L'intelligenza artificiale (IA) ha conquistato rapidamente la scena globale, suscitando reazioni contrastanti tra inquietudine e fascino. Lo sviluppo esponenziale dell'IA e, in particolare, la sua rapida diffusione sul mercato, accompagnata dall'espansione delle sue innumerevoli applicazioni con straordinarie capacità decisionali e un potenziale impressionante nella generazione di contenuti, sono state accompagnate da una crescente, talvolta allarmante, percezione dei rischi, che ha marcato il dibattito normativo, l'opinione pubblica e l'accettazione sociale dei suoi progressi.

Nel contesto europeo, l'Unione ha assunto un ruolo di primo piano nel tentativo di formulare e stabilire un quadro giuridico ambizioso per l'IA. Sebbene il "AI Act" (Regolamento sull'Intelligenza Artificiale) rappresenti la normativa principale, non è né l'unica né una soluzione completa. Il regolamento si inserisce all'interno di un ecosistema più ampio e complesso di leggi esistenti e in fase di sviluppo, destinate a regolare lo sviluppo, l'implementazione e l'uso dei sistemi di IA nell'Unione Europea. Va sottolineato che il "AI Act" non include una serie di norme sulla responsabilità per i danni causati dai sistemi di IA.

La rapidità dell'innovazione tecnologica, unita alla crescente complessità dell'IA, pone una sfida fondamentale per i legislatori: come bilanciare la necessità di protezione dei diritti fondamentali con la necessità di non ostacolare lo sviluppo di nuove tecnologie? L'Unione Europea, da questo punto di vista, ha intrapreso un processo di continua revisione delle leggi esistenti per tenere il passo con i progressi dell'IA. Il 2028, ad esempio, segnerà una tappa cruciale, con la Commissione che dovrà presentare una relazione sul funzionamento dell'Ufficio per l'Intelligenza Artificiale e sull'efficacia dei codici di condotta.

I problemi di governance giuridica e di certezza del diritto, insieme alle problematiche legate alla protezione dei diritti fondamentali, sono al centro del dibattito. Sebbene le normative europee, come il "AI Act", abbiano come obiettivo principale la regolamentazione dei rischi potenziali derivanti dall'IA, una questione ancora aperta è quella della responsabilità per i danni causati da sistemi di IA. La normativa europea non si limita a definire le norme di sicurezza, ma deve anche considerare come affrontare i danni, con la consapevolezza che l'IA, data la sua natura complessa, potrebbe compromettere l'applicabilità delle leggi di responsabilità preesistenti.

La sfida principale risiede nella determinazione della responsabilità per i danni causati da IA. Un sistema di IA potrebbe essere coinvolto in danni derivanti da difetti, errato design, dati imprecisi o distorti, formazione carente, attacchi informatici evitabili o inevitabili, errori umani o processi di apprendimento imprevisti. Le difficoltà di applicare le leggi esistenti sulla responsabilità civili derivano dalla specificità delle tecnologie coinvolte, come la complessità e l’opacità dei sistemi di IA, la loro autonomia e la dipendenza dai dati.

Nel contesto della strategia digitale dell'UE, promuovere un'IA sicura, affidabile e di alta qualità è diventato un obiettivo centrale. Le iniziative normative, come il "White Paper on AI" e il "Report on safety and liability implications of AI, IoT and Robotics", hanno definito la rotta per il futuro digitale dell'Europa. Tuttavia, l'adozione del "AI Act" non risolve completamente la questione della responsabilità civile in caso di danni causati dai sistemi di IA, un aspetto che continua a essere oggetto di revisione e discussione.

Un aspetto fondamentale del quadro giuridico europeo riguarda la capacità del sistema di responsabilità di affrontare i danni causati dall'IA. La crescente incertezza rispetto a chi debba essere ritenuto responsabile in caso di danno solleva interrogativi importanti. Il legislatore europeo ha compiuto progressi significativi nel rivedere e adattare le normative di responsabilità esistenti, ma la sfida è quella di formulare regole adeguate ed efficaci che possano affrontare l'uso intensivo e pervasivo dell'IA in vari settori. La proposta di una direttiva sul “AI Liability” e quella per una revisione della Direttiva sulla responsabilità per prodotti difettosi sono esempi chiave di questo processo legislativo.

La revisione delle normative di responsabilità è, quindi, un passaggio inevitabile per allineare le leggi europee con le innovazioni tecnologiche in atto. Non si tratta solo di armonizzare le regole giuridiche con le nuove realtà tecnologiche, ma anche di garantire una protezione adeguata per i cittadini, di favorire l'innovazione, e di preservare la fiducia del pubblico nelle tecnologie emergenti. L'adozione di misure per una responsabilità ben definita per i danni causati dai sistemi di IA contribuirà a una maggiore accettazione sociale dell'IA, essenziale per il successo di queste tecnologie sul mercato.

Come le tecnologie emergenti e l'Intelligenza Artificiale influenzano il sistema di responsabilità del prodotto?

La Direttiva sulla Responsabilità del Prodotto (PLD), adottata nel 1985, ha avuto un impatto fondamentale nell'inquadrare le responsabilità legali legate ai prodotti difettosi in Europa. Tuttavia, con l'avanzare delle tecnologie, in particolare l'intelligenza artificiale (IA), la definizione di "prodotto" e l'analisi di difetti necessitano una revisione urgente per garantire certezza giuridica e prevedibilità. La revisione della PLD deve affrontare sia la necessità di chiarire la terminologia (come "prodotto" e "difettoso") che il riconoscimento delle nuove realtà concettuali introdotte dai sistemi intelligenti, con l'aggiunta di regole specifiche e considerazioni legate all'IA.

Nel contesto della PLD, un "prodotto" è definito come qualsiasi bene mobile, che può essere incorporato in altri beni mobili o immobili. Questa definizione, pur ampiamente accettata, è vincolata da una logica industriale tradizionale, che non tiene conto dei progressi tecnologici degli ultimi decenni. Infatti, l'emergere dei "prodotti intelligenti", alimentati dall'IA, solleva interrogativi cruciali su come applicare la direttiva ai nuovi prodotti tecnologici. Questi prodotti non sono più concepibili come beni statici, ma come sistemi complessi che evolvono nel tempo grazie ad aggiornamenti e migliorie, interagendo costantemente con l'ambiente e accumulando dati. L'introduzione di questi "prodotti intelligenti" rende obsoleta la tradizionale distinzione tra beni e servizi, e solleva interrogativi sulla separazione tra beni fisici e dati, tra oggetti e soggetti nell'economia digitale.

La difficoltà principale risiede nella sfida di mantenere rilevante il concetto di "prodotto" in un mondo dove molte volte il prodotto è solo una parte di un ecosistema più ampio, interconnesso e dinamico. I prodotti alimentati dall'IA, come dispositivi autonomi e software intelligenti, pongono un problema per il sistema di responsabilità del prodotto perché trasformano il prodotto stesso in un'entità che non solo interagisce con il consumatore, ma evolve anche grazie all'intelligenza artificiale, spesso rendendo difficile individuare un singolo difetto o colpevole per danni. La linea tra prodotto e servizio diventa sfumata, mettendo in discussione anche il concetto stesso di "responsabilità" e di chi è il responsabile in caso di danno o malfunzionamento.

I sistemi di IA e i prodotti intelligenti, proprio per la loro natura in continua evoluzione, sono capaci di adattarsi alle condizioni circostanti e modificarsi nel tempo, il che rende obsoleta la concezione tradizionale di un prodotto come entità statica che una volta acquistata rimane invariata nel tempo. Inoltre, l'intelligenza artificiale integra in questi sistemi una componente di "autonomia" che complica ulteriormente il discorso relativo alla responsabilità legale, poiché questi sistemi non agiscono più solo come dispositivi passivi, ma in parte assumono decisioni autonome che influiscono sul loro comportamento e sull'interazione con l'ambiente.

Questa trasformazione rende evidente l'inadeguatezza dell'attuale definizione di "prodotto" nel contesto giuridico, rendendo necessario un ampio ripensamento delle regole sulla responsabilità. La revisione della PLD deve affrontare nuove categorie e regole che possano rispondere adeguatamente alle sfide poste dall'IA e dai prodotti intelligenti. Ciò include, ad esempio, la definizione di "prodotti difettosi" in modo che comprenda anche i prodotti che evolvono nel tempo o che possono comportarsi in modo imprevisto a causa di modifiche del software o aggiornamenti continui.

Per garantire un'applicazione efficace della PLD nel contesto dell'IA, è necessario un approccio che superi le distinzioni tradizionali tra prodotti e servizi. La sfida principale è comprendere come questi nuovi prodotti possano essere trattati legalmente, sia in termini di responsabilità sia in termini di tutela del consumatore. L'implementazione di nuove regole deve tenere conto della capacità intrinseca dell'IA di auto-apprendersi, adattarsi e modificare il suo comportamento, aspetto che non era previsto dalle normative originarie. Inoltre, la protezione dei consumatori non può più limitarsi alla semplice identificazione del produttore di un bene fisico, ma deve espandersi alla gestione dei dati, alla trasparenza degli algoritmi e alla responsabilità delle modifiche post-vendita.

Nel panorama giuridico contemporaneo, è essenziale una riforma che riconosca il ruolo centrale dell'intelligenza artificiale e dei prodotti intelligenti. La revisione della Direttiva PLD non deve limitarsi a una semplice adattabilità delle definizioni esistenti, ma deve essere in grado di integrare la rapida evoluzione delle tecnologie digitali e dei prodotti ad esse collegati. Le nuove tecnologie devono essere trattate come entità dinamiche e interattive, in grado di evolversi e rispondere autonomamente agli stimoli esterni, una condizione che impone una revisione profonda delle regole che stabiliscono le responsabilità giuridiche in caso di danni causati da tali prodotti.