Il settore dei fondi comuni di investimento è spesso caratterizzato da una distorsione delle informazioni che può ingannare anche gli investitori più esperti. I fondi come Janus Worldwide, che ha avuto un picco di 45 miliardi di dollari agli inizi del 2000, sono un esempio di come la pubblicità delle alte performance possa mascherare la realtà dei risultati a lungo termine. Sebbene i fondi comuni siano obbligati a seguire regolamenti che tutelano gli investitori, come la divulgazione dei costi e delle performance, la realtà è ben più complessa.

Il principale vantaggio di essere una compagnia di investimento registrata, ovvero un fondo comune, risiede nella possibilità di raccogliere capitali direttamente dal pubblico. Tuttavia, per evitare che questi fondi vengano sfruttati a danno degli investitori più piccoli, il 40-Act, un'importante normativa che regola i fondi negli Stati Uniti, impone restrizioni riguardo alla gestione dei fondi e al modo in cui vengono pagati i manager. Nonostante queste protezioni, rimangono ancora dei problemi di agenzia, ovvero situazioni in cui gli interessi dei gestori non coincidono completamente con quelli degli investitori.

Il 40-Act ha delle limitazioni, ma in confronto ad altri strumenti di investimento, come gli hedge fund o i fondi di private equity, offre una protezione maggiore. Gli Exchange Traded Notes (ETN) e gli Exchange Traded Funds (ETF) sembrano simili, ma i primi non sono regolati dalla stessa legge e possono essere molto più costosi e complessi da comprendere per un investitore non esperto. Gli ETN, ad esempio, possono presentare costi molto alti e una struttura fiscale complicata, con una trasparenza sui costi che è decisamente inferiore rispetto ai fondi comuni.

Un altro aspetto fondamentale, che spesso viene ignorato dai media e dalle pubblicità, è il bias di sopravvivenza, che riguarda la tendenza dei fondi con performance scadenti a sparire, fondendosi o dissolvendosi nel tempo. Questo fenomeno porta a una distorsione dei dati, in quanto quando un fondo fallisce, i suoi rendimenti negativi vengono eliminati dal calcolo generale delle performance, dando l'impressione che i fondi comuni siano sempre performanti o superiori rispetto ad altri investimenti. Per esempio, il fondo Janus Worldwide, che ha visto una rapida crescita negli anni ’90, ha subito una serie di deflussi dopo il 2000 e ha perso gran parte del suo valore. La sua fusione con Janus Global Research ha cancellato la sua storia di performance negative, lasciando spazio solo ai dati positivi del fondo più recente.

Il bias di sopravvivenza si verifica quindi quando i fondi che hanno avuto performance negative vengono “eliminati” attraverso fusioni o cessazioni, mentre quelli che hanno avuto successo continuano a essere inclusi nel calcolo delle performance generali. Questa distorsione porta a una visione errata del reale rendimento del settore. Studi condotti su ampi database di fondi hanno dimostrato che escludere i fondi non più attivi porta a un errore significativo nella valutazione delle performance del mercato dei fondi comuni, gonfiando i ritorni di circa l'1-2% annuo rispetto a un universo che includa sia i fondi attivi che quelli cessati.

Inoltre, è importante notare che la distorsione non riguarda solo i fondi che falliscono, ma anche la selezione dei fondi da parte degli investitori. La selezione di fondi basata su performance passate può essere ingannevole. Le pubblicità che lodano i fondi per i loro alti ritorni passati non tengono conto del fatto che questi dati sono spesso influenzati dal bias di sopravvivenza. La scelta di un fondo deve essere basata non solo sulle performance passate, ma anche su una valutazione accurata della sua struttura, delle sue politiche di gestione e dei costi associati.

I fondi comuni, nonostante i regolari obblighi di trasparenza imposti dal 40-Act, non sono immuni a queste problematiche. In effetti, molti fondi continuano a essere sponsorizzati e commercializzati con promesse di alte performance future, senza che venga adeguatamente spiegato il rischio connesso a questi strumenti finanziari. Gli investitori devono essere consapevoli che i fondi comuni, pur essendo regolati, non sono una garanzia di guadagno sicuro e che l'analisi delle performance passate deve essere fatta con molta attenzione.

In sintesi, la trasparenza dei costi e la veridicità delle performance dichiarate sono spesso meno chiare di quanto sembri. Per questo motivo, è essenziale che gli investitori sviluppino una comprensione critica dei fondi comuni, evitando di farsi ingannare dalle pubblicità che enfatizzano solo i successi passati. L’abilità nel riconoscere il bias di sopravvivenza e la distorsione nelle informazioni è fondamentale per prendere decisioni consapevoli e informate nel mondo degli investimenti.

Perché gli Investitori Rimangono Con Fondi Mal Gestiti e Con Scarsa Performance?

Il fenomeno dell'underpricing nelle IPO è ben documentato: molte aziende che fanno il loro debutto in borsa tendono a vedere un aumento del prezzo dal prezzo d'offerta al prezzo di chiusura del primo giorno di negoziazione. Tuttavia, una volta che le IPO vengono quotate, le loro performance a lungo termine (su un periodo che va dai due ai cinque anni) tendono a essere inferiori rispetto a quelle delle aziende già consolidate, creando un enigma: l'underperformance a lungo termine delle IPO. Ciò è stato ampiamente studiato, come evidenziato dalle ricerche di Ritter e Welch (2002).

Un aspetto fondamentale da considerare in questo contesto riguarda la dinamica tra i fondi comuni di investimento e i loro partecipanti. I fiduciari dei fondi, spesso nominati dall'azienda che sponsorizza il piano 401(k), hanno un interesse conflittuale. Spesso, le famiglie di fondi comuni di investimento servono anche come fiduciari per tali piani, influenzando le decisioni sugli investimenti da fare. Tuttavia, i fondi sponsorizzati dai fiduciari tendono a sovra-performare i fondi non sponsorizzati di circa il 3,6%, ma c’è anche una gestione tendenzialmente più favorevole verso i fondi aziendali sponsorizzanti. La ricerca di Pool, Sialm e Stefanescu (2013) ha messo in evidenza come questi fondi abbiano una performance inferiore rispetto ai fondi che non sono sotto la stessa influenza, ma, al contempo, abbiano più probabilità di essere mantenuti nel piano, a causa di legami aziendali con i fiduciari.

In molti casi, gli investitori individuali non sembrano preoccupati dalle cattive performance dei fondi, continuando a mantenere i loro investimenti in fondi che sono gestiti male. Una delle ragioni principali è rappresentata dalle tasse: gli investitori sono spesso riluttanti a realizzare le perdite a causa delle implicazioni fiscali. Tuttavia, pagare le tasse sulle plusvalenze potrebbe essere, in molte situazioni, una scelta più vantaggiosa rispetto al mantenimento di fondi in difficoltà. Oltre a ciò, esiste una resistenza psicologica, nota come effetto di disposizione, che porta gli investitori a non voler riconoscere le proprie perdite. C’è sempre la speranza che la situazione migliori, anche quando le probabilità di un recupero sono scarse.

Un altro aspetto interessante da osservare è la relazione tra investitore e consulente di un fondo comune, che Gennaioli, Shleifer e Vishny (2012) descrivono come quella tra un paziente e il suo medico. Gli investitori tendono a fidarsi dei gestori dei fondi comuni, e questa fiducia non svanisce facilmente anche quando i fondi iniziano a fallire nelle loro performance. I gestori sfruttano questa fiducia per mantenere il capitale bloccato nel fondo e continuare a percepire commissioni elevate, anche quando non riescono a generare alcun valore.

Tuttavia, non tutte le strategie di investimento sono uguali. In alcuni casi, è possibile migliorare la governance e le performance dei propri investimenti "seguendo" i fondi istituzionali, che hanno più risorse e possono esercitare un controllo maggiore sui fondi. Evans e Fahlenbrach (2012) hanno dimostrato che i fondi comuni al dettaglio che offrono anche opzioni istituzionali tendono a sovraperformare quelli che non offrono tali opzioni, con una differenza di performance annuale pari all'1,5%.

In sintesi, nonostante i fondi comuni di investimento abbiano certamente contribuito a rendere più accessibili risorse e competenze agli investitori individuali, la loro struttura presenta innumerevoli conflitti di interesse che spesso danneggiano gli stessi investitori. I fondi sottoperformano rispetto al mercato, eppure gli investitori continuano ad affluire verso fondi che hanno avuto buone performance in passato, senza comprendere che queste performance non sono destinate a ripetersi nel futuro.

Nel contesto delle strutture di investimento più complesse, i fondi chiusi (closed-end funds) rappresentano un tipo di veicolo interessante per investire in asset illiquidi. La peculiarità di questi fondi è che il numero di azioni è fissato e non vi è la possibilità di rimborso diretto, il che permette di raccogliere un premio per l’illiquidità. Tuttavia, esiste un fenomeno curioso: la differenza tra il valore di mercato delle azioni di un fondo chiuso e il valore netto degli attivi (NAV) di questi fondi, che è generalmente negativa e può variare notevolmente nel tempo. Questo fenomeno è noto come "puzzle del sconto dei fondi chiusi". Le ragioni di tale sconto sono molteplici e includono motivazioni fiscali, irrazionalità degli investitori e costi di agenzia legati alla gestione del fondo. Infatti, sebbene i fondi chiusi possano essere vantaggiosi per raccogliere premi sull’illiquidità, i costi di gestione e la mancanza di talento manageriale possono portare a una valutazione inferiore rispetto al valore degli attivi sottostanti.

Un’altra forma di fondo che ha guadagnato una crescente popolarità negli ultimi anni è quella degli ETF (Exchange Traded Funds). Gli ETF offrono vantaggi notevoli in termini di costi, liquidità e accessibilità agli investitori, poiché sono progettati principalmente per replicare passivamente gli indici di mercato. Tuttavia, anche gli ETF, sebbene siano strumenti di investimento molto convenienti, non sono esenti da sfide. Ad esempio, la continua crescita del mercato degli ETF e il crescente ammontare di AUM (Asset Under Management) potrebbero portare a problemi di liquidità e alla distorsione delle performance se non gestiti correttamente.