Il diabete di tipo 2, sebbene possa avere una componente genetica, è fortemente influenzato dallo stile di vita e dalle abitudini alimentari. L’Ayurveda considera questa condizione una manifestazione di eccesso di kapha: pesantezza, lentezza, umidità e untuosità, caratteristiche che si riflettono sia nel corpo che nella mente. Le persone con predominanza kapha tendono ad avere una costituzione robusta, pelle oleosa, metabolismo lento e una certa inerzia psichica. Quando kapha aumenta oltre la misura, si accumulano tossine, i tessuti diventano malsani, grassi, e si crea il terreno fertile per l’insorgenza di malattie metaboliche come il diabete.

Per prevenire o gestire il diabete attraverso una prospettiva ayurvedica, è fondamentale ridurre kapha attraverso la dieta e l’attività fisica. Gli alimenti che aumentano kapha – carni rosse, formaggi, dolciumi, bevande gassate, alcol – sono pesanti e difficili da digerire, favoriscono la formazione di ama (tossine) e ostacolano il metabolismo. Al contrario, cereali integrali come il riso integrale, la pasta di grano duro, la quinoa, aiutano a pacificare kapha e promuovono un metabolismo equilibrato.

L’attività fisica quotidiana è essenziale: anche solo una camminata veloce di 20 minuti al giorno attiva le qualità leggere e mobili di vata, contrastando l’inerzia e la stagnazione proprie di kapha. Il movimento stimola agni – il fuoco digestivo – e facilita lo smaltimento delle tossine. L'esercizio, nell'ottica ayurvedica, non è solo un'attività fisica, ma una pratica terapeutica per riequilibrare i dosha.

Tra i rimedi erboristici, i semi di fieno greco rappresentano una risorsa preziosa. Questa pianta regola l’assorbimento dei carboidrati e degli zuccheri, contribuendo così al controllo della glicemia. Una preparazione efficace consiste nel far bollire due cucchiaini di semi in 300 ml d’acqua per 5-10 minuti, fino a ridurre il liquido di un terzo e ottenere un’infusione di colore verde. Filtrare e bere a stomaco vuoto ogni mattina. L’azione è lenta, naturale, ma profonda, e si integra armoniosamente con il ritmo fisiologico del corpo.

Un eccesso di kapha non si limita però solo al metabolismo; può anche manifestarsi attraverso disturbi respiratori. L’asma, la tosse cronica, la dispnea e il respiro sibilante sono spesso legati a una produzione eccessiva di muco nei polmoni, che diventano letteralmente impregnati di umidità e pesantezza. Anche in questo caso, le cause vanno ricercate non solo nell’alimentazione inappropriata, ma anche nella vita sedentaria e nell’esposizione a inquinanti e allergeni.

Contrastare kapha nei polmoni significa scegliere alimenti e spezie che asciughino e stimolino. Aglio, zenzero, curcuma, coriandolo, peperoncino: tutte spezie dal sapore pungente e qualità riscaldanti che aiutano a sciogliere il muco, liberare le vie respiratorie e ridare leggerezza al respiro. Il rimedio ayurvedico noto come trikatu – un composto di zenzero secco, pepe nero e pippali in parti uguali – è da sempre usato per trattare affezioni respiratorie. Una piccola dose, mescolata con un pizzico di curcuma e mezzo cucchiaino di miele grezzo, assunta due volte al giorno seguita da un sorso d’acqua calda, esercita un’azione purificante sui tessuti polmonari.

L’attività fisica, come lo yoga o la camminata quotidiana, è altrettanto indicata per la salute del sistema respiratorio. Oltre a stimolare il metabolismo, introduce il principio mobile di vata in modo controllato, aiutando a disperdere l’accumulo di liquidi e ad alleggerire il torace. La respirazione diventa più profonda, consapevole, e favorisce la purificazione.

È importante comprendere che né il diabete né i disturbi respiratori sono eventi isolati: entrambi sono espressione di uno squilibrio sistemico. La strategia ayurvedica non si limita a sopprimere i sintomi, ma mira a ripristinare l’equilibrio profondo dei dosha attraverso scelte quotidiane coerenti con la propria costituzione. Questo approccio, pur nella sua apparente semplicità, richiede disciplina e ascolto. Non esiste una cura miracolosa, ma esiste una via di trasformazione sottile e duratura attraverso il cibo, il movimento, le erbe e il respiro.

Fondamentale è anche l’attenzione alla digestione: se il fuoco digestivo (agni) è debole, anche i cibi migliori diventeranno tossine. Mantenere agni acceso significa mangiare solo quando si ha fame, evitare gli eccessi, e scegliere combinazioni alimentari intelligenti. Il pasto stesso è un atto terapeutico, e il modo in cui si mangia – con calma, gratitudine, consapevolezza – può fare la differenza tra malattia e salute.

Come funziona davvero l’Ayurveda e perché è ancora attuale

Ayurveda è una scienza della vita, sviluppatasi in India più di 5.000 anni fa, come tradizione orale tramandata da saggi che, attraverso la meditazione profonda, arrivarono a comprendere la natura umana e le leggi sottili che regolano l’esistenza. Solo successivamente, circa 2.500 anni fa, queste conoscenze furono trascritte in testi fondamentali: il Charaka Samhita, il Sushruta Samhita e l’Ashtanga Hridayam. Queste opere restano ancora oggi alla base della pratica ayurvedica, inalterate nel loro nucleo concettuale, testimoniando la forza e l’universalità di una visione dell’essere umano che integra corpo, mente e spirito.

Il termine "Ayurveda" deriva dal sanscrito: ayu significa “vita”, veda significa “conoscenza”. Non si tratta, quindi, di una semplice medicina, ma di un sistema di conoscenza integrata, che mira a comprendere la costituzione individuale (prakruti) per vivere in armonia con essa, prevenendo le malattie e promuovendo il benessere nel senso più profondo.

Alla base dell’Ayurveda ci sono i dosha: vata, pitta e kapha. Essi sono manifestazioni dinamiche dei cinque elementi (etere, aria, fuoco, acqua e terra), e ciascun individuo nasce con una proporzione unica e irripetibile di questi tre principi vitali. Questa proporzione costituisce la prakruti, ossia la nostra natura originaria. Quando i dosha sono in equilibrio rispetto alla propria prakruti, l’essere umano vive in salute. Quando uno o più dosha si squilibrano, insorgono disturbi e malattie.

Il dosha vata, composto da etere e aria, è il principio del movimento. Regola la respirazione, la circolazione, l’attività del sistema nervoso e la peristalsi intestinale. Le sue qualità sono fredde, leggere, asciutte, mobili, sottili e ruvide. Vata è instabile per natura e tende facilmente a squilibrarsi, soprattutto in condizioni di stress o freddo.

Il dosha pitta, composto da fuoco e acqua, è responsabile della trasformazione. Governa la digestione, il metabolismo, l’assimilazione delle informazioni e la capacità di giudizio. Le sue qualità sono calde, pungenti, leggere, oleose, fluide e penetranti. Uno squilibrio di pitta si manifesta in forme di infiammazione, irritazione e tensione mentale.

Il dosha kapha, composto da acqua e terra, rappresenta la struttura e la coesione. Conferisce forza, stabilità e lubrificazione a livello fisico ed emotivo. Kapha ha qualità pesanti, fredde, oleose, lente, morbide e viscose. In eccesso, genera letargia, stagnazione e accumulo.

La conoscenza della propria prakruti e delle tendenze di squilibrio consente di scegliere uno stile di vita, un’alimentazione e pratiche quotidiane che mantengano i dosha in equilibrio. Ayurveda non tratta semplicemente la malattia quando si manifesta, ma insegna a vivere in modo tale da prevenirla, mantenendo il corpo elastico, i tessuti ben nutriti e lubrificati, le funzioni organiche efficienti e la mente centrata.

L’elemento centrale del benessere secondo l’Ayurveda è agni, il fuoco digestivo. Esso determina la qualità dell’assimilazione non solo degli alimenti, ma anche delle esperienze emotive e mentali. Se agni è forte e stabile, il corpo è nutrito e i rifiuti vengono eliminati in modo efficiente. Quando agni si indebolisce, si accumula ama – una tossina sottile che nasce da ciò che non è stato digerito, tanto nel corpo quanto nella psiche. Ama è alla radice della maggior parte delle malattie.

Un altro concetto fondamentale è ojas, la sostanza sottile che rappresenta l’essenza dell’energia vitale, il frutto finale di una buona digestione e di una vita in armonia con la propria natura. Ojas è responsabile della nostra immunità, della vitalità e della lucidità mentale. Quando è abbondante, la persona è resistente, luminosa, stabile e centrata.

Secondo l’Ayurveda, corpo e mente sono intimamente legati: emozioni non digerite, traumi o stili di vita disarmonici possono alterare i dosha e portare squilibrio anche fisico. La malattia, quindi, non è un evento isolato, ma il risultato di uno squilibrio sistemico che ha radici nella disconnessione dalla propria prakruti.

Pratiche come l’automassaggio con oli medicati, l’uso di erbe, l’alimentazione stagionale, la meditazione, il controllo del respiro e l’ascolto del proprio ritmo interno sono strumenti fondamentali per preservare la salute secondo questa antichissima medicina. Ma più di ogni altra cosa, Ayurveda ci invita a conoscere profondamente noi stessi, a osservare le nostre tendenze naturali e a vivere in sintonia con esse.

Nell’epoca moderna, dominata dalla velocità, dall’eccesso di stimoli e dall’alienazione dal corpo, l’Ayurveda non è solo attuale, ma necessario. Offre una mappa per ritrovare il centro, prevenire la malattia e vivere con maggiore consapevolezza, semplicità e pienezza.

Importante comprendere che ogni individuo è un sistema unico e dinamico. I sintomi non sono nemici da sopprimere, ma segnali da ascoltare con attenzione. L’obiettivo non è uniformare, ma personalizzare. L’equilibrio non è una condizione fissa, ma un processo costante di adattamento ai cicli della natura, dell’età e dell’ambiente. La salute non è l’assenza di malattia, ma la pienezza dell’essere in ogni sua dimensione.