch'esso completo.

Fino ad ora, sono stati introdotti esempi di connettivi 0-ari, 1-ari e 2-ari. È possibile però anche utilizzare connettivi k-ari, con k maggiore di 2. Un esempio di connettivo ternario è il connettivo Case(A, B, C), che è noto anche come connettivo "if-then-else". Il valore di verità di Case(A, B, C) è definito come φ(Case(A, B, C)) = { φ(B) se φ(A) = T, φ(C) se φ(A) = F}. Si può pensare a Case(A, B, C) come a "Se A, allora B, altrimenti C". È facile verificare che Case(p, q, r) è tautologicamente equivalente alla formula DNF (p∧q) ∨ (¬p∧r), e anche alla formula CNF (¬p ∨ q) ∧ (p ∨ r). L'esercizio I.28 richiede la dimostrazione che {¬, Case} è completo, mentre {Case} non lo è.

Un altro esempio di connettivo k-ario è il connettivo maggioritario Maj k, che si definisce come vero quando almeno la metà delle variabili è vera. L'esercizio I.29 riguarda la completezza di Maj k insieme a ¬.

Un altro aspetto della logica proposizionale che merita attenzione è la sostituzione proposizionale. La sostituzione proposizionale consiste nel sostituire una formula B per una variabile p all'interno di una formula A. È importante comprendere che, se A è una tautologia, anche la formula ottenuta sostituendo B per ogni occorrenza di p in A sarà una tautologia. Questa proprietà è fondamentale quando si lavora con le formule logiche, in quanto permette di manipolare e semplificare le espressioni senza perdere la loro validità logica.

In sintesi, la logica proposizionale è una parte fondamentale della logica matematica e della teoria delle computazioni. Connettivi come ⊕, ∣ e Case, insieme alla comprensione della sostituzione proposizionale e della completezza dei connettivi, forniscono strumenti potenti per esprimere e manipolare proposizioni logiche. Una comprensione profonda di questi concetti è cruciale non solo per la teoria della logica, ma anche per applicazioni pratiche come la progettazione di circuiti logici, la programmazione e l'intelligenza artificiale.

Come definire la verità in una struttura: il concetto di assegnamento di oggetti e interpretazione dei termini

In un sistema logico, i simboli di una lingua possono essere interpretati in modi diversi, poiché il loro significato dipende dalla struttura in cui vengono utilizzati. Questo principio è simile all’approccio astratto adottato in teoria dei gruppi o, più in generale, in algebra, dove un simbolo per una funzione o per un predicato può essere interpretato come qualsiasi funzione o predicato definito su un dato insieme. Così, un simbolo k-ario può essere interpretato come una funzione k-aria su un universo, e un simbolo costante può essere interpretato come un qualsiasi membro di tale universo.

Un esempio tipico è l’interpretazione di un simbolo binario come l'operazione di somma su un gruppo finito come Z3, dove ogni simbolo assume significati diversi a seconda del contesto. Se il simbolo "1" è utilizzato come costante nel linguaggio L, può essere interpretato come un elemento dell'universo Z3, ma allo stesso tempo, come simbolo in L, può avere un significato completamente diverso. È fondamentale, quindi, fare attenzione a distinguere tra i vari significati di un simbolo in contesti diversi.

Assegnamento di oggetti e denotazione dei termini

Il concetto di verità in una struttura è indissolubilmente legato alla nozione di "assegnamento di oggetti". Un assegnamento di oggetti è una funzione che associa a ciascuna variabile un elemento dell'universo della struttura. Quindi, nel determinare se una formula è vera in una struttura, occorre prima comprendere come i simboli, attraverso l'assegnamento di oggetti, denotano gli elementi dell'universo.

La denotazione di un termine dipende dall’interpretazione della struttura e dell'assegnamento di oggetti. Se un termine è costante, la sua denotazione sarà semplicemente l'elemento che la costante rappresenta nell’universo della struttura. Per un termine che coinvolge una funzione, l'assegnamento di oggetti estende il dominio per calcolare il valore del termine, utilizzando le interpretazioni delle funzioni e delle costanti previste dalla struttura.

Ad esempio, se la struttura Z3 è utilizzata, e supponiamo di avere l'assegnamento di oggetti σ dove σ(x) = 1 e σ(y) = 2, possiamo calcolare il valore di un termine come (x ⋅ y)−1 ⋅ x in modo ricorsivo. La denotazione dei termini dipenderà dalle operazioni definite nella struttura, e si eseguiranno operazioni come sommare e invertire i valori assegnati, che porteranno alla determinazione di un valore finale per il termine.

La definizione di verità per le formule atomiche

La verità di una formula atomica dipende dalla sua struttura e dall’assegnamento di oggetti. Per esempio, se la formula è una uguaglianza tra due termini, la verità si determina verificando che le denotazioni di quei termini coincidano. Nel caso di un predicato, la verità dipende dal fatto che il tuple di valori ottenuti dai termini associati al predicato appartenga all’insieme che definisce quel predicato nella struttura.

La verità per le formule di primo ordine

Quando si considera una formula di primo ordine, la verità in una struttura non è determinata solo dai termini e dai predicati atomici, ma anche dalle operazioni logiche e dai quantificatori. La verità per le formule che coinvolgono connettivi logici (¬, ∧, ∨, →, ↔) e quantificatori (∀, ∃) viene definita in modo ricorsivo, a partire dalle formule atomiche.

Per un connettivo come la negazione, la verità dipende dal fatto che la formula opposta non sia vera. Se la formula è una disgiunzione, la verità si ottiene se almeno una delle sottoformule è vera, mentre per una congiunzione, entrambe le sottoformule devono essere vere. Il comportamento di implicazione e bicondizionale segue una logica simile, dove la verità dipende dalle relazioni tra le sottoformule.

Nel caso di un quantificatore esistenziale, la verità dipende dall'esistenza di un assegnamento di oggetti che rende vera la formula. Per un quantificatore universale, la verità si stabilisce solo se la formula è vera per ogni possibile assegnamento di oggetti.

Varianti dell'assegnamento di oggetti

Un concetto importante nella definizione della verità è quello di "varianti di un assegnamento di oggetti". Queste varianti permettono di esaminare come la verità di una formula cambi quando modifichiamo il valore assegnato a una variabile in particolare, pur mantenendo invariati gli altri. L'uso delle varianti è essenziale per gestire correttamente i quantificatori, poiché per ogni possibile valore di una variabile vincolata, si devono considerare tutte le possibili modifiche nel suo assegnamento.

L'operazione di considerare varianti è strettamente legata alla comprensione della logica dei quantificatori. Nel caso di una formula universale, ad esempio, la verità si stabilisce se ogni variante dell'assegnamento rende la formula vera. Al contrario, per una formula esistenziale, basta che esista almeno una variante che renda la formula vera.

Considerazioni finali

La definizione di verità in una struttura di logica del primo ordine richiede una comprensione approfondita dell'interazione tra il linguaggio formale, l'interpretazione della struttura e l'assegnamento degli oggetti. I concetti di denotazione, assegnamento e varianti sono fondamentali per comprendere come una formula possa essere valutata in una struttura specifica. È essenziale non solo considerare i singoli simboli e le loro interpretazioni, ma anche come si costruisce e si modifica il significato di una formula all'interno di una struttura logica, per arrivare a una comprensione completa della sua verità.

Come esprimere i concetti di teoria dei giochi e logica del primo ordine: una panoramica

Nell’ambito della logica del primo ordine e delle sue applicazioni nella teoria dei giochi, una delle principali sfide è quella di tradurre concetti complessi in formule che possano essere verificate o confutate attraverso determinati metodi formali. Un esempio classico si trova nel contesto dei giochi di Ehrenfeucht-Fräissé e delle sue varianti, che vengono frequentemente utilizzati per dimostrare l'inesprimibilità di certi concetti all'interno delle formule del primo ordine. L'idea fondamentale dietro tali giochi è quella di manipolare variabili e predicati in modo che, attraverso un procedimento strategico, sia possibile dimostrare l'esistenza di particolari proprietà in una struttura logica.

Consideriamo il gioco descritto nell'esempio iniziale, dove la strategia di Eve è di scegliere un punto intermedio (z4) lungo un percorso di lunghezza 8 che collega due nodi, x e y. In seguito, Alice compie una scelta che riflette l'assenza di un percorso di lunghezza 4 da x a z4 o da z4 a y. Queste scelte strategiche continuano a creare una struttura logica sempre più complessa in cui ogni mossa si traduce in un incremento della difficoltà nel provare o confutare l'esistenza di un certo percorso, con midpoints e sottomidpoints che vengono scelti successivamente da Eve.

Un aspetto interessante di questo tipo di costruzione è la generalizzazione a formule che esprimono distanze (Distℓ) in cui il numero di quantificatori necessari cresce in modo logaritmico, ma la dimensione complessiva delle formule può arrivare a richiedere ordini di grandezza notevoli, come O(ℓ log ℓ). Questo ci porta ad esplorare un’altra costruzione che, pur esprimendo concetti simili, riesce a ridurre significativamente la dimensione della formula finale, raggiungendo solo una complessità O(ℓ). La chiave di questo risultato è la strategia vincente di Eve, che seleziona valori strategici in modo da formare percorsi di lunghezza 4 e 2 che soddisfano determinate proprietà di connettività tra i vari nodi.

Queste costruzioni, che riflettono la logica del primo ordine applicata a giochi complessi, sono fondamentali per lo studio della teoria dei modelli finiti. Nella pratica, esse permettono di esprimere teoremi che riguardano la connettività e le distanze in un grafo, ma che al contempo non possono essere facilmente descritti attraverso semplici formule di primo ordine. L'analisi dei giochi di Ehrenfeucht-Fräissé diventa allora uno strumento essenziale per mettere in evidenza i limiti espressivi della logica del primo ordine e per esplorare la possibilità di rappresentare concetti complessi attraverso strutture formali.

Oltre a questo aspetto fondamentale, è importante comprendere che l'utilizzo dei giochi di Ehrenfeucht-Fräissé in logica del primo ordine non è solo una questione teorica ma ha anche delle implicazioni pratiche. La capacità di manipolare e testare la validità di determinate affermazioni attraverso quantificatori e predicati rappresenta un potente strumento nella verifica formale di sistemi complessi, come quelli utilizzati in informatica e in intelligenza artificiale. La logica del primo ordine, infatti, è ampiamente utilizzata per formalizzare concetti di verità e dimostrare la validità o invalidità di una proposizione all'interno di un dato modello.

Nel contesto della teoria dei modelli, le costruzioni che richiedono formule di grande complessità sono altrettanto fondamentali. Per esempio, l'esempio in cui Eve seleziona valori in modo da creare percorsi di lunghezza 2 o 4 in un grafo, dimostra come è possibile rappresentare la distanza e la connettività all'interno di una struttura complessa, evidenziando al contempo la difficoltà di esprimere tali proprietà in modo semplice attraverso il linguaggio della logica del primo ordine.

Infine, una lettura approfondita dei vari esercizi proposti nell'ambito della logica del primo ordine, come quelli che trattano l'espressione di relazioni tra oggetti e il comportamento di predicati, offre una comprensione ancora più profonda delle potenzialità e dei limiti di questa logica. Per esempio, esercizi come quelli che trattano la possibilità di esprimere dichiarazioni relative alla lettura di libri o alle preferenze musicali dimostrano come il linguaggio del primo ordine possa essere utilizzato per formalizzare anche concetti apparentemente banali ma di grande importanza pratica, come le preferenze personali.

In sintesi, è fondamentale comprendere che la logica del primo ordine e le sue applicazioni nei giochi e nei modelli finiti sono strumenti potentissimi per formalizzare e verificare concetti complessi. La teoria dei giochi di Ehrenfeucht-Fräissé, in particolare, offre una chiara dimostrazione dei limiti espressivi della logica del primo ordine e permette di esplorare come certe affermazioni non possano essere espresse in modo semplice attraverso questo linguaggio. La capacità di manipolare i predicati e i quantificatori in modo strategico per esplorare la connettività e le distanze in un grafo, rappresenta una delle applicazioni più avanzate e affascinanti di questa logica formale.

La Tesi di Church-Turing e il Concetto di Computabilità

Il concetto di "computabile" è uno dei più fondamentali nella teoria della computazione. Sebbene il termine possa sembrare intuitivo, la sua definizione rigorosa è una questione complessa, che ha suscitato dibattiti e approfondimenti fin dagli anni ’30. In particolare, la Tesi di Church-Turing rappresenta una pietra angolare nel comprendere come possiamo definire matematicamente cosa sia un algoritmo computabile. La tesi, proposta indipendentemente da Alonzo Church e Alan Turing nel 1936, sostiene che qualsiasi funzione che possa essere computata in modo efficace da un umano può essere eseguita da una macchina di Turing, ovvero un modello teorico di computazione. Questa definizione ha resistito alla prova del tempo, rivelandosi robusta attraverso vari sviluppi matematici.

La Tesi di Church-Turing è spesso chiamata anche "Tesi di Church", poiché Church fu il primo a introdurre il concetto di "funzioni lambda-definibili". Lavorando contemporaneamente, Turing propose un modello più concreto per la computazione, quello che oggi conosciamo come le macchine di Turing. Sebbene precedentemente Kurt Gödel e Jacques Herbrand avessero proposto definizioni di funzioni computabili, non avevano formulato una tesi equivalente a quella di Church-Turing. L'idea centrale della tesi è che tutte le definizioni matematiche di "computabile" – che siano basate sulle macchine di Turing, sulla teoria delle funzioni ricorsive o sulla definibilità in teorie aritmetiche – sono equivalenti.

Un aspetto cruciale che ha portato al successo della Tesi di Church-Turing è che le macchine di Turing, pur nella loro apparente semplicità, sono in grado di eseguire una vasta gamma di algoritmi. Come sostenuto da Turing nel suo lavoro originale, qualsiasi procedura che possiamo considerare come "efficace", ovvero un processo che può essere eseguito da un umano in modo preciso e senza ambiguità, può essere realizzata da una macchina di Turing. Questo fa sì che il modello di Turing sia un punto di riferimento quasi universale nella teoria della computazione.

Inoltre, la Tesi di Church-Turing è considerata quasi "ovvia" per il fatto che le macchine di Turing sono in grado di simulare qualsiasi operazione che i computer moderni compiono. Nonostante ciò, resta aperta la possibilità che, in futuro, si scoprano principi fisici nuovi – come quelli derivanti dalla meccanica quantistica o teorie alternative sugli universi – che permettano calcoli che non possono essere eseguiti dalle macchine di Turing. Fino a quando queste scoperte non emergeranno, possiamo considerare la Tesi di Church-Turing come un fatto assodato.

Una conseguenza non ovvia della Tesi di Church-Turing è che essa implica l'esistenza di un "algoritmo universale" capace di simulare qualsiasi altro algoritmo. La possibilità di avere algoritmi universali è fondamentale per la creazione di compilatori e interpreti generali, che sono in grado di compilare o interpretare qualsiasi programma. In ambito teorico, ciò consente lo studio dei "meta-algoritmi", ovvero algoritmi che prendono altri algoritmi come input.

Va sottolineato che la computabilità, così come è definita attraverso la Tesi di Church-Turing, si applica non solo alle funzioni ma anche alle relazioni. Una relazione k-aria, ad esempio, è un sottoinsieme del prodotto cartesiano di k stringhe. Le relazioni sono oggetti fondamentali in informatica teorica e vengono trattate allo stesso modo delle funzioni. Un esempio semplice potrebbe essere la reversibilità di una stringa: se prendiamo una stringa ww, la sua reversibilità (denotata come wRw^R) è una funzione che restituisce la stringa invertita. Le funzioni che operano su stringhe di simboli, come concatenazione e iterazione, sono esempi di funzioni computabili, e possono essere descritte in termini formali attraverso le macchine di Turing.

Un'altra nozione importante è quella di decidibilità, che si riferisce alla capacità di determinare se una data funzione o relazione può essere computata da un algoritmo. La decidibilità è un concetto complementare alla computabilità e implica che, per ogni input, esista un algoritmo che fornisce una risposta definitiva in un numero finito di passi. Ad esempio, la funzione che verifica se una stringa è un palindromo è decidibile, mentre problemi come la fermata di un programma su un dato input (problema dell'arresto) sono indecidibili.

Sebbene la computabilità e la decidibilità possano sembrare concetti simili, la loro differenza è cruciale. Mentre la computabilità riguarda la capacità di calcolare un risultato, la decidibilità riguarda la possibilità di determinare se una relazione o una funzione può essere completata da un algoritmo in tempo finito.

L'approccio informale che inizialmente viene adottato nella trattazione delle funzioni computabili si sviluppa successivamente in definizioni matematiche rigorose, che sono essenziali non solo per comprendere cosa sia computabile, ma anche per provare teoremi su ciò che non è computabile. Le definizioni matematiche di computabilità, sebbene complicate, sono necessarie per comprendere la vera natura degli algoritmi e delle loro limitazioni.

Un altro aspetto che si è rivelato fondamentale per la comprensione della computabilità è l’analisi delle funzioni ricorsive. Queste funzioni, che si definiscono in termini di sé stesse, sono essenziali per la descrizione di molti algoritmi complessi. La teoria delle funzioni ricorsive offre uno strumento potente per analizzare ciò che è computabile, e attraverso essa possiamo formulare e risolvere problemi in vari ambiti della matematica e dell'informatica.