Nel 2018, il presidente Trump ha enfatizzato la crescita economica degli Stati Uniti, pari a quasi il 3%, ottenuta anche attraverso una politica fiscale espansiva. Tuttavia, una spesa sociale più elevata, accompagnata da un sistema sanitario universale e più efficiente, potrebbe risultare fondamentale per la prosperità del paese, favorendo maggiore uguaglianza e stabilità economica e politica a lungo termine. Se si confrontano le spese sanitarie come percentuale del PIL con l'aspettativa di vita, gli Stati Uniti appaiono notevolmente meno efficienti rispetto ad altri paesi membri dell'OCSE. Questo aspetto, tuttavia, non viene frequentemente discusso negli Stati Uniti. Il dato illustrato nella figura 2.9 mostra come gli Stati Uniti siano solo metà più efficienti rispetto al Regno Unito o all’Italia in termini di spese sanitarie e aspettativa di vita.
Dal 1960, l'aspettativa di vita negli Stati Uniti è stata generalmente superiore a quella di paesi come la Germania, ma dal 1980 la crescita della speranza di vita negli Stati Uniti ha rallentato significativamente, mentre paesi come la Germania e la Francia hanno continuato a registrare incrementi. Questo fenomeno ha portato la Germania a superare gli Stati Uniti in termini di aspettativa di vita negli anni '90 (Figura 2.10). Questo rallentamento nella crescita dell'aspettativa di vita potrebbe essere indicativo di un sistema sanitario inefficiente, dove la spesa elevata non si traduce in benefici proporzionali in termini di salute pubblica.
Le ragioni che spingono i costi sanitari negli Stati Uniti sono molteplici, come evidenziato dallo studio di Horenstein e Santos (2019). Secondo gli autori, l’aumento dei costi delle cure sanitarie negli Stati Uniti non può essere attribuito all’uso esteso di capitale e lavoro, ma piuttosto all’adozione di tecnologie avanzate, frequentemente più costose e associate a margini di prezzo più elevati. Questo mette in luce come il potere di mercato sia un fattore cruciale nell’innalzamento dei prezzi sanitari negli Stati Uniti. Ad esempio, i costi per giorno di ricovero in ospedale, rispetto agli indici dei prezzi al consumo, hanno mostrato un aumento cumulativo significativo del 70% tra il 1978 e il 1990, mentre l'indice dei prezzi al consumo per le cure sanitarie (CPIMC) è aumentato solo del 35% nello stesso periodo. Le assicurazioni per errori medici, sebbene siano triplicate durante lo stesso periodo, non sono considerate uno degli elementi principali dell’aumento dei costi sanitari, rappresentando solo l’1,25% delle spese sanitarie o lo 0,14% del PIL.
Nel contesto della comparazione tra Stati Uniti e paesi europei, lo studio della CEA (Council of Economic Advisers) del 2018 ha cercato di analizzare i costi sociali e i benefici dei vari sistemi economici, mettendo in discussione la spesa sanitaria e sociale. Ad esempio, quando si comparano Stati Uniti e paesi nordici, i critici fanno notare che spesso tali paesi sono erroneamente definiti “socialisti”. In realtà, la spesa sociale e sanitaria di paesi come la Norvegia, la Svezia e la Finlandia, pur essendo alta, è anche molto più efficiente e genera benefici tangibili in termini di benessere collettivo e stabilità economica.
In questa prospettiva, le differenze nei sistemi di spesa pubblica e privata sono fondamentali per comprendere i dati comparativi. In particolare, va considerato che la spesa per la salute negli Stati Uniti non è solo maggiore in termini assoluti, ma anche più onerosa per i singoli cittadini. Ad esempio, la spesa sanitaria pro capite negli Stati Uniti è in gran parte finanziata da fondi privati, con una quota pari all'11,1% delle spese sanitarie totali, che rappresentano circa il 17% del PIL. In confronto, paesi come la Francia e la Germania, pur avendo una spesa sanitaria simile in percentuale del PIL, vedono una minore incidenza di spese dirette da parte dei cittadini, con una riduzione del reddito disponibile per il consumo effettivo.
L'analisi della CEA è stata criticata per non aver preso adeguatamente in considerazione questi fattori, presentando una visione parziale della situazione economica internazionale. La comparazione tra consumi privati, servizi pubblici e opportunità di tempo libero è cruciale per una comprensione completa delle dinamiche di benessere economico tra Stati Uniti ed Europa.
Un aspetto fondamentale da considerare è che la dimensione dell’economia di un paese, insieme al sistema politico ed economico, gioca un ruolo determinante nel benessere complessivo. Paesi come gli Stati Uniti, con un’economia di dimensioni maggiori rispetto a quelle dell’Europa, presentano sfide e opportunità diverse. L’interazione tra spesa pubblica, sanità e crescita economica influisce direttamente sul benessere della popolazione, e quindi sulla stabilità sociale e politica.
Come la Brexit Influenza i Mercati Finanziari Internazionali e la Posizione Economica dell'Italia
La Brexit, oltre a rappresentare un significativo cambiamento politico e geopolitico, ha anche profonde implicazioni economiche e finanziarie che influenzano non solo il Regno Unito ma anche l'intera architettura economica globale, comprese le dinamiche dell'Unione Europea. La decisione del Regno Unito di lasciare l'Unione Europea ha innescato un processo di adattamento che coinvolge una varietà di aspetti, dai flussi di investimento agli equilibri fiscali e alle politiche di regolamentazione.
Uno degli effetti più rilevanti di questo cambiamento riguarda la posizione del Regno Unito nelle principali organizzazioni internazionali. Le organizzazioni di Bretton Woods, ad esempio, potrebbero vedere un aggiustamento marginale nella rappresentanza dei paesi europei, un processo che potrebbe influire sul loro potere di negoziazione all'interno di contesti economici cruciali come il G20 e il Financial Stability Board (FSB). Questo, a sua volta, potrebbe minare iniziative come il trasferimento dei contratti derivati standardizzati verso camere di compensazione centralizzate, un obiettivo che la Banca Centrale Europea (BCE) sostiene fortemente, in particolare per quanto riguarda i derivati denominati in euro. La Brexit potrebbe quindi portare a una diminuzione della liquidità nei mercati finanziari e a una perdita di efficienza, con il trasferimento di molte operazioni finanziarie da Londra ad altre giurisdizioni, come la zona euro o gli Stati Uniti.
Il Regno Unito si troverà anche a fronteggiare un indebolimento economico generale, con il settore finanziario di Londra che sarà costretto a migrare parte delle sue operazioni verso altre aree. Questo processo avrà un impatto diretto sull'UE, in particolare sui paesi che accoglieranno gli investimenti finanziari provenienti dal Regno Unito, come Francia, Germania e Irlanda. Tuttavia, l'Italia, con un debito pubblico superiore al 130% del PIL e un governo populista, potrebbe affrontare pressioni significative dai mercati finanziari, in particolare a causa di un spread tra i titoli di stato italiani e tedeschi che continua a rimanere alto, intorno al 3%. In tale contesto, un aumento del deficit, che è previsto stabilirsi intorno al 2,4% per i prossimi tre anni, potrebbe aggravare ulteriormente la situazione fiscale italiana.
L'Italia, inoltre, è già vulnerabile alla pressione dei mercati per quanto riguarda le imposte sulle società. Se gli Stati Uniti e il Regno Unito continueranno a ridurre le loro aliquote fiscali aziendali, l'Italia potrebbe trovarsi obbligata a fare lo stesso, con conseguenze potenzialmente dannose per il proprio rapporto debito/PIL. Secondo la regola di Domar, la stabilità del debito pubblico in rapporto al PIL dipende principalmente dalla relazione tra il tasso di deficit e il tasso di crescita economica. Se l'Italia riuscirà a mantenere una crescita economica moderata, la situazione del debito potrebbe restare gestibile, ma solo a condizione che il paese possa ridurre il suo deficit corrente e aumentare l'export.
Per quanto riguarda il Regno Unito, la Brexit avrà implicazioni significative anche sul flusso di investimenti esteri. Le analisi suggeriscono una riduzione del 12% nelle sue riserve di investimento portafoglio, mentre gli investimenti diretti esteri potrebbero diminuire del 30%. La politica fiscale del governo britannico, inclusa la possibilità di ridurre le imposte sulle società per stimolare l'economia, sarà cruciale in questo processo. Tuttavia, anche in caso di tali riduzioni fiscali, ci si aspetta che il paese dovrà affrontare tassi di interesse più elevati a lungo termine, a causa della difficoltà nel finanziare il proprio deficit corrente.
Un altro punto fondamentale riguarda la divergenza normativa tra il Regno Unito e l'UE. Post-Brexit, il Regno Unito sarà obbligato a rivedere le proprie regolazioni interne, allontanandosi dagli standard europei. Se il Regno Unito dovesse siglare un accordo bilaterale con gli Stati Uniti, l'influenza normativa americana su Londra potrebbe crescere considerevolmente, poiché gli Stati Uniti avrebbero maggiore possibilità di esercitare pressioni sul Regno Unito rispetto a quanto avverrebbe in un accordo che coinvolgesse l'UE intera.
Per l'Italia, la situazione non è solo una questione di finanza e deficit. La crescente polarizzazione politica e la prevalenza di partiti populisti di sinistra e destra indicano un disagio profondo tra la popolazione, acuito da decenni di stagnazione del reddito pro capite. L'Italia è alle prese con un dilemma fondamentale: riuscirà a sostenere politiche fiscali espansive che potrebbero non generare crescita, o dovrà optare per un aggiustamento strutturale che potrebbe compromettere ulteriormente la sua crescita economica? Se l'Italia non riuscirà a affrontare questi problemi in maniera adeguata, le pressioni da parte dei mercati finanziari e l'inevitabile aumento del rischio sovrano potrebbero compromettere la sua posizione nell'economia globale.
L'importanza della Brexit non si limita alla questione dell'equilibrio economico, ma ha anche ramificazioni profonde sulle politiche fiscali, gli investimenti esteri e la crescita economica globale. Gli effetti di questo processo sono destinati a riflettersi non solo nel Regno Unito ma anche nell'UE e oltre, rendendo questo fenomeno uno degli aspetti più discussi e significativi nel panorama economico internazionale degli anni a venire.
Come la Brexit Influenza gli Investimenti Esteri e le Dinamiche del Mercato del Capitale
Il tasso di crescita economica è influenzato in maniera ambigua dalla presenza di investimenti diretti esteri (IDE) accumulati. In un modello macroeconomico complesso, l’effetto di tale relazione non è sempre chiaro. In generale, la presenza di IDE esteri può influenzare positivamente il tasso di crescita, ma solo a condizione che il tasso di dazi sulle importazioni sia nullo. In altre parole, la crescita economica può trarre beneficio da IDE stranieri che migliorano la competitività, ma allo stesso tempo l'introduzione di nuove conoscenze tecnologiche derivanti dagli investimenti esteri tende a rallentare la crescita nel lungo periodo. Questo fenomeno è legato all’idea che la crescita tecnologica, sebbene positiva in termini di innovazione, possa anche creare una sorta di stagnazione nell’economia domestica, rendendo il percorso di crescita meno dinamico di quanto inizialmente previsto.
Nel contesto della Brexit, la questione degli investimenti esteri assume un’importanza fondamentale. Le dinamiche degli investimenti diretti e dei flussi di capitale da e verso il Regno Unito sono state notevolmente influenzate dalle incertezze derivanti dall'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Gli studi condotti sugli effetti post-Brexit suggeriscono che il Regno Unito sperimenterà una diminuzione significativa degli IDE in ingresso. Questo calo potrebbe essere dovuto a una ridotta attrattiva del paese per gli investitori internazionali, a causa delle nuove barriere commerciali e dell'incertezza normativa. In risposta a questi cambiamenti, è possibile che il Regno Unito riduca le aliquote fiscali sulle imprese al fine di compensare la perdita di competitività e attrarre nuovamente capitali esteri. Tuttavia, la sfida non è solo economica, ma anche politica: come può il Regno Unito mantenere un equilibrio tra i benefici derivanti dagli IDE e la necessità di garantire la propria indipendenza economica?
Inoltre, la Brexit ha implicazioni importanti per il mercato del capitale. Secondo alcuni analisti, i flussi di portafoglio potrebbero diminuire significativamente nel Regno Unito post-Brexit, con una stima di riduzione pari al 12%. Ciò suggerisce una possibile riallocazione dei capitali verso altre economie, tra cui gli Stati Uniti, che potrebbero beneficiare di tassi di interesse più bassi e di un lieve aumento degli IDE. Le banche del City di Londra potrebbero, infatti, trasferire una parte dei loro affari negli Stati Uniti, favorendo il flusso di capitali transatlantici. Questo potrebbe avere effetti significativi sullo scenario economico globale, con potenziali vantaggi per l’amministrazione Trump.
In aggiunta, l’aumento delle incertezze derivanti dalla Brexit ha portato all’incremento dei premi di rischio aziendali, soprattutto nel Regno Unito e nell’Eurozona. Tali premi sono misurati come la differenza tra i tassi di interesse dei titoli societari e quelli dei titoli di stato per la stessa scadenza. L’incertezza legata a Brexit ha avuto effetti devastanti su alcune industrie, in particolare su quelle che dipendono fortemente dai flussi di capitale internazionali. Le aziende britanniche, specialmente quelle non finanziarie, si trovano a fronteggiare costi più elevati per il finanziamento delle loro attività, poiché i tassi di interesse sono saliti a causa dell’incertezza economica.
Il concetto di premi di rischio è di fondamentale importanza, in quanto può essere applicato non solo alle dinamiche interne del Regno Unito, ma anche agli effetti della politica commerciale degli Stati Uniti, come la guerra dei dazi con la Cina. L’introduzione di tariffe da parte degli Stati Uniti ha avuto effetti disgregativi sul commercio globale, riducendo gli scambi tra i paesi e creando una nuova barriera economica tra le principali economie mondiali. L'analisi dei premi di rischio aziendali potrebbe, quindi, rivelarsi cruciale per comprendere le nuove dinamiche commerciali e il loro impatto sugli investimenti internazionali.
Un ulteriore aspetto fondamentale riguarda la relazione tra innovazione e crescita economica, soprattutto in un contesto di incertezze politiche e commerciali. L’innovazione, spinta anche dagli investimenti esteri, può essere sia una forza trainante per la crescita che una causa di disuguaglianza. Le tecnologie emergenti, sebbene capaci di stimolare la competitività, potrebbero anche accentuare le disuguaglianze sociali e regionali, poiché i benefici derivanti dall’innovazione non sono distribuiti uniformemente tra tutti i settori e le aree geografiche. È essenziale che le politiche economiche tengano conto di questi effetti collaterali, cercando di promuovere un’economia in grado di generare crescita sostenibile per tutti i suoi cittadini.

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