Nel contesto attuale dell’intelligenza artificiale, la distinzione tra machine learning e deep learning non è semplicemente terminologica: rappresenta un passaggio fondamentale nell’evoluzione delle capacità computazionali e predittive delle macchine. Il deep learning non è altro che una sotto-categoria del machine learning, ma dotata di una struttura più sofisticata, simile a una classe derivata nel linguaggio C++. Come una classe derivata accede a tutte le proprietà della classe base, arricchendole con funzionalità proprie, così il deep learning eredita i fondamenti del machine learning ma li estende, rendendoli più potenti ed efficienti.
Il machine learning si fonda sull’utilizzo di dati strutturati e etichettati. Per addestrare un modello, è necessario che l’uomo intervenga direttamente nell’organizzazione dei dati e nella selezione delle caratteristiche rilevanti. Ogni variabile deve essere identificata, estratta e codificata, e solo allora il modello può iniziare a fare previsioni. Questo approccio implica una dipendenza significativa dagli esperti del dominio, che devono sapere cosa cercare e come rappresentarlo nei dati.
Il deep learning, invece, automatizza gran parte di questo processo. È in grado di ingerire dati non strutturati come immagini, testi o segnali audio, e di apprendere automaticamente le caratteristiche salienti attraverso le sue molteplici layer neurali. Prendiamo l’esempio del riconoscimento delle immagini di animali: mentre nel machine learning un esperto dovrebbe indicare esplicitamente al modello che tipo di orecchie o muso differenziano un gatto da un cane, il deep learning è capace di inferire autonomamente quali elementi visivi sono più discriminanti, costruendo una gerarchia di caratteristiche apprese direttamente dai dati grezzi.
Questo processo di apprendimento avviene attraverso metodi di ottimizzazione come la discesa del gradiente e la retropropagazione dell’errore, che permettono al modello di adattarsi progressivamente per aumentare la precisione delle sue previsioni. Il risultato è un sistema capace di migliorare con l’esperienza, riducendo la necessità di intervento umano e adattandosi a contesti complessi dove le regole non sono facilmente formalizzabili.
Entrambe le tecnologie possono operare in tre modalità principali: apprendimento supervisionato, non supervisionato e per rinforzo. L’apprendimento supervisionato si basa su set di dati etichettati, e rimane il più diffuso. Quello non supervisionato, al contrario, cerca pattern nei dati senza etichette, mentre l’apprendimento per rinforzo si concentra sull’interazione tra modello e ambiente, premiando comportamenti che massimizzano una certa funzione di ricompensa. In tutti questi contesti, il deep learning mostra una flessibilità superiore grazie alla sua capacità di modellare dinamiche non lineari e di lavorare con dati non strutturati.
All’interno dell’ambiente MATLAB, l’adozione del deep learning viene facilitata da strumenti specifici. Il Deep Learning Toolbox offre sia applicazioni grafiche che strumenti per la codifica diretta, permettendo agli utenti di progettare reti neurali profonde con approcci differenti. Le App forniscono interfacce intuitive per chi inizia o per chi ha bisogno di prototipi rapidi, ma mascherano molte delle complessità tecniche. Per questo motivo, il passaggio a una programmazione più dettagliata, tramite funzioni specifiche, diventa inevitabile per chi voglia sviluppare competenze reali nel campo.
MATLAB distingue due macro-categorie di App per il deep learning: ANN, per le reti neurali superficiali, e DND, per quelle profonde. Queste App permettono di progettare reti, importare modelli pre-addestrati e interagire con altri framework come TensorFlow, PyTorch o ONNX. Questa interoperabilità è essenziale in un panorama tecnologico dove le soluzioni sono spesso ibride e dove la portabilità dei modelli gioca un ruolo chiave nel ciclo di sviluppo.
Accedere a questi strumenti in MATLAB è semplice. Basta cliccare sull’icona APPS o digitare comandi specifici come nnstart o nftool. Tra le applicazioni disponibili troviamo strumenti per il fitting, la classificazione di pattern, le serie temporali e il clustering: ognuno rappresenta una finestra su un diverso tipo di problema che può essere affrontato con le reti neurali.
La capacità di MATLAB di gestire l'intero ciclo di vita del modello – dalla progettazione, all’addestramento, alla simulazione e infine al deployment – fa sì che la piattaforma sia adatta non solo alla ricerca, ma anche allo sviluppo industriale di soluzioni basate su deep learning.
È fondamentale comprendere che l’efficacia del deep learning dipende in larga misura dalla qualità e dalla quantità dei dati disponibili, dalla scelta dell’architettura e dalla corretta parametrizzazione. Inoltre, la sua applicazione non è priva di costi: richiede elevate risorse computazionali, lunghi tempi di addestramento e una consapevolezza delle implicazioni etiche e sociali, specialmente in contesti come la medicina, la sicurezza o la finanza.
Come funziona la distribuzione gaussiana multivariata e il clustering con GMM in MATLAB?
La definizione di una matrice simmetrica positiva definita è fondamentale per comprendere la distribuzione gaussiana multivariata (GMM). Una matrice simmetrica 𝑀 è detta positiva definita se per ogni vettore non nullo 𝑥 il prodotto 𝑥ᵀ𝑀𝑥 è sempre positivo. Questo requisito garantisce che la matrice di covarianza in una distribuzione multivariata sia valida e interpretabile come una misura di dispersione che non porta a valori negativi.
In MATLAB, la toolbox di Statistics and Machine Learning offre diverse funzioni per lavorare con la distribuzione normale multivariata. Una delle più importanti è mvnpdf(), che calcola la funzione di densità di probabilità (PDF) per valori specifici di dati. Per esempio, considerando due variabili con media zero e una matrice di covarianza definita come:

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