Quando il re scettico ordinò di esaminare il misterioso dispositivo di Cornelis Drebbel, lo fece con la stessa curiosità con cui un alchimista osserva una trasformazione: con il dubbio, ma anche con la speranza di trovarsi davanti a qualcosa che sfidasse le leggi conosciute della natura. Il congegno fu sigillato personalmente dal giovane principe, e due mesi dopo, il re stesso poté constatare con stupore che la macchina era ancora in funzione. Non potendo più dubitare della sua autenticità, il re la fece esporre pubblicamente a Eltham Palace, dove divenne un’attrazione ambita e misteriosa.

Il pubblico vedeva in quell’oggetto un miracolo, e Drebbel fu osannato e persino rappresentato in opere teatrali, forse divenendo l’archetipo del Prospero shakespeariano. Tuttavia, ciò che allora sembrava magia, oggi può essere interpretato attraverso le lenti della fisica dei gas. L’apparato, descritto nei dettagli in una ricostruzione moderna, era costituito da una camera metallica riempita d’aria e collegata a un tubo di vetro contenente acqua. Una delle estremità del tubo era aperta all’aria, mentre l’altra comunicava con la camera sigillata. Il comportamento dell’acqua nel tubo – che oscillava in modo apparentemente autonomo – era in realtà il risultato delle variazioni di temperatura e pressione atmosferica.

Quando l’aria all’interno della camera veniva riscaldata, la pressione aumentava, spingendo la colonna d’acqua verso l’estremità aperta. Al contrario, un raffreddamento riduceva la pressione, e l’acqua si spostava nella direzione opposta. A questo si aggiungeva l’effetto della pressione atmosferica esterna, che, modificandosi, alterava la distribuzione dell’acqua nel tubo. L’apparente moto perpetuo era dunque un’illusione, generata da cause naturali ben identificabili: la risposta meccanica dell’aria chiusa e del liquido a variazioni ambientali.

Il fatto che Drebbel potesse costruire un tale meccanismo senza disporre di un linguaggio scientifico formalizzato rende la sua impresa ancora più notevole. La parola “gas” venne coniata solo nel 1609, e concetti come “pressione dell’aria” o le leggi sui gas ideali di Boyle e Gay-Lussac sarebbero emerse solo molti decenni più tardi. Drebbel operava in una zona liminale tra l’alchimia rinascimentale e la nascente scienza moderna: usava ancora terminologia simbolica e concetti esoterici, ma i suoi strumenti erano frutti di osservazioni concrete e di una comprensione empirica dei fenomeni.

In particolare, la camera metallica dell’apparato – apparentemente inerte – fungeva da cuore pulsante del sistema. Contenendo aria, e isolata dall’ambiente, essa rispondeva in modo dinamico ai cambiamenti esterni. Un cambiamento nella temperatura diurna, o anche solo un mutamento meteorologico, bastava a modificare il bilanciamento delle pressioni, innescando un movimento fluido nella colonna d’acqua. Questo movimento poteva essere trasmesso meccanicamente a un sistema di ingranaggi, generando così indicazioni astronomiche – un calendario, secondo i racconti dell’epoca – che mostrava fasi lunari, posizione del sole nello zodiaco, e la data corrente.

La meraviglia dell’epoca non stava solo nel moto apparentemente inesauribile dell’acqua, ma nell’impressione che la macchina “sapesse” dove si trovasse nel tempo cosmico. Non si trattava di una semplice reazione fisica, ma di un oggetto che sembrava possedere una forma primitiva di intelligenza. Questo alone di mistero fu in parte ciò che garantì a Drebbel la sua fama e la sua permanenza nei circoli culturali d’Europa. Tuttavia, la verità non toglie valore alla meraviglia: la sua macchina era sì una risposta a forze esterne, ma costruita con tale precisione da sembrare animat

Come la Pressione Atmosferica Cambia con l'Altezza: Esperimenti e Teorie

Nel 1648, Blaise Pascal, fisico e matematico, intraprese un esperimento che avrebbe avuto implicazioni fondamentali nella comprensione della natura dell'atmosfera e della pressione atmosferica. Il suo obiettivo era dimostrare che la pressione dell'aria a una certa altitudine dipende dal peso delle masse d'aria sovrastanti. Utilizzando un barometro, uno strumento che misura la pressione atmosferica, Pascal cercò di illustrare la variazione di tale pressione con il cambiamento di altitudine.

Il barometro, un tubo verticale parzialmente riempito di mercurio, misura la pressione tramite l'altezza della colonna di mercurio. Pascal, pur non avendo montagne alte a Parigi, aveva accesso alla collaborazione di Florin Périer, suo cognato, che si sarebbe occupato dei dettagli pratici dell'esperimento. Nel giardino del monastero di Clermont, dove la pressione atmosferica era misurata, l'altezza della colonna di mercurio era di 26 pollici e 3/12 (71,2 cm), un dato stabile e ripetibile.

Successivamente, Pascal e i suoi compagni salirono sul Puy de Dôme, una montagna che raggiungeva i 975 metri di altezza. Lì, con lo stesso barometro, misurarono una colonna di mercurio più bassa: 23 pollici e 2/12 (62,7 cm). La differenza tra le due misurazioni era di 3 pollici e 1,5/12 (8,5 cm), un dato che suscitò grande sorpresa e ammirazione tra i partecipanti all'esperimento. Pascal ripeté il test più volte nelle diverse condizioni meteorologiche e sui diversi punti della montagna, ottenendo risultati coerenti che confermavano la sua ipotesi: la pressione dell'aria diminuisce con l'aumentare dell'altitudine.

La ripetizione dell'esperimento durante la discesa dal monte, in un punto denominato Font de l'Arbre, confermò ulteriormente il fenomeno. Qui, la pressione misurata era intermedia, tra quella del giardino del monastero e quella della cima. Una seconda misurazione effettuata da un altro partecipante, il signor Mosnier, restituì lo stesso valore.

Questa semplice ma significativa esperienza rivelò un principio fondamentale: l'aria è composta da strati sovrapposti che esercitano pressione l'uno sull'altro. Pascal, infatti, postulò che la pressione atmosferica diminuisce con l'altezza perché, salendo, si rimuovono progressivamente gli strati sovrastanti. Il calo della pressione con l'altitudine, tuttavia, non è un fenomeno lineare, ma esponenziale. Questo principio sarebbe stato formalizzato successivamente da Edmond Halley, il quale, quarant'anni più tardi, formulò la legge barometrica, una relazione matematica che descrive la diminuzione della pressione con l'altitudine.

L'equazione che descrive questa dipendenza è conosciuta come la formula barometrica e si esprime come segue:

p(z)=p0exp(gzRspecificT)p(z) = p_0 \exp\left(-\frac{gz}{R_{\text{specific}}T}\right)

Dove:

  • p(z)p(z) è la pressione atmosferica alla quota zz,

  • p0p_0 è la pressione al livello del mare,

  • gg è l'accelerazione di gravità,

  • RspecificR_{\text{specific}} è la costante dei gas specifici dell'aria,

  • TT è la temperatura assoluta dell'aria.

Secondo questa formula, la pressione atmosferica diminuisce esponenzialmente con l'altezza. La temperatura atmosferica, che rimane relativamente costante nella parte bassa dell'atmosfera, ha un impatto diretto sulla densità dell'aria, che, come la pressione, diminuisce con l'altitudine. La formula barometrica è quindi una delle fondamenta della meteorologia moderna e continua a essere utilizzata in vari campi, dalla climatologia alla progettazione di aerei.

L'esperimento di Pascal, che è stato eseguito con meticolosità, non solo ha permesso di ottenere una misura della variazione della pressione atmosferica con l'altitudine, ma ha anche introdotto un concetto cruciale: la pressione atmosferica non è una costante, ma è determinata dal peso delle colonne d'aria sovrastanti, che diminuiscono man mano che si sale in altezza.

Oltre a questi risultati fondamentali, il lettore deve comprendere come questa teoria abbia avuto un impatto profondo sulle scienze naturali e sulla tecnologia moderna. La relazione tra la pressione atmosferica e l'altitudine è essenziale non solo per la meteorologia, ma anche per la navigazione aerea, per le previsioni meteo e per la progettazione di strumenti di misurazione della pressione come il barometro.

Inoltre, la formula barometrica assume un'importanza crescente nelle applicazioni spaziali e nell'analisi dell'atmosfera di altri pianeti. Con il progresso delle tecnologie di volo e delle missioni spaziali, la comprensione della pressione atmosferica e delle sue variazioni in relazione all'altitudine è diventata cruciale per l'esplorazione scientifica. La comprensione delle leggi fisiche alla base di questi fenomeni continua a evolversi, ma le fondamenta stabilite da Pascal, Halley e altri scienziati del XVII secolo sono ancora pienamente applicabili oggi.

Come si interpreta l'entropia in un processo irreversibile? Analisi dei concetti fondamentali

L'entropia, come concetto termodinamico, è spesso descritta come una misura del disordine in un sistema. Tuttavia, una comprensione più profonda di questo fenomeno può essere ottenuta osservando i processi a livello microscopico. In particolare, l'entropia riflette la dispersione dell'energia in un sistema, un concetto che diventa cruciale quando si studiano i processi irreversibili.

Nel contesto di un processo ideale, come quello di un impianto a vapore, l'energia viene trasferita senza scambi di calore attraverso i confini del sistema. La potenza meccanica trasferita dalla turbina è descritta dalla legge del primo principio della termodinamica, che può essere espressa come:

W˙=m˙(houthin)Ẇ = ṁ (h_{out} − h_{in})

Questa formula tiene conto delle differenze di entalpia tra lo stato iniziale e quello finale del vapore, assumendo che la variazione dell'energia cinetica sia trascurabile rispetto alla variazione di entalpia. A questo punto, la produzione di entropia viene analizzata attraverso il bilancio di entropia, dove la variazione di entropia nel tempo (dS/dtdS/dt) risulta nulla, in quanto non c'è scambio di calore tra il sistema e l'ambiente esterno. Pertanto, il bilancio di entropia si semplifica, con la condizione che l'entropia in ingresso sia uguale all'entropia in uscita (Sin=SoutS_{in} = S_{out}).

La determinazione dello stato finale del vapore avviene consultando tabelle di vapore saturo, dove si può ottenere l'entalpia e l'entropia specifica sia per lo stato iniziale che per quello finale. Nel caso esemplificato, il vapore in ingresso ha una temperatura di 450°C e una pressione di 8 bar, mentre lo stato finale si ottiene ad una pressione di 0.8 bar e una temperatura di 150°C. La potenza meccanica della turbina può essere quindi calcolata come la differenza tra le entalpie iniziali e finali, con un risultato che ci dà una potenza di uscita pari a 19.9 megawatt, un valore che rappresenta l'efficienza del sistema sotto condizioni ideali.

A livello microscopico, l'entropia ha un significato fondamentale che riguarda la distribuzione dell'energia. Mentre l'energia totale di un sistema è determinata dalla sua energia interna, l'entropia misura quanto uniformemente questa energia è distribuita attraverso i vari gradi di libertà microscopici del sistema. Un sistema a bassa entropia ha energia concentrata in pochi gradi di libertà, mentre un sistema ad alta entropia ha energia distribuita omogeneamente su una vasta gamma di gradi di libertà microscopici.

Il secondo principio della termodinamica afferma che l'entropia di un sistema isolato non può diminuire, ma può solo aumentare. Questo aumento dell'entropia è legato alla dispersione dell'energia: quando l'energia si disperde, l'entropia aumenta. Un esempio comune di questo processo è il caso di un giocattolo che cade a terra. Prima della caduta, l'energia potenziale del giocattolo è concentrata in un solo grado di libertà (la posizione), ma quando il giocattolo tocca il suolo, l'energia viene dispersa in molteplici gradi di libertà, come le vibrazioni del reticolo molecolare nel suolo. La dispersione di energia è irreversibile, e il processo non può avvenire in senso contrario: non vediamo mai un giocattolo risalire spontaneamente verso l'alto mentre il terreno si raffredda.

Un altro esempio riguarda due blocchi di rame di uguale massa ma a temperature diverse. Quando i blocchi vengono messi a contatto, l'energia si distribuisce tra i due, riscaldando il blocco freddo e raffreddando quello caldo fino a raggiungere un equilibrio termico. La dispersione dell'energia è irreversibile, e il processo non può avvenire spontaneamente nel senso contrario: i blocchi non si separano mai spontaneamente e tornano alla loro temperatura iniziale.

Il concetto di irreversibilità è fondamentale per comprendere l'entropia. Ogni processo che comporta la dispersione di energia è irreversibile, e questo principio si applica a tutte le trasformazioni energetiche. L'entropia aumenta con ogni dispersione di energia, e tale aumento è un indicatore della qualità dell'energia: energia più dispersa è meno utilizzabile. L'energia che si disperde in un sistema non può essere completamente recuperata per eseguire lavoro utile.

La qualità dell'energia, in questo contesto, è strettamente legata al concetto di entropia. Quando l'energia è concentrata in pochi gradi di libertà, come nel caso di un oggetto che ha energia potenziale prima di cadere, è possibile sfruttarla in modo più efficiente. Tuttavia, quando l'energia è dispersa su molti gradi di libertà microscopici, come nel caso del calore che si distribuisce uniformemente tra due corpi a contatto, diventa più difficile sfruttarla per compiere lavoro.

In definitiva, l'entropia non solo misura la dispersione dell'energia, ma anche la perdita di qualità energetica. Ogni aumento di entropia è associato alla dissipazione dell'energia utile, il che implica che un processo irreversibile riduce la capacità di un sistema di eseguire lavoro. La comprensione di questo principio è cruciale non solo per la termodinamica classica, ma anche per la progettazione di impianti energetici e per la gestione dei flussi energetici in sistemi complessi.