Il concetto di correlazione è fondamentale per comprendere come costruire portafogli di investimento efficaci. Se due asset sono correlati positivamente, significa che quando uno sale del 10%, l'altro farà lo stesso. In caso di correlazione negativa, come un valore di -1, quando uno aumenta del 10%, l'altro scende della stessa percentuale. Se la correlazione è zero, gli asset si comportano in modo completamente indipendente, e l'andamento di uno non influisce sul comportamento dell'altro. In questo contesto, azioni e obbligazioni sono spesso utilizzate come strumenti principali dagli investitori e dai consulenti per ridurre il rischio, grazie alla loro bassa correlazione storica.

Quando l'economia è forte e le azioni salgono generalmente, gli investitori spostano i loro fondi dalle obbligazioni verso le azioni, temendo di perdere opportunità di guadagno. Questo provoca una discesa dei prezzi delle obbligazioni e un aumento dei prezzi delle azioni. Viceversa, quando i mercati azionari mostrano segni di debolezza, gli investitori tendono a spostare i loro capitali verso le obbligazioni, in una sorta di "flight to safety", dove la ricerca di sicurezza porta ad una risalita dei prezzi delle obbligazioni e ad un abbassamento dei prezzi delle azioni. Le due categorie di asset si comportano in modo diverso, ma sempre in risposta agli stessi eventi economici, quasi come due persone su un’altalena.

Questa storica interazione tra azioni e obbligazioni, che consente di bilanciare il rischio, deve essere eseguita con precisione. Se non gestita correttamente, le oscillazioni selvagge dei mercati possono avere un impatto negativo sulle performance di un portafoglio. Combinare asset con correlazioni diverse consente di creare un portafoglio capace di performare sia in mercati rialzisti che ribassisti. Così come non è detto che un singolo giocatore malato faccia fallire tutta la squadra, un portafoglio ben diversificato permette di ridurre il rischio globale senza compromettere i guadagni.

Uno degli aspetti più brillanti della Teoria Moderna del Portafoglio (MPT) di Markowitz è la sua concezione di "frontiera efficiente", che rappresenta l’insieme di portafogli che offrono il miglior rendimento possibile per un dato livello di rischio. Questo concetto è fondamentale per costruire portafogli in grado di evitare l’esposizione a rischi eccessivi, senza rinunciare ai ritorni.

Nel mondo finanziario, si distingue tra rischio sistematico e rischio non sistematico. Il rischio sistematico è legato agli eventi macroeconomici che influenzano l’intero mercato, come la crescita del PIL globale, le relazioni commerciali, i conflitti bellici e altre forze che operano a livello globale. Questo rischio non può essere diversificato e colpisce tutti gli asset. D’altra parte, il rischio non sistematico riguarda fattori specifici di ciascun investimento, come il settore di mercato, la gestione aziendale, l'espansione del prodotto o l’esposizione geografica. Questo rischio può essere eliminato con una giusta diversificazione del portafoglio.

La diversificazione è dunque uno strumento essenziale per neutralizzare il rischio specifico di ciascun asset. Ad esempio, se una tassa sul carbonio viene introdotta negli Stati Uniti, potrebbe penalizzare le aziende che operano nel settore del petrolio e del carbone, mentre le aziende solari potrebbero beneficiarne. In questo caso, il rischio non sistematico legato al carbon tax influenzerebbe negativamente le azioni delle società petrolifere e favorirebbe quelle delle aziende solari. La chiave in questo caso è costruire un portafoglio in grado di bilanciare rischi e benefici derivanti da eventi specifici.

Ciò che vale per gli asset all'interno della stessa classe di investimento è vero anche tra le diverse classi di asset. Se il rischio non sistematico è adeguatamente neutralizzato, il portafoglio sarà esposto solo al rischio sistematico, quello che deriva dai grandi eventi macroeconomici che colpiscono il mercato in generale. La MPT suggerisce che gli investitori, nel lungo periodo, vengono premiati solo per il rischio sistematico che accettano di assumere, mentre il rischio non sistematico deve essere evitato.

Con gli strumenti forniti dalla MPT, è possibile costruire un portafoglio che si mantenga all'interno del profilo di rischio dell’investitore, mentre allo stesso tempo generi ritorni sufficienti per soddisfare gli obiettivi finanziari a lungo termine. Gli investitori innovativi riconoscono che il rischio complessivo del proprio portafoglio può essere ridotto includendo asset che sono poco correlati ai mercati finanziari tradizionali, come il bitcoin e le altre criptovalute.

In passato, i modelli di allocazione degli asset tradizionali si concentravano strettamente sulla definizione delle percentuali da assegnare a portafogli composti da azioni e obbligazioni. Un esempio classico prevede tre tipi di investitori, a seconda del loro orizzonte temporale e della tolleranza al rischio: investitori aggressivi (90% azioni e 10% obbligazioni), investitori moderati (70% azioni e 30% obbligazioni) e investitori conservativi (50% azioni e 50% obbligazioni). Questi modelli si sono rivelati utili in molti casi, ma la crisi finanziaria del 2008 ha messo in luce le limitazioni di un approccio troppo rigido e basato solo su azioni e obbligazioni. Durante il crollo dei mercati, molti investitori si sono resi conto che, nonostante la diversificazione tra azioni e obbligazioni, entrambi gli asset hanno subito pesanti perdite simultanee. Questo episodio ha spinto molti a riconsiderare il tradizionale modello di diversificazione, cercando soluzioni alternative in grado di proteggere meglio il portafoglio.

Il crollo finanziario del 2008 ha, infatti, portato alla luce la necessità di modelli di diversificazione più avanzati, capaci di affrontare le nuove sfide di un mondo sempre più globalizzato e interconnesso. Mentre la crisi ha avuto effetti devastanti per molti, alcuni, come i fondatori dei fondi hedge, sono riusciti non solo a proteggere i propri investimenti, ma addirittura a trarre profitto da essa, utilizzando strategie non tradizionali.

L’ascesa degli investimenti alternativi ha preso piede dopo la crisi del 2008, quando molti consulenti finanziari e gestori patrimoniali hanno iniziato a considerare soluzioni diversificate che andassero oltre azioni e obbligazioni. I fondi hedge, in particolare, sono emersi come esempi di veicoli di investimento alternativi che hanno mostrato performance positive anche in periodi di forte crisi. Un esempio lampante è rappresentato da John Paulson, il quale ha guadagnato più di un miliardo di dollari durante la crisi grazie a fondi come il Paulson Advantage Plus Fund, che si è distinto per il suo approccio agli eventi specifici del mercato.

Perché il Pensiero "Questa Volta È Diverso" Non Funziona nel Mercato Finanziario?

L'illusione che "questa volta è diverso" ha attraversato molte crisi finanziarie, facendo credere a generazioni di investitori che i mercati avessero trovato finalmente una stabilità permanente. La convinzione che i cicli economici fossero ormai sotto controllo grazie a politiche monetarie più avanzate o a nuove teorie economiche si è ripetuta prima di ogni grande crollo del mercato. Tuttavia, ogni volta che si è fatto affidamento su questa mentalità, la realtà ha smascherato il fraintendimento, e le bolle speculative hanno inevitabilmente portato a crolli devastanti.

Nel 1929, pochi giorni prima del più grande crollo del mercato azionario, il celebre economista Irving Fisher dichiarò che i prezzi delle azioni avevano raggiunto un “livello permanentemente alto”. Solo pochi giorni dopo, il mercato crollò del 11%, con una continua discesa che portò alla Grande Depressione. Simile ottimismo si manifestò negli anni ‘90, durante la bolla tecnologica, quando i mercati venivano giustificati dalla “nuova era” del paradigma economico: una convinzione che l'inflazione fosse sotto controllo e che i mercati globali fossero finalmente stabili. Gli investitori ritenevano che i metodi tradizionali di valutazione non fossero più applicabili, poiché nuove metodologie giustificavano le valutazioni da capogiro delle aziende tecnologiche. Ma come le lezioni della storia ci insegnano, la fiducia nelle nuove idee, senza una solida base empirica, finisce per condurre all'inevitabile scoppio delle bolle finanziarie.

Questa stessa mentalità rischia di ripresentarsi con l’emergere degli asset crittografici. Essendo una classe di asset nuova, i cryptoassets non possono essere valutati come le azioni di una società tradizionale, e, sebbene le leggi della domanda e dell’offerta possano essere in parte applicabili, ciò non basta a giustificarne il valore in modo completo. Come accaduto in passato, si presenteranno argomentazioni che cercheranno di dimostrare che i vecchi metodi di valutazione non siano più rilevanti per gli asset crittografici. E ancora una volta, gli investitori innovativi dovranno rimanere vigili e analizzare con attenzione se le nuove metodologie di valutazione siano veramente fondate. In momenti come questi, dove l'euforia può sopraffare la razionalità, il rischio di credere che “questa volta sia diverso” è altissimo.

La storia mostra che le bolle finanziarie si sviluppano quando nuovi investitori senza esperienza entrano nei mercati, attratti da storie di facili guadagni, e cercano di rivendere a un prezzo superiore a quello a cui hanno acquistato, cadendo nel gioco del “più grande idiota”. È interessante notare come, in molti casi, il fenomeno venga alimentato anche dal credito facile, che consente agli speculatori di acquistare più di quanto possano permettersi. Le istituzioni finanziarie, vedendo l'opportunità di guadagnare da questi prestiti, contribuiscono anch'esse all'instabilità del mercato. Questi modelli di comportamento hanno portato alla creazione di bolle economiche in passato, e potrebbero ripresentarsi con gli asset digitali.

Il vero pericolo si manifesta quando, durante questi periodi di sovraesposizione del mercato, emergono attori malintenzionati, come gli emittenti di asset ingannevoli o i truffatori finanziari. Nel contesto degli asset crittografici, la mancanza di regolamentazione e di controllo permette che simili dinamiche siano più pericolose e persistano più a lungo di quanto sarebbe tollerabile in mercati più maturi. È proprio in questi momenti di fervore che è più facile cadere nelle trappole dei cosiddetti “schemi Ponzi”, dove nuovi investitori vengono utilizzati per alimentare i guadagni di chi ha già investito.

Questi schemi sono stati resi celebri da Charles Ponzi, il cui nome divenne sinonimo di truffa. La logica è semplice: i nuovi investitori pagano i vecchi investitori. Finché ci sono abbastanza nuovi entranti, il sistema può sembrare funzionare. Tuttavia, appena la crescita si ferma o rallenta, il sistema collassa, lasciando molti senza nulla. Un esempio più recente di questa dinamica si è visto con l'ascesa di criptovalute poco conosciute, spesso promosse con promesse di rendimenti straordinari e soluzioni tecnologiche rivoluzionarie.

In questo scenario, è fondamentale che gli investitori siano sempre vigili e non cadano nel tranello della narrativa che giustifica ogni picco dei mercati come “diverso” dal passato. La persistenza di storie di guadagni facili e la continua promozione di metodi innovativi di valutazione devono essere motivo di riflessione critica. Se la storia ci ha insegnato qualcosa, è che i mercati sono ciclici e che ignorare i segnali di avvertimento può portare a perdite devastanti.

L'investitore che vuole evitare di essere travolto da queste dinamiche deve mantenere uno sguardo lucido, non cedere all'emotività del momento e rimanere radicato nei principi di analisi e valutazione che hanno resistito alla prova del tempo. Anche nel contesto di innovazioni radicali come i cryptoassets, è essenziale non perdere di vista le lezioni che il passato ci ha insegnato sui cicli economici e sulle bolle speculative. La vera differenza tra un investitore saggio e uno che si lascia travolgere dalla “novità” del momento è la capacità di mantenere un approccio critico, anche quando tutto sembra indicare che “questa volta è davvero diverso”.