Quando si misura lo spettro Raman del silicio non drogato in condizioni di temperatura ambiente, utilizzando una bassa potenza di eccitazione (0,5 mW) con uno spettrometro ad alta risoluzione, si ottiene generalmente un valore di 520,5 cm−1. La larghezza a metà altezza (FWHM) del picco Raman in questa misurazione è di circa 2,75 cm−1. Tuttavia, questo valore può variare sensibilmente in base agli strumenti di misurazione e alle tecniche utilizzate, come dimostrato da uno studio del 1967, che ha riportato un valore di spostamento Raman di 520,2 ± 0,5 cm−1 e una FWHM di 4,6 cm−1. Un altro fattore che può influenzare il picco Raman è la deformazione applicata al silicio. In particolare, i substrati di silicio su isolante (SOI), comunemente usati nei dispositivi fotonici in silicio, presentano spesso una deformazione tensile, che modifica lievemente i valori di spostamento Raman e FWHM, generalmente di circa 0,1 cm−1.

Il concetto di scattering Raman stimolato è fondamentale nella produzione di laser Raman. Nel caso di un laser convenzionale a semiconduttore, il processo di ricombinazione radiativa tra la banda di conduzione e quella di valenza è alla base dell'oscillazione laser. Allo stesso modo, nel scattering Raman, esistono due processi principali: l'emissione spontanea e quella stimolata. La laser oscillation nel caso dello scattering Raman stimolato è una conseguenza di un effetto ottico non lineare di terzo ordine, che richiede una fonte di eccitazione esterna, come un laser.

Il primo laser Raman stimolato fu realizzato nel 1962 utilizzando un laser di rubino per eccitare il nitrobenzene. Da allora, il laser Raman è stato dimostrato in vari materiali, tra cui il silicio. Un laser Raman a silicio funziona con un laser di pompaggio esterno, che innesca l'emissione di luce laser attraverso il processo di scattering Raman stimolato. Un aspetto importante di questo tipo di laser è la sua capacità di operare su una gamma di lunghezze d'onda molto ampia, con laser a silicio che sono stati dimostrati per lunghezze d'onda di pompaggio che vanno da 1,20 a 1,68 µm, e oscillazioni laser da 1,33 a 1,84 µm. Un vantaggio cruciale di questi laser è il rapporto di soppressione dei modi laterali (SMSR) molto elevato, che può superare gli 80 dB, molto superiore a quello dei laser DFB per le comunicazioni ottiche.

La possibilità di oscillazione laser in cascata è un'altra caratteristica che rende i laser Raman a silicio particolarmente attraenti. Questa capacità permette la conversione di lunghezze d'onda nel vicino infrarosso in lunghezze d'onda nell'infrarosso medio, ampliando ulteriormente le applicazioni. Tuttavia, un limite di questi dispositivi è la loro dimensione e l'elevata soglia di oscillazione, che richiedono un'energia di pompaggio significativa per avviare l'emissione laser.

Il concetto di laser Raman a silicio è stato ulteriormente sviluppato nel 2002, con i primi progressi significativi ottenuti nei laboratori negli anni seguenti. Nel 2005, fu dimostrata l'oscillazione continua di un laser Raman a silicio a temperatura ambiente, utilizzando una guida d'onda in silicio tipo "rib" all'interno di una cavità Fabry-Pérot. La struttura della guida d'onda rib (con forma ad anello) ha portato a una qualità del fattore di risonanza (Q) che può superare un milione, ottimizzando la lunghezza della guida d'onda in uno spazio compatto di pochi centimetri. Questo approccio ha consentito di ridurre le dimensioni complessive del dispositivo senza compromettere l'efficienza.

Il principio di funzionamento di questi laser prevede l'uso di un laser di pompaggio continuo, tipicamente con una lunghezza d'onda di 1550 nm. Il laser Raman emesso ha una lunghezza d'onda di circa 1686 nm, un redshift di 15,6 THz rispetto alla luce di pompaggio. Inizialmente, è stato osservato un effetto di saturazione dell'uscita del laser Raman, dovuto alla presenza di portatori liberi generati da assorbimento biphotonico. L'uso di un bias inverso nella struttura p-i-n della guida d'onda consente di ridurre la saturazione, migliorando l'efficienza di uscita e riducendo la durata di vita dei portatori liberi.

L'obiettivo finale nello sviluppo dei chip silicio-optoelettronici è ridurre ulteriormente le dimensioni dei laser a silicio. I laser compatti offrono numerosi vantaggi, tra cui una maggiore densità di integrazione, una riduzione del consumo energetico, una progettazione circuitale più semplice e una compatibilità migliorata con i circuiti elettronici basati su silicio esistenti. Tuttavia, la dimensione del resonatore a centimentro, come mostrato nei dispositivi di ricerca, risulta ancora troppo grande per un'efficace integrazione nei chip optoelettronici.

In conclusione, i laser Raman a silicio rappresentano una delle tecnologie più promettenti nel campo della fotonica integrata. Sebbene ci siano ancora sfide da affrontare, come la riduzione delle dimensioni dei dispositivi e la gestione della soglia di oscillazione, le applicazioni di questi laser continuano a espandersi, dalla spettroscopia avanzata alle telecomunicazioni e ai sensori.

Come l'ordinamento del sistema influisce sulla localizzazione degli eccitoni nelle strutture di aggregati molecolari: un'analisi avanzata

Con l'aumento del disordine nel sistema, sempre più stati con funzioni d'onda senza nodi, di tipo s (|s〉-stati), contribuiscono agli spettri ottici. Questi stati sono localizzati in segmenti differenti della catena, con una lunghezza media di localizzazione definita da Nc. Tale localizzazione degli eccitoni porta a un allargamento in omogeneità del picco 0-X, come osservato nella spettroscopia 2DES. Per l'ESA, si considerano solo le transizioni da ciascuno stato eccitone localizzato |s〉 verso un numero selezionato di stati dominanti a due eccitoni. La repulsione tra i livelli quantistici sposta la loro energia sopra quella dello stato |s〉, come evidenziato dalle funzioni d'onda rappresentative degli stati |s〉 (linea continua) e |p〉 (linea tratteggiata) per una realizzazione specifica del disordine con σ = 0,1|J |, mostrata nella Fig. 5.17. Seguendo gli approcci descritti nelle referenze [135, 137], selezioniamo gli stati rilevanti.

Per calcolare le mappe 2DES, diagonizziamo numericamente l'Hamiltoniana nell'equazione (5.14) e otteniamo Ek e μk per ciascuno stato eccitone singolo per una catena con lunghezza N = 300 [135, 136]. Le energie corrispondenti El,k e i momenti di dipolo μl,k delle transizioni selezionate X-XX vengono quindi dedotte. Le mappe 2DES assorbitive sono simulate come descritto in [44].

Nel modello Frenkel degli eccitoni, il disordine gioca un ruolo centrale, influenzando la delocalizzazione degli stati eccitoni. In particolare, il disordine porta a una riduzione della larghezza di banda inomogenea, che è strettamente connessa alla forza del disordine σ. Quando gli aggregati squaraine sono preparati su un film d'oro invece che su un vetro, la forza del disordine diminuisce di oltre tre volte. Questo porta a un'ampiezza maggiore della funzione d'onda eccitonica e a un aumento del numero di monomeri accoppiati coerentemente, Nc. La stima di Nc può essere fatta utilizzando il rapporto di partecipazione inverso, IPR(E = Ek), che caratterizza l'estensione di una funzione d'onda all'energia Ek [136, 139]. In presenza di disordine, Nc(E) dipende dall'energia, essendo minimo per gli stati |s〉 alla base della banda J e aumentando per gli stati più vicini al centro della banda di eccitoni singoli.

Dal confronto delle mappe 2DES sperimentali con quelle simulate, è stato possibile determinare il valore di σ per i campioni studiati. In particolare, le simulazioni hanno mostrato che per un film di squaraine su oro, σ ≈ 0,1|J |, mentre per un film su vetro, σ ≈ 0,35|J |. Questi valori hanno fornito una stima della lunghezza di localizzazione degli eccitoni, Nc, che è significativamente più grande nel caso del film su oro, dove Nc,Au ≈ 24, rispetto al film su vetro, dove Nc,glass ≈ 10.

Un altro aspetto interessante riguarda l'influenza delle eccitazioni plasmoniche superficiali (SPP) sulla localizzazione degli eccitoni. In effetti, gli esperimenti e le simulazioni hanno mostrato che la funzione d'onda eccitonica degli aggregati molecolari è spazialmente più estesa quando il film è preparato su oro rispetto al vetro. Questo effetto è attribuito alla coppia tra gli eccitoni J-aggregati nel film di squaraine e le eccitazioni SPP sulla superficie oro-molecola. Un modello fenomenologico che considera questa interazione è stato utilizzato per descrivere la competizione tra la localizzazione degli eccitoni indotta dal disordine e la delocalizzazione degli stessi causata dalle eccitazioni SPP. L'Hamiltoniana che descrive questo sistema include un termine per l'accoppiamento tra i monomeri e il modo SPP, trattato come un unico stato delocalizzato che interagisce con tutti i monomeri con la stessa forza di accoppiamento, JP.

Le simulazioni numeriche hanno confermato che l'accoppiamento con le eccitazioni plasmoniche porta ad una maggiore estensione delle funzioni d'onda degli eccitoni, diminuendo così la localizzazione e, di conseguenza, aumentando la dimensione del numero di monomeri accoppiati, Nc. Questo risultato suggerisce che l'ambiente in cui sono preparati gli aggregati (oro vs. vetro) ha un impatto diretto sulle proprietà ottiche dei materiali e sulla loro efficienza nel trasferimento energetico.

In conclusione, è fondamentale comprendere come l'interazione tra il disordine strutturale e le eccitazioni plasmoniche possa influenzare le proprietà ottiche dei materiali molecolari. In particolare, la localizzazione degli eccitoni e la dimensione del numero di monomeri accoppiati sono parametri cruciali che determinano la qualità degli spettri 2DES e, più in generale, la performance ottica dei dispositivi basati su aggregati molecolari. Per la progettazione di materiali avanzati per dispositivi optoelettronici, la comprensione di questi effetti è essenziale per ottimizzare le proprietà di localizzazione e delocalizzazione degli eccitoni, migliorando così l'efficienza di trasferimento energetico e l'interazione con le eccitazioni plasmoniche.

Come l'innovazione nei pigmenti strutturali sta trasformando la scienza dei materiali e la sostenibilità

Il progresso nella colorazione strutturale artificiale ha dato vita a una nuova generazione di pigmenti non chimici, che si distinguono per l'uso di fenomeni fisici come le risonanze plasmoniche e le onde guida. Questi pigmenti innovativi non solo aprono la strada a nuove possibilità nel design dei materiali, ma portano con sé anche un forte potenziale di sostenibilità, poiché non sono basati su sostanze chimiche tradizionali. La creazione di nuovi pigmenti basati su metodi fisici, come le pellicole strutturate a colori, è destinata a trasformare radicalmente il settore della colorazione, spostando l'attenzione dalle tradizionali tecniche chimiche verso soluzioni più ecologiche e innovative.

Le applicazioni pratiche di questi pigmenti si estendono oltre la semplice estetica. Grazie alla loro versatilità, i pigmenti strutturali possono essere utilizzati in una vasta gamma di settori, inclusi i tessuti, la stampa e l'industria delle vernici, senza l'uso di sostanze chimiche nocive. Il loro impiego in pellicole strutturate su larga scala, ad esempio, sta aprendo nuovi orizzonti per l'industria, consentendo di produrre materiali con proprietà ottiche avanzate come la riflessione selettiva della luce e l'iridescenza controllata, caratteristiche che non erano facilmente raggiungibili con metodi tradizionali.

L'aspetto ecologico di queste tecnologie non è da sottovalutare. L'adozione di metodi fisici nella produzione di colori, infatti, rappresenta un passo significativo verso il miglioramento della sostenibilità nei processi industriali. L'uso di questi pigmenti riduce la dipendenza dalle risorse chimiche non rinnovabili e abbassa l'impatto ambientale complessivo della produzione dei colori. In questo contesto, è fondamentale riconoscere come questa evoluzione possa contribuire significativamente alla creazione di materiali più eco-compatibili, in grado di soddisfare le esigenze estetiche e funzionali senza compromettere la salute del nostro pianeta.

Un altro importante passo avanti in questa area è la capacità di manipolare la luce a livello microscopico, grazie alla nanotecnologia. Le risonanze plasmoniche e gli effetti di diffrazione a scala nanometrica consentono di ottenere colori strutturali che non dipendono da pigmenti chimici tradizionali, ma da strutture che interagiscono con la luce in modi nuovi e sorprendenti. Tali strutture, se applicate a grande scala, potrebbero rivoluzionare non solo il settore dei colori, ma anche quello delle tecnologie ottiche avanzate, come nelle applicazioni di metafiltri, pannelli solari e dispositivi ottici ad alta efficienza.

A livello pratico, il processo di produzione di pigmenti strutturali è in continua evoluzione. Le tecniche di stampa e fabbricazione, come la litografia a nanoimpronta o l'autoassemblaggio di film sottili, sono alla base di queste innovazioni. Tali metodi permettono la realizzazione di superfici con colori strutturali di altissima qualità e durabilità, anche in grandi quantità, aprendo la porta a una produzione industriale su larga scala di materiali con caratteristiche ottiche avanzate. Le sfide tecniche legate alla fabbricazione, come la gestione dei difetti microscopici nelle superfici, sono però ancora un ostacolo che i ricercatori devono affrontare. Tuttavia, la continua ricerca in questo campo promette di risolvere questi problemi, rendendo possibile una produzione ancora più efficiente e accessibile.

Nel contesto delle applicazioni pratiche, un aspetto che merita attenzione è l'uso di questi materiali nelle tecnologie di sicurezza ottica. La capacità di creare colori strutturali difficili da replicare con metodi tradizionali offre nuove opportunità per la protezione dei beni e l’autenticazione, come nel caso delle etichette di sicurezza o dei codici QR con colori nascosti che possono essere letti solo sotto determinate condizioni di luce. Questi sviluppi potrebbero avere un impatto significativo in ambito industriale, rendendo i prodotti e i documenti più sicuri.

Infine, sebbene i vantaggi ecologici e tecnologici siano chiari, è importante considerare anche i limiti di queste nuove tecnologie. I costi iniziali di ricerca e sviluppo per la creazione di tali materiali e la scalabilità delle tecniche produttive possono essere un ostacolo per l'adozione immediata su larga scala. Tuttavia, la continua evoluzione e l'ottimizzazione delle tecniche di produzione potrebbero abbattere questi costi, favorendo l’ingresso di queste soluzioni nel mercato di massa.

La transizione dai pigmenti chimici tradizionali a quelli strutturali fisici non è solo una questione di innovazione tecnologica, ma anche di sostenibilità, che rispecchia l'evoluzione di una società sempre più attenta alla protezione dell'ambiente e alla riduzione dell'impatto ecologico delle sue produzioni industriali. La ricerca in questo campo è solo all'inizio, e le possibilità per il futuro sono straordinarie. Tuttavia, è importante non dimenticare che il successo di queste innovazioni dipenderà da un equilibrio tra progresso tecnologico e sostenibilità, con l'obiettivo di creare soluzioni che siano non solo funzionali, ma anche rispettose dell'ambiente.

Quali sono gli effetti dell'adsorbimento molecolare sulle interazioni eccitoni-trioni nei nanotubi di carbonio?

Gli effetti dell'adsorbimento molecolare sui nanotubi di carbonio (CNT) sono un tema centrale nella ricerca sulle proprietà elettroniche di questi materiali. In particolare, l'adsorbimento di molecole organiche o altre sostanze può influenzare significativamente le interazioni tra eccitoni e trioni, alterando il comportamento ottico ed elettrico dei nanotubi. In questo contesto, l'esame dei cambiamenti nel comportamento di emissione della luce (PL) offre un'analisi utile per comprendere le modifiche nel legame dell'eccitone e del trione causate dallo screening molecolare.

Nel caso specifico dei nanotubi sospesi, quando si analizzano i cambiamenti nella spettralità della PL, si osservano differenze notevoli tra gli stati pristi e quelli adsorbiti. A partire dalle misurazioni della PL in funzione della tensione di porta (Vg), emerge che la zona di intensità PL costante si estende su un intervallo di tensione più ampio per i nanotubi in stato pristi rispetto a quelli adsorbiti. Questo suggerisce che lo screening molecolare riduce l'ampiezza dell'intervallo di tensione in cui si verifica un accumulo trascurabile di portatori. In altre parole, l’adsorbimento di molecole sulle superfici dei nanotubi sembra modificare la banda elettronica, con un impatto diretto sulla stabilità degli stati eccitoni-trioni.

I trioni, che sono stati esitati derivanti da un fotone che cede una parte della sua energia a un portatore di carica aggiuntivo, mostrano una diminuzione dell'energia di legame a causa dello schermo molecolare. L'energia di legame dei trioni diminuisce di circa 13 meV per nanotubi con diametro di 1 nm, come evidenziato dalle misure sperimentali. In queste condizioni, l'interazione tra l'eccitone e il trione diventa più debole, riducendo l’efficienza del processo di formazione del trione.

Nel contesto della dipendenza dalla tensione di porta, i nanotubi in stato pristi mostrano un comportamento differente rispetto a quelli adsorbiti. La tensione di carica neutra, che indica il punto in cui la densità di portatori di carica è nulla, si sposta mediamente di circa 100 meV per i nanotubi pristi rispetto agli adsorbiti. Questa variazione è complicata dalla presenza di ossigeno nell'aria, che può influenzare la funzione di lavoro dei metalli di contatto, suggerendo che il cambiamento nella tensione centrale possa essere dovuto a vari fattori tra cui il dopaggio da parte delle molecole organiche o le interazioni con l’ambiente circostante.

Le misure hanno mostrato che per i nanotubi con molecole adsorbite, la regione di PL costante si restringe rispetto ai nanotubi pristi. Questo restringimento, pari a circa 140 mV in media, suggerisce una riduzione della larghezza della regione di tensione priva di accumulo di cariche, una caratteristica che si correlerebbe con la riduzione del bandgap elettronico a causa dello schermo molecolare. Questi cambiamenti possono essere utilizzati per esplorare meglio le proprietà elettroniche dei nanotubi di carbonio in ambienti reali, dove le interazioni molecolari sono inevitabili.

L'effetto di screening, inoltre, non è esclusivo degli stati pristi e adsorbiti, ma può essere modulato da differenti tipologie di molecole. Molecole organiche, come la fthalocianina di rame (CuPc), generano effetti di screening più forti rispetto all’acqua, con la capacità di trasferire carica e formare trioni. In studi recenti, si è osservato che l'energia di eccitone si sposta verso il rosso all’aumentare dello spessore della pellicola di molecole organiche depositate sui nanotubi, e la formazione di trioni è stata evidente a concentrazioni più alte di CuPc. L'interazione tra le molecole e i nanotubi di carbonio provoca un cambiamento nelle energie di legame degli eccitoni, influenzando così il comportamento ottico dei nanotubi.

In generale, l'adsorbimento molecolare altera le interazioni tra eccitoni e trioni in modo che, oltre a modificare la larghezza dell’intervallo di tensione di PL costante, può anche introdurre un cambiamento nelle proprietà elettroniche complessive del nanotubo. Per esempio, nel caso dei nanotubi esposti all’ossigeno, la variazione nelle proprietà ottiche potrebbe essere dovuta anche a una modificazione della funzione di lavoro dei metalli di contatto, nonché a una variazione nel potenziale chimico del nanotubo. Un’analisi più approfondita di questi fenomeni, in ambienti controllati, risulterebbe essenziale per distinguere tra gli effetti diretti delle molecole adsorbite e quelli causati da altri fattori esterni, come il cambiamento nella quantità di ossigeno presente nell’ambiente.