I MXenes sono materiali bidimensionali di nuova generazione che si sono rivelati promettenti come nanofiller per il miglioramento delle proprietà dei compositi polimerici. Grazie alla loro struttura unica, ad alta superficie specifica, e alla loro conduttività elettrica, i MXenes offrono vantaggi significativi rispetto ai tradizionali nanofiller come il grafene e i nanotubi di carbonio (CNTs), specialmente in applicazioni che richiedono prestazioni superiori in termini di conduttività elettrica e forza meccanica.

Tuttavia, l'integrazione di MXenes nei polimeri non è priva di difficoltà. Uno dei problemi principali riguarda la loro tendenza ad agglomerarsi, in particolare a concentrazioni elevate. Questa aggregazione ostacola la dispersione uniforme all'interno delle matrici polimeriche, compromettendo le interazioni tra i MXenes e i polimeri, con conseguenti effetti negativi sulle proprietà meccaniche, termiche ed elettriche del composito. La dispersione ottimale è cruciale per il miglioramento delle performance globali del materiale, ma ottenere una distribuzione uniforme di MXenes nei polimeri è un'impresa complessa, legata alla varietà dei gruppi funzionali superficiali che caratterizzano questi materiali, come -OH, -O e -F. La presenza di tali gruppi rende difficile controllare le interazioni con i polimeri, complicando il processo di fabbricazione e riducendo la riproducibilità dei risultati.

La stabilità dei MXenes in ambienti naturali rappresenta un altro aspetto problematico. I MXenes sono particolarmente vulnerabili all'ossidazione, che degrada le loro proprietà elettriche e meccaniche nel tempo, limitandone l'efficacia nelle applicazioni a lungo termine. La protezione contro l'ossidazione e l'incremento della stabilità dei MXenes sono pertanto obiettivi chiave per espandere il loro utilizzo in applicazioni strutturali e dispositivi elettronici destinati a operare in condizioni ambientali avverse. La ricerca in questo ambito si concentra su tecniche di modifica superficiale e incapsulamento per proteggere i MXenes dalla degradazione ambientale e migliorare la loro longevità.

Dal punto di vista della sintesi, i processi attuali, come l'incisione a base di fluoro, presentano limitazioni in termini di sicurezza, scalabilità e impatto ambientale. Questi metodi, infatti, sono non solo costosi ma anche pericolosi, il che rende difficile la produzione su larga scala di MXenes. Inoltre, la scarsità e il costo elevato delle materie prime per la produzione dei materiali MAX, necessari per ottenere MXenes, contribuiscono a limitarne la commercializzazione come nanofiller. Per superare queste difficoltà, sono in fase di sviluppo metodi di sintesi più sicuri, economici e ecologici, che possano rendere i MXenes accessibili a un pubblico industriale più ampio.

Per quanto riguarda il costo, attualmente i MXenes risultano essere più costosi e meno scalabili rispetto ai tradizionali nanofiller come le argille e gli ossidi metallici, che sono ampiamente utilizzati in applicazioni commerciali grazie alla loro disponibilità a basso costo. Anche il grafene e i CNTs presentano un prezzo relativamente elevato, sebbene il costo del grafene stia progressivamente diminuendo grazie ai miglioramenti nei metodi di sintesi. I nanotubi di carbonio, in particolare quelli a parete multipla, stanno diventando più accessibili, ma continuano a essere costosi rispetto agli ossidi metallici e alle argille, che rappresentano soluzioni economiche per migliorare le proprietà meccaniche e di barriera dei compositi.

Tuttavia, nonostante i costi elevati e le sfide di scalabilità, i MXenes presentano vantaggi unici, come la capacità di modulare la loro chimica superficiale e la loro multifunzionalità, che li rendono ideali per applicazioni avanzate come l'archiviazione di energia, i sensori e l'elettronica avanzata. I MXenes, infatti, possono essere facilmente funzionalizzati per migliorare la compatibilità con i polimeri, superando in parte le difficoltà di dispersione che affliggono i CNTs e il grafene. La capacità di modificare la superficie dei MXenes apre la strada a compositi altamente specializzati, che trovano applicazione in settori diversificati, come la protezione dalle radiazioni elettromagnetiche (EMI), i filtri e le membrane, e l'immagazzinamento dell'energia.

Per sfruttare appieno il potenziale dei MXenes come nanofiller nei compositi polimerici, è necessario affrontare e risolvere le questioni relative alla loro stabilità ambientale, alla dispersione uniforme e alla sintesi su larga scala. La ricerca futura si concentrerà su nuovi approcci per migliorare la stabilità e la compatibilità dei MXenes, nonché su metodi di sintesi economici e sostenibili. Inoltre, la comprensione più approfondita degli impatti ambientali e sanitari dei MXenes è cruciale per garantire un loro utilizzo sicuro e responsabile, evitando rischi potenziali per la salute umana e l'ambiente.

Come i MXene e i loro Compositi Possono Rivoluzionare le Applicazioni Biomediche

I MXene, materiali bidimensionali (2D) derivati da carburi, nitruri e carbonitruri metallici, stanno suscitando un crescente interesse grazie alle loro eccezionali proprietà elettriche, meccaniche e termiche. Questi materiali, grazie alla loro struttura lamellare, offrono un ampio campo di applicazione in vari settori, tra cui la biosensoristica, dove la loro capacità di condurre segnali elettrici è sfruttata per monitorare parametri fisiologici umani. In particolare, l'uso di MXene come sensori per attività umane, come il movimento delle articolazioni o il battito cardiaco, ha mostrato promettenti risultati grazie alla loro alta conduttività elettrica e sensibilità alle variazioni di pressione e deformazione.

Nei sensori, il segnale è catturato attraverso la relazione tra la conduttività meccanica ed elettrica dei MXene. Quando il materiale è soggetto a una pressione esterna, la distanza tra le sue strutture lamellari diminuisce, provocando un aumento del segnale (∆I) rispetto al valore iniziale (I0), come illustrato nel grafico di figura 27. Questo fenomeno, che si manifesta come un cambiamento proporzionale della conduttività, è alla base del funzionamento dei sensori basati su MXene, che possono monitorare movimenti come la flessione delle dita, delle articolazioni del polso e del gomito, e persino rilevare il battito cardiaco. I MXene presentano una conduttività elettrica straordinaria, che però può essere modificata quando questi materiali sono incorporati in compositi. Per esempio, l'aggiunta di cellulosa carboximetilata (CMC) riduce la conduttività del 10% rispetto ai MXene puri, a causa delle caratteristiche isolanti della CMC. Tuttavia, in alcuni compositi, la conduttività può rimanere quasi equivalente a quella del MXene puro, grazie all'allineamento migliorato e alla riduzione della distanza interlamellare.

Nonostante il potenziale straordinario dei MXene nei sensori biomedicali, è essenziale considerare anche le sfide legate alla loro sintesi e alle applicazioni industriali. Le tecniche di produzione di MXene e dei suoi compositi sono in fase di sviluppo, con l'obiettivo di ottenere materiali su larga scala in modo efficiente e economico. Un'altra difficoltà è rappresentata dalla stabilità a lungo termine e dalla tossicità dei MXene, aspetti cruciali quando si tratta di applicazioni biomediche che coinvolgono il corpo umano. Sebbene studi preliminari abbiano evidenziato il potenziale di MXene e dei suoi compositi, è necessaria una valutazione approfondita riguardo la sicurezza e la stabilità di questi materiali prima che possano essere utilizzati in dispositivi indossabili per il monitoraggio della salute. La combinazione di MXene con polimeri, metalli, ossidi, solfuri e nanotubi di carbonio (CNT) ha il potenziale di migliorare ulteriormente le proprietà dei sensori, ma la compatibilità e la durabilità di tali compositi devono essere ulteriormente esplorate.

Inoltre, uno degli aspetti più promettenti dei biosensori a base di MXene riguarda l'integrazione con tecnologie avanzate per diagnosi rapide e monitoraggi in tempo reale. I biosensori basati sulla ibridazione di DNA e RNA, ad esempio, offrono vantaggi significativi, poiché i genomi sono universali e presenti in tutti gli organismi viventi. I dispositivi di rilevamento che utilizzano queste tecniche possono rivoluzionare la diagnostica precoce, facilitando l'individuazione di malattie infettive come il COVID-19 e altre patologie genomiche. In combinazione con MXene, questi biosensori potrebbero diventare strumenti indispensabili per monitorare la salute umana in tempo reale, migliorando l'accessibilità alle cure mediche e accelerando il processo di diagnosi.

Tuttavia, non bisogna sottovalutare gli ostacoli economici e tecnologici che ostacolano l'adozione su larga scala di MXene nei biosensori. Il costo elevato di produzione e le difficoltà legate alla stabilità dei compositi in ambienti biologici sono tra le principali problematiche da risolvere per sfruttare appieno il potenziale di MXene in applicazioni biomediche. Inoltre, la ricerca futura dovrà concentrarsi sull'ottimizzazione dei processi di produzione e sulla riduzione dei costi, al fine di rendere questi sensori più accessibili e applicabili a livello globale.

Il futuro della tecnologia MXene nei biosensori appare promettente, ma la strada per una piena integrazione nelle applicazioni quotidiane è ancora lunga. Con il miglioramento delle tecniche di sintesi, la comprensione dei meccanismi di interazione tra MXene e altri materiali, e l'innovazione nei metodi di produzione, i MXene potrebbero presto diventare una risorsa fondamentale per la medicina di precisione e il monitoraggio continuo della salute.

Quali sono le potenzialità dei MXene nella scienza dei materiali e nei dispositivi avanzati?

Nel 2015, Hongming Weng e colleghi hanno condotto studi computazionali sull'ossidazione dei MXene utilizzando la Teoria del Funzionale di Densità (DFT), rivelando che i composti M2CO2 (M = W, Mo, Cr) agiscono come isolanti topologici bidimensionali (TIs), con il MXene a base di tungsteno che ha mostrato il gap più significativo di 0.194 eV. Questi materiali si distinguono per la loro facilità di preparazione, stabilità come antiossidanti e per il potenziale miglioramento della superconduttività topologica e dello sviluppo delle modalità Majorana, che sono cruciali per i dispositivi spintronici. I MXene presentano inoltre delle superfici ricoperte di ossigeno, che conferiscono loro un comportamento antiossidante molto interessante per applicazioni pratiche.

Nel 2016, Chen Si e collaboratori hanno ipotizzato l'esistenza di una nuova categoria di MXene, Mo2MC2O2 (M = Ti, Zr, Hf), contenente due metalli di transizione in una configurazione strutturata. Questo tipo di MXene si comporta come un potente isolante del Quantum Spin Hall (QSH), con un gap topologico che emerge grazie all'effetto del accoppiamento spin-orbita (SOC), un fenomeno che dipende dalle proprietà degli atomi di metallo di transizione presenti nel MXene stesso. Questo accoppiamento garantisce che il materiale mantenga un comportamento isolante topologico, anche se con gap più piccoli rispetto ai modelli di Kane-Mele o Bernevig-Hughes-Zhang. Tuttavia, questi MXene sono in grado di manifestare l'effetto QSH a temperatura ambiente, caratteristica che li rende ideali per applicazioni avanzate.

Nel 2016, un altro studio condotto da Liu Jiang Zhou e colleghi ha identificato l'effetto Quantum Spin Hall (QSHE) e le trame di spin in monostrati di carburi di metalli di transizione, come ZrC e HfC. In ZrC, è stato osservato un gap di 54 meV attribuito a una inversione di banda causata dagli orbitali d e dall'accoppiamento spin-orbita, mentre il monostrato di HfC ha mostrato un gap di 170 meV sotto deformazione piana. Allo stesso modo, Khazaei et al. (2017) hanno esaminato ossidi di MXene di tipo M’2M”C2 (M’ = Mo, W; M” = Ti, Zr, Hf), dimostrando che l'accoppiamento spin-orbita tra gli orbitali dx2 −y2 e dxy è fondamentale per l'apertura dei gap topologici. In particolare, i MXene a base di tungsteno sono stati ritenuti promettenti per applicazioni a temperatura ambiente grazie ai loro gap più ampi.

Nel 2017, Yunye Liang ha introdotto Ti3N2F2 come isolante topologico bidimensionale, mentre Zr3N2F2 è stato identificato come semimetallo con topologia non triviale. Entrambi questi materiali si trasformano in TIs bidimensionali sotto deformazione della rete. Nel 2018, E. Balci e colleghi hanno descritto un nuovo tipo di inversione di banda nei MXene dopati con Si e Ge, come nel caso di Sc2C(OH)2, sottolineando l'importanza dell'accoppiamento SOC per la formazione del gap. Nel 2019, Mei-Ling Xu ha esaminato MXene VTiC X (X = F, Cl, Br, I, O, H, OH), dimostrando il loro potenziale come isolanti topologici con gap tra 40 e 420 meV, adatti per applicazioni nell'effetto QSH.

L'ossidazione di Mo2TiC2 è stata ulteriormente analizzata in esperimenti di caratterizzazione ARPES, rivelando chiralità e gap di banda rispettivamente di 125 meV e 30 meV. I MXene, come il Mo2TiC2, possono essere trattati in una camera PLD (Pulsed Laser Deposition) per ottenere Mo2TiC2O2, un materiale con potenzialità antiossidanti e caratteristiche uniche per applicazioni in sensori avanzati.

I sensori, in particolare quelli basati su MXene, sono di grande importanza per applicazioni biomediche ed energetiche. Questi dispositivi devono essere caratterizzati da ripetibilità, riproducibilità, sensibilità e selettività su un lungo periodo. I MXene si distinguono per la loro straordinaria sensibilità, in particolare per la loro capacità di rispondere anche a concentrazioni minime di gas. I sensori basati su MXene sono in grado di rilevare composti chimici come l'ammoniaca e l'acetone, che sono indicatori di condizioni come ulcere e diabete. Grazie alla loro struttura chimica a strati e alla membrana porosa, i MXene offrono performance superiori rispetto ai sensori basati su compositi di polimeri conduttivi.

I sensori basati su nanocompositi MXene-polimero sono particolarmente promettenti nel campo biomedicale, grazie alla loro stabilità, selettività, biocompatibilità e risposta agli stimoli esterni. Questi nanocompositi, in combinazione con polimeri come il PANI e il PVP, trovano applicazioni in ricerca sul cancro, terapia fototermica e trattamenti per calcoli renali. La versatilità di questi materiali rende fondamentale l'approfondimento delle loro potenzialità per il futuro della medicina.

Inoltre, i sensori fisici, che rispondono a variazioni di pressione e tensione modificando i segnali elettrici, trovano applicazione in dispositivi indossabili flessibili. La sensibilità e la selettività di questi sensori possono essere migliorate attraverso l'uso di MXene, che, in combinazione con polimeri, consente la creazione di sensori flessibili per il monitoraggio di umidità, gas, meccanica e parametri fisici. L'impedenza del materiale e l'assorbimento di acqua influenzano direttamente la sensibilità, rendendo i MXene particolarmente adatti a sensori di umidità utilizzati in settori come il monitoraggio ambientale, la cura della salute, l'industria alimentare e la metallurgia.

Come i materiali MXene e i loro derivati migliorano l’immagazzinamento dell’energia?

I materiali bidimensionali, scoperti grazie al successo del grafene, hanno aperto nuove strade nel campo delle scienze dei materiali, specialmente per applicazioni energetiche. Tra questi, i MXene rappresentano una classe innovativa e versatile di carburi, nitruro e carbonitruro di metalli di transizione, caratterizzati da uno spessore atomico e da proprietà uniche. La loro struttura generale, Mn+1XnTx, è ottenuta tramite l’etching selettivo del cosiddetto fase MAX, in cui ‘M’ indica un metallo di transizione, ‘A’ un elemento del gruppo IIIA o IVA, e ‘X’ è carbonio o azoto. Il processo di rimozione del livello ‘A’ conferisce ai MXene superfici funzionalizzate con gruppi terminanti come ossigeno, idrossili, fluoro o cloro, che influenzano direttamente le loro proprietà chimiche ed elettriche.

Questi materiali si sono affermati rapidamente per le loro prestazioni elevate nei dispositivi di accumulo energetico come batterie e supercondensatori, grazie alla combinazione di alta capacità volumetrica, densità energetica e potenza. L’architettura stratificata consente una facile intercalazione di ioni, grazie agli spazi interlamellari regolabili e alle superfici cariche positivamente. La versatilità del MXene si estende anche alla possibilità di modifiche chimiche, tra cui la sostituzione dei legami M–C con M–N o M–O, creando eterostrutture nitridiche e ossidiche che potenziano ulteriormente le prestazioni fisiche e chimiche.

I derivati dei MXene, che includono materiali a base di carbonio, ossidi metallici e solfuri di metalli di transizione, vengono prodotti mediante ossidazione, clorurazione, nitrurazione o solfurazione. Questi processi di sintesi avanzati permettono di ottimizzare le caratteristiche dei materiali in funzione delle specifiche applicazioni energetiche, garantendo un equilibrio tra stabilità, conduttività e capacità di stoccaggio. Inoltre, la possibilità di funzionalizzare la superficie e di introdurre atomi singoli all’interno degli strati rende i MXene particolarmente adatti a svolgere un ruolo multifunzionale non solo come elettrodi ma anche come catalizzatori e sensori.

Dal punto di vista applicativo, l’efficienza elettrochimica dei MXene e dei loro derivati dipende strettamente dalla loro struttura chimica e dalla natura dei gruppi terminanti. La capacità di personalizzare questi parametri consente di modulare le proprietà di conduzione e la cinetica ionica, cruciali per migliorare la durata e la capacità di carica di batterie e supercondensatori. Tuttavia, le sfide non mancano: la stabilità a lungo termine, la tossicità potenziale e l’integrazione su larga scala richiedono ulteriori approfondimenti e innovazioni tecnologiche.

L’interconnessione tra struttura, proprietà e prestazioni è un elemento centrale per la ricerca futura su MXene. Comprendere come le modifiche chimiche e fisiche influenzino la reattività e la durabilità è fondamentale per sviluppare dispositivi di accumulo energetico più efficienti e sostenibili. Inoltre, l’uso di modelli computazionali e l’analisi avanzata dei materiali permetteranno di predire nuove composizioni e strutture con prestazioni ottimizzate.

Oltre all’importanza dei processi di sintesi e delle proprietà intrinseche, è essenziale considerare l’impatto ambientale e la biocompatibilità dei materiali MXene. Studi recenti hanno evidenziato la necessità di valutare accuratamente la tossicità e la sicurezza per la salute umana e ambientale, specialmente in applicazioni che prevedono il rilascio di nanomateriali. Questo aspetto è cruciale per garantire uno sviluppo responsabile e sostenibile delle tecnologie basate su MXene.

In sintesi, i MXene rappresentano una frontiera promettente per l’immagazzinamento dell’energia grazie alla loro flessibilità chimica, alle proprietà uniche e al potenziale di personalizzazione. La ricerca deve ora affrontare le sfide legate alla stabilità, alla sicurezza e alla scalabilità, mantenendo sempre un equilibrio tra prestazioni elevate e sostenibilità.

Come si ottimizza la struttura dei materiali compositi a base di MXene per applicazioni nei supercondensatori?

I nanotubi di carbonio (CNT) si sono affermati come materiali di notevole interesse grazie alle loro proprietà meccaniche straordinarie, stabilità chimica e alta conducibilità elettrica. Quando combinati con MXene, i CNT svolgono un ruolo cruciale nel prevenire il ristacking dei fogli di grafene e agiscono come distanziatori tra gli strati di MXene, impedendo la riaggregazione e migliorando la superficie attiva accessibile. La miscelazione in soluzione è attualmente la tecnica più diffusa per sintetizzare compositi MXene/CNT, con particolare attenzione ai sistemi Ti₃C₂Tₓ/CNT e Nb₂CTₓ/CNT.

La funzionalizzazione superficiale dei MXene conferisce cariche negative che favoriscono l’interazione con CNT caricati positivamente o neutri, consentendo la formazione di strutture composite omogenee in ambiente liquido. Tuttavia, oltre ai metodi di miscelazione ex situ, sono stati esplorati anche approcci di crescita in situ. Ad esempio, è stato dimostrato che la deposizione di catalizzatori Ni²⁺ sulle superfici esfoliate di Ti₃C₂Tₓ, seguita dalla crescita di CNT da sorgenti di carbonio come il C₂H₄ in condizioni catalitiche, produce materiali con una rete tridimensionale integrata. Un metodo alternativo prevede l'adsorbimento del catalizzatore Co²⁺ su superfici mascherate con polidopamina (PDA), con l’urea come sorgente di carbonio: questo processo ad alta temperatura conduce a una distribuzione più omogenea dei CNT rispetto alle tecniche in soluzione.

Le prestazioni elettrochimiche di questi compositi mostrano eccellente stabilità di ciclo, come evidenziato da test di carica-scarica condotti a 1 A g⁻¹ in elettroliti ionici EMITFSI. L’integrazione strutturale dei CNT con MXene non solo migliora la stabilità meccanica, ma facilita anche la diffusione ionica, aumentando significativamente la capacità specifica.

Parallelamente, l’integrazione dei MXene con polimeri ha aperto nuove possibilità per la creazione di materiali ibridi funzionali. Questi compositi coniugano la conducibilità e la forza meccanica dei MXene con la lavorabilità, flessibilità e versatilità funzionale dei polimeri. Un esempio emblematico è rappresentato dai compositi a base di Ti₂CTₓ e alcol polivinilico (PVA), ottenuti tramite tecnica di freeze-drying. Anche con una concentrazione di MXene molto bassa (0,15% in volume), questi materiali mostrano una schermatura elettromagnetica specifica elevatissima, raggiungendo valori di 5136 dB cm² g⁻¹.

Il processo di sintesi implica la rimozione selettiva dell’alluminio dalla fase MAX Ti₂AlC, seguita dalla formazione di un idrosol miscelato con soluzione di PVA. Il risultato è una schiuma composita a densità ultrabassa, capace di sostenere pesi più di 5000 volte superiori al proprio, grazie ai legami a idrogeno intensi tra le catene di PVA e le moietà superficiali –OH, –O e –F del Ti₂CTₓ. La compressione della schiuma consente la produzione di film sottili e flessibili, mantenendo elevate proprietà meccaniche ed elettriche.

Un altro sviluppo significativo è la realizzazione di spugne rivestite di MXene, che uniscono la struttura porosa tridimensionale delle spugne alla conduttività e reattività superficiale dei MXene. Mediante tecniche semplici come l’immersione e il dip-coating, i fogli bidimensionali di MXene vengono ancorati alla matrice della spugna, creando un’impalcatura continua e leggera. Grazie all’elevata area di contatto e alle interazioni di van der Waals, il materiale rivestito mostra un